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Capitolo 73

Canzoni per il capitolo:

Back To You - Louis Tomlinson Ft Bebe Rexa

Save Tonight - Eagle Eye Cherry

Il suono del telefono ci sveglia, d'improvviso.
Do un'occhiata all' orologio e noto che sono le due del pomeriggio. Il telefono continua a suonare, finché Philipp non va a rispondere.

Mentre è impegnato nella conversazione, mi alzo anche io. Era bello non fare niente di tanto in tanto.
Vado in bagno e mi siedo sul water. Il vestito era ancora lì, dove lo avevo appoggiato questa mattina. Lo guardo con molta attenzione. Desideravo che quella macchia svanisse, ma purtroppo non accade nulla.

Poi la mia attenzione ricade su Philipp. Era appoggiato alla porta del bagno. Per quanto sono intontita, mi ero scordata di chiuderla.
Si avvicina a me e si inginocchia per darmi un bacio.

« Non è molto romantico. »

« Lo so. Ma non riesco a resistere. » passa la sua lingua fra le mie labbra. « Dopotutto sono venuto qui, anche perchè anche io dovrei pisciare. »

Ridacchio. È strano che non mi sconvolge il fatto che usa questi termini rozzi. Prendo la carta igienica e mi pulisco.

« Ho finito. Accomodati. »

« Beh, non direi proprio. » dice, alzando la tavoletta, facendomi capire che "Accomodati" non era la parola giusta.

Vado verso il lavello e prendo lo spazzolino. Mentre mi lavo i denti, penso a quale scusa dirò a Gertrude per il vestito.
Apro il rubinetto e riempio il bicchiere d'acqua e mi sciacquo la bocca.

« Chi era al telefono? » chiedo.

« Beh era un mio collega. Anche lui ufficiale, solo di due ranghi più basso del mio. Mi ha chiesto come mai non sono nel campo. »

« E tu? »

« Gli ho detto che non mi sentivo bene. » mi rassicura, dandomi un bacio sulla guancia.

« Stavo pensando, è meglio che ci godiamo questi minuti insieme. Perchè credo che domani ci sarà il mio funerale. » gli faccio notare, mentre mi spazzolo i capelli.

« Cosa? »

Con lo sguardo gli indico il vestito che avevo indossato ieri sera. Philipp lo prende e incomincia a esaminarlo.

« E allora? »

« Allora? È macchiato! Gertrude mi punira o peggio. Era un vestito costoso.»

« Parlerò io con Gertrude, vedrai troveremo una soluzione. » dal suo tono di voce, capisco. Gertrude si troverà nei guai a sua volta. Aveva osato minacciarmi. Ma ora mi sento più sollevata.

Sospiro. Esco dal bagno e vado in ufficio. Ora che io e Philipp siamo andati oltre i baci, volevo segnarmi i giorni del ciclo.
Volevo evitare eventuali sorprese. Prendo il calendario: Oggi è 15 aprile. Benissimo. Incomincio a calcolare. Quando apro il cessetto per cercare una penna ved un quadernino. Lo apro. Era l'agenda Di Philipp. Scorrono le pagine fino ad Aprile.

Le pagine sono coperti di appuntamenti, impegni e riunioni. Stavo per chiuderlo, quando
sulla terzultima pagina, esattamente l'14 Aprile, in alto a sinistra c'era scritto il mio nome. A caratteri piccolissimi e con una scrittura in corsivo, diversa dalla solita in stampatello che aveva usato per tutte le altre parole. Perché c'era scritto il mio nome proprio su quella data?

« Adesso inizi a curiosare anche tra le mie cose? »

La sua voce derisoria mi fa sobbalzare costringendomi a portare una mano all'altezza del cuore per rallentare i suoi battiti. Le sue braccia mi circondarono la vita, mentre si sedeva dietro di me e iniziava a depositare baci umidi sul spalla. Istintivamente chiusi l'agenda di Philipp mentre mi giravo di scatto per fulminarlo con gli occhi.

