Capitolo 91
Canzoni per il capitolo :
• If I Were You - Hoobstank
•
Dopo quelle parole, Philipp è crollato tra le mie braccia. Forse ho un po esagerato.
Otto bottiglie di liquore sono tante e penso che ci metterà un bel po a smaltire la sbronza.
Resto seduta sul letto a guardarlo. Quindi era vero. Tutto vero. E pensare che mi ero fidata di lui. Come ho potuto essere così stupida?!
Credevo che mi amasse. Ma non era così. Mi alzo e vado in bagno a riempire la vasca. Fare un bagno mia aiuta a pensare. Anche se lo avevo già fatto questa mattina, non mi importava.
Il vapore aleggia nella stanza. Rimango sdraiata. Non voglio piangere. Mi passo le mani fra i capelli e faccio respiri profondi. Spero che lavi via la tristezza.
Un matrimonio. Non può essere vero. E mi aveva anche detto che era contrario ai matrimonio. Certo, se avrebbe rifiutato, gli sarebbe aspettato una sorte ben peggiore. Non lo mettevo in dubbio. Ma perché tenermelo nascosto?
Esco dal bagno. Prendo la mia tunica e la indosso. Lo guardo ancora. Aveva le braccia sotto al cuscino. In cuor mio non volevo andarmene, ma dovevo.
Non potevo passarci sopra.
Intorno al collo, avevo ancora la collanina che mi aveva regalato. La tocco. Ricordo ancora, quando me la diede.
Dopo aver fatto l'amore. La nostra prima volta. Non potrò mai dimenticarlo. A malincuore la sfilo e la tengo fra le mani. Era difficile. Le lacrime escono di nuovo. Non posso più restare.
Appoggio la collanina sul suo comodino. E gli dono un ultimo bacio sulla guancia. Mi mancherà il suo profumo, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli mori, a volte spettinati.
Preferisco dire addio in questo modo è meno doloroso per entrambi.
Esco dall'ufficio e mentre apro la porta, trovo Bruno con il vassoio per la cena.
« Miriam... dove sta andando? »
« Al campo. »
« Sarà meglio che si sbrighi. L'ora del coprifuoco è vicina. »
« Non si preoccupi. » Sorrido.
« Ma la sua cena... non vuole mangiare nulla? » mi chiede.
« Non ho molto appetito... e credo che L'Hauptsturmführer non si sveglierà prima di domani mattina. »
« Capisco. » penso che Bruno aveva intuito qualcosa. Non era da me tornare al campo a quell'ora.
« Anzi, per favore gli faccia trovare un'aspirina. Quando si sveglierà avrà mal di testa. »
« Certo, non si preoccupi. »
« Arrivederci, Bruno. »
« Notte. Miriam. »
Scendo di corsa le scale. Dovevo sbrigarmi a tornare nel campo. Quando torno nella baracca, non mi è difficile trovare Rachel e Lucie. Non appena mi avvicino a loro, mi guardano come se avessero visto un fantasma.
« Miriam... ma che ci fai qui? Credevamo... »
«... È qui il mio posto. » mi faccio spazio fra loro. Non ricordavo che fosse così scomodo. « Dov'è mia sorella? » Lucie, con la testa, mi indica Sarah. Era poco distante da me e dormiva già.
« Miriam cosa è successo? » mi chiede, Rachel.
Io non le rispondo, ma le è bastato vedermi per capire. Mi abbracciano entrambe. Ne avevo proprio bisogno. Le mie barriere crollano. E mi lascio andare da un pianto.
« Era vero. » sussurro, fra le lacrime.
« Tranquilla, Miriam. Ci siamo qui noi. » Lucie mi parla come una mamma.
Mia mamma non poteva sostenermi. Era a casa di Philipp. Ma in questo momento, avevo tanto bisogno di lei.
« Cosa hai deciso di fare? Con lui. » mi sussurra, in modo da non farsi sentire, Rachel.
