Capitolo 49
Canzoni del capitolo :
• Beauty And The Beast - Ariana Grande ft John Legend (Disney)
• Echo - Jason Walker
Dopo che Philipp mi aveva riaccompagnato al campo, mi sono sentita con un senso di vuoto.
Neanche erano passati cinque minuti, che sentivo già la sua mancanza.
Quando rientro nella baracca, mia madre e le altre erano già dentro a mangiare la "zuppa".
Mi siedo vicino a mia sorella. Ripensando a questa mattina, non riesco a far altro che sorridere.
Alzo lo sguardo e vedo le altre che mi guardano in modo strano.
« Ti senti bene? » mi domanda, Rachel, preoccupata.
« Mai stata meglio » in mano tengo la mia porzione e non faccio altro che guardare quella brodaglia nera. Faccio una smorfia di disgusto.
« La volete? » chiedo. Le altre mi guardano scioccate « Non ho molta fame. »
« Che cosa? Stai scherzando? » esclama, mia sorella.
« No. »
« Miriam, sei sicura di sentirti bene? » guardo mia madre, non volevo farla preoccupare.
« Sta tranquilla, mamma. Sto bene. Se non la volete, la butto via. » Lo avevo detto apposta per far cambiare loro idea. La mia strategia aveva funzionato. Le altre si buttano a capofitto su di me dicendo "Dammelo a me".
Per accontentare tutte, la divido mettono il brodo in ognuna delle loro gavette. Mentre loro finiscono di mangiare io mi sdraio sulla cuccetta.
Ho sonno. Il pranzo di oggi mi aveva appesantito e avevo sonno. Penso a Philipp, chissà cosa starà facendo in questo momento.
Non pensavo che mi avesse fatto una cosa così carina per me. Sento delle braccia che mi avvolgono da dietro. Mi giro. Era mia madre. Mi accarezza I capelli guardandomi teneramente.
« Che cos'hai? »
« Nulla. Non devi preoccuparti per me. » mi avvicino di più a lei « Mamma, io ho paura per te. Vorrei poter fare qualcosa. »
« Vederti qui, mi riempie di gioia. Sei cambiata, Miriam. Non sei più una bambina. Sei una Donna adesso e sono molto orgogliosa di te. »
« Ti voglio bene, mamma. Vedrai noi ce la faremo. Torneremo a casa. » ci abbracciamo.
Questi momenti mi ricordano quando dormivo nel lettone insieme a lei e papà, quando ero piccola e avevo la febbre alta. Avevo bisogno di lei, come lei di me. Non voglio che lei muoia. Non lo sopporterei.
Era fragile e delicata. Io e Sarah, dovevamo aiutarla, insieme alla zia ce la saremmo cavata.
*****
Mi trovo nel Kanada, il lavoro aumenta di giorno in giorno. Con un unica differenza.
Lucie da questa mattina non fa altro che guardarmi.
Aveva uno sguardo sospettoso. Faccio finta di nulla.
Questa mattina Philipp si era presentato due volte, ci eravamo guardarti come l'ultima volta. Questa volta però avevo sorriso, avevo fatto in modo che gli altri non potessero vedermi. Non mi aspettavo che lui ricambiasse. Era durato due secondi.
Ora è andato via. Spero che ritorni e che mi porti via come ieri. Tre giorni fa ero nel suo ufficio. Avevo avuto la possibilità di stare con lui, ma per motivi ben più grandi sono dovuta tornare. Ma questo non significa che non voglia stare più con lui.
« Tu e tu, andate a bruciare queste foto » ci ordina la Kapo, a me e a Lucie.
Senza dire nulla, prendiamo il cestino e andiamo di fuori, vicino al muro c'era un piccolo fuoco accesso. A raffica, incominciamo a buttarle. Lucie ha ancora quello sguardo puntato su di me. Decido di dirle il perchè, ma lei mi batte sul tempo.
« A che gioco stai giocando? » va bene questo non lo avevo previsto.
« Cosa? »
« Lo sai benissimo. » si guarda intorno, come per fare attenzione che nessuno ci stesse ascoltando. « Tu e quell'ufficiale. »
Ho una stretta allo stomaco. « Non so di cosa parli »
« Miriam sono due giorni che vi osservo. Ti guarda come se fossi l'unico diamante sulla terra » non posso fare a meno sorridere. Era così? Philipp mi vedeva in quel modo?
« E come se non bastasse ieri, sei sparita tutto il giorno. » fa una breve pausa « Miriam, che cosa sta succedendo? Dimmelo. »
La guardo negli occhi. So che posso fidarmi di lei e poi devo sfogarmi con qualcuno, devo far uscire le mie emozioni. Quello che sento. Sono cose private, ma non ci riesco.
