Capitolo 13
Canzoni del capitolo:
- Let me down slowly - Alec Benjamin
- Let me love you - Rita ora
Apro appena gli occhi. Vedo una luce. Una luce soffusa. Come se mi trovassi in una specie di limbo.
Non vedo nulla, se non quella luce. È il paradiso? Ma poi sento delle voci. Faccio fatica a riconoscerle. Sono lontane e rimbombano nella mia testa. E poco, a poco, le sento più vicine.
« M... Miri... Miriam. Mi senti? »
Apro piano le palpebre. Non sento più il mio corpo. Ormai è diventato un tutt'uno con il dolore. Emetto un grugnito. Vedo due ombre, poco a poco, assumo forma e immagine.
Davanti a me ci sono Jacob e Lucie.
« Sta bene, per fortuna. » dice, Jacob con un sospiro di sollievo.
« D- Dove mi trovo? » tartaglio, riuscendo a malapena a parlare.
« Sei in infermeria.. » mi informa, Lucie.
« C-Cosa? » scatto in avanti.
Voglio alzarmi dal lettino. Ma il mio corpo non me lo permette. Lucie mi tiene ferma. Cerco di liberarmi, ma non ci riesco. Non voglio starci neanche un minuto di più in questo posto!
« Lasciatemi! Lasciatemi! » esclamo.
Ricordo che cosa ha detto Lucie. Sulla sterilizzazione. Come ha potuto farmi questo?!
« Miriam, calmati! Non vogliamo farti niente di male. Noi vogliamo curarti » Vedo Jacob con una siringa in mano.
« Non è vero! Bugiardi! Io mi fidavo di voi! »
« Lucie tienila ferma. Così riesco ad iniettarle il tranquillante. »
Le mani sono bloccate e adesso capisco il perché. Lucie mi ha legato mani e piedi. Maledetta!
All'improvviso sento un pizzico a metà del mio braccio, poi un senso di pace. Come se fossi avvolta fa una pace assoluta.
Lucie mi slega. Poi sento un po' di sollievo all'altezza dello zigomo. La mia amica preme la borsa del ghiaccio sulla guancia. La ringrazio, mentalmente, mentre sento questo tepore.
« Va meglio? » chiede.
Faccio sì con la testa. Ancora una volta, sono scampata ad una morte certa.
« Come hai fatto a trovarmi?» Le domandò a Lucie.
« Ero preoccupata e ti sono venuta a cercare. Poi ti ho trovata in quella stanza. In queste condizioni ed eri svenuta. Ho temuto il peggio. Ma chi ti ha ridotto così? »
Inizio a ricordare. Sono stati gli istanti più brutti della mia vita. Tento di rispondere, cercando di non cadere in prenda alle lacrime.
« Lui... è stato lui. »
« Lui, chi? »
« Quell'ufficiale di cui ti ho parlato. È stato orribile... Sento ancora i suoi occhi su di me, che mi fissano con tanta malignità »
Ormai è inutile. Le lacrime mi escono come un fiume in piena.
« Ora sta tranquilla. Devi riposarti. Il tranquillante che ti ho iniettato dovrebbe incominciare a fare effetto. »
Mi volto verso la finestra. Vedo il sole tramontare. Non posso restare qui. Tento di alzarmi ma Jacob mi ferma.
« Non posso rimanere qui. Devo andare da mia madre e da mia sorella. Hanno bisogno di me. Devo procurare a loro, qualcosa da mangiare e si preoccuperanno da morire non vedendomi tornare »
« Ci penserò io a tua madre e a tua sorella. »
« Grazie Lucie. Non dire niente su quello che mi è successo. Non voglio farle preoccupare. Dì a loro che sto bene e che tornerò presto. »
« Va bene. »mi sorride.
Non riesco a risponderle. Gli occhi poco a poco iniziano a chiudersi, avevo leggermente sonno .
Sto per addormentarmi. Ma prima di cadere totalmente nel sonno, vedo Lucie e Jacob abbracciati e guardarsi negli occhi.
« No, Jacob non qui. Non possiamo. Ho paura. » Jacob le tocca la guancia, rassicurandola.
« Oh Lucie... » e la bacia. Poi tutto diventa buio.
***
Dopo un paio di giorni, sono tornata in forze. Alcuni segni sono ancora evidenti. Se non fosse stato per Jacob o per Lucie adesso non sarei qui, a pulire il pavimento davanti all'ufficio di Hans Deutscher.
Odio l'ufficiale che mi ha fatto questo. E più ci penso, più mi cresce la rabbia. Se anche lui mi detestava, beh, il sentimento è reciproco.
Strofino forte, pensando a lui. Smetto, quando vedo il sangue uscirmi dalle dita. Questa volta prego Dio di non vederlo mai più. Non voglio più averci niente a che fare e sta volta è per sempre.
