8 | BIRDWATCHING A MONTE CARLO
Erano tre, le persone scontente all'idea che Vittoria sarebbe stata ospite di Archie nel Principato quel weekend.
La prima, chiaramente, Jennifer. In realtà di facciata ce l'aveva con suo marito perché quest'ultimo aveva deciso di lasciare l'Inghilterra, voltandole le spalle e spassandosela nel Principato di Monaco con suo figlio - e mandrie di modelle, a suo dire -. Come se non fosse stata lei a cacciarlo di casa. Ad ogni modo, Vittoria era convinta che a Jennifer glie ne sarebbe importato ben poco di dove fossero suo marito e suo figlio, se non fosse stato che lei avrebbe dovuto passare una giornata fuori porta con loro. Si, stava divorziando da suo marito, ma ne era ancora piuttosto gelosa.
Alla fine Vittoria l'aveva rassicurata dicendo che sarebbe rimasta nel principato lo stretto necessario, e che avrebbe cacciato qualsiasi modella avesse trovato per casa.
La seconda persona era Clarice. La sua teoria era che, ovviamente, tutta la storia di Monte Carlo era stata messa in piedi solo per avere una scusa per passare del tempo con Vittoria. Cosa che chiaramente la uccideva, anche se la sua coinquilina alzava gli occhi al cielo e negava ogni volta che se ne parlava.
Credere nella buona fede di Archie era tutto ciò che poteva fare per tranquillizzare Clarice.
La terza era Vittoria stessa, che per quanto ritenesse conveniente credere nella buona fede aveva sin da subito sentito puzza di trappola. Chiaramente lo teneva per sé per evitare il linciaggio, ma erano almeno due notti che passava quasi in bianco cercando di anticipare qualsiasi tipo di mossa che Archie avrebbe potuto porre in essere - sia sul piano giuridico che personale - nella speranza di essere pronta a cavarsela in grande stile in ogni evenienza.
L'idea di doverlo accontentare e andare da lui, inoltre, la corrodeva. Odiava accontentare le persone in quel modo, senza poter contrattare almeno un mondo di venirsi in contro. Per placare la rabbia cercava però di focalizzarsi sull'idea che George Reyes non ci sarebbe stato.
Avrebbe avuto Archie e Nicholas tutti per sé.
E c'è un motivo per cui le deposizioni è meglio farle con il proprio avvocato accanto: non ti rendi mai conto da solo di quando dici qualcosa di sbagliato. O meglio, qualcosa che preso e distorto in legalese potrebbe portare a peggiorare la tua posizione.
Arrivato il venerdì mattina, animi scontenti a parte, Vittoria segue le istruzioni di Archie e si fa lasciare dal taxi ad Heathrow, dove un addetto la scorta sino ad un imbarco privato. Un piccolo aereo ed una giovane e sorridente hostess la attendono sulla pista, mentre il pilota è già in cabina.
Si è sempre vista come una persona che un giorno avrebbe viaggiato su un jet privato, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto così presto. Sopratutto, le dispiace che l'aereo non sia suo ma della sua esuberante controparte.
Passa il tempo del volo sui sedili in pelle chiara con le carte del divorzio sparse tra le gambe e sul tavolino davanti a lei, cerca di rivedere le domande ma non riesce a lavorare al pensiero di star facendo il gioco di Archie, alla faccia piena di soddisfazione con la quale sicuramente la accoglierà in quel del Principato di Monaco. Che poi, il Principato, che cliché.
Deve rimandare ancora un po' il momento in cui vorrà ufficialmente schiaffeggiare quell'espressione soddisfatta perchè una volta atterrata dopo un'ora di volo non è Archie ad andarla a prendere ma un autista, Boris, il quale le spiega che per arrivare a destinazione manca ancora un po' di strada in macchina.
È atterrata a Nizza, non ci sono piste d'atterraggio nel Principato.
<<E così fanno tanto i miliardari ma poi devono lasciare i jet lontani da casa>> borbotta Vittoria mentre si sistema sui sedili posteriori di una Mercedes.