Scuoto la testa leggermente. Avevo gli occhi gonfi. Vedevo le loro immagini sfocate e singhiozzavo. Dalla loro espressione, avevano capito.
« È stata la cosa più giusta. Forse non era destino. » Mi dice, Lucie.
« Hai ragione. Avete tutti avuto ragione. Era impossibile. Sono coscente di questo. Ma allora perché fa così male? » la Stringo più forte.
Lucie mi accarezza la testa e mi dice dolcemente:
« Perchè era vero. »
Ci era voluto un po, prima che mi calmassi del tutto. Era tarda notte, e le mie amiche rimangono sveglie inseme a me per farmi compagnia. Sono appoggiata contro il muro e avevo le gambe distese. Cerchiamo di parlare a bassa voce, per non svegliare le altre.
« Miriam, scusa se te lo chiedo, ma lui come l'ha presa? » mi chiede, Lucie.
Rimango in silenzio. Risponde, Rachel per me. « Non lo sa. Non glie l'hai detto? »
« Come avrei potuto. »
« E come hai scoperto la verità? » continua a chiedermi.
« Sapevo che non mi avrebbe mai detto niente, così l'ho fatto ubriacare. So di aver fatto una cosa sbagliata, ma dovevo se svolto sapere la verità. »
« Hai fatto bene. »
« Quando me ne sono andata, era incosciente e dormiva. Quando beve non lo svegliano neanche le cannonate. »
« Perchè sento che questa storia ancora non sia finita? »
« Dovevate vederlo... non era lui. Quando beve sembra un'altra persona. » dico.
« Tutti quando bevono sembrano un'altra persona. »
Ricordo i suoi occhi. Il sangue mi si gela. È stato un incubo. Si era comportato esattamente come quando ci eravamo conosciuti.
Rachel sbadiglia. « Ora, però andiamo a dormire. Domani, sarà un'altra giornata faticosa. »
« Concordo. » afferma, Lucie. « Miriam, dovresti dormire anche tu. »
Mi sdraio in modo da non dar fastidio alle altre. Eravamo appiccicate una accanto all'altra ed era di una scomodità unica. Non ho neanche la forza di pensare. Oggi ho avuto troppe emozioni e gli occhi si chiudo all'istante. Poco dopo, crollo esausta.
***
La mattina dopo, nel Kanada, tutto filava liscio e il lavoro procedeva senza intoppi. Ci eravamo alzate alle quattro del mattino per l'appello.
Alcune di noi erano perite durante la notte. Ma noi non potevamo permetterci di piangere.
Dovevamo essere forti e lavorare giorno per giorno.
Gertrude ordina a me e Rachel di andare a bruciare delle foto, e poi dovevamo andare in lavanderia.
Dopo, aver bruciato le foto, torniamo in magazino a prendere la cesta con i vestiti.
« È dura riprendere questi ritmi. » ammetto.
« Vero. Ma vedrai che ci farai, di nuovo, l'abitudine. »
« Fra non molto sarà estate, e si morirà di caldo. »
« Non me ne parlare. Non so se sia peggio lavorare con il caldo torrido o il gelo. » alza gli occhi al cielo.
« Noi, bene o male, nel magazino non abbiamo questi problemi. »
« Stavo pensando a tua madre. Ora che tu e lui.. beh. »
È vero non ci avevo pensato.
Cosa ne sarà di lei. Philipp, per dispetto la farà tornare al campo. Oh no.. non sarà così crudele. Spero.
Prendo la camicia e inizio a lavarla nella bacinella. Rachel mi da un colpetto sulla spalla e mi volto verso di lei.
« Dimmi... » le dico. Rachel indica qualcuno dietro le mie spalle. Mi volto e vedo Philipp. Il suo aspetto era tornato quello di prima. Aveva superato la sbronza di ieri sera.
« Vi lascio da soli. » mi sussurra, Rachel e se ne va.
Riprendo il mio lavoro. Devo stare con la mente lucida. Philipp si avvicina a me, così tanto da sentire il suo fiato caldo.
« Ti sei alzata presto questa mattina. » mi dice, con tono calmo.
