Capitolo 62
Canzoni per il capitolo :
• War Of Hearts - Ruelle.
• Wolves - One Direction
I due bambini, sono seduti in mezzo ai cespugli, uno acconto all'altra. Sono sporchi. I loro vestiti sono strappati e lerci. Hanno una pelle scura, non come la mia.
Quando vedono, Philipp indietreggiano, impauriti.
So cosa devo provare. Poverini. Con un sorriso, mi avvicino a loro tenendo la mano.
« Su, piccoli. Venite. Non vi vogliamo fare del male.
« Parla per te. » s'intromette, Philipp.
Lo guardo male. Se torceva loro un capello, doveva vedersela con me. Mi avvicino ancora di più, ma i bambini non vogliono saperne. Dovevano avere anche molta fame.
Frugo nelle tasche, per vedere se avevo qualcosa. Per fortuna, avevo un pezzo di pane.
Non era molto ma, andava comunque bene.
I bambini prendo il pezzo di pane, senza tanti complimenti e lo divorano.
« Credono che non parlino la nostra lingua. Chissà da dove vengono. » Non erano ebrei. Non avevono cucita la stella.
« Sono zingari. »
« Come fai a saperlo? »
« È ovvio. La loro puzza si sente da chilometri. » dice, disgustato.
« Beh zingari o no, lì aiuteremo. »
« Noi? »
« Certo. »
Philipp mi risponde con una risata ironica. « Levatelo dalla testa! Io non aiuto nessuno. Benché meno, questi marmocchi. Scommetto che questi bastardi devono essere scappati dal treno. Le madri aiutano i figli a scappare dai vagoni. Ogni tanto, i miei uomini, li trovano a vagare per questi boschi. E li uccidono. Io li porterò al campo. Poi li faranno la stessa fine dei genitori. »
Non puo dirlo sul serio. Philipp si avvicina minaccioso, per prenderli. Io mi metto fra di loro. Non gli avrei permesso di farlo.
« Levati! »
« No! Non puoi farlo. Hanno bisogno di aiuto. Sono solo dei bambini. »
« Non mi interessa! »
« Sei un mostro! »
A quelle parole, Philipp si allontana. Mi pento di averlo detto. Ma cosa avrei dovuto fare?
In questo momento è come se mi trovassi in mezzo ad una linea, non sapendo da che parte stare.
« Philipp, mi dispiace. Non volevo, ma... »
« Ma cosa? Hai ragione. Sono un mostro. D'altronde, se lo sarei veramente ti avrei già ucciso. »
« Adesso, ti metti anche a rinfacciarmelo? »
« No. Sto solamente precisando. »
Sospiro. Guardo i bambini. So quanto sia dura, per loro. Era un miracolo che i soldati non li abbiano ancora trovati. Mi avvicino alla persona che amo di più al mondo e lo abbraccio.
« Philipp, noi dobbiamo aiutarli. Ti prego... »
« Miriam, sto già rischiando molto. Non complicarmi le cose. »
« Fallo per me. Questo mi renderebbe molto felice. » Con questo, spero che mi dia retta.
« E poi? Che succederebbe? »
« Per adesso, dobbiamo trovar loro una sistemazione. Poi potremmo cercare qualcuno che si prenda cura di loro. »
« Nessuno adotterrbbe degli zingari. Non posso andare in giro a cercarli una casa. Io sono una SS. Dovrei uccidere gli esseri inferiori non aiutarli. »
« Dimmi la verità: Hai mai ucciso dei bambini? » Non so questa domanda, sia saltata fuori.
« Dimmi la verità: Lo vuoi sapere veramente? »
No. Non volevo, ma avevo il diritto di sapere. Philipp capisce e si volta per non guardarmi.
« Sì. Più di uno. E la cosa che mi piace di più, è ucciderli proprio davanti alle madri. » ho un conato. Non può essere vero.
