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Capitolo 10

Le canzoni di questo capitolo sono :

Miss You - Louis Tomlinson

Perfect - Ed Sheeran Ft Beyoncé

* Philipp's Pov*

Non riesco a chiudere occhio. Avevo ripensato alle parole di Magdalena e rifletto attentamente.
Forse avevo sbagliato a saltare a conclusioni affrettate. Non avrei dovuto trattare Miriam in quel modo, sapendo che, probabilmente, mi stava mettendo.

Ma quella volta la rabbia mi aveva accecato. Non sopporto l'idea che qualcuno si prenda gioco di me. Ma Miriam, la mia Jüdin, non lo avrebbe mai fatto. Era troppo buona per ingannare e far del male a qualcuno. Come ho fatto ad essere così stupido!

Forse, non merito di stare al suo fianco. Lei era troppo per me. Ma l'idea di vederla al fianco di qualcun altro, che non sia io, mi fa impazzire.

Lei è mia. Mia e di nessun altro.

Con lei non non ero più lo stesso. Ero cambiato. E questo cambiamento ha comportato un miglioramento in me. Sono una persona migliore adesso.
Una volta, non avrei esitato a scoparmi una ragazza, anche se ero impegnato con altre donne. Pensavo solo a me stesso e al mio piacere. Non mi importava di nessuno.

Quante ragazze avevano versato le lacrime per me, e questo mi faceva sentire potente. Ma ora, è tutto diverso.
Anche se continuo a ripeterlo a me stesso, non riesco a dimenticarla.

Lei è parte di me ora.

Do un occhiata alla sveglia. Sono le sette. Mi alzo, e prendo la mia uniforme e la indosso. Prima di andare da Miriam... aspetta... non so dove sia. Merda.
Dovevo trovarla a tutti i costi.

Ma prima sarei passato a casa, per farmi una doccia e cambiarmi l'uniforme. Non sono abituato ad andare in giro come un pezzente.
Magdalena dome ancora. Meglio così. Se la svegliarsi mi farebbe rimanere per fare colazione insieme a lei. Ma sono di fretta. Le lascio un biglietto ed esco dall'appartamento.

Quando esco dall'edificio, per strada ci sono poche persone. Nessuno fa caso a me. Perchè hanno paura di me. Non li biasimo e sarebbe sciocchi a non esserlo. Salgo in macchina e mi dirigo verso casa.

Cosa le avrei detto, quando mi troverò di fronte a lei?

Porca puttana, non mi sono mai trovato in una situazione simile. Le parole cone: Scusami o perdonami, non sarebbero state sufficienti.

Quando arrivo nel vialetto di casa, trovo altre tre macchine parcheggiate di fronte casa.

Cosa cazzo sta succedendo?!

La giornata non era ancora iniziata, e già mi piombano dentro casa, all'improvviso. Penso a diverse ipotesi. Forse sarà mio padre con dei suoi amici oppure Friedrich e gli altri avevano organizzato una festa senza di me.

L'ultima era la più plausibile. Friedrich io ti ammazzo!

Pargheggio e scendo di corsa dall'auto. Quando entro dentro casa, trovo una situazione di caos generale. Vado in salotto e trovo i miei amici seduti sul divano a parlare. Quando alzano lo sguardo verso di me, non parlano più.

« Avete due secondi di tempo per dirmi che cosa cazzo state combinando. » lo dico, con tutta la calma possibile. Non mi andava di incazzarmi di prima mattina.

« Philipp... Hellen.. » inzia Hans.

Improvvisamente, ho un dolore allo stomaco. « Cosa è successo? »

Nessuno aveva risposto alla mia domanda. La rabbia inizia a impossessarsi del mio corpo.
Stringo forte i pugni e prima che potessi scatenare tutta la mia ira, dal piano superiore sento delle grida. Era Hellen.