« Non qui. Se vuoi che ti dica la verità. Dobbiamo andare a parlare in un posto isolato. »
Lucie annuisce. Finiamo di bruciare le foto, dopodichè rientriamo nel magazino. Riprendiamo i nostri posti, ma la Kapo ci ferma e ci dice di andare in un'altro deposito.
Ci diede sei scatole contenti dei gioielli, era gia stati pesati e valutati. Dovevano solo spediti in Germania. Lungo la strada restiamo in silenzio.
Arriviamo nel deposito e posiamo le tre scatole sullo scaffale. Il deposito era abbastanza lontano e non c'era nessuno.
Così prendo Lucie per un braccio e cerco un posto dove potevamo parlare.
« Allora? Che succede? »
Sono nervosa e ho un groppo alla gola. « Promettimi di non giudicarmi »
« Non lo farò, non l'ho mai fatto. Al massimo posso darti dei consigli » mi assicura.
Mi tremano le gambe. Devo prendere coraggio « Ti ricordi, prima del mio incidente, sparivo quasi sempre dal Kanada? » Lucie annuisce. « Beh ecco, io non andavo a lavorare, come ti avevo detto. Ma ero insieme a lui »
« Che vuoi dire con insieme a lui? » Lucie era nervosa quasi quanto me, ma questo non mi impedisce di tirarmi indietro.
« Io e lui passavamo e passiamo del tempo insieme » tiro un sospiro di sollievo, mi sento più leggera.
« O mio Dio... Miriam, non sarai, per caso, la sua puttana?! » esclama, scioccata.
« No. Lui, non mi ha mai toccata. Certo le prime volte si, ma lo faceva solamente per picchiarmi e umirliarmi. » questo mio resoconto non bastò a calmarla. Era ancora sconvolta.
« E allora che cosa fate tutto il santo giorno? »
« Parliamo, parliamo e ancora parliamo » Lo dico come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
« Parlate? » corruga la fronte.
« Sì. E poi, scusami. Che cosa c'è di sbagliato? Siamo solo amici »
« Cosa c'è di sbagliato? Miriam tu sei un'ebrea e lui è una SS. E non è un soldato semplice o una guardia. Lui è un ufficiale! Ma che ti sei messa in testa? Non potete essere amici. Non potete essere niente. »
Mi viene da piangere e sono arrabbiata. Lucie aveva ragione, in parte. Ma chi può decidere su cosa o non possiamo essere?
Io e Philipp ci sentiamo parte di qualcosa di grande. Quando sono insieme a lui, tutto svanisce. I problemi, la guerra ogni cosa. Mi sento come se stessi al centro dell'universo.
« Ne sei innamorata? »
Questa domanda mi lascia per un'attimo senza parole « No. Oddio, cioè... è ancora troppo presto. Non lo so ancora. »
« Spero che tu sappia quello che fai. »
« Lucie è stato lui a salvarmi. Ero ad un passo dalla morte. E lui mi ha salvata. Se veramente ero una qualsiasi, non lo avrebbe fatto. Perchè rischiare tanto? Mi ha portata nel suo ufficio. Si è preso cura di me. Lui non è come gli altri. In queste ultime settimane mi sono sentita... viva per la prima volta. »
« Non so... io non ci credo. Secondo me, lo fa al solo scopo per portarti a letto. Sa che prima o poi cederai... »
« Se avesse voluto, mi avrebbe violentata nel suo ufficio, ma non lo ha fatto. »
Lucie sospira. « Miriam, non so cosa pensare... è - è impossibile. Devo chiederti, però di stare attenta... molto attenta. »
L'abbraccio. Sono contenta, alla fine di essermi sfogata con lei. Ne avevo bisogno. Questi mesi passati a mentire e a far finta di niente, sono stati difficili.
« Chi altro lo sa? »
« Nessuno. Solo tu. »
« Neanche tua madre, o Sarah? »
« Ho paura che non capirebbero »
« Non posso biasimarle, a momenti mi hai fatta quasi svenire » Ridacchia.
« Sai, Philipp non è l'unica cosa meravigliosa che mi è successa »
« Ah allora si chiama Philipp? Ti dà il permesso di chiamarlo per nome? » chiede meravigliata.
Annuisco. Era sbalordita e come darle torto. Al campo se guardavi le SS direttamente negli occhi, venivi picchiato o peggio, figuriamoci chiamarli per nome.
« E dimmi cosa ti è capitato ? » chiede, non stando più nella pelle.
