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Capitolo 18

Canzoni per il capitolo:

• Awake and Alive - Skillet

• Castle of Glass - Linkin Park

*Philipp's Pov*

Scendo le scale. Questa non ci voleva proprio adesso che volevo stare da solo con Miriam.

Esco dall'edificio. Chiunque mi voglia spero che sia una cosa urgente. Odio essere disturbato per delle sciocchezze. Vicino a me ho la guardia che mi era venuta a chiamare

« Chi mi vuole con così tanta urgenza ? » gli chiedo.

Il ragazzo aveva più o meno la mia stessa età. Forse di due anni più giovane. Ed era una guardia.

« Herr Schneider »

Friedrich.

« Ha detto cosa vuole di preciso? »

« Nein. » lo immaginavo.

« Come ti chiami? È la prima volta che ti vedo. »

Il ragazzo rimane sorpreso . Forse perché nessuno al mio livello gli aveva mai rivolto la parola con così tanta confidenza.

« Gunther, Meine Herr. »

« Da dove vieni? »

« Monaco. » mi risponde.

Continuo con le domande:

« I tuoi genitori che lavoro fanno? »

« Mio padre è un fornaio e mia madre bada alla casa. Adesso che non ci sono, è molto preoccupata. Anche se le faccio avere mie notizie ogni giorno. Le ricordo che non sono al fronte. »

« E che cosa le hai detto? »

Mi volto verso di lui. Adesso Gunther aveva l'aria preoccupata. Aveva capito di aver parlato troppo.

« Sto lavorando per costruire una patria migliore. » mi dice, nervoso.

Rido sotto i baffi. Questo ragazzo mi sta simpatico. « Dì una cosa, Gunther. Tu odi gli ebrei? »

« Certo. Li disprezzo. Non sono esseri umani. Quindi non ho rimorsi, quando li uccido. » si esprime, con cattiveria.

« Ottimo. »

« Mein Herr, scusate se mi permetto, perché mi fate tutte questo domande? Ho fatto qualcosa che non va? »

Mi fermo. E lo guardo dalla testa ai piedi.

« Sai, una cosa Guther? Mi sei simpatico. E non capita di solito. »

« Sul serio, Mein Herr? Sono molto onorato. »

Rimango di stucco. Come può essere onorato? Sono il suo superiore, certo. Ma in lui sento una specie di devozione per me.

« Lei è un esempio per tutti noi. In camerata non facciamo altro che parlare di Voi. Voi, siete un assassino a sangue freddo. Non vi importa niente di nessuno. Le donne vogliono stare con Lei. Non avete sentimenti, non li provate per nessuno. È grandioso! E poi a soli vent'anni è riuscito a diventare un ufficiale. Come ha fatto? »

Lo guardo sbalordito. Questo ragazzo mi vede come una specie di Dio. E chissà quanti altri. Comunque sia gli rispondo:

« Impegno, duro lavoro e sempre ubbidire agli ordini. »

« Certo, Mein Herr. »

Arriviamo davanti al portone del block. Gunther mi guarda, aspetta un mio ordine da un lato mi fa pena, d'altronde sono stato io a dirgli di andare sempre a testa bassa.

« Puoi andare. E Gunther... un altra cosa. »

Mi guarda con lo sguardo da cane bastonato. Possibile che abbia timore di me?

« Sii sempre te stesso e sii forte in ogni situazione. »

« Grazie, Mein Herr. » mi risponde, entusiasta e se ne va.

Vado su ed entro nell'ufficio di Friedrich. Sono tutti sul divano a bere. Prevedibile.

« Allora che cosa c'è di così tanto urgente? » chiedo, con tono abbastanza scocciato.

« Philipp vieni a sederti. Dobbiamo festeggiare. » mi versa del liquore dentro un bicchiere.

Sono confuso. Mi siedo e prendo il bicchiere. « Che cosa c'è da festeggiare? »

« Te. Sai, ultimamente sei migliorato, rispetto a prima. Vi ricordate? Sembrava una larva umana. »

Tutti gli altri annuiscono e gli fanno ragione. Mi ricordo. Quando Miriam mi aveva lasciato, ero a pezzi.

« Ma ti sei ripreso subito dopo. Quindi alla tua, amico mio. » e beve tutto d'un fiato. Lo seguo anche io.
Era da un po' che non bevevo.

