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Capitolo 65

Canzoni per il capitolo :

A Change Of Heart - 1975

Breathe Me - Sia.

Philipp è dovuto andare via. Aveva degli impegni urgenti. Quindi toccava a me rimanere con i bambini.
Per me non era affatto un problema. Mi ero svegliata presto e mentre i piccoli dormivano, io resto in ufficio seduta sul divano a leggere un libro.
Ieri sera, dopo il bagno, eravamo rimasti tutta la notte a parlare. Avevamo tante cose in comune. Una di queste era la passione per la letteratura. Ero rimasta basita, ma allo stesso tempo entusiasta.

All'inizio credevo che la odiasse, invece quando mi ha confessato il contrario, ho pensato che una persona non si finisce mai di conoscerla bene fino in fondo.
Il padre non voleva che perdeva il suo tempo a leggere i libri. Un buon tedesco non lo fa: mi aveva detto.

Allora cosa fa un buon tedesco?

Che persone strane che sono. E poi siamo noi ebrei, quelli anormali. Adesso capisco tutto.
Quando mi portava i libri di grande rilievo, credevo che li aveva presi a caso. Così mi aveva detto lui.
E non è stato un caso quello di ieri, quando l'avevo visto leggere "Romeo e Giulietta "

Alla NaPola, oltre a imbracciare un fucile, aveva ricevuto un'istituzione rigida. Anche se studiavano solo letteratura tedesca.
Era bello sapere che c'era una persona che la pensa come me. A scuola mi chiamavano divoratrice di libri e non era per sottolineare la mia bravura.

La porta della camera si apre e vedo i bambini davanti alla porta ancora assonati. Chiudo il libro e mi avvicino a loro.

« Buongiorno. »

Mi sorridono. Credo che abbiano capito. In silenzio, si siedono per fare colazione.

« Oggi cosa volete fare? » chiedo, mentre spalmo la marmellata sulla fetta biscottata.

Non mi rispondono e bevono il latte. Non potevamo restare con le mani in mano tutto il giorno.
Chissà cosa gli faceva fare Philipp.

Ho trovato. Potrei insegnar loro a leggere e scrive e a parlare francese.

Se volevo diventare un insegnate, un giorno, tanto vale fare un po di pratica.
Chiamo Bruno e gli chiedo, cortesemente, se poteva trovarmi dei libri per bambini. Non credo che sarà facile trovarli in un posto del genere.

Aspetto un'ora abbondante prima del ritorno di Bruno. Con mia sorpresa, in mano teneva ciò che mi serviva. Lo ringrazio e vado a sedermi.

« Allora bambini. Incominciamo dal principio. » Prendo dei fogli bianchi e due penne. Sul mio foglio scrivo l'intero alfabeto. Sia in corsivo,in stampatello, e in Maiuscolo.

I bambini mi guardano non capendo che cosa stavo facendo. Dopo aver terminato, metto davanti a loro il foglio.

« Copiate queste lettere e quando avrete finito, controllo. » Non capisco come abbiano fatto ma mi avevano capita di nuovo. A volte basta poco per farsi capire.
Prendo il mio libro e continuo a leggere.

Ogni tanto do un occhiata ai loro fogli. La A della bambina sembrava leggermente incurvata, in corsivo. Quella del bambino non sapevo che cos'era di preciso.

Sarà più difficile di quanto pensassi.

Proviamo a ripeterlo venti volte, alla fine, il tempo da buoni risultati. Facciamo una pausa. Infondo se la sono meritata.
Abbiamo passato tutta la mattinata sull'alfabeto.

Mentre i bambini giocano, mi concedo anche io una pausa. Gioco con loro, finché non torna Philipp.
Lascio i piccoli a giocare e vado a salutarlo.

« Vedo che ti stai dando da fare, con quelli lì. »

« Sì. Sai oggi hanno imparato a scrivere l'alfabeto. Sono molto bravi. »

Sussulta. « Ho avuto un giornata pesante. Non vedo l'ora di riapropriarmi del mio letto. » dice, esausto buttandosi sul divano.

« Ancora niente sul trasferimento dei bambini? »

Philipp scuote la testa. « No. Dobbiamo organizzarci. Non è affatto facile. È rischioso farli passare per la dogana. I nostri sono molto severi, controllano tutto, prima di farti passare. Non se la caveranno con solo dei documenti. »

« E allora che cosa facciamo? »

Philipp rimane in silenzio a pensare, prima di dirmi la sua risposta. « Dobbiamo farli passare clandestinamente. È rischioso, ma è inevitabile. »

A questo punto sono molto preoccupata. Vorrei tanto andare con loro, ma non mi era possibile. Non volevo lasciarli da soli.