« Ma dico, sei forse impazzito? » Domando stizzita mentre lui si divertiva nel vedermi con il respiro affannato.

« Ti ho presa con le mani nel sacco, vero tigrotta? » Mi stuzzica con un ghigno al quanto malizioso.

« Non stavo curiosando, l'ho trovato per caso! » Urlo indignata, alzandomi di scatto e incrociando le braccia al petto. Lo sento ridere. Una risata così genuina... così cristallina.

Si alza in piedi anche lui, parandosi di fronte a me, con il solito sorrisino birichino. Mi afferra per i fianchi, portandomi sempre più vicina e facendo in modo che i nostri corpi stessero a stretto contatto.

Mi guarda intensamente prima di baciarmi in modo appassionato, tanto da levarmi il respiro. Philipp con una spinta mi solleva e avvinghio le mie gambe al suo bacino.
Un attimo dopo, mi ritrovo stesa sul letto, sotto il suo corpo caldo. Ero talmente presa, che non mi ero accorta di essere tornata in camera.

I miei seni schiacciati contro il suo torace nudo e le mie gambe attorcigliate attorno al suo bacino. La sua lingua approfondisce il bacio chiedendo accesso alla mia bocca.
Le sue mani mi accarezzavano il fondo schiena, stringendolo e facendo uscire un mugolio di piacere dalle mie labbra umide e gonfie dei suoi baci.
Scende a baciarmi il collo mentre con entrambe le mani gli scompigliavo i capelli, tirandoglieli a tratti. Lo amo così tanto. Il mio corpo voleva il suo appena veniva sfiorato da quest'ultimo.
Come una calamita, si avvinghiava a lui senza volersene mai separare.

« Philipp... » Lo richiamai con un gemito abbastanza roco, colpa dei suoi morsetti sul mio seno. Mugugna in risposta, stringendo con una mano l'altro seno.

« Perché sulla pagina del 14 Aprile c'è scritto il mio nome? » Domando sempre con quel tono da hot- line.

In risposta, l'altra mano libera va verso la mia parte intima, e con una carezza focosa mi fece inarcare il bacino in cerca di più attenzioni. Un gesto quasi involontario.

« Perché Philipp, eh? » Ritento, con gli occhi socchiusi, cercando di rimanere lucida.

« Abbiamo fatto l'amore... » Risponde sussurrando, mentre la sua lingua percorreva la zona intorno all'ombelico, per poi infilarla nel foro di quest'ultimo iniziando a giocarci e mimandomi in modo non poco casto un rapporto orale.

Oh cielo... questo ragazzo mi farà morire dal piacere! Le sue parole, pronunciate con così tanto ardore, mi portarono quasi sull'orlo del precipizio. E non aveva ancora fatto nulla di particolare. Ogni suo gesto mi mandava in uno stato di iperventilazione. A volte pensavo di non riuscire a sopportare tutto quel piacere.

Era troppo. Philipp era troppo. Un forte uragano, pronto a distruggermi.
Le sue mani erano dappertutto, così come la sua bocca che adesso mi stava donando scosse di piacere leccando e baciando la mia zona intima. Gemo, inarcavo i fianchi, stringendo i suoi capelli e sussurrando il suo nome quasi in segno di preghiera. Si ferma improvvisamente, posizionandosi sul mio corpo.

Mi bacia, come per rassicurarmi, prima di entrare dentro di me e affondare in modo delicato. D'istinto, attorcigliai le gambe attorno al suo bacino e diamo inizio ad una danza frenetica. Corpi che si muovevano, sudati.
Labbra che si cercavano, con il respiro affannato... Sussurri, mugolii e gemiti risuonavano all'interno della stanza.

***

Tre volte, nell'arco di sole quattordici ore. Era un record. E dire che mezz'ora fa ero su quel caledario per calcolare i giorni del mio ciclo.
D'altronde, se dobbiamo stare qui tutto il giorno gironzolando completamente nudi, e farci le coccole, non potevo di certo aspettarmi qualcos'altro.

