3 | MERCOLEDÌ PRINCIPESSE
In casa Sperti - Verga, tre ragazze sono sedute sul divano bianco del salone con un unico plaid che copre le sei gambe. Una ha gli occhi chiusi e respira piano, utilizzando il vociare indistinto che proviene dalla televisione per estraniarsi in un mondo tutto suo. La maschera in tessuto al veleno di vipera le punzecchia leggermente il viso, mentre tra le dita fa roteare il gambo di un calice pieno di vino rosso. All'altra estremità, una certa bionda è sicuramente più inguardabile di lei mentre oltre alla maschera sul viso - alla bava di lumache - ha anche i capelli annidati in un'imbarazzante turbante fucsia nella speranza che gli intrugli naturali che trova su internet funzionino per risollevare il morale dei suoi capelli - e anche un po' il suo-. Quest'ultima però proprio non riesce a staccare il cervello e con il pc poggiato sulle gambe aggiusta un invito alla negoziazione assistita da inviare all'avvocato di Archie Davidson, quando quest'ultimo si deciderà a trovarne uno degno da poter gettare nell'arena contro di lei. Ogni tanto allunga una mano verso la bottiglia di birra poggiata il tavolino accanto al divano.
La ragazza al centro, più piccola di soli ventiquattro anni, non ha una maschera in tessuto ma una semplice crema idratante spalmante malamente sul viso e la frangetta legata in un codino che sembra farle da corno. Sorseggia rumorosamente un bicchiere di latte ed è l'unica a prestare attenzione al film mentre ne canticchia a bassa voce la canzoncina. Anastasia è un vezzo di sua madre in realtà, visto che è sempre stato il suo film principesco preferito, e per quanto Emma sia una bambina molto intelligente nonostante i suoi 5 anni, Vittoria è convinta che sia un po' troppo presto per gettarla nel mondo dei Romanov e della Rivoluzione Russa, e che ci sono sicuramente altri cartoni animati più adatti per quell'età. Quando ha riportato questo pensiero a Clarice, lei non le ha dato retta, ovviamente, come ha dissimulato anche quando le ha fatto notare che fosse leggermente malsano farla affezionare ad un cartone animato il chi protagonista maschile assomigli in modo inquietante a suo padre. Così, se mai Clarice decidesse un giorno di far conoscere ad Emma l'altra parte del suo patrimonio genetico, Vittoria già si immagina che la bambina lo chiamerebbe Dimitri. E sarebbe un complimento che il ragazzo in questione non merita assolutamente.
<<Bleah>> mormora la bambina, portandosi le mani sugli occhi quando i due personaggi si scambiano un intenso bacio. Rimane ancora più schifata quando si ricorda troppo tardi della crema sul viso e si ritrova le dita tutte sporche.
<<Anche tua madre fa bleah quando vede certe cose>> scherza Vittoria, ridacchiando per quanto la maschera lo consente e ricambiando l'occhiataccia dell'amica che nel frattempo ha posato il calice di vino e si è messa a pulire le manine cicciottelle di Emma.
<<Non sono certo io la puritana tra le due>> controbatte la mora, pungente, decidendo poi di continuare a risolvere la situazione mani impasticciate in bagno e prendendo la bimba in braccio.
La bionda ride, mandando giù un goccio di birra e rimanendo sola sul divano davanti all'ultima, sentimentale scena di Anastasia.
<<Andiamo a nanna, pasticciona, che domani c'è scuola>> sente poi dire dal bagno e nel giro di pochi minuti una pallina con i capelli neri, il pigiamino da orsacchiotto e la faccia ripulita corre da lei per darle la buonanotte. Quando la piccola si rende conto di non poterle dare un bacio sulla guancia spalanca semplicemente le braccia e Vittoria si sporge in avanti, lasciandosi stringere dalla bambina più bella del mondo prima che con altrettanta furia sparisca verso la sua cameretta.
<<Notte, Zia Vi>> la sente gridare, in quel miscuglio di inglese e italiano che ormai hanno imparato a parlare in quella casa.
<<Notte scricciolo>> risponde Vittoria, tornando alle sue faccende al pc.
Le viene spontaneamente da sorridere, come succede spesso da quando è nata Emma. O almeno da quando quest'ultima ha smesso di passare le notti a piangere.
