Capitolo 7
Canzoni del capitolo:
- Sound The Bangle - Bryan Adam
- Skinny Love - Birdy
Siamo in cammino verso una nuova destinazione. I Gendarmi ci avevano chiamati; famiglia per famiglia. Dovevamo lasciare il velodromo. Purtroppo, non siamo diretti verso casa. Siamo in aperta campagna. Stiamo viaggiando su delle baionette.
Il camioncino d'un tratto si ferma. Non appena riprende la marcia, scopro che siamo dentro un campo circondato dal del filo spinato. I gendarmi ci fanno scendere e ci dividono: uomini da un lato e donne dall'altro.
Io, la mamma, Sarah e la zia Mimì veniamo mandate in una baracca insieme alle altre donne. Non erano letti, ma cuccette con della paglia e con delle coperte. C'è una puzza terribile. Sulle aste di legno, delle cuccette ci sono delle foto. Altre persone devono aver dormito qui.
Quindi deduco che non ci fermeremo a lungo. Chissà dove avevano portato le donne che prima erano qui. In questo ultimo periodo, la mia mente è invasa da dubbi e domande.
Sono stanca e mi stendo sulla cuccetta. Mia madre non perde tempo per rimproverarmi:
« Miriam, ti sembra il modo? Alzati. Sarà pieno di pidocchi. »
Sbuffo. Sono stanca morta e lei pensa all'igiene. Siamo stati un mese rinchiusi nel velodromo e adesso? Sono stata un mese lavandomi con quel poco d'acqua che riuscivamo a rimediare. Neanche la pioggia è di aiuto, dato che non piove da mesi.
Mi alzo ugualmente, facendo notare il mio dissenso. La mamma, inizia a disfare le valige, e prendere degli indumenti puliti.
« Dobbiamo trovare delle docce. Non possiamo rimanere conciate in questo modo. »
« Credo che non ci siano. E anche se ci fossero, dovremo dividerle. » presuppone, Sarah.
« Ho un'idea. Possiamo lavarci nelle pozzanghere. Oh, già vero non piove da giorni. » vengo guardata male da tutte e tre. « Volevo solo sdrammatizzare. »
« Ti sembra il momento? » interviene, mia sorella.
Lei è sempre stata quella che prende in mano le situazioni e la mamma la elogia. Io la trovo insopportabile. Non sono infantile, ma ogni tanto una risata fa bene allo spirito.
Non volevo offendere nessuno. E non mi sento in colpa. Le guardo a mia volta senza dire nulla ed esco dalla baracca. Non sopporto questa malinconia. I bambini stanno giocando. Li osservo e li invidio. Non sanno minimamente che cosa sta accadendo intorno a loro.
Più avanti ci sono Simon, Rachel, David, Noah e Colette. Li raggiungo e mi siedo vicino a Rachel. Stanno mangiando quello che sembra una zuppa.
Chiudo gli occhi. Respiro a pieni polmoni, mi piace l'odore di campagna e il sole mi scalda la pelle.
È una bellissima giornata. E sono l'unica dei suoi amici a non lamentarsi.
« Ci faranno crepare tutti. Ecco cosa succederà » suppone, David.
« Non lo puoi sapere con certezza » risponde, Noah
« Basti pensare che nella zuppa ci mettono il bromuro » replica, Simon.
« Cos'è il bromuro? » domanda, Sebastien, il fratellino di Noah.
« È per non fartelo raddrizzare. Non vogliono che ci riproduciamo. » rispose, David come se niente fosse.
« Potresti moderare il linguaggio, David. Ci sono dei bambini qui. » intervengo.
Come può parlare con un linguaggio simile davanti a dei bambini?
David ride, poi si rivolge a Simon:
« La tua ragazza è un po' troppo schizzinosa. »
A quelle parole distolgo lo sguardo, arrossendo.
« Finiscila, David. O preferisci che ti dia un cazzotto? » dice, Rachel, scrupolosamente, sorridendo.
« Non è colpa mia, se i due piccioncini qui, giocano a fare la calamita. » David alza le mani rassegnato.
Esausta mi alzo e mi allontano a passo spedito. Vado di fronte alla recensione, David è un cretino. Io e Simon siamo solo buoni amici. Sono intenta a contemplare il paesaggio quando sento una voce a me familiare.
« Ehy non starlo a sentire. Non ne vale la pena » è Simon. Non avevo dubbi.
« Sto bene, non ti preoccupare. » sento le sue braccia che mi avvolgo da dietro. Questo mi fa scappare un sorriso. Sono contenta che lui sia qui, con me. Lui c'è sempre quando io ne ho bisogno. Mi viene spontaneo rivolgergli una domanda che mi angustia da giorni:
« Ci diventeremo mai grandi? » sussurro, guardando l'orizzonte
« Non lo so. » mi sussurra.
