Capitolo 77
Canzoni per il capitolo :
• LP - Strange
• The Chainsmokers - Closer
« È così purtroppo. »
« Mi dispiace. Ma non devi preoccuparti di lei. Le passerà. »
Sono nel Kanada con Philipp. Oggi mi ha fatto una sorpresa venendo a trovarmi. Chiacchierando del più e del meno, gli avevo raccontato che cos'era successo ieri. Sarah ancora non si era ripresa del tutto e ciò mi spaventa.
« Come ti sentiresti tu, se capitasse a me? »
Mi guarda serio. « Ci era mancato poco. E sì, so come ci si sente. »
« Dovevano sposarsi... il destino, a volte, è crudele. »
« Ma non con noi. »
« Siete troppo sicuro di voi, Meine Herr. Ogni giorno, penso a cosa ci succederà se qualcuno scopre di noi due. » Scuoto la testa. Sono l'unica dei due che si preoccupa.
« Io non ho paura e lo sai. Io non ho paura di niente. Non dovresti preoccuparti così tanto. Da quanto stiamo insieme? »
Mi volto a guardarlo. « Due mesi e mezzo. »
« Due mesi e mezzo. » ripete. « Ed ci è successo qualcosa in questi due mesi? »
« No. Ma non bisogna mai essere troppo sicuri. » Prendo un lenzuolo e mi avvicino a lui. « Tieni, aiutami a piegarlo. »
Philipp, stranamente, senza dire nulla, lo fa. Dopo averlo piegato lo metto dentro la cesta inseme agli altri indumenti.
« Sai, dovresti svagarti un po. »
« Ci penserò su. Grazie del consiglio. »
Segue un silenzio. Intanto piego le magliette e le camice. Philipp rompe quel silenzio e dice in un tono pensieroso:
« Che ne dici di venire ad una festa, questa sera? »
Alzo lo sguardo e lo guardo dritto negli occhi. Poi, dopo questa proposta, scoppio a ridere.
« Va bene. Molto divertente, davvero. »
« Sto dicendo sul serio. »
« Scherzi, vero? »
« Per niente. Ho organizzato una festa questa sera, e voglio che ci sia anche tu. »
Una festa? Sono nel panico.
« Ma, ma... io non ho un vestito. E che tipo di festa è? »
« Non preoccuparti per il vestito. Ci ho già pensato io. » Rimango a bocca semi aperta. « E ogni tanto organizzo delle feste, con i miei amici. E anche un modo come un altro per farti conoscere. »
« Oh... oh va bene. Quali amici? » li conoscevo? Chi erano?
« Alcuni li conosci già. In tutto siamo in dieci. »
Dieci. « In pratica vuoi portarmi nella fossa dei leoni. » faccio del sarcasmo.
Sghignazza. « Non sono poi tanto male. E poi... » mi prende in braccio. Intreccio, in tempo, le gambe sul suo bacino. « Ci sono io con te. Non devi preoccuparti. »
Sorrido e lo bacio a fior di labbra. « Credi che sarò presentabile? »
« Sarai uno schianto. Saresti bella anche con quella tunica a righe orribile. » sussurra.
« E dimmi... ci saranno anche le ragazze? » chiedo.
« Certo. Ho quattro amiche. Vedrai piacerai anche loro. » dice, entusiasta, mentre mi mette giù.
Vado a prendere la cesta e andiamo verso il magazino. « Cosa consistono queste feste? »
« Beh beviamo della birra, parliamo, ceniamo, e giochiamo fino a tarda notte. »
A me piace giocare. Mi ricordo che alle nostre feste: Io e le mie amiche, con Simon, David e Noah giocavamo ai giochi da tavolo o quando andavamo in campeggio raccontavamo storie o andavamo ad esplorare la zona. Ci divertivamo moltissimo.
« Sembra bello. »
« E lo è. Alcune volte rimaniamo a dormire. Forse può darsi che anche questa sera. »
« Philipp. » Lo riprendo. Sapevo qual'erano le sue intenzioni.
Ride divertito. Siamo vicini al magazino. Questo vuol dire ognuno per la sua strada. Anche se mi dispiaceva un po. Prima di entrare ci mettiamo in disparte in modo da non farci vedere da nessuno.