A volte si dice di essere stata una pazza, andare a vivere in un'altra nazione con la sua migliore amica e sua figlia a carico senza neanche aver passato la soglia dei trent'anni, ma cosa sarebbe la sua vita senza quella sua piccola e improvvisata famiglia?
Come avrebbe combattuto le uggiose nottate inglesi e lo stress di una giornata ad incazzarsi e a far incazzare gente, se non con il mercoledì beauty & principesse? Un appuntamento immancabile.
Lo schermo della televisione continua ad illuminare la stanza con i titoli di coda. Il salotto, che è anche l'ingresso del piccolo appartamento a Southwark, è una stanza rettangolare occupata quasi interamente dal divano, con due grandi finestre dagli infissi in legno bianco che affacciano sulla strada sempre affollata. Dietro la parete attrezzata con la televisione il muro ha i mattoni in vista ed una fila di lucine ne segue quasi tutto il perimetro, ed è la zona che le due chiamano del "compromesso storico". Le lucine di Clary, sui mattoni di Vittoria.
A sinistra si trova la cucina, separata da due scalini e una porta scorrevole, mentre a destra il corridoio con le tre camere da letto. Non sarà un appartamento altezzoso come il loro bell'ufficio nella City, ma per cominciare le è sembrato più che giusto. Piccolo, confortevole e nel quartiere - secondo Vittoria - più bello di Londra.
<<Non riesco a sopportare quel rumore dopo le dieci>> esclama Clarice, gettandosi nuovamente sul divano e riferendosi al ticchettio delle dita di Vittoria sulla tastiera del pc. Torna ad afferrare il suo calice di vino mentre con l'altra mano comincia a fare zapping.
<<Se ti sentisse la te di sei anni fa>> commenta la bionda, sorridendo <<Alle dieci iniziavamo a studiare>>
<<Alle dieci? A mezza notte!>> controbatte l'altra ricordando le nottate passate a scrivere riassunti, trascrivere lezioni alle quali non avevano mai tempo di andare, sottolineare a caso libri fingendo che tutti quei colori avessero un significato <<E a proposito, domani ho giornata libera. Ne approfitto per rimettermi a studiare. Chissà sta volta lo faccio veramente l'esame dell'avvocatura>>
<<Deciso dove farlo? Qui o a casa?>>
<<Guarda chi c'è!>> cambia drasticamente discorso Clarice, alzando il volume della televisione e quasi facendo volare dalle gambe di Vittoria il computer con una manata.
La bionda per poco non sputa la birra che sta buttando giù quando in tv appaiono nientemeno che i Davidson. O meglio, una foto di Archie e una di Jennifer in sovrimpressione in uno squallido talk show.
<<[...]Un po' ci dispiace per loro, vero? Insomma, erano una bella coppia. La notizia trapelata da una vicina fonte di lei sostiene che non ci sia più niente da fare. Archie Davidson pare non essere fatto per la vita matrimoniale e torna su piazza signore, come la sua bella Jennifer>> blatera il conduttore, mentre Clarice osserva attenta i diversi scatti della coppia che si susseguono sullo schermo e Vittoria scuote la testa indignata.
Odia quando comincia il processo mediatico ancor prima di quello vero, che sia a favore o contro. Con la mano cerca il cellulare tra i cuscini e scatta una foto alla televisione, inoltrandola alla cliente interessata.
"Preparati. Parlando di te", le scrive.
<<A volte mi dispiace per loro>> mormora la bruna, attirando la sua attenzione <<Archie è un bravo ragazzo>>
Vittoria le lancia uno sguardo di traverso, poi decide che è arrivato il momento di togliere di mezzo il pc e si mette comoda, girandosi nella direzione di Clarice con il mento poggiato sulle ginocchia tenute contro il petto, la birra tenuta penzoloni dal collo della bottiglia.
<<Ha comunque tradito sua moglie>> le fa notare, mentre l'altra getta la testa all'indietro e sospira. Si è tolta la maschera di tessuto ed ora la pelle del viso risplende, e con quell'elegantissimo pigiama di seta rossa che indossa potrebbe benissimo sembrare pronta per uscire. Vittoria ha sempre invidiato - per quanto una migliore amica possa invidiare davvero qualcosa all'altra - quel suo modo di essere sempre elegante, sempre in ordine, anche quando nessuno guarda.