Mi guardò intorno e vedo che manca qualcuno:

« Dov'è Gustav? »

« Arriverà. È andato alla rampa. »

Annuisco. Nel mentre, penso a ciò che mi aveva detto Miriam. Salvare quel lurido verme.

Ancora ricordo. Quella volta che sono andato nel Kanada per parlare con lei. Quegli occhi. Il modo in cui la guardava. Il modo in cui toccava la sua mano. I suoi capelli. Il suo profumo.

Quel bastardo vuole rubarmi l'unica persona che mi renda felice in questo cazzo di mondo. Non L'amerà mai come l'ho amata io. Non la farà sentire felice, come ho fatto io.

Pian piano, stavo iniziando a dimenticare, ma lei è ripiombata come un fulmine a ciel sereno. Non che questo mi dispiaceva. Credevo che fosse venuta per me, invece....

Se ci penso ancora mi viene voglia di bere. Ed è quello che farò. Prendo la bottiglia di liquore e la bevo tutta d'un sorso.

« Philipp, ti senti bene? » la voce di Hans, mi raggiunge anche nei miei pensieri.

« Sì. Perché non dovrei? » cerco di sorridere, ma faccio totalmente schifo.

« Certo, perché non dovrebbe? Ehi, perché non organizziamo un uscita, questa sera? Come ai vecchi tempi? Prima del matrimonio con... Gretel. » Friedrich pronunciò il suo nome come se avesse mangiato qualcosa di schifoso. Poi continua:

« Quando è il matrimonio? »

« Tra una settimana. » risponde, Mark.

« Merda, stasera non posso. Devo aiutare Gretel con i preparativi. Mi dispiace, molto ragazzi. Sarà per la prossima volta. »

« Vaffanculo! Prima Hellen ora Gretel. Oh, insomma ti decidi per una buona volta a farti rispettare! Sei tu che comandi, non lei. Se l'uomo decide di andare a far baldoria con gli amici e andare a scopare con le più belle donne del pianeta, l'uomo ci va. »

« Hai ragione, ma fino a quando Gretel farà la spia a mio padre ho le mani legate. Poi a mettermi i bastoni tra le ruote ci pensa anche Albrech. »

« Philipp, se fossi in te starei attento. Albrecht non mi piace. » mi dice, Mark allarmato.

« Già, dice cose strane sul tuo conto. È come se ti volesse rovinare la carriera. »

« Grazie, di avermelo fatto notare, Hans. ». Bevo un altro bicchiere. Stavo iniziando a capire che tipo era Albrecht. Hai tempi della Napola era uno smidollato. Ma il tempo cambia le persone. E devo stare in guardia.

In quel momento entra Gustav con un sorriso a quaranta denti.

« Ciao ragazzi! »

« Finalmente. C'è ne hai messo di tempo per arrivare, ciccione. » Friedrich lo prendeva in giro, amichevolmente, come sempre.

« Ehy la rampa non è mica dietro l'angolo. » ribatte, sedendosi sulla poltrona.

« Da dove venivano questa volta? » domando, passandogli un bicchiere anche a lui.

« Dall'Olanda. »

« Quelli si che hanno le tasche piene » dice, Hans soddisfatto. « Al Kanada ci sarà un bel da fare. »

Do un occhiata all'orologio e scopro che si è fatto tardi. Avevo lasciato Rudolph con Miriam. Non mi preoccupa minimamente che stia da solo con lei, anzi. Il pensiero di tornare e rivederla di nuovo mi fa esplodere dalla gioia.

« Ragazzi, scusate devo andare. Ho lasciato Rudolph da solo e... »

Gustav mi interrompe: « Tranquillo, c'è Hellen che sta andando nel tuo ufficio. » mi dice con tono rassicurante, ma per me non lo è affatto.

« Cosa?! »

« Philipp, calmati non è poi la fine del mondo. Anzi, meglio così. Hellen penserà a Rudolph mentre tu sei qui a spassartela » mi riempi un altro bicchiere.

« No! Voi non capite! » mi alzo di scatto e vado verso la porta.

Friedrich mi segue me mi sbarra la strada, preoccupato.

« Philipp ma che ti prende? »

« Spostati! » sbraito.

Gli do una spinta e apro la porta. Sento la voce di Friedrich che mi chiama mentre scendo le scale in fretta e furia.

No. Se Hellen arriva prima di me, è la fine. Non saprei come avrebbe reagito alla vista di Miriam con in braccio Rudolph. È stata tutta colpa mia. Come al solito.