« Lucie, io ho rivisto mio padre. È vivo. È successo una settimana fa. Eravamo io, mia madre, Sarah e la zia e lo abbiamo incontrato vicino alla nostra baracca. Non so come abbia fatto a trovarci. » ci penso su e d'un tratto capisco « Sono sicura, che è stato Jacob. Gli avevo detto se poteva aiutarmi. Si era rifiutato, ma non pensavo che avesse cambiato idea. Digli grazie da parte mia. »
Lucie mi guarda. Non capivo il suo sguardo confuso « Miriam. Non è stato Jacob. »
« Cosa? »
« Non è stato lui. Sennò me lo avrebbe detto... »
« Allora, se non è stato lui chi è stato? »
« Non lo so. »
Tengo la testa inclinata verso il basso. Cercando di pensare chi era stato. Ma non mi veniva in mente nessuno. Poi Lucie mi da l'idea.
« E non ti viene in mente nessuno? Chi ti ha portato nella baracca? »
« Sì, ma certo! » adesso so a chi rivolgermi « Vieni, dobbiamo tornare subito nel magazzino! » esclamo, prendendola per il braccio.
« Ti è venuta qualche idea? »
« In un certo senso, spero »
Velociazziamo il passo, e in meno di cinque minuti torniamo al deposito. Lucie torna a sedersi. Io mi guardo intorno cercando la persona che poteva aiutarmi.
Ma non c'era.
Mi siedo e continuo a lavorare. Ogni tanto alzo lo sguardo, in caso sia tornata. Spero che possa aiutarmi a capire.
Passano le ore, e ancora non si fa vedere. Cerco di non pensarci, ma come potevo?
Più aspetto e più l'ansia continua a a crescere.
Stavo perdendo la speranza, quando vedo, la persona che stavo cercando.
La osservo con attenzione. Non potevo alzarmi di mia spontanea volontà.
Ci voleva un idea.
So che non mi avrebbe dato ascolto. Non lo faceva mai. Ed era persona che non avrebbe parlato senza qualche piccolo contributo.
Una Kapo si avvicina con una cesta piena di vestiti. Questa è la mia occasione.
Dovevo portarli in lavanderia.
Prendo la cesta e vado nella lavanderia. Getto i vestiti nella vasca. Poco più in là, c'era lei.
Mi avvicino senza farmi notare.
Faccio un respiro profondo. Spero che vada tutto bene.
« Gertrude. Dobbiamo parlare »
La Kapo si gira e mi guarda dalla testa ai piedi. Mi mordo l'interno guancia. Sono agitata, lo ametto. Sono due ore che penso a cosa dire.
« Vattene » si gira e se ne va.
Oh io non credo proprio.
La raggiungo di fretta e la sorpasso, piazzandomi davanti a lei.
« Devi dirmi come hai trovato mio padre. » le chiedo andando subito al sodo.
« Non ho tempo da perdere, ragazzina! » cerca in ogni modo di disfarsi di me, ma io non glielo permetto.
« Io non ti lascio, finchè non me lo dici! » gli rispondo a tono. « Come hai fatto a trovaee mio padre! »
Continua a fissarmi, come se il mio tono di voce, non l'avesse scalfita.
« Non posso dirtelo »
Dalla tasca tiro fuori due anelli, con ognuno un diamante « E adesso? »
Gertrude porge la mano, intenta nel prenderli. Ma poi si ferma e la ritrae « Non posso lo stesso »
« Perchè? »
« Mi hanno ordinato di non dire niente a nessuno »
« Chi? Chi te lo ha ordinato? »
« Vorrei dirtelo, ma mi hanno ordinato di non dire niente » continua a ripeter, sorpassandomi di nuovo.
Ho gli occhi lucidi. Rimango a fissare il vuoto. Non volevo arendermi « Ti prego... » avevo la voce rotta dal pianto.
La Kapo si ferma, però senza voltarsi. « Sei l'ebrea più testarda e cocciuta che io abbia mai conosciuto. Ma sei intelligente, lo ametto. »
Alzo lo sguardo verso di lei. Non so se sono riuscita a farmi dire chi è stato. L'importante è che ci sia riuscita.
« Io ti ho dato la risposta. Se sei intelligente come credo, ci arriverai da sola. » conclude, andandosene, definitivamente. Lasciandomi con il dubbio.
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤
Spero che vi piaccia :)
Piano piano, con la classifica sto scendendo #235 in fanfiction 😍 grazie a tutte ❤❤❤ vi adoro.
Non perdetevi il prossimo capitolo. Non vi dico perchè, sennò è finita xD
Ringrazio come sempre chi commenta, vota o semplicemente chi legge ❤
Aggiornerò sabato o domenica ❤
Un megabacione a tutte ❤
Noemi 💜
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