« Oddio, hai idea di quanto tu sia fottutamente bella in questo momento? » Domanda Philipp, con il respiro mozzato, le labbra umide e gonfie.

Il corpo sudato scosso ancora da alcuni brividi per aver raggiunto l'orgasmo, steso accanto al mio. Avevo il capo rivolto verso l'alto, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta ed ero completamente nuda.
Respiro ancora a fatica mentre il mio corpo era ricoperto da un velo umido. L'amore è cosi bello e forte da non riuscire neanche a godertelo fino in fondo. L'amore è intenso. Non riuscivo a gestire tutti quei sentimenti.

« In questo momento? »

Fa un mezzo sorriso. « Non fraintendere. Ma le altre, quando facevo sesso con loro, erano dei veri mostri. »

« Quindi è un complimento? »

In risposta mi da un bacio sulla guancia. Mi fa star male, il fatto che lui parli ancora delle sue ex, se così si potevano definire. Ma ho apprezzato il modo in cui ha esposto questo giudizio.

Philipp è seduto vicino al mio bacino. Passa le sue dita lungo la mia schiena, dandomi dei brividi piacevoli.

« E sai, hai proprio un bel culo. »

Arrosisco violentemente. « Che? »

Ride divertito. « Sul serio. »

« Mi prendi in giro? Lo sai che il mio corpo fa schifo. » Lo informo, girandomi dall'altra parte, ma non appena realizzo, mi trovo sospesa in aria a testa in giù.

Philipp mi teneva ferma stringendo i fianchi.

« Che stai facendo?! Mettimi giù! »

« Di ancora che fai schifo e ti giuro che ti faccio cadere. Non fai schifo, sei bellissima. »

« No. Non è vero! »

Philipp mi fa il solletico. Rido fino alle lacrime. « Ti prego! Per favore, basta! »

« La smetto se non dirai mai più una cosa del genere. »

« Va bene! Va bene! »

Lui non la smetteva. Mi stavo sentendo male. Non avevo mai riso così in tutta la mia vita.

« No. No. Lo devi dire bene. » dice, continuando la tortura. « Altrimenti non ti darò il tuo regalo. »

Cosa? Un altro? Questo ragazzo mi vizia troppo.

« Sono bellissima! Sono bellissima! » non appena pronuncio quelle parole, mi rimette sul letto.

Sono esausta. Respiro a stento e lo guardo imbronciata. Philipp sghignazza. Si abbassa verso di me e mi da un bacio a stampo, facendomi calmare.

« Vado a prendere il tuo regalo. » dice, con entusiasmo.

Annuisco sorridendo. Non appena esce, mi metto seduto a gambe incrociate. Philipp torna dopo due secondi. Ha le mani dietro la schiena.

« Chiudi gli occhi. »

Faccio come dice. Ho la pelle d'oca. Non so che cosa sia. Philipp è dietro di me. Sento qualcosa di freddo intorno al collo. Sussulto.

« Ora puoi aprirli. »

Una volta aperti, quando mi avvicino allo specchio e vedo la collanina intorno al mi collo. Rimango senza fiato. Era bellissima. Era semplice. Un piccolo cerchio e dentro c'era incastrato un piccolo diamante.

Philipp mi abbraccia da dietro.

« Ti piace? » mi sussurra vicino all'orecchio.

Ci metto un po, prima di dargli la risposta. « È bellissima. » ma non lo dico in modo convenvincente.

Philipp ride divertito. « Se non ti piace puoi anche dirlo. Non me ne intendo di queste cose. È stato difficile per me. »

« No. È stupenda. Sul serio. »

« Ma? »

« Io... io non posso indossarla. »

« Perchè no? »

« Lo sai benissimo. Se la indosso mentre sono al campo... »

« Beh ora sei qui con me. E poi se la terrai sotto la veste non si noterà. »

« Lo spero. »

Lo abbraccio e gli do un bacio. Possibile che questo ragazzo mi manda in ecstasy con così tanta facilità?

