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Capitolo 46

Canzoni del capitolo :

• Leave out all the rest - Linkin park

• Say you want Let go - James Arthur

Finisco di pranzare. Ancora non so cosa dire a Philipp quando si sveglierà.
Non mi importa se la prenderà per il verso sbagliato.
Devo tornare al campo, è l'unica cosa che voglio in questo momento e l'ultima, non voglio che lui soffra.

Non voglio fargli pensare che lo faccio perchè mi ha dato un dispiacere.
Al contrario, gli sono molto grata.

E i momenti che ho passato in queste ultime settimane, a parte gli alti e i bassi che ci sono stati fra noi, sono stati i più belli.

Quando sono arrivata in questo posto, credevo che non sarei riuscita a superare le due settimane. Ma grazie Philipp, ho riscoperto la voglia di vivere.

Non credevo assolutamente che lui potesse aiutarmi andando contro ad ogni rischio.

Intanto che aspetto, esco dall'ufficio. Non dovrei. Però i pensieri che ho nella resta, mi stanno facendo impazzire e ho bisogno di aria.

Per fortuna non incontro nessuno a parte Bruno.

Sorrido e scendo le scale. Sono contenta. Ho bisogno di parlare con qualcuno.

« Non dovresti uscire è pericoloso. » consiglia, senza smettere di spazzare.

« Lo so. Ma dovevo. Mi sento soffocare e poi non sarà più un problema. Da domani torno al campo. »

Bruno non dice niente. Mi guarda solamente.

« Credi che io sia pazza? »

« Un po'. Sai sei molto fortunata. Ma credo che tu abbia delle buone ragioni. »

« Sì le ho. »

« Sai, non so cosa capiti a voi. Non so cosa succede in quel campo. A Birkenau. Non ci è permesso sapere niente. Ma sei convinta fino in fondo? È una scelta difficile. »

« Questo lo so. Ma per la mia famiglia io sarei disposta anche a morire. »

«... è così terribile? »

« Non ne hai idea.. » ripensando a quelle cose orribili, ho un crollo. Sento gli occhi umidi e le lacrime scendono lungo la guancie. « Scusami... »

« Ehy va tutto bene » mi consola. Si siede per vicino a me.

« Non credo tu voglia sapere veramente... »

« Cosa può esserci di peggio di quello che accade qui? »

Faccio un respiro lungo e racconto tutto: delle eseguzioni, delle camere a gas, delle selezioni, dei maltrattamenti che ci infliggono, degli esperimenti...

Bruno rimane scioccato. Io lo sarei al posto suo. Mi viene da ridere perchè sono cose assurde. Sembra un racconto dell'orrore. Qualcun'altro non mi avrebbe mai creduto.

« Io... ora capisco. Non posso crederci... » è ancora sotto shock

« È tutto vero, purtroppo. Ci hanno portato via tutto... tutto, tutto. La notte si muore di freddo. Indossiamo solo un indumento leggero e non abbiamo niente con cui coprirci. I nostri vestiti sono pieni di pidocchi e non ci fanno mangiare. Solo una misera brodaglia. Come pretendono che lavoriamo a ritmo costante se ci danno poco da mangiare? » dico, con la voce rotta dal pianto.

« Un giorno lo dovranno spiegare tutto questo. Sei una ragazza molto coraggiosa, Miriam»

« No. Non lo sono. Ho sempre paura di non arrivare al domani. Se torno lì, lo faccio solo per mia madre e per mia sorella. »

« Mi chiedo se quello lì prova un briciolo di compassione » alza lo sguardo e guarda verso l'ufficio di Philipp « Come hai fatto tutto questo tempo a stare con quel mostro? »

Sussulto voltando lo sguardo. « Lui... è gentile, in fondo »

Bruno scoppia a ridere « Quello? Gentile? No. Scusami ma questo è ridicolo. » poi torna serio « Ho visto cosa ha fatto e di certo non è da considerarsi un tipo gentile »

Se solo Bruno sapesse che Philipp non è quello che sembra. Non mostrava il suo lato migliore a nessuno. Non gli era permesso provare compassione verso di noi. Lo avevano trasformato in una macchina. Un assassino. Ma solo io sapevo ciò che era veramente.