<<Ha detto qualcosa, signorina?>> le domanda Boris, mettendo in moto. E' un signore distinto, forse sulla sessantina, con una giacca in camoscio e degli introvabili Persol vintage.
<<Oh no, no parlavo da sola>> lo tranquillizza la ragazza, sfilando il cellulare dalla tasca della giacca e provvedendo ad avvisare Clarice del suo arrivo in Francia. Il cielo fuori dal finestrino è di un azzurro come non lo vedeva da tempo e l'aria frizzantina è segno di una primavera che sembra ormai inoltrata, così diversa da quella di Londra che ancora ricorda l'inverno, con il grigio, il freddo e la pioggia.
Si ritrova a non riuscire a staccare gli occhi dal panorama all'esterno, una tortuosa strada di montagna che costeggia a strapiombo un'immensa distesa d'acqua calma e di un blu intenso, tanto puro da sembrare dipinto ad acquerelli.
<<Ci vorrà un po' più di tempo per arrivare, ma il signor Davidson ha insistito perchè prendessimo questa strada>> dice Boris, intromettendosi nel suo momento da sogno. Vittoria sorride e incrocia per un attimo lo sguardo dell'autista nello specchietto retrovisore, per poi tornare a godersi quello spaccato di Costa Azzurra.
Per la prima volta da quella mattina, o forse da quando Archie l'ha invitata lì, non le importa di stargli dando soddisfazione. E' una mossa sporca cercare di aggraziarsela con qualcosa come una delle viste più belle del mondo, ma è ben giocata, Vittoria deve ammetterlo. Quando più tardi la farà arrabbiare - e succederà - penserà che almeno ha avuto la possibilità di godersi quel panorama. E che per vederlo la pagano addirittura il doppio delle ore che fattura in ufficio.
Ad interrompere la continuità tra mare, cielo e flora rigogliosa appare dietro una curva il Principato, una conca piena di barche circondata da alti palazzi dai colori chiari, il giusto punto d'arrivo dopo quel meraviglioso tragitto.
Vittoria non aveva idea di cosa aspettarsi dalla Costa Azzurra, ma ciò che aveva davanti agli occhi certamente superava qualsiasi cosa avesse potuto immaginarsi. Quasi le dispiace l'idea di dover ripartire quel pomeriggio stesso, anche se Archie non dovrà saperlo.
Boris guida con familiarità tra le strade in discesa del Principato che appaiono come un percorso obbligato verso la costa, interrompendolo solo quando dopo aver preso una svolta a destra accosta la macchina al marciapiede. Scende prima di lei, così da poter scaricare il piccolo trolley con lo stretto necessario dal bagagliaio. Vittoria lo raggiunge con lo sguardo per aria, respirando a pieni polmoni l'aria tiepida e quasi salata che arriva dal mare fino a lì, ad un centinaio di metri dalla Place du Casino.
<<Buona giornata, Signorina>> la saluta l'autista, indicandole il portone di un palazzo e facendole un breve sorriso prima di rimettersi in macchina.
<<Buona giornata a lei, Boris>> contraccambia, ondeggiando la mano.
Una cosa che le è subito chiara non appena il portiere le apre la porta e le dice che "Il sig. Davidson la sta aspettando", è che Archie ha bisogno di rivedere la concezione di "appartamentino", ossia il modo in cui aveva descritto il suo possedimento nel Principato di Monaco. Perchè quello, a Vittoria, non sembra proprio un posto da appartamentini.
Quello dove vivono lei e Clarice è un appartamentino.
Lì, in quell'atrio di marmo, la situazione le sembra ben diversa.
La conferma la ha nel momento in cui le porte dell'ascensore, dopo aver salito 12 piani, si aprono non su un corridoio ma direttamente all'interno di casa Davidson, spalancando la visuale sul ragazzo che la accoglie a braccia conserte e con un sorrisino sinceramente divertito sul viso. Esattamente l'espressione che sapeva che avrebbe avuto e che, come immaginava, le fa venire voglia almeno di dargli uno schiaffo.