Philipp continua a parlare. « Una volta, dovevamo portare dei nuovi arrivati alla camera a gas. Ero insieme a Friedrich e Gustav e altri tre ufficiali. Puoi immaginarti la scena: noi che ridevamo gustandoci ogni momento e loro impauriti e spaesati. Non sapevano dove stessero andando. Andava tutto bene, finché una madre, con il suo neonato, non decise di rovinare tutto. »
Mi pizzicano gli occhi. Cerco di trattenere le lacrime. Philipp si volta a guardarmi. Era distrutto.
« Ti prego... non giudicarmi. Io... ho dovuto farlo. »
Soffoco un singhiozzo. Dopo una breve pausa, Philipp continua « Lei stava cercando di fuggire. Io e gli altri dovevamo far mantenere la calma. La donna stava fuggendo e non appena il gruppo era entrato dentro il crematorio, incominciamo a inseguirla. Ci era voluto un po, ma alla fine eravamo riusciti a bloccarla. Ricordo le urla di lei, quando le ho strappato via dalle braccia il figlio. Eravamo tutti eccitati e divertiti. Friedrich la teneva ferma, mentre io e gli altri eravamo intenti a fare delle scommesse. Quel pianto era insopportabile. Volevo farlo fuori, immediatamente. Ma dove sarebbe stato tutto il divertimento? »
Chiudo gli occhi. Volevo tapparmi le orecchie. Non volevo più ascoltare.
« Friedrich costrinse la donna a guardare, mentre io lanciavo il figlio in aria. Non avevo mai provato una cosa così entusiasmante. Prima che il neonato precipitasse a terra, prendemo le pistole e cerchiamo di sparargli, mentre era ancora in aria. Ho perso la scommessa. Se avrei preso bene la mira, probabilmente avrei vinto. »
Non riesco a respirare. « Perchè? Perchè lo hai fatto? Perchè? » ormai sono in preda alle lacrime. « Come hai potuto?!» esclamo, mentre mi siedo.
Philipp si avvicina a me. Mi prende le mani e si inginocchia. Era sconvolto quasi quanto me. « Mi dispiace! Ma è successo prima che ti conoscessi. Non sono più quel tipo di persona. Grazie a te, sto cercando di migliorare ogni giorno. Per te, solamente per te. » dichiara, disperato, appoggiando la testa sulle mie gambe.
« Era solo un bambino indifeso. La madre lo stava protegendo. Che ti è saltato in testa? Pensavo che adorassi i bambini. E invece... »
« Io adoro i bambini. »
« E allora perchè lo hai fatto? » Volevo sentirmelo dire.
« Perchè... Era solamente un ebreo. »
Rimango in silenzio. Non riesco a guardarlo. « Sei una bestia... »
« Sì, hai ragione. Lo sono. Ma adesso, non farei mai una cosa del genere, mai. Se so che questo ti fa soffrire. Voglio essere un uomo migliore per te. Miriam non voglio perderti. » mi accarezza la guancia « Tu sei tutto per me. »
« Io non... »
« Adesso ho bisogno di te. Ora che sono rimasto solo. »
« Che intendi dire? »
Philipp si ricompose. Aveva pur sempre un dignità. Non era da lui, far certe scenate. « Ho detto ai miei amici... di me e di te. »
« Cosa hai fatto? Sei impazzito?! » gli chiedo, sconvolta. Adesso ci mancava solo questo.