« Adesso devo andare. » se si fosse svegliato avrei passato dei guai.

« Sì anche io. Devo tornare a lavorare »

« Spero di rivederti, un giorno. Mi ha fatto piacere poter parlare con qualcuno. Ne avevo bisogno. »

« Miriam, ti auguro tanta fortuna. » Sorrido e ci abracciamo.

Prima di salire le scale, avevo ancora una cosa da chiedergli.

« Bruno, volevo chiederti... se puoi, per favore, potresti portarmi una medicina contro il mal di testa? » Credo che Philipp ne avrà bisogno, quando si sveglierà.

« Certo. Ci vado subito l'infermiera è proprio qui vicino. »

« Grazie »

****

Tornata in un ufficio, mentre aspetto il risveglio di Philipp, metto in ordine la stanza. Apro i cassetti della scrivania e trovo le foto della volta scorsa. Erano come le avevo lasciate. Allora non le aveva guardate.

La foto di Philipp e Hellen è sempre lì. Non la voglio guardare e la rimetto nel cassetto. Invece tengo con me la foto che ritrae Philipp con la sua uniforme e ripongo le altre.

Mi siedo sul davanzale con il mio libro, metto fra le pagine la sua foto, come un segnalibro.

Non riesco a concentrarmi nella lettura, vedendo la sua foto sento le guancie arrossire.
Se solo fosse tutto diverso.
Con le dita accarezzo il suo viso.

Tu non sei un mostro. Io so chi sei veramente.

Sorrido e scuoto leggermente la testa. Riprendo con fatica la lettura. Passo tutto il pomeriggio a leggere " Cime Tempestose " lo avevo finito e per fortuna, il tempo trascorre tranquillo.
Nel frattempo Bruno, mi aveva portato la medicina. Mi stiracchio e do un'occhiata all'ora sono le sette.

Sbadiglio e torno a leggere, quando sento la porta della camera aprirsi.
Philipp apparve mezzo assonnato con la camicia stropicciata e mezza sbottonata, i capelli arruffati e le bretelle erano rivolte verso il basso.

« Buongiorno. O dovrei dire Buonanotte » Philipp mi risponde facendo un verso rude.

Viene a sedersi sulla poltrona, vicino a me, o meglio si sdraia. Che irresponsabile.

« Che ore sono? » chiede con voce acciaccata.

« Sono esattamente le sette e un quarto » preciso.

« Merda! Non ho mai preso una sbronza simile! Perchè non mi hai svegliato? » esclama.

« Non volevo disturbarti. Ma quanto hai bevuto? »

« Non lo so. Non lo so. Come ci sono arrivato qui? »

« Ehm ci sei venuto da solo. »

« Davvero? E cosa ho fatto? »

« Sul serio non ricordi niente ? » scuote la testa.

« Niente? Niente ? »

« Il nulla. Anzi, ti pregherei di dirmi cosa ho fatto. » quindi non ricordava neanche le cose che mi aveva detto. Di me, del bambino...

« Beh sei entrato e hai incominciato a insultarmi. E mi hai chiesto scusa per quello che mi hai detto. » non era il caso di dirgli le altre cose. Non erano importanti.

« Oh giusto. Jüdin io... ti chiedo scusa. So di essere un bastardo, un coglione, meschino... » fa una pausa.

« Va avanti stai andando benone » mi sorride.

« E che quando mi arrabbio non mi controllo più. Cerco sempre di fare del male agli altri sia emotivamente che fisicamente. La seconda la preferisco di più. Ma non ti metterei mai le mani addosso. Mai più »

« Apprezzo. »

« Sicura che non ho fatto o detto nient'altro? »

« No. » Lo dico cercando di di essere il più convincente.