Lei, piuttosto, in casa sembra un maschiaccio, con i pantaloni della tuta rubati ad Alex, o a suo fratello, e i maglioni slabbrati di secoli fa.
<<No Vi, davvero, Archie è...>> continua la bruna, guardandosi attorno per la stanza quasi come se qualcosa potesse suggerirle una risposta <<È speciale. Avrà tradito sua moglie, mi avrà pure mentito dicendo di non essere sposato, ma non ho mai parlato con nessuno come ho parlato con lui. E non solo parlato>> afferma lasciando andare una risatina sul finale, e saranno le lucine che le si riflettono negli occhi, ma a Vittoria sembra di vedere qualcosa di diverso sta volta. Per dissimulare le lancia un cuscino contro, una loro piccola consuetudine di quando Clarice fa qualcosa di sbagliato o dice qualcosa fuori luogo. Alla fine, dopo dieci anni fianco a fianco, tante cose sono diventate consuetudine ed è un po' anche su queste che il loro rapporto si fonda, un insieme di gesti, di riti che si conoscono a memoria, ma che danno anche certezza, e la tranquillità di qualcosa di familiare, che è sempre stato così e sempre sarà.
<<Sta' tranquilla, non lo sento da ieri sera>> abbozza Clarice, ma Vittoria ha un altro discorso in testa e copre metà della sua frase.
<<Clary sicura di non voler smettere?>> domanda, fissando le iridi castane in quelle più scure ancora dell'amica, alla ricerca di qualche virgola che possa suggerirle i veri sentimenti dell'amica. Nonostante quest'ultima scuota la testa con insistenza, la bionda continua <<Abbiamo messo da parte un gruzzoletto sufficiente per stare più che tranquille, sia per noi che per Emma, e anche Ale. Abbiamo un lavoro regolarmente stipendiato. Abbiamo una casa. A Londra. Non mi servono più i vecchi escamotage per trovare clienti, già con tutti quelli che abbiamo procurato allo studio in questi anni mi sono assicurata un posto a vita. E tu con me.>>
La ragazza si toglie la maschera per poter affrontare la questione con più serietà. Non è un discorso che vien fuori dal nulla, è tempo ormai che Vittoria rimugina sulla loro vita, su quella sensazione di allerta perenne che prima pensava rendesse tutto più eccitante, mentre ora un'esistenza "normale" non la disdegnerebbe troppo. Sarebbero arrivate dove sono anche senza truffare nessuno, ma quando erano più piccole il brivido di mettere in atto la loro idea era sempre lì, a ricordarle quello che sarebbero potute essere. Si sono buttate e non lo rimpiangono.
Sono anche convinte che tutte le coppie che hanno divorziato per colpa loro prima o poi sarebbero giunte alla stessa conclusione, eppure l'incognita pesa sul petto, ogni notte, prima di addormentarsi.
<<Non mi hai mai costretto a fare niente, te lo ricordi questo, vero?>> sussurra Clarice, sporgendo il busto verso l'amica e sbattendo piano le lunghe ciglia.
<<Lo so>> afferma l'altra, abbozzando un sorriso tenero <<E' che...>> lascia la frase in sospeso, scrollando le spalle. Non sa neanche lei cosa le prende. Forse la visita di Archie Davidson quella mattina deve averla scossa più del previsto, la sola idea che per una stupida mancanza di attenzione tutto potesse venir fuori le ha dato alla testa, o forse è solo il senso di protezione che nutre nei confronti dell'amica.
<<Quando io sarò stanca te lo dirò, Vi. Come quando sarai stanca tu, sarò pronta a smettere>> esclama la bruna, dando uno schiaffetto sulla gamba di Vittoria e usandolo poi come appoggio per alzarsi dal divano <<Camomilla per due? Poi a nanna che se no domani non riesco a studiare>>
La bionda annuisce, guardando l'altra allontanarsi verso la cucina per preparare le due tazze. Controlla il cellulare, trovando una risposta di Jennifer Davidson con delle faccine scioccate - non sa quanto effettivamente le dispiaccia che si parli del suo divorzio in tv - e dei messaggi stupidi di Ale sul gruppo che ha con lui e Clary.
@Alex: Comprato la mia prima camicia per la prossima volta che vengo a trovarvi in ufficio, così passerò in incognito quando ruberò cibo al boss.