« Verrò a prenderti questa sera. »
« Dovrei prepararmi prima. » Lo informo.
Mi ci vorrà tutta la giornata. Volevo apparire al meglio e fare bella figura. L'ultima cosa che volevo era mettermi in cattiva luce.
« Va bene. Prima passi nel mio ufficio. Così ti prepari. »
Sorrido e lo bacio. « Com'è il mio vestito? »
« Lo vedrai. » mormora.
« Allora a stasera. »
« A stasera. » ed esce.
Entro nel magazzino e poso la cesta. Spero che alla festa non ci sarà quella sgualdrina di Hellen. Non sopporterei di passare la serata dandoci occhiatacce l'una contro l'altra.
Prima di andare da Philipp volevo andare a trovare, di nuovo la mamma.
Sarà felicissima di vedermi.
***
Finito il nostro turno, torniamo verso il campo. Lucie e Rachel mi raggiungono con il fiatone.
« Dove vai così di corsa? »
« Devo andare a trovare la mamma e poi... » poi mi rivolgo a loro sussurrando. « Devo andare da Philipp. Mi ha invitata ad una festa. »
« Una festa? Wow. »
« Che cosa si festeggia? » chiede, Lucie.
« Philipp, ogni tanto, organizza queste feste con i suoi amici. » rispondo.
« Ti divertirai. »
« Lo spero. » dico, demoralizzata.
« Perchè dici così? »
« Ho paura di fare la figura della scema. »
« Tu non farai la figura della scema. Se loro non ti accettano, sono affari loro. Tu sei una ragazza speciale. Se gli altri non lo capiscono, beh meglio perderli che trovarli. »
« Grazie, ragazze. »
Non appena arriviamo alla baracca, saluto le altre per andare dalla mamma. Questa volta le avevo portato una sorpresa.
Per fortuna, non incontro nessuna guardia. Quando entro, vado subito dentro la sua camera.
Mia madre alza lo sguardo e mi sorride.
« Ciao. »
« Ciao, mamma. » dico avvicinandomi a lei. La bacio sulla guancia. « Come stai? »
« Meglio di ieri. E tu? Com'è andata oggi? »
Sospiro esausta. « In totale, ho scucito: duecento indumenti e ho trovato un sacco di roba. Sono molto brava. » dico, entusiasta.
« Sono fiera di te. »
« Ti ho portato una cosa. È una sorpresa. »
« Tesoro, non dovevi disturbarti. »
« L'ho fatto con il cuore. » dalla borsa tiro fuori un bracciale fatto con perline di poco valore, prese dagli scarti nel Kanada e con delle letterine.
« Oh.. »
« Non ti piace? »
« No. È stupenda. » mormora, commossa. « E queste lettere? »
« Sono le nostre iniziali. Le mie, le tue, di papà e di Sarah. »
« Come sta tua sorella? »
Ero tentata a non rispondere. Ma come potevo non dirle la situazione spiacevole che stava passando Sarah?
« Ieri è venuta a sapere della morte di Emmanuel. »
La mamma chiude gli occhi e sospira. « Oh, Signore... » sussurra, dispiaciuta
« Come sta? »
« Malissimo. »
« Oddio... e io non sono lì con lei per aiutarla. Povera piccola. » sospira. « Io, non so davvero come è possibile che accada tutto questo... Non è possibile. »
« La capisco perfettamente... »
« No. Come puoi? Miriam, tu sei ancora una bambina. Non puoi sapere che cosa vuol dire perdere una persona che ami. »
Invece sì. Lo capisco. Eccome.
« Scusami se mi sono espressa in qjesto modo con te. Ma, capirai, un giorno. Mi raccomando sta vicino a tua sorella. Non vedo l'ora di uscire di qui. Non vorrei, ma, non posso lasciare voi due da sole. »
« Mamma non siamo sole. C'è la zia con noi e poi ci sono Lucie, Rachel e Lèa. »
« Lo so. È solo che, vorrei esservi vicina. »
« Lo sei. » le sorrido. « Dimmi... come le passi le giornate? »
« I libri che mi hai portato la volta scorsa, erano bellissimi. Ora capisco perchè ti piace tanto leggere. »
« Erano i miei preferiti. Posso portartene degli altri. » gli occhi mi si illuminano a tale richiesta.