« Meglio così. » si mette le mani sulle tempie « Che mal di testa... »

Mi alzo e prendo la medicina. La verso nel bicchiere e la giro con un cucchiaino. « Tieni. Questo ti farà stare meglio »

Philipp la beve tutto d'un sorso. Fa una smorfia di disgusto « Terribile »

« Così la prossima volta ci pensi due volte prima di bere così tanto. » Lo rimprovero.

Philipp non mi risponde. Era a pezzi che non riesce a contrabattere. Ma devo parlargli. Ora o mai più. Faccio un respiro profondo.

« Philipp devo parlarti. So che non è un buon momento ma... » mi interrompe.

« Avanti dimmi... »

« Non è facile per me. Quindi aspetta che finisco, e poi rispondi. Ecco in questi due giorni, mentre non c'eri ho pensato molto alla mia permanenza qui. Non so, io... Philipp io voglio tornare al campo. »

Improvvisamente nella stanza scende un silenzio. Philipp non dice nulla. Osserva il vuoto. La sua espressione non mi dice niente. Mi mordo il labbro. Non oso dire niente. Aspetto che parli lui per prima.

« Non ti piace stare qui? » Mormora.

« No, al contrario. »

« Allora qual'è il problema? Se è per la questione di questa mattina... »

« No, non c'entra niente, quello che è successo oggi. Philipp sento che mia madre e mia sorella hanno bisogno di me e io qui non posso fare niente per loro. » cerco di trattenere le lacrime.

Ripenso alle parole di Bruno. Devo essere coraggiosa.

Si alza di scatto. E va verso la finestra. Mette le mani dietro la schiena, come fa di solito quando vuole assumere una posizione serie e rigida. Ma con quell'aspetto non ci riesce.

« Sai, che se andrai lì, non cambierà nulla. »

« Lo so. Ma, loro sono la mia famiglia. Voglio stare vicino a loro. » Ripenso a mia madre e al suo aspetto. Mi vengono I brividi.

« Vado a farmi un bagno. Prenderò la mia decisione e ti dirò la mia risposta »

Annuisco e lo vedo sparire in camera.

Signore... ti supplico fa che sia ragionevole.

Cerco di non pensare, ma adesso lo immagino dentro la vasca, nudo e immerso nei suoi pensieri.

Deglutisco. Vorrei essere li con lui in questo momento, dentro la vasca. Le bolle di sapone che ci accarezzano la pelle e lui che mi bacia il collo, la guancia... oddio. Non mi vergogno di fare questi pensieri.

Avrei desiderato con tutta me stessa che andasse così. Il cuore mi batte a mille. In questo momento odio i tedeschi, odio Hitler, odio le SS, odio la guerra perchè sono l'unico ostacolo che non mi permettono di stare con lui. Li odio tutti.

Philipp esce dalla camera. È tornato al suo aspetto normale. Capelli pettinati, camicia perfetta, il colorito del viso non era più pallido e indossava la giubba dell'uniforme.

Si siede vicino a me, accendosi una sigaretta.

« Allora? » chiedo, senza timore.

« Sei sicura? Non potrei proteggerti lì, almeno non sempre. »

« Sì. »

« Molto bene. Se è la tua decisione la rispetto. In fondo, non ti tengo qui con la forza. Non sei mia prigioniera. »

Non riesco a crederci! Metto le mani davanti alla bocca, cercando di trattenere l'emozione.

« Non posso crederci. Oh mio dio... »

« Ma ad una condizione. Non andrai ai lavori forzati. Cercherò di farti rientregrare nel Kanada. » afferma con tono serio.

« Va bene. Grazie! Grazie mille, grazie di tutto cuore! » lo abbraccio. « I-io ti sarò sempre grata per quello che hai fatto per me. »

« Dovere. » cerca di essere serio, ma non ci riesce. Trattengo una risata e lo bacio sulla guancia. Vado in camera euforica. Non posso crederci! Sto tornando da mia madre e Sarah!