<<Benvenuta a Monte Carlo>> esclama e persino il tono è estremamente irritante, come il modo in cui continua a guardarla.
Sembra sorpreso.
Nonostante la sua rinomata certezza nel riuscire in tutto ciò che fa, il fatto che sia davvero riuscita a portarla lì sembra al di là delle sue aspettative.
<<Archie>> lo saluta lei, facendo il primo passo verso di lui e mettendo su un sorriso fastidioso sicuramente quanto quello di lui.
È vero, gli sta regalando un'altra vittoria: chiamarlo per nome. Non le viene più naturale però pronunciare Mr. Davidson, e le sembrerebbe addirittura ridicolo farlo trovandosi in quella situazione. Già sarà costretta a mantenere un tono formale durante la deposizione.
<<Caffè? Ti ho fatto svegliare presto oggi>> dice Archie, facendo segno di seguirlo nei panni del perfetto padrone si casa.
Vittoria annuisce e gli scocca un'occhiata di traverso prima che lui le dia le spalle e faccia strada nell'appartamentino.
L'ingresso nel quale si sono aperte le porte dell'ascensore sfocia in un grande salone con lunghi divani scuri, lampadari bassi e imponenti, un'ampia vetrata che affaccia su Place du Casino e che illumina ogni angolo della stanza.
È una casa dai toni più tetri rispetto a quella di Kensington, ma il gusto è simile. Vittoria lo riconosce nei dettagli più chiari, le tende, i cuscini. Il bianco era ciò che più l'aveva colpita della villa di Londra e guardando bene si fa spazio anche lì, emergendo tra i mobili in rovere.
Dal salone si diramano diverse porte di cui una è quella in vetro opaco della cucina. Non appena Archie la lascia scorrere un rumore inonda il silenzio leggermente imbarazzato, lo zampettìo sul pavimento di marmo di quelli che Vittoria immagina essere i cani della discordia e che infatti le appaiono improvvisamente ai piedi, trafelati.
<<Questi sono Super e Chico>> li presenta Archie, ridendo dell'espressione di Vittoria attorniata dai due bulldog <<E quello di correrti incontro è probabilmente il primo ed ultimo sforzo che faranno oggi. Sono innocui>>
La ragazza rimane interdetta tra il piegarsi ad accarezzare i due bellissimi mostriciattoli o rimanere indifferente, ma è uno dei due a scegliere per lei saltandole con le zampe anteriori addosso e quasi spingendola all'indietro. Di certo non si aspettava pesassero così tanto.
<<Chissà, magari Chico riesce a farti sciogliere>> commenta Archie, ed essendo di spalle non cattura l'occhiataccia che Vittoria molto amorevolmente gli lancia.
<<Sicuramente è più simpatico del suo padrone>> controbatte facendogli il verso, il che la fa improvvisamente sentire come una ragazzina.
Si sente anche imbarazzata come una ragazzina in realtà, tutta quella situazione - Archie, Monte Carlo, suo figlio, l'ira funesta di Clarice e Jennifer - la tiene abbastanza sulle spine. L'importante però è sembrare a proprio agio, ed è per questo che quando Archie finalmente si gira a guardarla con la tazzina di caffè in mano la trova accucciata per terra intenta ad accarezzare Chico - o Super, sono indistinguibili - e con un bel sorriso pronto da regalargli.
È un bel po' falso, ma Archie non sembra accorgersene considerando il modo in cui risponde a quel sorriso con uno altrettanto grande, uno di quelli che lasciano intravedere lo spazietto tra gli incisivi.
Poveri uomini, è il suo compassionevole pensiero mentre tornando in piedi afferra la tazzina che Archie ha accuratamente poggiato sull'isola al centro della cucina.
Lo ringrazia prima di bagnarci le labbra dentro.