Allegata c'è una foto allo specchio di lui in camicia che fa inevitabilmente ridere Vittoria, la quale grida a Clarice di andare a dare un'occhiata. La reazione di quest'ultima è la stessa.
@Clary: Chi se ne frega della tua camicia, hai perso il mercoledì principesse, risponde però la bruna prima di togliere il bollitore dalla piastra e versare l'acqua nelle tazze.
@Alex: Posso fare solo un mercoledì principesse al mese se voglio mantenere la mia virilità.
Ridacchiando al pensiero di tutte le torture che ha subito quel poveretto di Alex da quando si è trasferito anche lui a Londra, delle ore di babysitting e della prevalenza femminile del loro gruppo, Vittoria sistema il pc nella custodia e lascia il divano aggiustandolo finchè Clarice non la raggiunge con la camomilla. Tazza rosa per la bionda, tazza rossa per la bruna.
<<Notte>> si dicono quando nel corridoio della zona notte virano una a destra e l'altra a sinistra, raggiungendo ognuna la propria porta e lasciandola, come sempre, aperta.
Ma ce ne vuole di tempo perchè Vittoria riesca ad avere davvero una buona notte, rimanendo a guardare il soffitto con quel famoso peso sul petto che le impedisce di fare sonni tranquilli.
**
<<Buongiorno Vittoria, è passato Alessandro sta mattina a lasciarti qualcosa in ufficio. Alle quattordici c'è la riunione degli associati in sala due. La signora Davidson ha chiamato e le ho fissato appuntamento alle diciassette, ha chiamato anche il signor Davidson e visto che non c'eri ha detto che ti scriverà>> elenca Rose non appena la mattina dopo Vittoria mette il primo piede da Hernest & Wayne.
In risposta quest'ultima le lancia uno sguardo di pura adorazione mentre come sempre la ringrazia e si dirige direttamente nel proprio ufficio, sicura che ciò che Alessandro è passato a lasciarle quella mattina è il fascicolo sui Davidson.
Appende il cappotto bianco all'attaccapanni, poggia la borsa sulla scrivania e getta un'occhiata sulla cartellina verde lì accanto, notando il post-it con su scritto chiamami.
Aggrotta le sopracciglia, stranita, ma seguendo l'ordine sfila dalla borsa il pc e non appena lo accende clicca sull'icona di Skype. Pochi attimi dopo il faccione di Alex impegna tutto lo schermo. È nel suo ufficio a Soho, un posto certo più in centro della City ma in un ufficio decisamente più abbattuto.
<<Aggiornami, star>> lo saluta lei, gettandosi sulla poltrona di pelle e sorridendo alla telecamera del pc.
Alessandro risponde al gesto allargando le labbra a sua volta, passandosi però subito dopo le mani a stropicciarsi gli occhi da sotto le lenti degli occhiali. Vittoria non capisce se è agitato per qualcosa o solo stanco, anche se conoscendolo è possibile entrambe. Avrà passato tutta la notte a scrivere l'ennesima ballata indie.
<<Dettagli patrimoniali e cose del genere sono tra le carte, nelle negoziazioni potrai divertirti abbastanza, ci sono quattro case, macchine, uno Yacht, persino un cavallo. Troverai ben due pagine con tutti i record sportivi ufficialmente riconosciuti di Archie. Poi ci sono foto delle attività di entrambi, hobby, locali preferiti, foto di Archie con Clarice, foto di Archie con altre donne, ma ... primo problema>> si blocca, sfogliando una copia dello stesso fascicolo che ha sulla scrivania la ragazza. Lei quindi lo apre, girando velocemente le pagine fino ad afferrare al volo quale fosse il primo problema.
<<Anche Jennifer ha un amante>> mormora Vittoria, mentre davanti agli occhi scorrono stampe di screen di telegram con conversazioni compromettenti e scatti rubati della sua intimità.
<<Si, l'ho scoperto quando mi sono infilato nel suo telefono per convincerla a tornare a casa quel giorno che Clary era con Archie. Non credo sia il primo amante, però con questo fanno sul serio. Dopo aver scoperto i messaggi l'ho fatta seguire ed è stato davvero facile coglierla con le mani nel sacco. Scommetto che anche l'avvocato di Archie farà assumere un investigatore, quindi vanno ripuliti telefono e... abitudini>> dice il ragazzo, con la solita parlata veloce e senza pause.