« Sì. Eri talmente sbronzo che non volevo svegliarti. »
« Hai dimenticato questa. » e mi porge la collanina che avevo lasciato sul suo comodino.
« Ah. » dico, semplicemente. Non volevo affrontare il discorso con lui, qui. « Ti va di uscire? »
« Perchè, no? »
« Possiamo andare nella radura. »
« Va bene. »
Prendo il mio scialle e usciamo. Per tutto il tragitto restiamo in silenzio. Nella tesa tengo la collanina. Sono nervosa. Vorrà sicuramente delle spiegazioni.
Mi formulo il discorso nella mente.
Ma credo che, per queste cose, non serva. Le parole veranno con sé. Non posso crederci, lo sto per fare.
Arriviamo al nostro posto e ci sediamo. Osservo il paesaggio. Mi mancherà venire qui. Mi mancheranno moltissime cose. Ma soprattutto, mi mancherà lui.
« È bellissimo. » commento.
« Già. » si sdraia.
« Ti ricordi quando mi porstati qui la prima volta? Dovevo fare tutto quello che mi ordinavi di fare e quando venivamo qui, non dovevo disturbarti. Anche se volevo, lo stesso, parlare con te. » Stringo dei ciuffi d'erba.
« Me lo ricordo. Ti diverti a ricordarmelo? Io, ogni volta che ci penso, mi sento uno schifo. Non avrei mai dovuto trattati in quel modo. »
« È acqua passata. » è il momento. Ma vengo preceduta da lui.
« Perchè questa mattina non sei rimasta con me? »
« Dovevo andare a lavorare. »
« Non è mai stato un problema. »
Avevo un nodo alla gola. La lingua è incollata al palato. Ero, di nuovo sull'orlo delle lacrime.
« Dimmi la verità, Miriam. Questa notte ho detto qualcosa che ti ha ferita? Perché se è così, io non volevo offenderti. »
« Non è qualcosa che mi ha offesa. »
Ci siamo. Vedo Philipp con aria sollevata. Forse, ancora non aveva capito.
« Ah sono sollevato. » Sorride.
« È qualcosa che mi ha ferita e delusa. Nel profondo. »
« Non capisco. Che cosa posso aver detto di così sconvolgente? » Ride, divertito.
Resto in silenzio. Devo trovare le parole giuste. Non avevo mai affrontato delle situazione del genere. Mi faccio coraggio e butto fuori tutto quello che avevo dentro.
« Philipp... tu mi hai mentito... »
« Cosa? »
« Mi hai mentito di nuovo. »
« E sentiamo, su che cosa ti avrei mentito? »
« Non fare il finto tonto. Non è il caso. »
Il discorso stava prendendo una piega diversa. Lo sento. Mi alzo e Philipp mi segue.
« Miriam, su che cosa ti avrei mentito? » mi domanda irritato. « Dammi una spiegazione, perché io non ti sto capendo. »
« Spero che tu sia felice con Gretel. »
Philipp rimane scioccato dalle mie parole. « Miriam, ma che cosa dici? »
« Lo sai benissimo! » esclamo. « Ti stai per sposare, Philipp! Non prendermi per una stupida. Credi che non ne sarei venuta a conoscenza?! »
La rabbia che avevo accumulato in questi due giorni, esce fuori con tutta la sua furia. Philipp non sapeva che cosa dire.
« Chi te lo ha detto? »
« Sei stato tu a dirmelo, ieri sera. » confesso.
Calà il silenzio. Philipp rimane a testa bassa. Non sapevo bene che cosa avesse in mente. Le prove che avevo, non potevano essere più chiare. Non poteva più mentirmi, adesso.
« Miriam... » si avvicina a me e cerca di abbracciarmi.
« Non mi toccare! » esclamo, furiosa.