Il ragazzo rimane ad osservarla in silenzio, senza riuscire a togliersi di dosso la stessa aria divertita e sorpresa con la quale l'ha accolta pochi minuti prima. Poggia le mani aperte sul bancone, mostrando il tatuaggio con la bussola sul dorso, poi flette leggermente le braccia mentre cerca qualcosa da dire. Con quel movimento i muscoli si tendono e tutti i tatuaggi che gli ornano l'arto destro sembrano spostarsi, piccoli disegni che ne compongono uno più grande e imponente, difficile da distinguere ma con una logica propria fatta di linee sinuose e sfumature.
A Vittoria i grossi tatuaggi non sono mai piaciuti, eppure non saprebbe vedere Archie senza. Fanno parte del suo essere, della sua pelle, come la vitiligine che ricopre il corpo di Jennifer.
Per un momento, senza un perché, si immagina come sarebbe presentarlo a suo padre. Si chiede se il fatto che Archie sia un pilota potrebbe mai lenire l'orrore che suo padre proverebbe nel vedere tutti quei tatuaggi. La risposta non è così scontata. Probabilmente no.
Non ci pensa più però quando Archie finalmente si decide a parlare, ma viene introdotto da un'altra voce.
E Vittoria sente un vuoto nel petto.
<<Nick, vieni, ti presento la mia amica>> esclama Archie, allungando una mano verso un punto indefinito alle spalle di Vittoria dopo che una vocina ha mormorato un ciao.
La ragazza deve girarsi per veder entrare in cucina il figlio di Archie e lo fa lentamente, sperando che prendendosi i suoi tempi guardare negli occhi il bambino di cui ha distrutto la famiglia possa ferirla di meno.
Ovviamente non funziona.
Il bambino che cammina in fretta verso il padre è la fotocopia di quest'ultimo, altrettanto bello, con gli occhi scuri e il sorriso diffidente. Lo affianca e da lì la studia, senza parlare. Vittoria trova una maturità disarmante nel suo sguardo.
Sono gli occhi di un adulto, nel corpo di un ragazzino di sei anni.
<<Ciao Nick, come va?>> gli domanda, sporgendosi con fare confidenziale sul bancone che li divide e giocando con la tazzina tra le mani. Mette su un atteggiamento scherzoso, quello che con Emma riesce sempre a colpire nel segno. O almeno ci prova.
Deve tenere a freno tutti i brutti pensieri, fingere che sia tutto normale.
<<Bene grazie, anche se...>> risponde prima di interrompersi e girarsi verso il padre, strattonandogli leggermente i pantaloni della felpa. Archie aggrotta le sopracciglia e si piega fino a consentire al figlio di parlargli nell'orecchio, quando evidentemente capisce cosa c'è che non va gli spunta un sorriso. Poi annuisce.
<<Lo faccio, ma puoi fare solo un'ultima partita. Poi abbiamo da fare, ok?>> domanda, ed arriva il turno del piccolo di fare un cenno d'assenso con la testa.
Archie chiede a Vittoria di scusarlo un attimo e i due uomini di casa Davidson si dileguano fuori dalla cucina, lasciando la ragazza sola e libera di prendere un grosso respiro. Apre il palmo della mano sul bancone cercando di catturarne il fresco. Chiude gli occhi.
E' un bambino felice anche se i suoi stanno divorziando.
Non gli hai rovinato la vita.
Sobbalza quando Archie torna da lei, tanto che lui preoccupato allunga una mano e glie la poggia sulla spalla.
<<Mi hai spaventato>> si giustifica Vittoria, mentre il cuore le pompa violentemente contro le costole per ben altri motivi. Ci si porta una mano sopra, finge un sospiro di sollievo.
<<E' un bambino timido. Voleva solo che gli aggiustassi il pedale per giocare al suo gioco preferito>> spiega Archie, togliendole la tazzina dalle mani e abbassando lo sguardo quando nell'intento le sfiora le dita <<Ovviamente Formula Uno>>
<<Chissà da chi ha preso>> cerca di sdrammatizzare la ragazza, allontanandosi dal bancone e stringendosi le braccia al petto. Sente il sangue rimbombarle nelle orecchie ma sa di poter mantenere le apparenze. E' parte del suo carattere. Ribollire dentro e fingere indifferenza fuori. Lei è quella che non si rompe mai.
