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보트 ;; b o a t

Tornai al porto la mattina seguente, scossa ancora dagli avvenimenti del giorno prima.

Non gli avevo chiesto nulla, né come né perché fosse morta, né tantomeno che intenzioni avesse facendosi dimettere per sempre dall'ospedale.

Mi limitai ad abbracciarlo, fino a che non mi congedò con un sorriso, facendomi intuire che il giorno seguente sarebbe sicuramente venuto al nostro appuntamento quotidiano.

Ed infatti lo vidi lì, al solito posto, con un sorriso raggiante più che mai, come se ieri non fosse successo niente.

«Oggi tocca a te, lo sai?» mi chiese dall'alto, dopo avermi salutato con un cenno della mano.

Salii al mio scoglio, scrutandolo meglio che potevo: quel giorno niente borse sotto gli occhi, no. Solo un ragazzo spensierato che sembrava essersi appena diplomato, in attesa di entrare a far parte del mondo reale.

A questo pensiero mi venne spontanea una domanda, a cui già avrei saputo in parte rispondere.

«Posso chiederti quanti anni hai e se hai lasciato la scuola?»

Junior mi guardò con insistenza, facendomi sentire leggermente in imbarazzo. Si decise a rispondermi solo dopo che mi fui seduta nello scoglio accanto al suo, come sempre.

«Tu quanti me ne daresti?» mi chiese, aspettandosi che l'avrei guardato in faccia  per scrutarlo per chissà quanto tempo prima di rispondergli.

«Mah... non saprei, all'incirca diciassette o diciotto» feci la vaga, anche se sapevo già la risposta.

«Già... ho 18 anni, compiuti a marzo» ammise lui, annuendo.

«Davvero? Che giorno?» chiesi con curiosità, visto che anch'io ero nata a marzo.

«Il 14»

«Ah... il mio stesso giorno» commentai, sorpresa.

Quindi avevamo esattamente due anni di differenza. Non male, pensai.

Avrei dovuto immaginarlo, però, visto che comunque mi era sempre sembrato un po' più grande di me.

«Io però ti darei al massimo sedici anni» disse ad un tratto lui, scrutandomi negli occhi.

«Infatti è la mia età» annuii, pensando che forse ci aveva azzeccato per puro caso. Già, perché molte persone mi avevano sempre dato di più dei miei veri anni, forse a causa del mio carattere e del mio modo di fare, che avevano già qualche parvenza di una personalità adulta.

«Caspita... sono proprio un indovino quando si tratta di certe cose!» si auto elogiò Junior, applaudendo divertito.

Non riuscii a trattenere l'ennesimo sorriso.

«E la scuola?» continuai a chiedergli, sorprendendo me stessa per quante domande gli stessi facendo di mia spontanea volontà, quando fino a pochi giorni fa non me ne sarebbe potuto importare proprio niente.

«Semplice curiosità, tutto qui» aggiunsi, scrollando le spalle. Però ero davvero curiosa.

«Semplicemente l'università non avrebbe fatto per me. Ho smesso dopo l'ultimo anno di liceo. Tu?» mi spiegò, facendo a sua volta spallucce.

«Io ho smesso perché non avevo più nessuna motivazione» confessai, restando sul vago.

«Davvero?»

«Sì, è la verità. Non ho mai avuto un passato granché roseo, tranne alle elementari, per cui mi son detta che, se lo studio non era la mia passione principale e non mi trovavo bene, perché mai continuare?» spiegai, a testa bassa.

In parte era vero, in parte no, a causa della questione che mi ero dovuta andare a cercare un lavoro per sostenere le spese della malattia di nonna, questione che però preferii tralasciare.

«Ah, no? E qual è la tua passione?» cambiò discorso Junior, guardando ora verso l'orizzonte.

«Mh... non credo di averne mai avuta una. Sì, insomma, da piccola adoravo il mare e le automobili, ma credo che mi sia passata già da un pezzo. E tu?»

Junior prese un respiro profondo, alzandosi sorprendentemente in piedi e allargando le braccia. Poi chiuse gli occhi.

Inutile dire che mi ricordò tanto me, il primo giorno che ci eravamo incontrati.

«Ho sempre voluto guidare un motoscafo. Scappare lontano, per mare, senza dovere alcuna spiegazione a nessuno» disse, restando in quella posizione.

Sussultai. Era una delle cose della mia lista.

Forse avrei dovuto dirglielo subito...?

Mi alzai anch'io in piedi, pronta a ribattere, ma lui me lo impedì.

«Ehi, IU. Guarda un po' qui, io non scherzo mai» mi disse infatti, dopo aver estratto dalla tasca la sua lista e avermela sbandierata davanti alla faccia. Evidentemente pensava che non gli avrei creduto, ma non era affatto così.

«È... è anche una delle mie cose della lista» ammisi, facendo per tirarla fuori dai pantaloni ma venendo nuovamente interrotta.

«Incredibile! Allora perché non cominciamo proprio da quella?» esclamò Junior, posandomi le mani sulle spalle.

Mi aveva creduto sulla parola senza problemi, pensai.

«In che senso?» sussultai, avendo una strana sensazione, come di aver perso un battito.

«Il patto delle dieci cose, no? Cerchiamo di realizzarle per quanto ci sia possibile»
mi spiegò, lasciandomi di stucco.

Dopodiché sospirai, abbozzando un sorriso. Era a dir poco convinto di riuscire in ogni cosa che si fosse prefissato come obiettivo... ma a me piaceva questa sua determianzione.

«Io non ho abbastanza soldi per noleggiarne uno, però» sospirai, guardando verso il mare e scorgendo alcune vele di barche in lontananza.

«Nemmeno io. Ma chi dice che dobbiamo per forza noleggiarlo? Su, andiamo!» parlò lui, al settimo cielo, per poi afferrarmi per un polso e scendere con me sino al livello del mare.

«Yah! A-aspetta!» provai a fermarlo, ma senza risultati, non avendo la minima idea di che intenzioni avesse.

Mi fece appostare dietro una cabina di un qualche strano deposito portuale, poi mi illustrò il suo piano.

«Vedi quell'ahjussi che sta per salire sul suo motoscafo?»

Annuii, confusa, dopo aver spiato da lontano la scena.

«Ecco, ora tu proverai a distrarlo con qualsiasi cosa per farlo allontanare di lì ed io gli sottrarrò le chiavi, dopodiché saliremo insieme sul motoscafo a tutto gas»

«Scherzi?! Ma questo è un furto bello e buono! Perché non ne affittiamo uno legalmente, invece?» ribattei severamente.

«Ji Eun-ah... qui a questo mondo siamo tutti in affitto. Tu ed io più di quel signore laggiù.» osservò lui, facendomi riflettere intensamente a quelle sue parole.

«Lo prenderemo in prestito solo per una giornata, poi lo rimetteremo dritto al suo posto, esattamente dov'era prima. Allora, ci stai?» aggiunse, attendendo una mia risposta.

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