<<Cosa non capiscono i clienti quando gli chiedi di essere sinceri?>> domanda Vittoria, più a sè stessa che ad Alex, mentre continua a girare i fogli nella cartellina dove scorrono le foto di Archie e Clarice sull'uscio della porta di casa di lui. <<Poi? Altri problemi?>>
<<Vi>> la chiama Alessandro, piano, attirando la sua attenzione. La ragazza alza lo sguardo sullo schermo ed incrocia gli occhi chiari dell'amico, ora se possibile ancora più preoccupati <<Non prendertela con Clary, non poteva saperlo... non era ancora nel fascicolo>>
Vittoria lo guarda senza dire niente, chiedendosi cosa intenda. Si morde l'interno della guancia e tendando di immaginare quale errore di valutazione possano aver fatto i suoi amici nel scegliere i Davidson come prossime vittime. Sente il battito accelerare mentre i peggiori scenari le si affollano nella mente e gioca con l'angolo dei fogli nel fascicolo, cercando il coraggio di girare la pagina.
Quando lo fa, un paio di occhi scuri e profondi la guardano in due dimensioni. Un viso piccolo, la pelle scura, il maglioncino di una divisa scolastica. Inevitabilmente lascia cadere la mascella. Nicholas J. Davidson.
<<Hanno un figlio>> mormora Alessandro, riempiendo le sue orecchie con la spiacevole conferma.
Niente figli. Niente figli a meno che non ci sono padri violenti, quella era la loro prima regola morale. L'unico lenitivo per i sensi di colpa che derivano dall'incasinare una famiglia. Ed Archie Davidson sembrava tutto fuorché un padre violento.
<<Che vuoi fare, Vi?>> cerca di domandarle il ragazzo, mentre lei continua a corrispondere lo sguardo del piccolo di casa Davidson dalla foto nella cartellina <<Clary non poteva saperlo, io l'ho scoperto solo ieri notte. L'hanno mandato a studiare fuori anni fa, passa in quella casa forse dieci giorni all'anno>>
Non le importavano le attenuanti. Clary non avrebbe dovuto provarci con Archie senza avere l'ok di Alex, Alex avrebbe dovuto essere più accorto, e lei... lei dovrebbe smetterla di distruggere gli altri solo per nutrire il suo ego, la sua ambizione.
Prima che possa rispondere ad Alessandro però un suono attira la sua attenzione, un leggero bussare sulla porta vetrata oltre la quale intravede la figura minuta di Rose. Le fa segno di entrare, cercando di uscire dalla propria testa, dai propri sbagli.
<<Ho provato a dirgli di aspettare>> esclama la segretaria, ruotando gli occhi al cielo <<Ma il signor Davidson è un uomo insistente, ed è qui>>
Rose non ha neanche il tempo di finire di parlare che Archie Davidson, in tutta la sua imponente presenza, compare alle sue spalle. Sul viso ha un sorriso quasi divertito, le mani sono affondate nelle tasche dei jeans e una felpa larga lascia intravedere un tatuaggio sul collo che Vittoria non aveva potuto notare la volta precedente.
L'avvocato è in totale agitazione ma non può permettersi di mostrarlo così chiude di scatto la cartellina sulla scrivania e, nonostante guardare Archie significa rivedere gli occhi di suo figlio, si costringe a farlo mentre quest'ultimo muove i primi passi nell'ufficio e Rose chiude la porta alle loro spalle.
<<Mr. Davidson, le è piaciuta così tanto la mia collezione che è voluto tornare a dare un'occhiata?>> lo attacca prima che possa essere lui a parlare, mettendosi in piedi e tenendo una certa aria di superiorità. A quella frase lui fa un bel sorriso e un mezzo sbuffo, guardandola divertito. L'attacco non è bastato. <<E comunque, aspettavo una sua chiamata. Perchè mai ha cambiato idea e si è presentato qui?>>
L'unica cosa positiva di tutta quella faccenda, pensa Vittoria, è che Clarice non è in studio.