<<Vieni, ti faccio fare un giro>> dice lui, e lei glie ne è grata. Distrarsi e camminare, persino dentro una casa, aiuta. Archie fa strada nel grande salone che poi si sviluppa in sala da pranzo e lei lo segue fino alla finestra che spalanca per permettergli di uscire sul balcone.
I capelli di lui sono trattenuti dalle solite treccine attaccate al cranio mentre indossa una confortevole tuta grigio topo che potrebbe tranquillamente passare per pigiama ma che Vittoria ha la netta sensazione faccia parte di tutto quel famoso streetwear di cui Archie ha dato prova di essere un grande fan, e che tra l'altro in un modo assurdo gli dona particolarmente. E' su questi pensieri che si focalizza per calmarsi, mentre il ragazzo in questione sorride sornione indicandole il centro esatto di Monte Carlo giusto ai loro piedi.
<<Vuoi che ti dica che è una vista stupenda? O che sei un esaltato?>> gli domanda, chiudendo gli occhi per colpa dell'improvvisa luce tanto da perdersi la vista della risata di Archie che però le arriva forte e chiara alle orecchie.
<<Non so, ho paura delle tue parole, quindi forse è meglio che tu non dica niente>> risponde lui, poggiandosi alla ringhiera del terrazzo.
<<Hai scoperto troppo presto le tue carte, Archie Davidson>> controbatte Vittoria non appena riesce a ritrovare un'espressione dignitosa, ad aprire le palpebre e finalmente a godersi la vista da cartolina che può ammirarsi da lì su. E Archie di contorno. <<Potrei non smettere più di parlare pur di spaventarti>>
<<O magari è solo una scusa per sapere sempre cosa pensi>> rilancia.
La ragazza trova odioso il modo in cui Archie è sempre lì, pronto a tenderle trappole cercando di spiazzarla.
<<Non lo sai? Non sempre le parole corrispondono ai pensieri>> puntualizza quindi con quel suo fare da saputella. Si poggia sulla ringhiera a sua volta, guardando la facciata del Casino con un sorrisetto insolente sulle labbra.
<<Quindi sei una persona falsa>> afferma Archie con schiettezza e lei neanche si gira, accentuando però se possibile la propria espressione.
<<No, sono un essere umano>> lo contraddice, pronta.
<<Anche io, eppure dico sempre ciò che penso>>
Archie accentua la frase lasciando schioccare la lingua contro il palato e Vittoria lo trova così, con quell'aria di superiorità e le braccia incrociate sul petto mentre attende una sua reazione. Reazione che non può che essere una semplice ma efficacissima alzata di occhi al cielo.
<<Esaltato>> borbotta allora lei, lasciando stare la ringhiera del terrazzo per andare a sedersi sul cuscino di una delle poltroncine di legno che compongono l'elegante salottino esterno.
Il ragazzo in risposta spalanca le braccia e rivolge il palmi al cielo, in un'eloquente raffigurazione della frase che ci puoi fare, sono fatto così.
<<Sono una superstar>> si sente in dovere di aggiungere prima di raggiungerla sul divano posto difronte.
Vittoria deve trattenersi dallo sbuffare e dall'alzare nuovamente gli occhi al cielo, cercando di mantenere un certo livello di maturità. È un'impresa ardua, ma riesce a sopravvivere.
La cosa positiva di quel battibecco, ad ogni modo, è che nonostante l'abbia da un lato innervosita, dall'altro non le ha dato modo di pensare a Nicholas. Il battito si è placato, il mondo sembra non essere più in procinto di crollare sotto i suoi piedi.
