Capitolo 67
Canzoni del capitolo :
• Take That - Love Love
• Maroon 5 - Animals
Ho un forte mal di testa. Quando ho aperto gli occhi, non mi rendo conto, fin da subito, dove mi trovavo.
Vedo tutto offuscato, poi l'immagine prese forma e colore. Riconosco il posto. Di fronte a me vedo le tende. Le solite che, ormai, conoscevo da mesi.
Ero nella camera di Philipp. Mi guardo intorno e lui era seduto sulla sedia, in fondo alla stanza.
Quando si accorge che ero sveglia, viene vicino a me.
« Miriam, ti senti bene? » mi chiede, preoccupato. Mi prende la mano e la stringe.
A poco, a poco, riprendo conoscenza. Sono scossa. Ma vedendolo, sono sollevata.
« D... dove sono i... bambini? » chiedo, con un filo di voce.
Spero che stiano bene. Forse ho immaginato tutto. Philipp non riesce a guardarmi negli occhi. Questo non promette bene.
« La bambina sta bene. È a casa del comandante, in questo momento. Con la cameriera. »
« E... »
Philipp scuote la testa. Era successo tutto per davvero. I miei occhi si riempiono di lacrime.
« Mi dispiace... davvero, mi dispiace... »
« È stata tutta colpa mia. »
« No. Non devi rimproverati. Non è colpa di nessuno. »
« Perchè non hai fermato quella guardia? Era solo un bambino, era innocente... Perchè?... »
« Non potevo fare niente. Se avessi fatto qualcosa, avrebbero sospettato. Credimi, avrei voluto, ma non potevo. »
Mi giro dall'altra parte e metto la testa sotto le coperte. Sasha era morto. Non dovevo lasciarli da soli. Piango a singhiozzi. Aveva ancora una vita davanti. Come ho fatto ad essere così stupida?
Se c'era qualcuno che meritava di morire, quella ero io.
Sento il lenzuolo spostarsi e scoprirmi la faccia. Le labbra di Philipp mi accarezzano la guancia. La sua mano, mi massaggia i capelli. Mi chiedo se era vero ciò che mi aveva detto. Perchè non aveva mai visto di buon occhi i bambini.
« È la verità? Ciò che hai appena detto? Ti dispiace, veramente? »
Philipp sospira, silenzioso. Lo guardo fiduciosa.
« Sì, se questo ti fa soffrire. »
Il mio sorriso, svanisce. Non posso crederci. Il fuoco arde dentro di me. Non è possibile che non provi un briciolo di compassione. Mi giro nuovamente dall'altra parte.
Lui si sposta nella mia direzione.
« Non capisco. Qual'è il problema? » mi chiede, con un tono quasi scocciato.
Non gli rispondo. Voglio che capisca da solo, quale sia il problema. So che non andrà a finire bene. Non volevo arrivare ad un litigio o una discussione. Ma non avevo scelta.
« Il problema, è sempre lo stesso. Perchè non provi un briciolo di amor proprio? Se sei cambiato veramente, non diresti così. »
Philipp cambia espressione. Ecco, avevo appena fatto scattare una bomba. Nelle sue iridi azzurre, si era appena accesso un fuoco.
Si alza di scatto e va verso la finestra.
« Che cosa ti aspetti che faccia, allora?! » sbraita.
Non ho paura e gli rispondo a tono. « Non devi dispiacerti, solamente perchè mi vedi in questo stato! So che quei bambini erano un peso per te! E non ti dispiace per ciò che è successo! Anzi, direi che ne sei sollevato! »
« E con questo? » mormora tra i denti. « È vero. Erano un peso per me. Ma se la cosa ti rende triste, lo sono anche io! Non ti basta questo? »
No.
Rimaniamo in silenzio. Volevo dirgli quel No. Ma la lingua è attaccata al palato. Philipp si siede vicino a me, appoggiando la testa sulle mie gambe.
« Rispondimi... » sussurra.
« Io... sai, che non posso stare con un assassino. » quelle parole bastano per fargli capire che: o cambiava o tra noi non avrebbe funzionato.