« Grazie. »

« Jüdin, lo sai che cosa penso... » Lo interrompo baciandolo, di nuovo.

« Lo so. » dico, sorridendo.

Mi stacco dalle sue labbra, ma lui non ne voleva sapere e si avvicina di nuovo a me.
Mi allontano nuovamente.

« Facciamo un gioco. »

« Oh, io adoro i giochi. » si sdraia mettendo le mani dietro la testa. Il suo mezzo sorriso è di nuovo sul suo volto e, vedendolo, ho le farfalle nello stomaco.

« Stavo pensando siccome dovrò imparare il tedesco... io ti dico una parola e tu devi tradurla e io farò altrettanto. »

« Tu conosci una lingua? » chiede, alzando le sopraciglia.

« Due. »

« E quale sarebbero? »

« Lo spagnolo e l'ebraico. »

« Sai lo spagnolo? »

« Mia madre è spagnola. I miei bisnonni vivevano nell'America Latina. »

« Ah ecco spiegato perchè hai la pelle mulatta. »

Annuisco. « Esatto. »

« Preferisco sapere l'ebraico, piuttosto che lo spagnolo. »

« Come mai? » ero a dir poco incredula.

« Lo spagnolo, assomiglia al francese, quindi tanto vale sapere quell'altra. »

Philipp mi prende fra le sue braccia. E in un attimo siamo distesi abbracciati l'una accanto all'altra.
Le sue dita accarezzano dolcemente i miei capelli. Chiudo gli occhi e approfitto di quel momento così rilassante.

« Chi inizia? »

« Inizio io. » Lo informo, alzando la testa in modo da vederlo.

Mi guardo intorno in cerca dell'oggetto o qualsiasi altra parola che mi viene in mente.
« Cuscino. »

Philipp dice la stessa parola, ma in tedesco.

« Ora tocca a te. »

« Mano. »

Dico Mano in ebraico. Andiamo avanti così. Parole su parole. Io provo a ripetere le parole che dice in tedesco, sbagliando alcune volte pronuncia e lui mi corregge. La stessa cosa valeva anche per lui.

Mi diverte quando non riesce a dire le parole in ebraico. Ma era molto più bravo di me. Apprendeva subito. E io lo premio con un bacio.

« Molto bene. »

« Ultima parola. »

« Fammi pensare.... Felice. »

E lui la ripete in tedesco. « Bene. Adesso è il mio turno. »

Lo guardo in modo da capire quale parola abbia in mente, questa volta. Sul suo viso spunta un sorriso beffardo.

« Ho la parola. »

Resto in attesa. Aspettando con ansia.

« Cazzo. »

« Cosa?! »

Scoppia a ridere. E io divento rossa dalla vergogna.

« Non puoi chiedermi una coda del genere. »

« Perchè no? Non avete parolacce nel vostro vocabolario giudeo. »

« Sì che le abbiamo ma... »

« Allora dillo. Anzi, dì: Cazzo enorme. »

Sospiro, facendomi coraggio. E alla fine dico quelle due parole. Non appena ho finito di pronunciarle, Philipp scoppia a ridere.

« Cosa c'è di tanto divertente? »

« Non è possibile, ma sei sicura che sia proprio quella la parola? »

« Sì. Sicurissima. » Lo guardo imbronciata.

« Ma è buffa. »

Scuoto la testa. È incorreggibile. Mi alzo per andare a bere. Spero che ci sia dell'acqua, in caso contrario, mi sarei dovuta arrangiare con l'acqua del rubinetto.

« Mi prendi le sigarette? Sono dentro al cassetto della scrivania »

Ormai non ci faccio più caso, se dice o no per favore. Prima di prendere le sigarette, prendo il bicchiere e ci verso dell'acqua. Per fortuna, non aveva solo liquori o whisky.

Apro il cassetto della scrivania e prendo il pacchetto. Stavo per richiuderlo quando vedo una busta di una lettera. Non dovrei frugare nelle sue cose, me lo aveva detto. Neanche prima, quando avevo preso la sua agenda. Però lì mi serviva per tutt'altro.