« Miriam, non volevo! Te lo giuro. Io non l'ho mai voluto. Io ti ho sempre amata! Non voglio nessun'altra donna al mio fianco. Ti prego. Devi credermi! »
« Perchè me lo hai tenuto nascosto?! »
« Io... hai ragione. Credevo che sarei riuscito a far cambiare idea a mio padre. Ma vedi lui, mi ha minacciato. Sposare Gretel o il fronte russo. Che cosa avrei dovuto fare, eh?! » sbraita.
« Avevi promesso che ci saremo sempre detti la verità. Ti ho già perdonato due volte Philipp. Avevo accettato il fatto che tu stia per diventare padre e che la madre di tuo figlio è Hellen! E non sono io... Tuo padre è il comandante. Va bene. Non è grave. Ma questo... » la voce, mi trema. « E Adesso stai per sposarti, con una persona che non sono io... Credevo che tu mi amassi... Io avevo fiducia in te. »
« Miriam, io ti amo. Ti amo. Non puoi immaginare, quanto, tu, mi renda felice. Voglio passare il resto della mia vita con te, Miriam. E non mi importa se starò inseme a Gretel. Io ho scelto te. E credimi, ero tentato di andare al fronte. Ma se lo avrei fatto, ti avrei persa per sempre. Allora non ho avuto scelta che accettare il matrimonio per starti accanto. »
Stavo per dargli la mia riposta, quando, all'improvviso, sentiamo un rumore in mezzo ai cespugli.
Philipp si avvicina a me. La sua mano si trova vicino alla fondina.
Poi, sentiamo dei passi e da dietro gli alberi vediamo Schöster venire verso di noi. Mi manca un battito. Era troppo tardi per andare a nascondermi. Ci aveva visti. Sul suo volto, vedo un sorriso compiaciuto.
Era la fine. Questa non ci voleva.
« Bene. Bene. Bene. » Si ferma a pochi passi da noi. « Hoffmann, che piacere vederla. Vedo che una pecora è uscita dal recinto. »
Philipp non risponde. Lo guarda con disprezzo. « Schöster. » gli dice, come per salutarlo. « Infatti, non so come ci sia riuscita, questa lurida troia. . Me ne stavo occupando io. »
Schöster mi guarda dalla testa ai piedi. Oddio... mi avrà riconosciuta? No. È impossibile. Quella volta avevo la parrucca ed ero truccata.
« Non vedo segni di percosse. »
« Non voglio sporcarmi le mani. Sapete, che non tocco questi maiali. » poi estrae la pistola e me la punta contro. Anche se sapevo che stava facendo finta. Ma sembrava che stesse facendo sul serio.
Philipp continua a parlare e questa volta, il suo sguardo diventa più crudele e meschino:
« Prima che, Lei, mi interrompesse, stavo dando a questa Cagna ciò che si merita. E cioè spedirla all'altro mondo. » Philipp mi costringe a camminare puntandomi, minacciosamente, la pistola contro. « Schöster, tornerò fra un attimo non ci metterò molto. »
Stiamo per andarcene, quando Schöster ci ferma. « Hoffmann, potremo ucciderla insieme. Sa quanto mi entusiasma uccidere questi parassiti. »
Schöster estare la pistola e la punta anche lui verso di me. « Coraggio, Hoffmann. Diamo una lezione a questa lurida ebrea. » dice, con un assoluta malignità.
Era la fine. Avevo due pistole cariche e pronte a colpirmi. Entrambi avevano uno sguardo divertito e cinico. Chiudo gli occhi e attendo che uno dei due faccia la prima mossa.
Nota d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤ Speroche vi piaccia :) ditemelo scrivendo un commento 💓 ci tengo molto :)
Allora qui, la situazione diventa critica. Come andrà a finire? Antendevo con trepido entusiasmo questo pezzo 😍
Ringrazio chi : vota, commenta o legge ❤
Aggiornerò al più presto 💓 tanto il 5 mi si rinnovano I giga 😎
Manca pochissimo alla fine 😕
Al prossimo capitolo ❤
Grazie per i 42 mila visualizzazioni 💓
Vi adoro 💓
Al prossimo capitolo ❤
Un megabacione
Noemi 💜
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