Continuo a strofinare, quando sento la porta di Hans aprirsi e chiudersi. Poi, odo dei passi. Chiunque sia, spero che se ne vada. Sento il suono dei tacchi. Quando non sento più lo scalpiccio, alzo lo sguardo.
Di fronte a me, vedo due stivali neri da cavallerizza. Chiudo gli occhi. Ho parlato troppo presto. Rimango a fissarli, quando sento la sua voce.
« Alzati. » mi ordina.
Obbedisco senza alzare lo sguardo. L'ufficiale mi prende per la camicetta e mi spinge con forza contro il muro.
Ma che diavolo! Che ha intenzione di fare?
« Ah » sussurro, dolorante.
Adesso cosa voleva da me? Lo vedo sorridere. Non è un buon segno. Prima che potessi dire qualcosa, è lui il primo a rompere il silenzio.
« E così, ci rincontriamo, ebrea. Notò che le ferite che ti ho inflitto sono svanite del tutto. Che peccato. E io che speravo di averti fatta fuori. » Fa una breve pausa. « Non ho dimenticato ciò che mi hai fatto. Parlo del tuo patetico tentativo di salvarti, ma per questo, ti do una seconda possibilità. Voglio assoluta lealtà e gratitudine. Se non mi obbedirai... Be, sai, c'è una grande differenza tra portare pietre in una cava e riparare cappotti. In una cava, saresti più vicina ai forni più di quanto tu creda. »
« Grazie, Herr Kommandant. Le sarò per sempre grata » dico, in un sussurro.
Lurido verme.
La sua mano si avvicina al mio viso. Chiudo gli occhi, pronta a ricevere un altro schiaffo. Non sento nulla. Nessun dolore. La sua mano si è posata sulla mia guancia, delicatamente. Inoltre, i nostri corpi sono vicini.
Troppo vicini...
Sento il suo pollice, accarezzarmi le labbra. Il suo sguardo... non è più cinico. È la prima volta che lo guardo cosi da vicino.
È molto bello, lo devo ammettere, a malincuore. Se non fosse una SS avrei nutrito più simpatia per lui.
Continuo a guardarlo spaventata. Anche se adesso, dal modo in cui mi sta guardando e dal suo modo di comportarsi, direi che tutto sommato anche loro hanno un cuore e dei sentimenti.
Mi fissa le labbra. Il suo sguardo è come ipnotizzato. Rimango in silenzio. Il mio respiro si fa sempre più lento.
Emetto un leggero sussulto, quando sento la sua mano scendere fino ai bottoni della mia camicetta e passare attraverso i fori. Il cuore mi batte all'impazzata.
Che cosa voleva farle?
Per la prima volta, ci guardiamo dritti negli occhi. Improvvisamente sento caldo e le guance bollenti.
No. Cosa mi sta succedendo?
Il viso di lui è vicinissimo al mio, quasi a bruciapelo. Sento il suo respiro caldo, vicino alla mie labbra. D'istinto chiudo gli occhi. All'improvviso, quell'incantesimo finisce, quando sentiamo una porta aprirsi. Dall'altra parte spunta una Kapò. Quest'ultima ci vede e rimane lì a fissarci, non capendo, cosa stia succedendo.
L'ufficiale si scansa, immediatamente, da me. Mi guarda, questa volta di nuovo con disprezzo. La kapò esce facendo finta di non aver visto niente.
Lui mi rivolge un ultimo sguardo. Questa volta mi da uno schiaffo.
Rimango a fissarlo, scioccata. Non emetto un fiato. Lo guardo, mentre scende le scale ed esce dall'edificio.
Mi tocco la guancia. Questa guancia, che lui poco prima mi ha accarezzato dolcemente e poi colpita senza alcuna pietà.
Mi accuccio, e continuo a pulire il pavimento. Sono ancora scombussolata e confusa. Le lacrime iniziano a uscire poco, a poco. Non è possibile.
Che cosa mi è preso? Perché tutto ad un tratto mi sono sentita così... strana.
È come se provassi attrazione verso di lui.
No. Come posso provare attrazione per quel mostro?
Lui e quelli come lui stanno sterminando il mio popolo. Non desidero altro che la loro rovina. Un giorno, tutti loro, pagheranno per ciò che stanno facendo.
Piango in silenzio. Preferirei morire, piuttosto che sottomettermi a lui! Ma non ho scelta.
Ora ho paura. Questo significa che avrei potuto incontrarlo in qualsiasi momento. Devo solo pregare e sperare. Intanto, devo subire tutto questo in silenzio.
Note Dell'autore:
Capitolo modificato
Eccomi qui ragazze, con il nuovo capitolo. Questa volta ho voluto concentrarmi di più sui pensieri dei due protagonisti, più che sui dialoghi. Ho voluto mettermi alla prova. Spero di aver fatto un buon lavoro.
Ben che io dubito.
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