« E comunque non sarà di certo domani. Ci vuole tempo per organizzare tutto. Sai ho sentito dire che gli ebrei della Francia, che sono scampati alla retata, passano clandestinamente in Svizzera attraverso le Alpi. »

« E tu come fai a saperlo? »

« I miei uomini parlano molto. Siamo sempre in contatto anche con gli altri che si trovano nei vari paesi d'Europa. »

Questa notizia, mi rende felice. Non sapevo che alcuni della mia gente, era sopravvissuta alla retata. Potevo essere tra di loro. Ricordo quando mio padre, al velodromo, mi aveva detto che sarei andata a vivere con una famiglia cattolica. Loro si sarebbero presi cura di me, anche se sarei stata dentro una cantina o in una stanza nascosta.

Ma non mi sono pentita della scelta che ho fatto. Dovevo seguire i miei genitori, ma soprattutto se sarei rimasta a Parigi, non avrei mai incontrato Philipp.
È stata una scelta difficile. Ma quando lasciai il velodromo, nessuno di noi, sospettava di finire all'inferno.

Accendo la radio e giro la manovella. Avevo voglia di sentire un po di musica. Giro diverse stazioni radio, finchè trovo una stazione radio strana. Alzo il volume. Silenzio.
Sono sicura di aver alzato il volume. In quel preciso istante si sentono dei batacchi provenire dalla radio a diversi intervalli. Poi una voce, in inglese, annuccia:

« Qui, Radio Londra. »

Non è possibile. Radio Londra! E non era una stazione tedesca finalmente delle buone notizie! Forse, forse era la fine dopotutto.
Sono così agitata e fuori di me, allo stesso tempo, che non sento i passi di Philipp.
Vedo il suo braccio allungarsi verso la radio e spegnerla.

Philipp aveva il fiatone. Respirava a stento. « Dico, ma sei impazzita?! »

« Io... io mi dispiace. Volevo solo ascoltare della musica. » giustifico.

« Quella non mi sembrava affatto della musica. Prega Dio che nessuno abbia ascoltato. »

« Scusami. E che quando ho sentito radio Londra, non ho saputo resistere. Capiscimi. Voglio solo sapere cosa sta succedendo. E non voglio ascoltare la radio tedesca per sentir dire che va tutto bene o che la Germania sta vincendo su tutti i fronti. »

Philipp mi guarda e poi volta lo sguardo. « Io so, che tu lo sai. Philipp, che cosa sta succedendo? »

« Nulla, per il momento. »

« È la verità? »

Annuisce. Speravo in un qualche miglioramento. Non era giusto... Nessuno ci verrà a salvare. Philipp mi abbraccia e questo mi tranquillizza.

« Ehi, non essere triste. Ci sono io qui. Per adesso, stiamo bene. Sei al sicuro qui. »

Alzo lo sguardo. I miei occhi pizzicano per via delle lacrime. « Come? Come facciamo a essere al sicuro? Philipp, ma non ci pensi? Che cosa faremo dopo? Che cosa succederà se la Germania vincesse la guerra? Che cosa ne sarà di noi? »

« Non lo so. Ma per ora quello che conta è il presente. »

« Io voglio qualcosa su cui aggrapparmi. Vorrei pensare anche al futuro. Al nostro futuro. Se voi vincerete, come faremo? Saresti disposto a mentire? Fino alla fine? A fare finta? »

Questo significava che avrebbe avuto due vite. Una come me e l'altra con i suoi amichetti, champagne, caviale, donne e divertimento a non finire. Senza contare che indosserebbe quella divisa e ciò che essa rappresenta per il resto dei suoi giorni.

« Se è il prezzo da pagare per stare con te, allora sì. Mentirei. »

« Io non ci riuscirei. »

Philipp mi obbliga a guardarlo. Se c'è una cosa che avevo imparato su di lui, era che non si arrendeva mai.

« Miriam, ascoltami. Noi possiamo essere felici. Io sono felice adesso. E se la mia patria dovesse vincere, io sarò disposto a lasciar perdere tutto. Lascerò le SS, lascerò questo posto. Tutto ciò che mi importa è avere una vita con te. Io amo la mia patria. Adoro la mia gente. Ma se mi impediscono di stare con te, allora loro non hanno più senso per me. »

Non lo aveva detto sul serio.