« Farei qualsiasi cosa per te. Non voglio perderti. Cambierò te lo prometto. »
Avevo già sentito quelle parole. Spero che vivamente che cambi qualcosa. Gli accarezzo I capelli. Mi piace spettinarli e lui me lo lascia fare. La rabbia che aveva accumulato si è dissolta. Adesso era rilassato e teneva gli occhi chiusi.
« Jüdin. » teneva ancora gli occhi chiusi. Adesso quel soprannome, non lo pronunciava più con odio e disprezzo. Non mi dava più fastidio. Lo aveva detto in modo dolce e gentile.
« Non lasciarmi. »
« Io... »
« Ti prego. Ho bisogno di te. Non lasciarmi. »
« Non ti lascio. Io ho sempre avuto fiducia in te. Ma tu, non darmi modo di pensare il contrario. »
« Non lo farò. » mi bacia con passione la mano.
« Devi dimostrarlo... »
Philipp si alza e mi guarda negli occhi. Non risponde, questa volta. Si avvicina piano e mi bacia. La sua lingua accarezza la mia. In un attimo, lui è sopra di me. Non mi tocca, non osa. Restiamo così. Ci baciamo e basta. Mi bacia teneramente la guancia. Il suo respiro mi da i brividi.
Non credevo che dandoci solamente dei baci, avrei sentito questa sensazione. Come quando andavamo oltre, per sentire il piacere travolgerci.
Ora so che, non poteva esistere l'amore fisico senza l'amore emotivo. Fusi insieme creano qualcosa che non si può esprimere a parole.
Non potevamo stare separati. Avevamo bisogno l'uno dell'altro per poter stare insieme. Guardo Philipp, e mi accorgo che non potrei stare senza di lui. Lui era parte di me. Sono totalmente e follemente innamorata di lui.
Non appena si avvicina al mio orecchio, mi dice qualcosa che mi lascia di stucco. Dentro di me, sento crollare le emozioni che, fino ad un'attimo fa, si erano manifestate in me. Lasciando il posto, ad un deserto arido e spoglio. Non so se è stata la frase in sé per sé, o il modo in cui l'aveva pronunciata.
Sta di fatto che mi aveva lasciata, senza parole e con un senso di tristezza addosso:
« Perchè non sei nata ariana? »
****
Quella frase, non riesco a togliermela dalla testa. Mi aveva fatto male. So che se sarei stata ariana, sarebbe stato tutto più semplice.
Ma non lo ero.
E non potevo farci nulla. Sono orgogliosa di essere quello che sono. Philipp è accanto a me, e sta dormendo.
Era dura per me, figuriamoci per lui. Ma non rimpiango, il fatto che sia una SS. Era uguale per me.
Avevo voglia di parlare con qualcuno in questo momento. Ma a quest'ora di notte, non potevo, quindi mi sarei tenuta tutto dentro come al solito.
Non riesco a dormire, e ho troppi pensieri per la testa.
Mi alzo e vado in ufficio. Mi sdraio sul divano. Prendo la rivista che si trova sulla scrivania, sperando che mi sia di aiuto per farmi addormentare.
Sono così presa, che non mi accorgo che Philipp era uscito dalla camera. Ed è nudo. Ma questa volta non sono per niente intimorita.
« Non riesci a dormire? » mi chiede con la voce impastata.
Scuoto la testa. « Scusami, se ti ho svegliato. »
« Non sei stata tu. »
Sfoglio con disinteresse il giornale. Vedendo, quelle immagini, noiose a sfondo rosso e bianco. Philipp sbadiglia e si stiracchia.
« C'è qualcosa che ti turba. Lo sento. »
« No. Non è vero. » mento.
« Invece, sì. Sai che non sei brava a mentire »
Sbuffo. Mi mordo il labbro mentre cerco le parole adatte. « Beh è per quello che hai detto ieri. Sul fatto che non sono... ariana. »
« Io non dicevo sul serio. »
« Beh, dal modo in cui lo hai detto, credo proprio di sì. »
« Non volevo feriti. »
« Dimmi la verità: mi preferiresti ariana? » chiedo. Tengo lo sguardo rivolto in basso. Il suo braccio mi avvolge le spalle.