« Alla fine ho dovuto. Pensavo che mi avrebbero capito. Invece. Sai come hanno reagito? Dovevi esserci. I miei amici... Mark lo sapeva già e Hans e Gustav sono rimasti di sasso. Sì, Hans, adesso, ha capito il perchè gli chiedevo sempre se potevo prenderti con me. L'unico che è rimasto amaramente deluso è stato Friedrich. Ha dato di matto. Mi ha insultato, dicendomi che io ero la sua roccia. Il suo specchio. Ero il suo esempio. Mi adorava, come gli altri. Ma anche i migliori, a volte, hanno dei lati negativi. Friedrich è come un fratello per me. Mi ha detto che non devo rovinarmi la vita per una come te. È solo un'ebrea a cui non importa niente di te. Lo fa solo per salvarsi la pelle. Non gli ho dato ascolto. Ora non ho più amici, se così potevo definirli. Ma non mi importa. Ora tutto ciò che voglio sei tu. »
Gli accarezzo la guancia. « Sei pazzo. »
« Di te. »
« Sì, completamente. » ridacchio, scioccamente.
Philipp incomincia a baciarmi, partendo dalle mani. Andando più su, fino al collo. Sospiro, quando mi mordicchia il lobo dell'orecchio. Sento il suo respiro. Ho I brividi. Le sue labbra passano lascivamente sulla guancia, fino alle mie.
Ci baciamo appassionatamente. Philipp preme con piu forza in avanti, facendomi cadere all'indietro. Ora lui era sopra di me. Mentre mi bacia, mi tocca il seno. Con il pollice gioca con il mio capezzolo, mandandomi alle stelle. L'altra mano, passa sotto la mia tunica. Quando le sue dita mi sfiorano le piccole labbra, mando la testa all'indietro, gemendo. Sento le sue labbra andare verso il basso. La sua lingua accarezza l'aereola scura del mio seno. Accarezzando e moridicchiando il capezzolo, facendolo diventare turgido. Mi ci vuole tutta me stessa per non urlare.
Poi, mi ricordo, che cosa c'era a pochi passi da noi.
« N.. n-no aspetta... » Lo interrompo.
« C- cosa? » dice, affannato.
« Non possiamo. Ci sono i bambini. »
In un'attimo spengo tutta la passione. Philipp, scocciato, si toglie da sopra di me. Mi alzo, sistemandomi la tunica a righe.
Vado a vedere come stanno e quando li trovo addormentati, sorrido teneramente.
« Si sono addormentati. » Gli comunico. Intanto, lui si era acceso una sigaretta.
È incredibile. Come avranno fatto ad addomentarsi con la nostra discussione? Dovevano essere proprio stanchi, poverini.
« Dobbiamo portarli in braccio. » osservo.
Philipp con la sigaretta che gli penzola fra le labbra, prende in braccio la bambina, mertondola dietro le spalle. Io porto in braccio il bambino. Sono tutte e due piccoli e non pesavano molto.
Saliamo la scaletta che conduceva alla baracca. Philipp richiude il passaggio. I bambini dormivano beatamente.
« E adesso? Come facciamo ad arrivare nel tuo ufficio? »
« Non ne ho idea. Fammi pensare. »
Mi affaccio all finestra. Fuori c'era un carretto. Potrebbe funzionare. Se li appoggiamo lì fino al suo ufficio, nessuno noterà niente. Dico la mia idea a Philipp. Non aveva obiettato. Usciamo e mettiamo i bambini nel carretto, comprendoli con dei sacchi vuoti.
Philipp non poteva trainare il caretto, così lo dovevo fare io. Le guardie non sospettano di nulla. Philipp è qualche metro più indietro.
Per fortuna, tutto va bene.
Entriamo in ufficio, i bambini dormono ancora. Non potevo metterli a letto, così sporchi. Quindi, vado in bagno a preparare la vasca. Philipp era uscito per rimediare dei vestiti.
Non appena la vasca era piena, lì sveglio.
Non appena aprono gli occhi, sono spaventati, ma li rassicuro. Cerco di farmi capire e credo di avercela fatta. Li faccio alzare dal letto e li porto in bagno. Adesso sono molto più tranquilli.
Li spoglio ed entrano nella vasca senza discutere. Metto lo shampoo fra i capelli di ognuno e strofino bene quelli della bambina e poi quelli del maschietto. Lei aveva dei bellissimi capelli lisci lunghi e mori. Avrei dato qualsiasi cosa per averli.
