Capitolo 48
Canzoni del capitolo :
• Impossible - James Arthur
• Still falling for you - Ellie Goulding
Questa mattina, mi ci è voluto un po per riprendere il ritmo.
Non ero più abituata ad affrontare l'appello. Sono sveglia da sette ore, ormai. Ripenso alle mattine in cui mi svegliavo e facevo colazione, passando la mattina a a leggere.
Ora, sono di nuovo nel Kanada. A scucire abiti. Lucie, per il momento, non mi fa domande e ne sono sollevata.
Avevo scucito già trentaquattro cappotti, una ventina di camice e quaranta pantaloni. La "pesca" è andata decisamente bene. In alcuni abiti avevo trovato orologi, qualche gioiello del tipo orecchini d'oro, bracciali e anelli. Ovviamente non mancavano le mazzette arrotolate delle banconote di vari colori e nazionalità.
Oggi è una bella giornata e credo che ci troviamo già a metà marzo. Non avevo il calendario, quindi non avevo la cognizione del tempo. Sarebbe bello poter andare fuori. Con la mente fantastico, nessuno poteva impedirmelo.
« Tieni porta questi nell'altro magazino » mi ordina una Kapo, porgedomi tre candelabri. Li prendo e mi reco nell'altro magazino, vicino al mio.
Le mie compagnie mettono a posto gli oggetti nei vari scaffali. Cerco lo scaffale dei candelabri. Dopo due minuti lo trovo. Non avevo mai visto tante menorah tutte insieme. C'è ne sono di tutti i tipi: piccole, medie e grandi e di varie forme. Ne vedo una indica alla nostra; era di media con al centro la stella di Davide.
« Secondo giorno di lavoro e già ti perdi fra le nuvole? » Sussulto. Riconoscevo questa voce. Philipp era vicino a me. Non pensavo che oggi sarebbe venuto qui.
« Solamente vecchi ricordi »
« Non dovresti pensare al passato. » consiglia.
« È l'unico modo che ho per andare avanti »
« Il presente non è soddisfacente? »
Faccio spallucce. « Non è così male, in fondo » alludo sorridendo. « Ora, devo andare » non volevo, però dovevo.
« Aspetta. Non andare, ti ho fatto una sorpresa. »
« Che cos'è? » Chiedo, emozionata. Ero qui da neanche un giorno e lui già aveva provveduto a dissociarmi dal lavoro. Ottimo direi. L'unica cosa che mi importava era quella di stare insieme.
« Come sei impaziente. Dovresti indossare, prima questa. » dalla tasca tira fuori dal tasca un fular.
« Mi devi bendare? » dico svogliata.
« Fa tutto parte della sorpresa. »
« E va bene » metto le mani dietro la schiena « Mi piacerà? »
« Lo spero. Ci ho messo un giorno interno a preparare e organizzare tutto »
« Mi soprende ogni volta »
« Allora vuol dire che sono bravo »
« Sì » ridacchio
Usciamo dal Kanada e ci dirigiamondi nuovo al campo. Non appena arriviamo Philipp mi benda gli occhi.
« Dobbiamo passare per il piazzale »
« Mi devi fucilare? » Faccio del sarcasmo.
« Mmh l'idea non è male » ci pensa su. Gli do una gomitata.
« Cretino. »
«Ehy sei tu che hai incominciato »
« Ma non pensavo che mi avresti assecondata »
Lo sento sussurrare "Le Donne" e non posso fare a meno di sorridere. Non so dove stiamo andando ma non vedo l'ora di scoprire cosa aveva in servo per me.
***
Sento i suoni della natura. Siamo dentro ad un bosco. Philipp mi guida tendo le mani sui miei fianchi.
« Philipp se non vado errata siamo nella radura? »
« Sì » conferma.
« Ma non capisco mi hai già portata li » non aveva senso.
« Tu continua a camminare »
Tengo le braccia in orizzontale per orientarmi. Ancora non ho capito cosa abbia un mente. Finalmente sento il rumore dell'acqua. Mi mordo il labbro e faccio un respiro profondo. Sono emozionata e nervosa allo stesso tempo.
« Sei pronta? » mi sussurra vicino all'orecchio.
« In teoria. »
Philipp sussulta divertito. Mi toglie la benda dagli occhi, ma io continua a tenerli chiusi. Il mio respiro si fa sempre più pesante ed ho il cuore in gola.
« Puoi aprirli adesso. »
Li apro lentamente e non so se quello che vedo sia frutto della mia fantasia. Mi porto le mani sulle bocca per coprire il mio stupore.