Senza pensarci salgo le scale. Non do ascolto a Friedrich e gli altri, che mi stavano dicendo di rimanere lì con loro. Sento ancora le urla. Hellen... se le è successo qualcosa....

Non appena apro la porta della sua camera, improvvisamente, odo il pianto di un bambino. Quando vedo, Hellen sdraiata sul letto e Kerstin con in braccio il neonato, provo qualcosa che non posso descrivere a parole.

« Philipp. » Kerstin mi sorride. « È tuo figlio. È un maschio. »

Mi avvicino a lei e guardo attentamente il bambino. Mio figlio. Mio figlio. Non posso crederci.

« Philipp, sei un papà adesso. » mi dice, Hellen.

Kerstin lo porta fra le braccia di Hellen, per poi lasciarci soli. Mi siedo accanto a lei e le bacio la fronte.

« Sono molto orgoglioso di te. »

« Anche io di te. » aveva la voce commossa. « Philipp. Guardalo. Non noti niente? »

Prima ero troppo scosso per accogermi dell'aspetto di nostro figlio, ma ora che lo guardo attentamente: aveva i capelli biondi dorati come il grano maturo e gli occhi azzurri.

« Nostro figlio è Ariano. Ha lo stesso colore dei tuoi occhi e lo stesso colore dei miei capelli. »

« Lo vedo. È bellissimo. »

« Il nostro piccolo Rudolf. Rudolf Hoffmann. Suona bene, non credi? E poi, ci pensi? Abbiamo donato un altro bambino al nostro amato Fuhrer. »

Non ero d'accordo. Lui era il nostro bambino. Ma non potevo dirglielo. Rudolf dormiva. Non ci aveva messo nulla, alcuni bambini piango fino alla nausea, ma lui no.

Appoggio le mie labbra sulla sua fronte. Era profumato. Era quel tipico profumo che avevano i neonati. Ero diventato papà. Mi suona strano pensarlo, ma era tutto vero.

« Ti voglio bene, piccolo. » gli sussurro. « Ti prometto che sarò un padre presente. »

Rudolf sbadiglia.
Hellen mi accarezza la guancia. Ma quello che mi dice, poco dopo, mi lascia spiazzato:

« Ti amo. »

E adesso? Io non provo nulla di simile per lei.

Dovevo dirglielo. Raccolgo tutto il coraggio e glie lo dico:

« Anche io, ti amo. »

Hellen sorride emozionata e mi bacia sulle labbra. Sento la sua lingua accarezzare la mia.

Che cosa cazzo ho detto?! Forse è stato il momento, non lo so. Dovevo dirgli il contrario. Porca puttana! Non ne dico una giusta!

Questo cambia tutti i miei piani. Non potevo andare a cercare Miriam. Devo restare qui e prendermi cura di Rudolf. Anche se al tempo stesso volevo andare dalla donna che amo.

***

Dopo essermi fatto la doccia e indossato un uniforme nuova, vado in camera da letto.
Hellen dorme ancora. Lo credo bene, deve aver sofferto molto. Mi avvicino alla culla. Rudolf, invece, era sveglissimo.

Sorrido e lo prendo in braccio. Era la prima volta che prendevo in braccio un neonato. O forse no, i neonati ebrei non contano. Rimanevo fra le mie braccia per pochi secondi, prima che io li scaraventassi in aria.

E mi rendo conto, di star male. Ricordo le parole di Miriam. Se, qualcuno facesse del male a Rudolf in quel modo, non sarebbe vissuto per più di cinque secondi. Sono un mostro. Ma sono cambiato, non sono più quel tipo di persona.

Adesso, dovevo restare con la mia famiglia.

« Che ne dici, ti va di andare giù? » gli, domando. Naturalmente lui non poteva capire. E mi limito a sorridere.

Quando arriviamo in salotto, c'erano ancora Friedrich e gli altri.

« Siete ancora qui? »

« Ehy, non potevamo perderci questo evento. Così abbiamo preso un giorno. » mi informa, Mark.