<<Che cosa chiederai a Nicholas?>> domanda però Archie dopo qualche attimo di silenzio <<Gli chiederai chi preferisce tra mamma e papà?>>
La guarda di traverso questa volta, con un'espressione che rivela il sarcasmo intriso in quell'ultimo inciso, ed anche un po' di quella vecchia tristezza che gli si legge negli occhi ogni volta che si parla seriamente di ciò che sta succedendo, di ciò che c'è tutto attorno al loro battibeccare, zona che paradossalmente è l'unica che allieva gli animi.
Vittoria stringe le labbra, scrolla le spalle.
<<Non lo faró, non i questi termini>> gli risponde con cipiglio <<Anche se credimi, molti bambini vorrebbero poter scegliere con chi stare>>
Archie annuisce, ma sembra rimanere per un attimo incastrato nei propri pensieri. Vittoria, per quanto gli abbia sempre negato una chance per conoscersi meglio, vorrebbe sapere cosa gli passa per la testa. Chi è Archie Davidson? si ritrova a chiedersi, studiando la linea dolce del viso del ragazzo che si staglia contro il cielo nitido sopra Monte Carlo.
Tutto ciò che sa di lui, in fondo, è un mucchio di informazioni che potrebbe trovare su qualsiasi giornale, più forse qualche dettaglio segreto, di quelli che solo Alex riesce a scovare e che certamente non contribuiscono a metterlo in luce.
Cosa fa di lui un campione?
Cosa lo tiene sveglio la notte?
Cosa lo rende felice?
<<Fa' pure una foto se vuoi, l'obiettivo mi ama>> Archie interrompe i suoi pensieri, lottando con un sorriso per trattenerlo il più possibile.
Questa volta la lascia senza risposta pronta, a boccheggiare.
<<Non guardavo te>> cerca di cucire una toppa con la prima cosa sensata che le viene da dire, mettendo su la sua tipica espressione sdegnata che risulta forse un po' troppo forte per quel momento <<Guardavo gli uccelli>>
Cosa?
Vittoria spontaneamente indica il cielo dietro la testa di Archie, una porzione di azzurro uguale a tutte le altre. Il ragazzo neanche segue il movimento della sua mano, pensando piuttosto ad alzare un sopracciglio per poi non riuscire più a contenere una risata.
<<Uccelli?>> domanda estremamente divertito.
<<Uccelli>> afferma la ragazza, annuendo vigorosamente. Mantenere la propria posizione e difenderla a spada tratta, sempre.
<<Quindi ti piacciono ...>> comincia Archie, ma Vittoria lo interrompe prima che possa concludere la frase alzandosi dalla poltroncina e giungendo le mani con uno schiocco.
<<Iniziamo? E' già tardi>> lo incita, non risparmiandosi neanche un piede sbattuto per terra con irruenza.
Archie alza le mani in segno di resa ma deve mordersi le labbra per trattenere l'ennesima risata, gesto che non passa inosservato agli occhi di Vittoria che però si costringere a distogliere lo sguardo, cosa che invece lui non fa, tenendo fissi gli occhi su di lei mentre lasciano la terrazza per tornare in salone.
Scelgono la sala da pranzo per le deposizioni. Vittoria monta la piccola videocamera sul tavolo di legno mentre Archie va a chiamare Nicholas, distogliendolo da un'avvincente gara alla PlayStation.
Concentrarsi sull'imbarazzante figura fatta poco prima in terrazza la aiuta a rimanere calma sulla questione Nicholas. Sfodera quindi la versione più gentile e materna di sè stessa quando il ragazzino la raggiunge in salone e si siede sulla sedia accanto a lei, guardandola con un misto di curiosità e diffidenza.
Chiede ad Archie, poggiato contro il muro con le braccia conserte ed intento a scrutarli, di lasciarli per pochi minuti. Quest'ultimo rimane fermo, tante domande implicite sono impresse nelle iridi scure e lei cerca di rispondere con un sorriso appena accennato, ma sincero.
Il ragazzo decide allora di dare loro le spalle e sparire nel corridoio che porta, presumibilmente, alla zona notte.