« Ne sarei molto felice. »
« E poi, quando tornerai, farò in modo che non tornerai ai lavori forzati. »
« Cosa? E come farai? »
« Ci sto lavorando su. » dovevo riferirlo ancora a Philipp. Glie lo avrei detto stasera. Mia madre fa una faccia strana.
« Cos'hai? »
« Non voglio che ti cacci nei guai per me. »
« Ma no, mamma tranquilla. So quella che faccio. »
« Non ne dubito. » poi mi fa cenno di sdraiarmi vicino a lei. « Però sono lo stesso preoccupata. »
Rimaniamo sdraiate abbracciate. In quel momento, bussano e io vado ad aprire. Era l'infermiera con la cena. Le dico di darmi il vassoio e la ringrazio.
« La cena. » la informo. Aiuto la mamma ad alzarsi. Intanto poso il vassoio sul tavolino.
« Che cosa c'è? » mi chiede, mettendosi a sede sulla sedia.
« Zuppa con le patate, una fettina di carne e una mela. »
« Che tipo di carne? »
« Mamma ti metti anche a fare la difficile? » la rimprovero. « Pensa a chi non può mangiare e tu pensi al tipo di carne. »
« Ci penso. Ma, anche se sono qui, in questo posto, non ho dimenticato chi sono. Come ti ho sempre detto: Dio anche se non lo vediamo, lui vede tutto. »
Quest'ultima frase la ripetiamo insieme. Mia madre mi fulmina. A me viene da ridere.
« Va bene, vado a chiedere all'infermiera che tipo di carne è. Tu, intanto, mangia la zuppa. »
Ci metto un po a trovare l'infermiera, ma, finalmente la trovo e torno, subito dalla mamma.
« Allora che tipo di carne è? »
« Mucca. »
« Oh. Allora se è così. » incomincia a tagliare la carne. « Scusami se ti ho mandata a destra e a sinistra. »
« Tranquilla. Com'era la zuppa? »
« Ottima. » finisce di masticare il boccone. « Almeno, questa volta, non sono le bucce. »
Sorrido, facendo una faccia triste. Intanto che la mamma mangiava tranquillamente la carne, l'aiuto a sbucciare la mela.
La osservo, se penso a com'era ridotta una settimana fa.
« Miriam, non dovresti andare? » mi chiede, improvvisamente. « Fra poco, c'è il coprifuoco. Devi andare sennò finirai nei guai. »
È vero. Sono quasi le otto! Devo sbrigarmi o farò tardi.
« Hai ragione. Mamma, buona notte. »
« Notte, tesoro grazie ancora per questo regalo. » dice, mostrandomi il bracciale.
Sorrido e la saluto baciandole la guancia. Esco di corsa dall'infermeria e mi dirigono all'ufficio. Ero emozionata. Come avrei dovuto comportarmi? Saranno gentili con me? Dubito che lo saranno.
Avevo queste domande per la testa,a cui non sapevo dar loro una risposta.
Quando apro la porta, Philipp era seduto davanti alla scrivania. Tolgo lo scialle e lo appoggio sull'attaccapanni.
« Sei giusto in tempo. » guarda l'orologio che aveva al polso. « Il tuo vestito è appoggiato sul letto. »
« Va bene. Prima, però, vorrei farmi un bagno. »
Annuisce e torna al suo lavoro. « Tu sei già pronto? »
« Sì, minsono preparato prima che arrivassi. Sai, le ragazze ci mettono sempre tre ore per questo genere di cose. »
« Che sfacciato che sei. » dico, facendogli una linguaccia. Sorride divertito. Gli lancio le mutandine. Le afferra al volo.
« Non provocarmi, perché potrei seguirti direttamente nella vasca. Rischiando di perdere il controllo. »
« Allora facciamo che non succeda. » Philipp si mette in tasca le mie mutandine.
« A cominciare nel ridarmi le mutandine. »
« Quando avrai finito di lavarti, le avrei di nuovo. »
Senza perdere altro tempo, vado a preparare la vasca. Mi spoglio e intanto che l'acqua scorre, vedo il mio vestito.
Era bianco e sullo sfondo c'erano dei fiori con i petali. Ed era leggero, leggero.
« È bellissimo. » gli comunico dalla camera.