<<Passavo da queste parti, sarebbe stato stupido sprecare un'occasione di rivederti>> farnetica lui, con una leggerezza disarmante tanto quanto l'improvviso cambio di registro. E' sfacciato, ha l'aria di uno che ottiene sempre quello che vuole, quando lo vuole. In questo momento però non le è chiaro cosa voglia. Assottiglia lo sguardo, pronta a tutto. <<e di dirti che, nonostante io abbia trovato un avvocato, la mia offerta è sempre sul tavolo>>
Quando Vittoria si rende conto che per "offerta" il ragazzo intende prenderlo come cliente, si lascia andare in una mezza risatina vicina al disgusto.
<<Non ridere, Vittoria. Posso pagarti più di mia moglie, e sono una compagnia certamente migliore di lei>> rincara la dose, piantando gli occhi scuri in quelli di lei e alzando le sopracciglia. Quegli occhi che sembrano così uguali a quelli di suoi figlio, ma riesce a sfruttare l'improvviso fastidio che le dà essere chiamata col proprio nome per non pensarci.
<<Mi tocca cacciarla come l'ho cacciata ieri, Mr Davidson>> controbatte la ragazza, mantenendo una certa freddezza anche quando lui prende a camminare lentamente verso la scrivania. Lei poggia i palmi aperti sulla superficie piatta e si sporge leggermente in avanti, sottolineando come non lo tema.
<<Chiamami Archie>> risponde il ragazzo, scrollando le spalle. È vicino ora come quando solo il giorno prima osservavano la collezione di bussole.
<<Non credo proprio>> sbotta lei, seguendo ogni movimento di Archie mentre sfila un bigliettino dalla tasca del felpone e lo poggia sulla superficie di legno che li separa. Con le dita ci tamburella leggermente sopra prima di ritirarle. Ogni suo gesto è studiato per attirare l'attenzione, ogni sua occhiata è pesata. Sa quando soffermarsi a guardarla, quando preferire un movimento fugace. E' davvero un personaggio costruito, una tipica star.
<<Meglio così, Mr. Davidson potrebbe anche essere più divertente>> mormora, sorprendendola nuovamente per la tranquillità con la quale dice qualsiasi cosa. Anche mentre scherza in quel modo.
E così come è arrivato gira sui talloni e sparisce, né saluta né Vittoria lo raggiunge per accompagnarlo fuori non essendoci pericolo. Piuttosto lei rimane a guardare quelle spalle larghe nascoste dal tessuto pesante della felpa mentre attraversa l'ufficio, poi il corridoio, immaginando il sorrisino strafottente che è convinta sia presente sulle sue labbra in quel momento.
Lascia cadere la sua espressione mentre torna a sedersi sulla sedia e porta due dita a stringersi la base del naso, cercando la calma che per quella giornata sembra aver già esaurito nonostante siano solo le nove e mezza.
<<Ora ho capito perchè piace a Clarice>> esclama Alessandro, facendola sobbalzare dallo spavento <<E sbaglio o ci stava provando con te?>>
Con la mano sul cuore e la bocca spalancata, Vittoria trucida il ragazzo dall'altra parte dello schermo del quale si era totalmente scordata.
<<Buona giornata Alex>> mormora chiudendo il pc, mentre mano a mano che scende lo schermo la faccia del suo migliore amico scompare. Vorrebbe strozzarlo in questo momento, come vorrebbe fare con Clarice e con Archie Davidson.
L'unica cosa che fa, però, è afferrare il foglietto che quest'ultimo le ha lasciato sulla scrivania.
Nel caso non sia riuscito a farti cambiare idea, c'è scritto da un lato con una scrittura ampia e tondeggiante. La mano di uno che è abituato a firmare autografi. Quando lo gira, invece, trova i dati del suo avvocato, George Reyes. Vittoria non ci si è mai trovata contro, ma una certa fama lo precede. Non è uno qualunque, è uno bravo oltre ad essere un nome famoso. Archie ha sfoderato l'artiglieria pesante. Probabilmente l'ha fatto apposta, per spaventarla, per incentivarla per farle cambiare idea.
È proprio per provargli la sua fedeltà a Mrs. Davidson però che l'attimo dopo riapre il pc e ricontrolla la richiesta di negoziazione assistita per poi mandarla a George Reyes, uno dei tanti sciacalli della City.
Il tutto, con la forte sensazione che quella volta le cose si sarebbero fatte più complicate del previsto.
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