« No. E questa volta sono serio. Non mi importa se sei ebrea o ariana. Certo se lo saresti, non saremmo qui, a parlarne. »
« E dove saremmo? » ero curiosa. Volevo conoscere il suo mondo.
« Beh a qualche festa o a Berlino. »
« A Berlino? Non ci sono mai stata. Com'è? »
Mi sorride. « È bellissima. Ci sono musei, teatri, e grandi costruzioni. E tutto grazie al Führer. Ha fatto rinascere la città dalle ceneri. »
« Mi piacerebbe visitarla. » non ero del tutto convinta. Visitarla? Certo. Ma senza i nazisti.
« La visiteremo insieme. È la città dove sono nato e cresciuto. Ci tengo che tu la veda. »
Era bello fantasticare di tanto in tanto. Appoggio la testa sulla sua spalla. « E dimmi: com'era la tua casa? »
Ridacchia. « Era grande. Aveva un giardino. Due piani. Una cucina e un ampio salone... »
« Ti manca? »
« A volte. » dice.
« Se non fossi stata un' ebrea, avremmo potuto anche andarci. »
« Sì. Avrei chiesto il trasferimento e potevamo andare a vivere lì. Saresti stata la regina della casa. »
« In senso? » dico, facendogli un broncio finto.
Ride. Poi mi accarezza la guancia e teneramente, mi risponde. « La mia regina. Non la mia serva. »
Gli salto addosso e non ci penso due volte a baciarlo. Philipp mi da una sculacciata. E mi è piaciuto. Mi stacco dalle sue labbra. Lui mi guarda in modo provocatorio, e ghigna malevolo.
« Secondo te, come mi vedresti ad una festa con delle signore dell'alta società? » giro su me stessa, cercando di imitare un valzer.
« Saresti la donna più stupenda, lì in mezzo. »
« Mi prendi in giro? » ridacchio.
« No. Sono stato a molte feste di quel genere. C'erano mogli di ministri, ufficiali di grado superiore al mio, di generali. E credimi se ti dico che erano tutte delle racchie. Come del resto, lo erano anche le loro figlie. »
« E scommetto che molte di loro, guardavano te. » il difetto di Philipp, oltre al suo essere menefreghista, è bello di aspetto. È impossibile, che una donna, non gli metta gli occhi addosso. Anzi, bello è a dir poco. Con i suoi capelli mori, gli occhi azzurri come il cielo e un fisico muscoloso.
È incredibile che uno come lui, prova un interesse verso di me. Sono ancora tutt'ora sbalordita.
« Alcune. »
« Ecco. La prossima volta, dì a quelle signore e alle loro figlie, che ormai sei impegnato. » dico, con voce che non ammette obiezioni.
Fa un mezzo sorriso da mandarmi su di giri. Sghignazza, alzandosi di scatto e mi prende da dietro le spalle, facendomi girare verso di lui, per poi, prendermi in braccio.
« Anzi, vorrei portarti a una di quelle feste. »
« Cosa? Non dici sul serio. » no, che non poteva.
« Sì. Perchè no? Se il problema è il vestito: lo hai già. Ti metterai quella veste a righe. Così come quando sei nel campo. E dirò a tutti, persino a Himmler in persona, Questa è la mia ragazza ebrea! La donna più stupenda che io abbia mai conosciuto! » esclama, entusiasta.
« Tu sei matto. Hai bevuto, non è vero? »
« Per niente, a dire il vero. Dovresti vedermi quando bevo di brutto. Dai, poi con quella schifezza a righe addosso, io ti trovo tremendamente sexy. Penso che sono l'unico ufficiale ad Auschwitz che fantastica eroticamente su un'ebrea, mentre si trova nel campo. »
Rido sotto I baffi. In realtà lo avevo già visto ubriaco. Solo che lui non si ricorda niente di quello che a aveva fatto o detto.
Philipp mi rimette giù. Mette un disco, sul giradischi. Dalla tuba fuoriesce una musica romantica, stile jazz.
Lui mi stringe fra le sue braccia e iniziamo a ballare lentamente. Voglio rimanere così, in questa pace assoluta, per sempre. Insieme a lui.
« Credevo che odiassi ballare. » dico, curiosa.