A quella risposta, sento le lacrime solcarmi le guance.
« Non piangere. Vedrai andrà tutto bene. Non devi preoccuparti. » dice, sorridendo. « Tu sei quella forte; quella che incoraggia tutti a credere in loro stessi e sei intelligente, matura, tenace e sei speciale. »
« Smettila di adularmi »dico, sorridendogli.
« È la verità. E basta non voglio vederti più piangere » conclude, facendomi il solletico.
Inizio a ride. Cerco di fermarlo, ma senza successo. Poi all'improvviso, sentiamo un valzer partire dalla radio che avevano le infermiere dietro al bancone del rancio. Simon mi fa un inchino.
« Mi concede questo ballo, signorina? »
« Con piacere, signore » dico, facendogli una riverenza. Ci uniamo agli altri, e incominciamo a danzare, accompagnati da quelle musica dolce e melodiosa.
***
I miei sogni vanno in frantumi, quando sentiamo le urla dei gendarmi.
« Svegliatevi! Svelti! Dovete partire! » urla, il gendarme « Prendete le vostre cose! E andate nella baracca per il rilascio dei beni! »
Siamo rimasti in questo posto per ben due settimane. Questa volta avevo contato i giorni. Per ben due settimane, non ci sono state rivolte o problemi di alcun genere. D'altronde come potevamo? I gendarmi erano armati e noi non avevamo nulla. Ma oggi, questa calma è stata spezzata. Forse, finalmente, è giunto il momento di tornare a casa.
Io e le altre ci alziamo e iniziamo a vestirci in fretta e furia. Non volevamo far infuriare i gendarmi. Mentre io, Sarah e la zia, prepariamo, la mamma si avvicina e ci sussurra:
« Prendete la bigiotteria e i soldi. Non voglio lasciarli in mano a loro » dice, sputando le parole. Io e mia sorella ci scambiamo un occhiata. Che cosa intende dire?
« E che cosa hai intenzione di farci? » mormora, Sarah, preoccupata. Mia madre non risponde. La seguiamo in bagno e in mano aveva i nostri beni.
Con noi ci sono anche le altre donne. Hanno avuto la nostra stessa idea. Mia madre prende i soldi e li butta dentro la latrina, così come gli orecchini i bracciali e gli anelli.
« Se li vogliono, dovranno venire a prenderseli qui, nella merda! » e getta anche l'ultimo bracciale.
Ho anche io un oggetto da buttare via. Ma non ho il coraggio di farlo. Fra le mani tengo il bracciale che mi regalò Simon per il mio compleanno. Lo tengo stretto fra le mie mani, come per ricordarne la forma.
Non voglio buttarlo, ma neanche darlo ai gendarmi. È il mio tesoro. Mia madre ha gettato anche la sua fede nuziale, come se per lei, non contasse nulla. Io non farò come lei. Lo nasconderò. Mi guardo intorno per vedere che nessuno abbia gli occhi su di me.
Quando mi si presenta il momento giusto, lo metto in tasca.
« Miriam, andiamo. » esclama, mia sorella.
« Arrivo. » e mi dirigo verso l'uscita.
Torniamo nella baracca per prendere le ultime cose. Ma prima, prendo il bracciale e lo nascondo in mezzo alla paglia. Sarei tornata, dopo a riprenderlo. Adesso i gendarmi ci dicono di seguirli e ci fanno entrare in un capanno. Di fronte a noi, c'è un gendarme. Io, la mamma, Sarah e la zia, siamo le prime a farci avanti.
« Nome e cognome? » il gendarme, non alza neanche lo sguardo.
« Ester Solommon e loro sono le mie figlie: Miriam Solommon e Sarah Solommon. » mia madre risponde senza timore. In questo, devo a lei, se anche io ho del coraggio.
« E la nonna? » chiede, il gendarme, riferendosi alla zia.
Zia Mimi lo fulmina, ma questa volta non risponde a tono, come il suo solito. Anche lei, sa quando è il momento e quando non lo è.
« Michal Solommon. »
Il gendarme scrive i nostri fogli su una lista. Poi, il suo collega, si rivolge a noi, con aria molto severa:
« Lasciate qui i vostri beni. Tutti! E badate, se nascondete qualcosa, sarete severamente punite! » esclama.
Ho il cuore in gola. Per fortuna, non avevo portato con me il bracciale. Lasciamo tutti i nostri gioielli, i soldi e i bracciali. Ora non avevamo più nulla. Per precauzione, il gendarme, ci perquisisce ancora, per sicurezza. Ci togliamo le scarpe, e i vestiti. Rimanendo solo con la biancheria intima. Non sono mai morta dalla vergogna, proprio come ora.