« Non ci credo! »
Davanti a me vedo una tovaglia a quadri bianchi e rossi distesa sul prato a pochi centimetri dalla riva. Sopra c'era un cestinto da pic- nik.
Aveva organizzato un pic-nick solo per noi due. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che ne avevo fatto uno.
Mi viene da piangere e Philipp nota i miei occhi occhi lucidi.
« Se sapevo che ti avrei fatta piangere, mi sarei inventato qualcos'altro » Sghignazza.
« No. È stupendo. »
« Questo mi rende felice. »
« Solo non capisco il perchè. Io... » mi mette un dito sulle labbra.
« Perchè ne avevo voglia. E poi avrei voluto aspettare il 21 marzo. Ma siccome oggi è una bella giornata e non fa freddo... sì ho pensato che si poteva fare »
« Mi hai lasciato sensa parole. Sono colpita. » ci sediamo sulla tovaglia. Era meraviglioso. Eravamo posizionati in modo da vedere una panoramica del laghetto. L'albero accanto a noi ci faceva ombra con i rami. Era tutto perfetto.
Philipp si toglie il capello e si stende su un fianco. Faccio lo stesso. Ci sorridiamo.spero solo che non sia un sogno. Invece mi rendo conto che è tutto vero.
« Questa mattina mi sono alzata con il pensiero che sarebbe stata una giornata come le altre. »
« Non te lo aspettavi? »
« Sinceramente? No. Mi ricordo: una volta per portarmi qui dovevo fare tutto quello che mi ordinavi »
« Ero un vero coglione. »
Notevole. Quasi non riesco a credere alle mie orecchie. Chissà cosa lo ha spinto a cambiare idea.
« Mangiamo? »
« Sì » Annuisco.
Philipp apre il cestino di vimini. Tira fuori: quattro contenitori, due bicchieri, una bottiglia d'acqua, una bottiglia di vino bianco e, infine, delle posate.
Mi porge il primo recipiente contenente la pasta con piselli, salsiccia.
« Hai cucinato tu? » chiedo. Mi alletta il pensiero di lui che cucina.
Sussulta trattenendo una risata. « No. È stata mia madre »
« Questa non sembra salsiccia » gli faccio notare. Mando giù un boccone, masticando lentamente « Però è buona. »
« Sapevo che non potevi mangiare il maiale così ho fatto mettere dei pezzettini di manzo. »
« Tu madre non si è insospettita? » domando, mentre inforchetto.
« No. Le ho semplicemente detto che non ti piaceva. La cosa buona di lei, è che non fa domande. »
« Che tipo è? »
Philipp non sembra scocciato. Una volta non mi avrebbe risposto o cambiava discorso, nel peggiore dei casi mi picchiava perchè avevo osato domandargli qualcosa.
« Beh è gentile, premurosa... tutto quello che ci si aspetta da una madre. Anche se a volte la tratto male. Non voglio che si intrometta nella mia vita. A quello ci pensa mio padre. Ma posso dire che le voglio molto bene. È la persona che amo di più al mondo. »
« Sembra simpatica » è tutto l'opposto del figlio.
Peccato che Philipp non abbia ereditato da lei. Avrebbe condotto una vita doversa però ora non sarebbe qui con me.
« Lo è. Lei non ti tratterebbe male. Neanche lei è d'accordo sul fatto di discriminarvi. Ma essendo moglie e madre di due ufficiali delle SS, non ha scelta. Sindifinisce neutrale, ma quello che diciamo io e mio padre, lei non lo contesta. »
Finita la pasta, passiamo al secondo. L'odore del rosbif si propaga. Non l'ho ami assaggiata dev'essere buono.
« Mi farebbe piacere conoscerla, un giorno. » Mentre, soffiò piano sulla forchetta.
« Le andresti a genio. »
« Ora dov'è? »
fissa per un momento il vuoto, prima di rispondere « A Berlino. » poi prende il bicchiere con il vino.
« Ti deve mancare molto. So come ti senti. Lasciare la città dove sei nato e cresciuto, non vedere i tuoi familiari. È triste »
« È la vita che spetta a un soldato. Fai quello che ti viene ordinato. »
« Non è giusto. Philipp devi decidere con la tua testa. Non puoi eseguire gli ordini per tutta la vita. Te ne pentiresti »
Odio i soldati. Anche se combattono per il proprio paese, ma qui la questione era diversa.
So che lui è stato costretto e anche lui voleva diventarlo, ma uno impara dai propri errori. Chi sceglierebbe di fare una vita così? Io sono un tipa a cui non piace dare ordini, ma non mi piaceva neanche riceverli.