Arrivo al mio block. Salgo le scale, ma quando metto la mano sulla maniglia capisco che è troppo tardi.

Sento la voce di Hellen, urlare.

« Che cosa stai facendo?! »

Apro la porta e vedo il volto di Miriam terrorizzato. I suoi occhi si spostano su di me. Sto per raggiungerla, ma Hellen si volta verso di me.

Non l'avevo mai vista così infuriata. Le sue iridi erano chiuse come due fessure. Ero invisibile si suoi occhi. Temevo il peggio, non per me, ma per Miriam.

« Io... io... » Miriam non riusciva a parlare.

« Tu essere disgustoso, lascia immediatamente mio figlio! Fuori di qui! »

Miriam lascia Rudolph nella culla. Non appena è vicino a noi, Hellen si scaglia su di lei.

« No, Tu lurida puttana ebrea! » Hellen la prende per i capelli. Entrambe, si  trovano sul pavimento. Hellen è una furia. Miriam fa di tutto per difendersi.

Prendo Hellen e la stringo forte a me, in modo da lasciare campo libero a Miriam.

« Vai! »

Miriam esce di corsa. Hellen inizia a urlare come una pazza:

« No! No! »

« Calmati, Hellen! » la lascio andare.

Va subito verso la culla e prende Rudolph in braccio e lo abbraccia.

Io mi appoggio esausto sulle aste della porta. Per fortuna, ero riuscito a fermarla.

« Come hai potuto? » mi dice, in un sussurro. « Come hai potuto?! »

« Non è successo nulla! »

« Perché lei era qui? Perché?! Con in braccio nostro figlio! »

« È stata colpa mia, Miriam non c'entra nulla. »

« Questo è poco, ma sicuro. » inizia a cullare Rudolph, che si era appena svegliato.

« L'ho sentita cantargli qualcosa nella loro lingua... tu non capisci. Se gli avesse fatto qualcosa... se lo ha stregato. Io non ti perdonerò mai! »

« Miriam non è una strega! E finiscila, sei noiosa. »

Vado a sedermi sul divano. Adesso stava esagerando. Non la sopporto più. È quasi assurdo pensare che una volta mi piaceva.

« Tu l'ami ancora... »

Non le rispondo subito. Vorrei che lo fosse anche per lei. Hellen viene vicino a me. Aveva le lacrime agli occhi.

« Rispondimi... ti prego... »

« Non ho mai smesso » le dichiaro. « Mi dispiace, Hellen. Ma non provo più nulla verso di te. Se per te è stato qualcosa di più del sesso, io mi scuso... »

Non mi fa finire la frase, che la vedo andare verso la camera da letto e prendere le cose di Rudolph.

« Che stai facendo? » Hellen prende tutto i vestiti, i biberon, tutto ciò che c'era li mette dentro una borsa. « Che stai facendo? » cerco di mantenere il controllo.

« Non lo vedi? Io e Rudolph c'è ne andiamo. Non abbiamo più motivo di stare qui. »

« Cosa?! No! » la fermo. Ma non appena le tocco il braccio inizia a urlare:

« Non mi toccare! Non mi toccare! » urla. Rudolph inizia a piangere. Hellen gli dice con tono tranquillo e calmo:

« Shh.. è tutto apposto tesoro, c'è ne andiamo via di qui. Ce ne andiamo a Berlino. »

Quando sento quella frase, mi sembra che il mondo mi crollasse addosso.

« Berlino? Hellen non dirai sul serio! »

« Io sono seria. Vado a stare da mia madre. E tu Rudolph, non lo vedrai mai più. » poi si rivolge a nostro figlio. « Su saluta Papà. » poi va verso la porta.

« No, Hellen, ti prego! Non portarmelo via! » cerco di raggiungerla.

« Ma guardati. Sei patetico. Dov'è finito il tuo "essere superiore" ? Non voglio che mio figlio stia con te e con quel topo ebraico. Hai fatto una scelta, Philipp. Io ho fatto la mia. Addio »

Dicendo così, sparisce, non dandomi il tempo di rispondere. Mi siedo sul divano. Sperando che tutto ciò non sia mai accaduto.

Note d'autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo io lo adoro 😍 spero anche voi 💕
Ringrazio ancora tutte le persone che hanno continuato a seguire la storia. Vi voglio bene.
Ringrazio anche chi commenta, vota o semplicemente legge.
Aggiornerò al più presto 💕
Un megabacione
Noemi ❤️

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