Quando capisce che non avevamo nulla, ci lascia andare. Torniamo, nella baracca, prendiamo le nostre valigie e prendo anche il bracciale.
Aspettiamo che la perquisizione finisca.
In cuor mio, sento che non avrei più rivisto casa mia. Nei giorni scorsi, si è sentito molto parlare di ebrei mandati verso est.
Cosa c'è verso l'est? Anche noi siamo destinati?
Non posso negare di avere paura, ma finché sarò insieme alla mia famiglia andrà tutto bene.
Dalla finestra, vedo gli uomini radunati nella piazzetta. Tra di loro, vedo anche mio padre.
I gendarmi, vengono anche nella nostra baracca e ci spingono fuori. Io, la mamma e Sarah ci ricongiungiamo con mio padre.
Di fronte a noi, ci sono dei camion. Le guardie ci ordinano di salire, facciamo fatica nel farlo. Le persone continuano a spingere. È difficile trovare un posto. Alcuni di noi sono costretti a stare in piedi.
Lasciamo il campo, e ci inoltriamo di nuovo in aperta campagna. E adesso dove ci portano? Da quel poco che vedo, in lontananza, c'è un edificio. Una stazione. Sulle insegne leggo: "Stazione di Beaune – La Rolande".
Non appena arriviamo ai binari, vedo un convoglio composto da venti carri bestiame. Ad ogni passo, quelle domande che mi pongo da giorni, iniziano ad avere una risposta.
In fondo alla fila, c'è un officiale tedesco. La stazione è piena di soldati tedeschi. Non posso credere che i francesi, abbiamo collaborato con loro. Quelli che ritenevamo nostri amici e nostri connazionali... Ci avevano fatto questo.
L'ufficiale tedesco, segna i nostri nomi su una lista. I soldati tedeschi urlano e ci spingono verso i vagoni, prendendoci anche a calci.
Il nostro vagone è pieno. I soldati chiudono la porta. Mi manca l'aria. Siamo stretti come sardine, e non ci sono posti in cui sedersi.
A sinistra, noto che c'è una finestrella ricoperta da filo spinato. È la nostra unica fonte d'aria. E poco più in fondo, riesco a scorgere due secchi di latta. Dubito che siano pieni d'acqua.
« Convoglio pronto! » urla il gendarme, da fuori.
La locomotiva emette un fischio e il treno incomincia a muoversi. Non sono abituata a viaggiare in queste condizioni. Ho passato momenti peggiori, avrei superato anche questo.
« E adesso? Chissà quanto durerà questo viaggio? » chiede, Sarah.
« Spero il più presto possibile. In queste circostanze, non ci resisto » si lamenta, come al solito, zia Mimì.
Sbadiglio. Mio padre, notandomi, sorride.
« Hai sonno? »
« Un pochino » dico, stropicciandomi, gli occhi.
« Beh, tutto sommato ci hanno fatto alzare all'alba e dubito che questo viaggio duri poco » mormora, preoccupata mia madre.
Ci mettiamo tutti seduti a terra, come del resto hanno fatto anche gli altri. Appoggio la testa sulla spalla di mio padre.
Non riesco a non pensare, al luogo dove siamo diretti.
Forse le voci sull'est erano solo bugie. Forse siamo diretti nella zona libera della Francia.
In fondo i francesi come i tedeschi ci odiano e non vogliono averci con loro. Sì, sarebbe stato cosi. Fantastico su cosa possa accadere, al nostro arrivo.
Saremo finalmente liberi. Avevo sentito tante cose su com'era la vita nella zona libera. Non ci sono divieti, non c'è la paura, non c'è la persecuzione. Immagino come sarà la nostra casa. Ho sempre desiderato avere una casa al mare. Dove, appena svegliata, posso fare colazione in veranda, mentre osservo il mare.
Sorrido.
Non vedo l'ora che questo viaggio giungi al termine; e poi, a pensarci, ci saranno anche le mie amiche, e... Simon. I miei occhi stanno cedendo, ma prima di chiuderli, lo vedo: È in fondo al vagone. Lo vedo. È appollaiato, per terra, insieme agli altri. Gli voglio un mondo di bene, è come un fratello me ... o forse no, ho le idee confuse. Ma non preoccupo più di tanto. Quando saremo nella zona libera, avremo tutto il tempo per pensare a noi. Con questo pensiero nella mente, mi addormento.
Nota Dell'autrice:
( MODIFICATO)
Scusate per il ritardo ma ho avuto degli impegni :P e come capitolo mi pare un po sbrigativo ma spero che vi piaccia. Come, sempre, ringrazio chi:
-Recensisce.
-Chi legge la mia storia.
Baci al prossimo capitolo :)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro