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Capitolo 4

Canzoni per il capitolo:

• 3 day grace - Not Too late

• Jennifer Lopez - Feel The Light

( Avviso: Leggere le note, alla fine del capitolo)

Con il passare del tempo, le cose incominciavano a degenerare.
Papà ieri era tornato a casa, e ci aveva comunicato che due uomini, lo avevano portato in questura.

Sotto minaccia, era stato costretto a chiudere il negozio di giocattoli. E adesso? Cosa faremo?

Senza negozio, non potevamo permetterci nulla. Non avevamo soldi. La mamma aveva pianto tanto, che non era riuscita neanche a dormire.

Io e Sarah non sapevamo che cosa fare per darle un po di conforto. In questi giorni, mi stavo dando da fare. Aiutavo la mamma con le faccende domestiche. Mi aveva insegnato anche a cucinare qualche piatto squisito.

Questa sera, sarebbero venuti i Cohen a cena. Per festeggiare insieme lo Shabbat. La mamma, ci teneva molto a fare una bella figura.
Anche se papà aveva perso il lavoro, avevamo ancora qualcosina da parte.

Mentre ero a tagliare le verdure, qualcuno suona alla porta. Prendo un strofinaccio  per asciugarmi le mani.

Quando vado ad aprire trovo Rachel davanti alla porta.

« Ehy, che che ci fai qui? » la faccio entrare.

« Cosa ci faccio qui? Dovevi venire con me in giro per i negozi. Dovevo comprarmi un vestito e volevo un tuo parare. Ma siccome non arrivavi, ho chiesto a Lèa di accompagnarmi. »

Oh già, è vero me ne ero dimenticata. E in piu non avevamo neanche il telefono.

« Scusami, ma oggi la mamma, ha costretto me e Sarah a rimanere a casa. Sai, stasera abbiamo invitato i Cohen. »

« Wow, serata fantastica, a prescindere. » fa del sarcasmo.

Andiamo in cucina e io torno di nuovo a tagliare le verdure.

« Oh ciao, Rachel. » la saluta, mia madre.

« Buonasera signora Solomon. E buono Shabbat. »

« Anche a te, cara. Come sta tua madre? »

« Bene, la saluta. »

« Altrettanto. Dille che ho finito di stirare i vestiti che mi ha mandato la volta scorsa. Volevo passare da voi domani, ma visto che sei qui. »

La mamma non ha un lavoro ben preciso, ma per fortuna, lei fa la sarta e stirava i vestiti altrui. Almeno, così, entravano lo stesso i soldi a casa, non era molto. Ma era meglio di niente.

« Certo, ma non ho i soldi con me. » dice, dispiaciuta.

« Non preoccuparti. Glie darai a Miriam. »

Avvolgo la carne dentro una zucchina. La mamma mi aveva insegnato a cucinare Kosher. L'importante era, non mettere la carne insieme al latte o derivati.

« Assaggia. » do un involtino piccolo di carne a Rachel. « Allora? »

« È molto buono. Ci sai fare. »

Sento un immensa gioia. « Grazie. » e ne preparo subito degli altri.

« Rachel vuoi fermarti a cena da noi? » le chiede, mia madre.

« No, grazie, signora. Magari la prossima volta. »

« Va bene. Ora però è meglio che tu vada. Fra poco c'è il coprifuoco. »

Finisco l'ultimo involtino. « Aspetta ti accompagno alla porta. »

« Arrivederci, signora. »

« Ciao, Rachel. Saluta tua madre da parte mia. »

« Senz'altro. »

Non appena siamo fuori da ogni raggio di ascolto, Rachel sbuffa e inzia a parlare di mia madre:

« Tua madre me la pagherà. Se il vestito che ho comprato non andrà bene, la terrò responsabile. »

Ridacchio. « Va bene. Ma è per una buona causa. Hai gustato i miei involtini. »

« Il sogno di ogni palato. Domani ci sei? »

« Certo. Ma prima dobbiamo andare al tempio per la funzione. »

« Con i tempi che ci sono, tua madre pensa ancora andare alla sinagoga? »

« Mia madre è religiosa, lo sai. »

« Mia madre non ci mette più piede, da quando hanno iniziato a picchiare le persone non appena esci dalla sinagoga. »

« È successo solo una volta. »

« Sì è così che si incomincia. E poi? »

Alzo gli occhi al cielo. È troppo pessimista. A volte sembra mia sorella. Ma le voglio troppo bene. Lei era una seconda sorella per me.

« Dai, ci vediamo domani pomeriggio. » ci salutiamo, ma prima di andarsene ci abbracciamo.

****

La tavola è apparecchiata. È tutto pronto. Avevamo cucinato tanta roba, che non sapevo se alla fine avremmo mangiato tutto.
La mamma aveva preparato due Challah (*) e le aveva messe sopra una tovaglietta con su scritto: "Shabbat Shalom". E vicino c'era un bicchiere per il Kiddush (*)

Mio padre entra in sala da pranzo.

« Che Buon profumino. »

« Lo so, che hai fame, papà. Ma dobbiamo aspettare prima i nostri ospiti. »

« Hai ragione. Come sempre. » mi accarezza I capelli.

Per fortuna mio padre, non ha dovuto aspettare tanto. I Cohen arrivano subito dopo. Mia madre va ad accoglierli.
Quando arriva il momento di sederci a tavola, il Signor Cohen e papà indossando la Kippah.

« Va bene, chi vuole recitare la preghiera? Miriam, vuoi farlo tu? »

Annuisco. Inizio a recitare la preghiera in ebraico. Quando avevo finito, mio padre beve il Kiddush al posto mio. Generalmente recitare la preghiera spettava all'uomo della famiglia, ma mio padre ce la faceva recitare anche a noi.

« È da molto tempo che non assaggio un Kiddush così buono. » si complimenta la signora Cohen.

« Dovreste assaggiare le altre pietanze. Sapete, Miriam e Sarah mi hanno aiutato a cucinare. » mia madre non perde l'occasione di farlo notare.

« Ti invidio, Ester. Anche io vorrei avere due figlie come le tue. »

« Sarah, mi aiuta volentieri. Invece Miriam, l'ho dovuta trascinare. Se fosse per lei, starebbe tutto il giorno sui libri. » mi ammonisce.

Per fortuna, papà interviene in mio soccorso. « Su, Ester. A me non dispiace, se sta tutto il giorno sui libri. Lo preferisco. E poi Miriam è stata brava. Questi involtini sono eccezionali. »

« Concordo. » anche il signor Cohen li trovava buoni.

Adesso capisco. Quando fai qualcosa, anche quella più semplice con amore, i tuoi sforzi verranno ricompensati.
Finiamo di cenare. Io e Sarah iniziamo a sparecchiare e a lavare le stoviglie.

« Che cosa ne pensi? » chiedo a mia sorella.

« A che proposito? »

« Bè del fatto, che io abbia scoperto che ho una dote culinaria. » mi pavoneggio.

« Ma smettila. La tua dote culinaria va e viene. » Sarah mi passa il piatto e lo asciugo. « Sai, se vuoi essere una brava moglie, un giorno, devi saper far tutto. »

« Moglie? » Lo dico con tono schifato.

« Certo! Non lo vuoi un marito ebreo perfetto? »

« No, grazie. Non voglio fare la casalinga. No. Ho altri progetti per la testa. » dico, decisa, continuando ad asciugare i piatti.

« Oddio, sentiamo e quali sarebbero? »

« Prima di tutto: Niente marito. Sono ancora troppo giovane per pensare a queste cose. Voglio studiare, diventare maestra e viaggiare. »

« Viaggiare? E quando hai intenzione di sposarti? Quando sarai vecchia e decrepita e con tanti gatti nel tuo appartamento? » mi schernisce.

« Pensa alla tua di vita e io alla mia. »

« Permalosa. » mi schizza un po d'acqua.

« Ma come osi? » trattengo una risata e le ricambio il favore.

Smettiamo quando sentiamo la voce della mamma. « Sarah, ci siamo dimenticate di servire il dolce. »

Mi asciugo e prendo la crostata di mirtilli e Sarah il vassoio con la frutta. Entriamo in sala da pranzo e venivamo accolte da un applauso.

« Dovete assaggiare il dolce è squisito. »

« Oh, allora ne prendo una fetta. » mi dice, il Signor Cohen. Sarah torna di là in cucina.

« Oh mi sono dimenticata il coltello. »

« Miriam come fai ad essere così sbadata. Sei sempre con la testa fra le nuvole. » mi riprende la mamma.

« Mi dispiace. Vado a prenderlo subito. » Chiudo la porta. Gli adulti inziano a parlare. E io con la mai curiosità non posso fare a meno di origliare.

« Sapevamo che prima o poi sarebbe successo » è la voce del signor Cohen, ed è molto preoccupata.

« Per fortuna Charlotte ci ha avvertito, così se li sente arrivare; crea un diversivo per darci cinque minuti di tempo » mormora mio padre.

Ma di che diavolo stanno parlando? E che cosa c'entra Charlotte?

« Secondo me è un falso allarme. Vi ricordate? Come la volta scorsa. »

« Dicono che prenderanno anche i bambini. »

« I bambini? Che follia. Diteglielo anche voi che è una follia. I bambini.. cosa vuoi che se ne facciano dei bambini. » la signora Cohen era disperata. Lo credevo bene, avevano due nipotini. E il loro figlio abitava non tanto distante da qui.

« Milioni di ebrei si sono rifugiati qui in Francia. Sapete cosa si dice in Polonia? La Francia è la salvezza degli ebrei »

« Non lo so... Abbiamo riposto troppa fiducia in questo paese. » continuo ad ascoltare con il fiato sospeso. Poi sento la voce della mamma. Aveva la voce rotta dal pianto.

« A me, non importa niente. Facciano di me ciò che vogliono, ma, le ragazze... Che cosa ne sarà delle ragazze? »

« Comunque vadano le cose, non ci resta che sperare. »

Mi allontano e per l'emozione mi appoggio contro la parete. Adesso, è tutto chiaro.
Sapevo che le cose stavano cambiando, ma non credevo che fossero così peggiorate.
Torno in cucina e prendo di nuovo il canavaccio.

« Che hai? Sei bianca come un lenzuolo. »

« Nulla. Proprio nulla. »

Note d'autrice :
Eccomi con il nuovo capitolo
Spero che vi piaccia :)
ditemelo scrivendo un commento 💓
Allora premetto che ho cambiato qualcosina e ho ripreso qualcosa del vecchio testo spero che vi piaccia
Ringrazio chi vota, commenta o legge
Aggiornerò il prima possibile con la odifica degli altri capitoli 💓
Un megabacione
Noemi 💜

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