Vittoria capisce tante cose da quella chiacchierata con Nicholas Davidson. Lo tratta come tratterebbe Emma e lui deve riuscire a percepire quella confidenza, quel modo di fare di qualcuno che non può e non vuole farti del male, quindi presto lo sguardo diffidente diventa quasi divertito.
Nicholas ha sei anni - quasi sette! -, è probabilmente un piccolo genio e dimostra molti più anni, parla fluentemente inglese e francese e sa contare in tedesco - e anche dire hallo -, studia in un collegio internazionale vicino Parigi dove ha tanti amici - che inviterà presto a Monaco per festeggiare il suo compleanno in una pista di go kart -. Il suo film preferito è Cars e Vittoria pensa che potrebbe proporlo ad Emma per evitarle i drammi che sua madre continua a propinarle con Anastasia. Anche se gli piacciono i go kart - tantissimissimo - il suo sport è equitazione. Ha un cavallo di nome Mocha e a scuola lo fanno allenare - lui ama Mocha -. Prima o poi vincerà tante coppe .
Ma sopratutto, Nicholas adora suo padre.
Notizia che spiazza Vittoria.
Jennifer le aveva detto che Nicholas quasi non aveva rapporti con Archie, che quest'ultimo non era un padre presente, non era un punto di riferimento per il bambino. Non solo, sosteneva anche che stravedesse per lei, che se avesse potuto scegliere tra i suoi genitori avrebbe scelto senza pensarci lei.
Quando invece Vittoria gli chiede se si diverta con sua madre, la risposta di Nicholas è lapidaria.
<<Mamma è pazza>>
E quello è il momento di spegnere la telecamera.
<<Nick !>>lo richiama Archie, battendo leggermente la mano sul tavolo. Vittoria non si era neanche accorta del suo ritorno <<Non si dicono queste cose della mamma>>
Il ragazzino cerca di controbattere ma ancora prima che del fiato possa uscire da quella boccuccia Archie pronuncia nuovamente il suo nome con fare perentorio.
<<Abbiamo finito comunque>> si intromette Vittoria, scrollando le spalle e sentendosi improvvisamente in difficoltà.
In testa ha un solo pensiero: perché un figlio, che dovrebbe adorare sua madre, pensa che sia pazza?
Dovrà far sparire i nastri di quella conversazione al più presto, magari anche cercare un modo perché Nick non dica la stessa cosa a George Reyes.
Sarebbe l'unico modo in cui potrebbe attaccare la sua difesa, e Vittoria non vuole essere scoperta in nessun punto.
<<Sei molto simpatica>> le dice Nick, riportandola alla realtà. Ha un ginocchio sulla sedia ed è pronto ad andar via da lì, ma aspetta visibilmente una risposta.
<<Anche tu Nicky>> risponde sorridendo <<È stato un vero piacere parlare con te>>
Quel finto formalismo fa ridere il bambino che, ridacchiando, le lancia un'ultima occhiata e poi corre nell'altra stanza senza fermarsi davanti ad Archie, probabilmente nella speranza di evitare una ramanzina.
<<È un fantastico ragazzino>> dice spontaneamente lei, osservando il punto dove si trovava Nick prima di scomparire nel corridoio.
<<Hai fatto colpo>> afferma Archie con uno sbuffo divertito, prima di tornare serio. È palesemente alterato per la questione Jennifer e rimane fermo davanti al tavolo senza dire niente per qualche attimo, finché non sfila il cellulare dai pantaloni e si mette a guardare lo schermo <<È ora di pranzo, cosa vuoi mangiare?>>
<<Non so, tu?>> gli domanda lei, pensando in realtà intensamente a quanto vorrebbe una pizza. O del sushi.
<<Ho voglia di un burger di soia. Con chips alla paprika>> afferma Archie, digitando cose sullo smartphone.
<<Che strane voglie che hai>> commenta lei.
Alla domanda "cosa vuoi mangiare" è abituata di solito a rispondere cose caloriche che probabilmente non mangerà, ma che, appunto, vorrebbe mangiare. Chi mai potrebbe avere desiderio un burger di soia ?