« Philipp io non voglio che lasci perdere tutto per causa mia. Io non voglio distruggere la tua vita. So che essere una SS... » mi fermo. Non voglio dire ciò che penso, ma lui mi incoraggia a continuare: «...So che hai fatto delle scelte sbagliate, ma so, anche, che hai dato tanto per arrivare dove sei adesso. Non ti lascerò buttare via tutto. »

Sapevo che se avesse lasciato le SS, lo avrebbero incriminato. Purtroppo la diserzione era punibile con la morte. Non potevo fargli questo. Era già difficile tutto così com'era. Ora mi rendo conto che siamo entrambi ridotti in catene.

« Forse, dovresti stare con delle ragazze ariene. » dire questa frase mi era costato tanto. Era molto doloroso per me.

Philipp prende il mio viso fra le sue mani e mi guarda dritto negli occhi. « Dimmi che stai scherzando. »

« Stare con una come Hellen, potrebbe renderti felice. »

« Ascoltami bene. Io non voglio Hellen. Non voglio nessuna di quelle ragazze. Sono senza cervello, e pensano solo a cose stupide e superflue. Per mettersi in mostra cercano di rendersi ridicole o quant'altro. L'unica cosa che mi interessava di loro, era quello di scoparmele. Ma tu, non sei come loro. »

« Non sono come loro. È vero. Ma io non posso renderti veramente felice. In futuro dovresti avere una moglie che ti ama, avere dei figli, tutto quello che Io non posso darti. »

« Non mi importa. Sai la mia vita non aveva un senso, prima che arrivassi tu. Miriam, tu sei tutta la mia vita, adesso. Io ti ringrazio per quello che stai facendo. Voglio farti capire che tu sei tutto per me. »

Volto le sguardo. Anche se avrei voluto fissare ancora i suoi occhi azzurri. Vorrei con tutto il cuore che questa stupida guerra finisse. Non avremo dovuto innamorarci. Io sarei dovuta stare con Simon. Ma non sarei stata felice come adesso.

Philipp si alza e va verso la porta. « Allora, vuoi davvero che vado da Hellen? »

Non gli rispondo. « Guarda che se poi lo faccio, non si può più tornare indietro. »

Ingoio un'enorme quantità di saliva. Mi ripeto che era la cosa giusta. Per lui, volevo solo il meglio.

« Va bene. Allora... addio, Jüdin. »

Non appena apre la porta, scatto in piedi e corro verso di lui e lo bacio con tutta me stessa. Non ci riesco. Non volevo che andasse da lei. Non volevo che amasse nessun'altra, a parte me.
Gli mordo le labbra. Geme. Gli avevo morso il labbro troppo forte. Ed era quello che volevo. Il nostro bacio si fa sempre più intenso e provocatorio.

« Allora, che ti prende? »

« Non... andare da lei. Non andare da lei! » tremo per la rabbia.

Philipp mi sorride. « Perchè? Credevo che volessi questo. » mi dice, con un tono strafottente.

« Tu sei mio! Non voglio che tu vada da quelle puttane! Ma soprattutto, non voglio che tu vada da lei. » non lo avrei sopportato.

« Ripetilo. »

Sento le guancie roventi. Mi vergogno. Non era da me, comportarmi in questo modo.

« Ripetilo. »

« Tu sei mio. »

Le sue labbra si avvicinano ancora. « Dillo di nuovo. »

« Sei mio. »

Riprendiamo il bacio, questa volta più dolce e sensuale. « E tu sei mia. Ora si che ti riconosco. » sussurra fra lei mie labbra.

Gli sorrido. Ci abbracciamo. Sento il battito del suo cuore. Credo che non ci sia suono più bello che io abbia mai sentito. Aveva ragione. Adesso voglio pensare solamente al nostro presente. Ed era bellissimo. Ci amiamo. Questa cosa l'affronteremo insieme.
Non avremo permesso che Auschwitz distruggesse quello che c'era fra noi.

Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo
Oddio scusate per il ritardo. Sono imperdonabile :( ma sono sempre impegnata.
E spero che questo capitolo vi piaccia. Mi ha trasmesso delle emozioni forti e spero che questo succeda anche a voi.
Ahhaha pensavate veramente che Philipp andava da Hellen? 😂
No non lo avrei permesso
Ringrazio quelli che commentano, votano o solamente leggono
Comunque i capitoli successivi ci saranno delle sorprese e non :P
Il prossimo aggiornamento sarà Domenica o lunedì ( può darsi che potrei postare anche Martedi non so, ma spero di no)
Un megabacione a tutte
Noemi 💜

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