Il mio istinto mi dice di aprirla. Forse non era niente. La prendo e la apro. Ormai non si torna più indietro. Dentro c'era una foto. Sul retro c'era scritto in bella calligrafia:

"Sei proprio sicuro di quello che mi hai detto? Spero che tu ci ripensa. È stato molto bello l'altro ieri. Questo è per non dimenticati quello che c'è stato fra noi. H."

H. So a quale nome appartiene. Hellen. Non volevo vedere la foto, ma era un mio diritto sapere.
Quando vedo Philipp baciare Hellen. Il mio cuore si rompe in mille pezzi. Era un bacio accattivante e provocatorio, niente a che vedere con i nostri.

Rimpongo immediatamente la foto nella busta e la metto di nuovo nel cassetto. Vado in camera, e vedo che Philipp non c'è. Lancio il pacchetto sul letto ed apro l'armadio per prendere i vestiti.

Sposto l'asse di legno, dove tenevo nascosta la mia tunica a righe e la indosso. Mentre prendo le scarpe, Philipp esce dal bagno.
Non lo volevo vedere.

« Come mai ti sei vestita? »

« È tardi. E devo tornare. » dico.

« Qualcosa non va? »

Mi fermo per un secondo a riflettere. Non volevo creare un'ennesima discussione. Ingoio la pillola e mi avvicino a lui.

« No. Solo... sì è fatto tardi e dovrei andare. »

« Ineffetti anche io dovrei prepararmi. » mi lascia di stucco. Si siede a bordo del letto e si accende una sigaretta.

« Ah si? »

« Stasera ho una cena. Me ne sono completamente dimenticato. » ispira. « Ci saranno persone importanti e non posso mancare. Ma credimi se ti dico, che preferirei essere qui con te. »

Sospiro silenziosa. « Ci saranno anche le ragazze? » chiedo, senza peli sulla lingua.

« No. Solo uomini. »

Quindi quella Troia di Hellen non ci sarà. Magnifico.

« Dove si terrà questa cena? »

« A casa del comandante. » espira.

« Divertiti. » non lo dico in maniera molto convincente. « Se è così importante, anche tu lo sei, in fin dei conti. »

Mi prende e mi fa sedere sulle sue gambe. Vorrei baciarlo, ma ho sempre quella foto in mente.

« Tu puoi restare qui. Mi piacerebbe dormire di nuovo insieme a te. E durante la cena, penserò a te. Distesa sul mio letto nuda. »

Sorrido e gli accarezzo i capelli. L'idea non era male, ma non potevo restare qui questa notte. Dovevo tornare dalle altre.

« Sì potrebbe fare, ma non posso restare. »

Il suo sorriso svanisce. « Perché no? »

« Sai che il mio posto è nel campo. Devo tornare da mia madre e le altre. »

« Io so che il tuo posto è insieme a me. » mi prende le mani e le accarezza.

Mi mordo il labbro. « Sempre. »

Le nostre labbra si incontrano per poi fondersi in un bacio dolce. Non contava più niente.
Non mi importava di Hellen. Lui era mio e io ero sua. Non riuscirà a separarci. A dividerci con una stupida foto priva di significato.

Philipp mi aveva dimostrato più volte il suo amore per me. Io mi fido di lui. E se Hellen non lo capiva, allora peggio per lei. Si farà del male da sola. Non era un mio problema .

Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo
Spero che vi piaccia :) Volevo ringraziare tutte le persone che mi seguono.
E scusate per questa assenza. Tra vari impegni non ho potuto continuare :/
Scusate ancora
Allora come vi è sembrato? Fatemelo sapere con un commento
Ringrazio tutte le persone che votano, commentano o semplicemente leggono.
Vi ringrazio ancora. Se siamo arrivati a questo punto è merito vostro, che mi invogliato a continuare.
Grazie
Al prossimo capitolo
Un megabacione
Noemi 💜

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