« Infatti. Ma grazie per avermelo fatto provare. Adoro ballare con te. Solo con te. »
Sorrido timidamente. Appoggio la testa sul suo petto. Sono rilassata. Niente poteva rovinare questo momento. Sono immersa in una felicità incondizionata. Philipp cerca di baciarmi. Devo alzarmi in punta di piedi, per farlo. Baciarlo da seduto era uno scherzo, ma in piedi non era affatto facile. Neanche con la punta dei piedi riesco ad avvicinarmi alle sue labbra. Odio essere così bassa. Alla fine, è stato lui ad avvicinarsi alle mie labbra.
« La mia piccola Jüdin. » sussurra, fra le mie labbra.
Continuo a baciarlo senza dire niente. Philipp fa scivolare le spalline della mia camicia da notte, verso il basso. Finchè, anche io non rimango nuda.
Non sento più l'imbarazzo, con quel corpo così diverso dal mio.
Le sue labbra scivolano fra il mio collo e la mia guancia. Una multitudine di emozioni esplodono in me. Piccoli brividi. Philipp va più giù. Stuzzica il mio seno con i denti. Piccole scosse di piacere, mi investono.
Baci innocenti. Sento la sua lingua, andare fino in basso, verso il mio ventre. Quando, infine, arriva sulla mia intimità, mi sento soffocare. Non riesco a trattenermi dal emettere gemiti e sospiri. Era scomoda questa posizione. Ma poco importa.
Philipp mi allarga di più le cosce. La sua testa era completamente immersa fra le mie gambe. Dovevo fare molta attenzione a non cadere.
La sua lingua mi accarezza delicatamente la punta del piacere. Mugolo il suo nome, quasi urlandolo.
Spingo la sua testa, verso l'interno. Ero arrivata quasi al limite, finchè, Philipp non si allontana da me. La sua bocca mi dona dei piccoli baci all'interno coscia.
Lo guardo non capendo che cosa abbia in mente. Ma non poteva lasciarmi così. Incompleta. Insoddisfatta.
« Vuoi fare una cosa eccitante? » mi chiede, affannato.
Il mio sguardo non fa trapelare alcuna emozione. Annuisco, silenziosamente. Philipp mi prende per mano e mi porta in camera da letto.
Mi sdraio e lui sopra di me. L'atmosfera era cambiata: non era più romantica, ma passionale e rude.
« Toccati. » me lo dice, con una nota severa. Come un ordine.
« C - cosa? »
« Ho detto, toccati. » Ordina di nuovo.
Faccio come mi dice. Muovo le dita lentamente, creando dei piccoli cerchi. Non mi ero mai toccata, prima d'ora.
« Guardami. »
I suoi occhi azzurri mi ipotizzano. Noto che anche lui si stava toccando. Mi eccita molto.
« Jüdin, muovi le dita più velocemente. Come ti ho insegnato. » mugola.
Muovo le dita. Mi manca il respiro. « Philipp! » dico, in un lamento.
« Sì, così, piccola. Godi. » la sua voce, mi eccitava. Si avvicina al mio orecchio per sussurarmi una serie di porcate. Alcune più zozze di altre.
Soffoco un gemito, prima di svenire dal piacere. Lui lo raggiunge, un secondo dopo di me. Sento gli schizzi caldi sulla pancia. Philipp si sdraia accanto a me, e mi abbraccia. Ci facciamo le coccole. È il momento che preferisco. Alla fine, ci addormentiamo, esausti.
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤
Spero che vi piaccia :)
Oh mio dio, finalmente ho aggiornato. Mi spiace tantissimo :/ per questo ritardo il capitolo era pronto da un pezzo, solo che non avendo internet mi è difficile aggiornare, dato che mia madre si è stufata di farmi allacciare con il suo :(
Scusatemi veramente tanto. :(
Ma ho visto che, nonostante, il ritardo la storia è rimasta in classifica ed ha raggiunto i 30K visualizzazioni 😍 grazie mille a tutti. Di giorno in giorno aumentate sempre di più. ❤
Vi ringrazio tanto. Ringrazio chi commenta, vota o semplicemente legge :)
Grazie anche a chi mi supporta ogni giorno ❤ Vi adoro
Spero di aggiornare presto, questa volta.
Un megabacione
Noemi 💜
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