L'acqua da limpida era passata da un nero carbone.
Erano proprio sporchi. I bambini incominciano a giocare schizzadosi l'acqua. È io con loro.
Prendo il bagnoschiuma e lo cospargo nei loro corpicini. « Va meglio adesso, vero? » chiedo, teneramente. Anche non possono capirmi.
Philipp rientra e lascia i loro vestiti sul letto ed esce di nuovo.
Dopo il bagno, li asciugo sia il corpo che i capelli. Vedo i vestiti che aveva portato Philipp. Erano molto carini. Infilo ad entrambi i pigiamini. Mentre sono in camera a giocare. Chiedo a Bruno se può portare due pasti caldi.
Philipp era uscito, di nuovo. Forse aveva da fare. Sarebbe tratto più tardi. Busano alla porta. Bruno aveva fatto presto. Prendo i piatti e lo ringrazio.
I bambini ci misero un secondo a mangiare. Dopo essersi abbuffati sbadigliano. Li porto a letto e li faccio addormentare cantando una ninna nanna in ebraico. Ricordo che la mamma la cantava sempre a me e a Sarah prima di andare a dormire.
Sorrido, mentre li guardo.
Esco in punta di piedi e chiudo la porta. In quel momento, Philipp rientra.
« Sono esausto. »
Poi si avvicina a me, baciandomi. « Cazzo, ho una voglia. Dov'eravamo rimasti? »
« Non lo so. Credo che dovresti rinfrescarmi la memoria. » Mi trascina verso la camera. Ma lo fermo, appena in tempo.
« No. »
« Perchè? »
« Beh ecco... » Senza farmi finire, apre la porta.
« Come vedi ci sono i bambini che stanno dormendo. Non sono carini? »
« Nel mio letto? »
« Non potevo metterli sul divano. E poi a noi, adesso, non serve. »
« Questo lo dici tu. Doveva essere la nostra serata. »
« Beh la passeremo in un'altra maniera. Sai, un rapporto non è fatto solo di sesso. E si dà il caso che io sia la tua fidanzata, non una delle tante ragazze che hai frequentato. »
« Ottima osservazione. »
Mi sento soddisfatta. Doveva capire anche questo. Non volevo un rapporto basato solo sul rapporto fisico.
« Però devo dire che ci sai fare con i bambini. »
« Beh quando ero a Parigi, facevo la baby-sitter ai vicini. Non è stato difficile. »
« Sei una brava baby - sitter. » mi da un bacio.
« Dove sei andato prima? »
« Dovevo fare alcune cose. Niente di importate. »
Mi spoglio e mi infilo il pigiama. Avremo dormito sul divano. Philipp si leva l'uniforme. Questa volta, si lascia i boxer addosso. Se i bambini si svegliassero, non era carino che lo vedrebbero nudo.
Prima di sdraiarsi, spegne la luce.
« Che giornata. »
« Meglio delle altre questo è certo. »
« Non posso crederci di aver ospitato due bambini zingari nel mio ufficio. »
« È un passo avanti. »
Stava cambiando e io ero fiera di lui. Passo dopo passo. Mi accocolo vicino a lui. Sento la sua mano accarezzarmi I capelli.
« Mi dispiace per i tuoi amici. »
« Non fa niente. Se non ti accettano problemi loro. »
« Vedrai che tutto si risolverà. In fondo, sono i tuoi amici. Non dovresti lasciarli perdere per me. Prova a parlaci. »
« Non lo so. Vedremo. »
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤
Questo capitolo mi è piaciuto tantissimo 😍 e a voi?
Fatemelo sapere con un commento. ❤
Ringrazio di cuore chi mi sostiene giorno, dopo giorno. Ringrazio anche le persone che votano, commentano e leggono.
Il prossimo aggiornamento sarà Domenica o lunedì ❤
Un megabacione
Noemi 💜
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