« Devo farlo. È un onore per me, servire la mia patria. » stava cercando di chiudere il discorso ma io non gli do modo di farlo.
« Ma ti piace anche l'arte, la fotografia. Cose che quei mostri, ti hanno impedito di fare. »
« Posso fare entrambe le cose. Sai, non siamo tutti dei mostri. » sta cercando di non alterarsi. Non riusciamo quasi mai a fare una discussione pacifica. « Anche noi siamo uomini normali. I miei compagni, ufficiali e non, hanno le famiglie a cui vogliono molto bene. Sono padri di famiglia, uomini di onore. Una volta, Himmler era a caccia e non ha sparato ad cervo, ed ha fatto mettere un bando contro la caccia. Göering ama passeggiare nei boschi. È un'amante della natura. »
« Sì, certo. Ma intanto compiono degli omicidi. O li ordini, o li fai per mano tua, ma sono pur sempre omicidi. »
Da questo punto di vista, non la vedevamo allo stesso modo. Lui era ancora legato alle sue idee sul nazionalsocialismo. Secondo me, in questo momento, sta combattendo contro i suoi demoni interiori. Si maledice, in parte, di essere qui con me adesso. Questo mi fa soffrire, spero che un giorno capisca.
« Lo dobbiamo fare, per eliminare i parassiti che hanno contagiato la nostra amata patria»
« Allora... Uccidimi » si gira di scatto. « Dopotutto sono un'ebrea, non merito di esistere »
« Non dire stronzate! Non ti ucciderò ne ti farò uccidere. » non aveva alcun senso. Si alza e va vicino alla sponda « Tu sei l'unica ebrea a cui non vorrei far mai del male. Anche se te ne ho fatto in passato e mi pento. Se posso permettermi vorrei cambiare discorso. Ho organizzato tutto questo e non mi pare il caso di passarlo tutto il tempo a discutere »
« Sono d'accordo. » torna a sedersi vicino a me. È più sereno, adesso che avevamo finito. Però, alla fine, i problemi rimangono. Ma aveva ragione lui, voglio passare con lui una giornata serena.
« C'è anche il dolce, vedo » dico, in modo malizioso.
« Già il mio preferito: Strudel con panna. » risponde, mettendo un pezzetto nel mio piatto. « Non sono un'amante dei dolci, però lo strudel è divino. »
Ne assaggio un pezzetto. Sgranò gli occhi, allibita. « È buonissimo. Ne dovresti mangiare di più. Così diventi più dolce »
Lo vedo ridacchiare sotto i baffi « Mi stai dicendo che sono un tipo amaro? »
« Un pochino, in alcuni casi » gli faccio la linguaccia.
« Ah è così? » si sporge levandomi il piatto fra le mani « Allora ridammi il dolce »
« No. No. Va bene sei dolce » cerco di riprendere il piatto, dandoglila vinta.
« Che brava, la mia Jüdin » arrossisco. Quel mia riesce a addolcirmi, appunto. Scuoto la testa. È maledettamente bravo a trattare con le donne. Ci sapeva fare.
Non appena finiamo il dolce, rimettiamo tutto a posto. Philipp mi da una mano. Mi sento piena come un uovo.
Non credo che questa sera tocchero quella brodaglia. Almeno renderò felice mia madre e le altre.
Appoggio il cestino vicino alla tovaglia, in modo da stare comodi. Mi sdraio vicino a lui, guardandolo. Vorrei poter rimanere qui per sempre. Io e lui, solamente. In questo paradiso.
« Ti ringrazio. Mi è piaciuta questa sorpresa »
« Non devi dirmi grazie. » incontro i suoi occhi. Mi stringe lo stomaco. « Sono contento che ti sia piaciuta »
« Mi hai fatto rivevere, momenti che pensavo di non rivivere più. »
« Dimmi la verità, Jüdin. S- sei felice qui con me? » Mormora, incerto. Con un dito, mi accarezza il viso. Chiudo gli occhi. Ho I brividi lungo la schiena. Mi accoccolo, mentre poggio la mia guancia sul suo petto.
« Non me lo devi neanche chiedere »
Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo ❤
Spero che vi piaccia :) Volevo ringraziare tutte le persone che fino adesso mi sono state vicino.
Questo capitolo mi piace molto :) spero anche a voi.
Il prossimo succederà qualcosa, ma non vi dico niente ahahhaha XD
Ringrazio ancora chi commenta, chi voto o chi semplicemente legge ❤
Aggiornerò giovedì o venerdì ❤
Un megabacione
Noemi 💜
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