<<Se li fanno con la carne, lo prendo con la carne>> aggiunge vedendo Archie non intenzionato a rispondere.
<<Carne sia>>
La deposizione di Archie inizia subito dopo, dura durante il pranzo che Archie si fa consegnare a casa e procede per tutto il pomeriggio, finché le luci dei lampioni prendono il sopravvento su Monte Carlo e il cielo chiaro diventa un manto blu che ricopre la città.
In realtà non c'è niente, di ciò che ha detto, che Vittoria già non sapesse. Certo, qualche particolare in più sulle sue storie, chiarimenti sul patrimonio, sul loro stile di vita, ma niente di esaltante. Per fortuna, in realtà. Vuol dire che Alex, pur se in ritardo, ha fatto bene il suo lavoro.
Ci mettono così tanto tempo fondamentalmente per colpa delle plurime chiamate che Archie riceve durante la giornata e per il suo modo di divagare costantemente, segno che George Reyes non l'ha minimamente preparato su ciò che avrebbe dovuto dire o fare.
Alle domande di un avvocato si risponde dritto al punto, non gli si lascia un così ampio raggio di dettagli.
Sono le venti e trenta quando Vittoria spegne finalmente la videocamera. È stremata e lo è anche Archie, nonostante provino entrambi a nasconderlo.
<<Avrei preferito vederti così interessata a me senza una telecamera puntata contro>> scherza prima di controllare per l'ennesima volta il telefono.
Che siano le famose modelle di cui parlava Jennifer e che magari lo stanno aspettando?
<<Ti piacerebbe>> risponde Vittoria senza distogliere lo sguardo dal treppiedi e dalla telecamera che sistema accuratamente nel trolley.
Quando chiude la cerniera e si alza, però, è costretta a guardare il ragazzo che le si è improvvisamente parato davanti.
Sembra che voglia dirle qualcosa, ma lei lo precede.
<<Come funziona il ritorno a casa?>> domanda, schietta.
Archie la guarda con un che di diverso nello sguardo, la studia sotto le luci calde dei lampadari. Alle spalle di lei c'è la città, viva e in fibrillazione. Lui la vede, lei ne sente i rumori.
Vittoria pensa la stessa cosa che aveva pensando quella mattina, arrivando lì, ma non ha il coraggio di ammetterlo.
C'è qualcuno, però, che ha più coraggio di lei. Qualcuno che dice sempre quello che pensa.
<<Devo dirti che è tardi ora per organizzare il viaggio con il jet o posso semplicemente chiederti di restare?>> mormora lui. La voce è morbida, vellutata.
Lei pronuncia il suo nome con fare quasi ammonitorio, ma dovrebbe ammonire anche sé stessa per i suoi pensieri.
<<Dì di sì>> aggiunge, mordendosi nuovamente le labbra per trattenere una risata <<Si fa dell'ottimo birdwatching qui nel Principato>>
👩🏼⚖️👩🏼⚖️
Buonasera! Bene, di solito scappo dagli spazi autore ma con la quarantena non ci sono scuse!
Spero che stiate tutti bene e che stiate approfittando di questo momento per fare cose che amate. E si, anche leggere Breaker 😂
BENVENUTI NEL PRINCIPATO!
Vittoria è nel territorio di Archie, regole sue, tranelli. Come se ne uscirà ?
Non so voi, ma a me diverte troppo scrivere dei loro battibecchi. Spero divertano anche voi!
Ah, per chi se lo fosse perso, su IG ho pubblicato il trailer della storia! E come sempre sono lì per chiacchierare della storia - e qualsiasi altra cosa 😂-
Rimanere sintonizzate per il prossimo capitolo, perché ne varrà la pena 🙆🏼♀️🙆🏼♀️
Grazie se state seguendo questa storia. Attendo come sempre vostri commenti. Vvb.
Vostra,
Donna 💗👩🏼⚖️
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