Borbotto. « Volevo passare un po di tempo con mio figlio. Noi due da soli. »

« Ci sarà tempo. Però guardate. » Hans si riferiva al suo aspetto. « Un vero ariano. »

« Già lo adoro. » Friedrich si avvicina e tende le braccia. « Vieni dallo zio Friedrich. »

« Toccalo e ti ammazzo. » gli dico, con tono minaccioso.

« Fai già il papà premuroso e protettivo. » mi ribatte.

« Voglio solo, che Rudolf non si faccia abbindolare da voi. So che lo portereste sulla via sbagliata. » gli spiego, con ovvietà.

« Sai, che, questo significa che non puoi più permetterti di fare lo scemo. » Mark, si accende una sigaretta e io glie la tolgo e la spengo nel posacenere.

« Non davanti a mio figlio. »

« Mio figlio, mio figlio, mio figlio... non sai dire altro. È nato da poco e lo stai già opprimendo! Quando sarà grande scappera e non ne vorrà sapere nulla di te. »

« Non lo sto opprimendo. È sbagliato essere un padre giusto e presente? Non voglio assomigliare affatto a quello stronzo di mio padre. »

Mi siedo sul divano. Rudolf afferra la mostrina di destra, della mia uniforme, e inzia a tirarla.

« Ma se lo tratti così, sarai peggio, di quello stronzo di tuo padre. »

Mark aveva ragione, forse non dovevo essere così apprensivo. Non ci capisco più niente. Fare il padre non sarebbe stato affatto facile.
Me la sarei cavata, piano, piano.

Mentre io e miei amici stiamo parlando, sentiamo un rumore. Sapevamo cos'era. Abbasso lo sguardo e vedo Rudolf sorridere.

« Ehm... » non riesco a parlare.

« So a cosa stai pensando, e no. È tuo figlio, giusto? E allora provvedi tu a cambiarlo. » Friedrich me lo sta rinfacciando.

« E dai, ragazzi. Hellen sta dormendo. »

« Svegliala. » mi dice, Hans.

Begli amici.

Mentre sto per alzarmi, suonano il campanello. Non sapevo chi sia, ma quando la cameriera apre, vedo entrare a passo spedito mia madre. Ha un sorriso stampato sul viso, quando vede Rudolf tra le mie braccia.

« Oh mio dio! Quanto è carino. » stende le braccia e lo prende in braccio. « Vieni dalla nonna. » poi si rivolge a me, e con tono severo mi dice:

« Quando pensavi di dirmelo che ho un nipote? » ma per quanto sia felice, non ci riesce.

Faccio un mezzo sorriso. « Beh ora lo sai. »

« Ma guarda che faccino. » Rudolf inizia a piangere. Ora dimenticavo.

« Madre, ehm deve essere cambiato. »

« Questo compito spetta alla madre. » mi fa notare.

« Vero. Ma vedi, Hellen sta riposando. E non ti aspetterai che lo faccia io. » voglio bene a Rudolf, ma non gli cambierò mai il pannolino. Non era il mio compito.

« E va bene. » si rassegna, poi guarda di nuovo Rudolf. « Ora ci pensa la nonna. »

Torno in salotto, dagli altri. Questa giornata era iniziata nel migliore dei modi. Anche se avrei voluto andare da Miriam. Per oggi posso aspettare, un giorno in più o un giorno in meno, non fanno differenza.
Anche se avevo voglia di stare con lei. Di vedere di nuovo il suo sorriso, di toccarla, di baciarla.

Dovrei essere felice. Sono diventato un papà, ma dentro soffrivo. Cerco di non darlo a vedere, ma non potevo essere felice. Non senza di lei. Non senza la mia Jüdin.

Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤ Spero che vi piaccia :)
ditemelo scrivendo un commento 💓 Ringrazio chi : vota, commenta o legge ❤
Aggiornerò il più presto possibile ❤
Un megabacione
Noemi 💜

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