« Sapevo che ti sarebbe piaciuto. »
« E come? »
« Ti piace la primavera e di conseguenza i fiori. Non è stato difficile. »
Mi conosceva perfettamente. Mi immergo nella vasca. L'acqua calda mi apre tutti i pori della Pelle. Avrei voluto starci per ore. Ma cerco di sbrigarmi. Dopo essermi fatta il bagno, mi copro con l'asciugamano e vado di la per riprendermi le mutandine.
« Finito. Ora, per favore, puoi ridarmele? » allungo la mano.
Sul suo volto appare un sorriso malizioso e perverso. Non oso pensare che cosa abbia fatto.
« Va bene. » si alza e slaccia la cintura dove teneva la sua fondina. Poi si sbottona la giubba e, senza toglierla, si slaccia le bretelle.
« Hai messo le mie mutandine di ricambio dentro i tuoi pantaloni?! »
Scoppia a ridere. « Non proprio esattamente, nei pantaloni. »
Dopo averle tirate fuori da suoi boxer me le porge. Faccio una faccia disgustata.
« Ora avranno l'essenza del mio cazzo. Averle messe qui dentro, non sai quanto mi ha eccitanto. »
« Philipp! » lo riprendo. Solo io ho un ragazzo così sboccato e perverso?
Benissimo. Adesso dovrò prendere un altro paio. « Fai proprio schifo, lo sai. » dico, scocciata.
« Lo so. Ma dillo che ti eccita. » poi si avvicina a me, baciandomi il collo.
« A me un sacco. » mormora.
« Immagino. » apro l'armadio e apro il cassetto . Sbianco nel vedere che non ci sono altre mutande.
« Philipp, quelle erano l'ultimo paio di mutande che avevo. Adesso mi dici che cosa mi metto? »
« Per me, puoi andare anche senza. »
Lo incendio con lo sguardo. « Non mi pare il momento di scherzare. »
Philipp apre il secondo cassetto e prende i suoi boxer e me li porge. « Stai scherzando, vero? »
« Affatto. O questi o... » trattiene una risata. « ... o senza. Decidi tu? »
« Io non sono un maschio! » esclamo.
« Ringraziando il cielo. » dice, sollevato. « Sennò ti avrei già fatto fuori. »
Glie li tolgo dalle mani e li infilo maledicendolo, mentalmente. Quando mi guardo allo specchio mi viene un colpo. Erano grandi e non riuscivo a guardare nel mezzo. Quel rigonfiamento che doveva coprire qualcosa che io non avevo.
« Beh non ti stanno male. Sei sexy. »
« Parla per te. » mi mordo il labbro. Che imbarazzo. Infilo il reggiseno. E sento, Philipp, che mi palpa il sedere.
« Leva la mano, prima che te la taglio. » borbotto.
Ghigna. È incorreggibile.
Prendo il vestito e lo indosso. Mi guardo allo specchio. Però non sto per niente male.
L'orlo mi arriva fino alle ginocchia. Era perfetto.
« Ti ho preso anche le scarpe. »
Per fortuna sono delle ballerine bianche. Non avrei sopportato di nuovo i tacchi. Per finire, torno in bagno a truccarmi.
Metto l'obretto bianco, non troppo pesante e per finire un rossetto rosa pallido.
Mi spruzzo il profumo. Queste cose mi fanno tornare indietro nel tempo. Prendo la collanina e me la metto.
Sì. Ora sono a posto.
Quando trono di là, Philipp rimane impietrito.
« Sono bella? » chiedo.
« No. » Sussulto, poi continua avvicinandosi a me. « Sei stupenda. »
« Grazie. » dico. Credo di aver fatto una faccia da scema.
« Ora possiamo andare. » prende il capotto di pelle e usciamo dall'ufficio.
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤
Spero che vi piaccia :)
Ho notato che siete poco attivi XD Vabbe è estate, vi capisco. Ma non lasciare neanche un commento, è un po deprimente. Vabbe.
Volevo ringraziare le persone che: votano, commentano o semplicemente leggono :)
Il prossimo capitolo sarà epico. Finalmente non vedevo l'ora che giungesse questo momento 😈
Spero che siate più attivi ❤ Vi adoro.
Al prossimo capitolo ❤ mi raccomando non perdetevelo! 😍
Un megabacione
Noemi 💜
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