Mi sento osservata. Volto lo sguardo e vedo Philipp che mi sta guardando. Poggia il braccio sulla parte sinistra della porta. Quella posizione lo rendeva ancora più sexy. Per quanto sono felice non ho neanche voglia di mangiare.

Domani farò una ricca colazione. Sarà l'ultimo pasto sostanzioso che mangerò. Prendo la camicia da notte e vado in bagno.

È troppo presto per andare a letto, ma voglio riposarmi prima di tornare al campo. Non mi svegliero più alle otto, ma alle quattro del mattino. Addio bagno caldo con le bolle, addio pasti sostanziosi, addio toilette, addio letto con le lenzuola pulite con il piumone cado e soffice.

Dovrò dire addio a tante cose. Quelle piccole cose della vita quotidiana che mi mancheranno. Sopratutto mi mancherà dividerle insieme a lui.

Ma per la mia famiglia questo e ben altro. Non posso essere così egoista.
Scostò le coperte e mi siedo. Philipp è tornato di là.

« Philipp. » Lo chiamo.

« Dimmi. »

« Ehm mi chiedevo, ecco... » coraggio. « ... so che hai il tuo ben da fare, però volevo chiederti se volevi stare qui con me, stanotte. »

L'ho detto per davvero? Mi mordo il labbro interno. Sono nervosa e con pazienza attendo la risposta.

« Certo. Sistemo solo un paio di cose »

È andata bene. Oh mio dio. Avrei passato la notte con lui. Nel letto insieme a lui! Le guancie mi vanno a fuoco a solo pensiero di noi due sdraiati vicini. Come una coppia.

Mi sistemo la camicia da notte, mi dispiace solamente che lui, aveva dormito tutto il giorno e io sarei crollata. Ma voglio cogliere questa occasione.

Philipp entra in camera. Si siede dalla parte opposta del letto. Si toglie gli stivali e la giubba.

Mi giro su un fianco. Lui adesso è vicino a me. Il braccio appoggiato sulla fronte e mi chiedo a cosa stia pensando.

« Beh eccoci qui »

« In fondo è il tuo letto e hai tutto il diritto di stare qui. »

« Perchè mi hai chiesto di stare qui? La verità . »

« È l'ultima notte che passo qui e volevo stare con te » Sorride « Ti ringrazio per avermi fatto passare una vita normale. È stato bello poter fare cose che facevo prima di venire qui. E questo grazie a te. »

« Non devi ringraziarmi. L'ho fatto perchè mi andava di fare così. » Rimango allibita. Mi rattrista il fatto che ancora non vuole confessare.

« Dimmi perchè lo hai fatto. Anche io voglio la verità »

« Perchè volevo stare in tua compagnia. Tutto qui »

« Ti mancherò? » Lo guardo dritto negli occhi.

« Ogni momento. Ma sarà una gioia non doverti fare da baby- sitter » gli do un pugno sulla costola.

« Cretino » ridiamo insieme.

Sbadiglio. Questo vuol dire che sto cedendo ma non voglio.

« Hai sonno? »

« No per niente »

« Sì che hai sonno »

« No. Non è vero. » gli occhi non vogliono sapere di rimanere aperti.

« Miriam, devi dormire. » mi sussurra abbassandosi verso il mio orecchio. La sua voce mi scalda il cuore.

« Non andare via » gli prendo la mano.

« Non vado da nessuna parte. » mi rassicura.

I miei occhi alla fine cedono. Mi addormento sognando il ragazzo che mi aveva fatto battere il cuore.

Note d'autrice :

Eccomi con il nuovo capitolo
Scusate se non l'ho postato ieri XD ma avevo da fare.
Oddio sognavo da secoli questo momento *_*
Spero che vi sia piaciuto.
I prossimi capitoli saranno ancora più belli
Grazie a tutte/i voi. Ringrazio chi vota, commenta o semplicemente chi legge.
Aggiornerò sabato o domenica
Al prossimo capitolo
Noemi 💜

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