12 | THE WINNER TAKES IT ALL
<<Ricordatemi perchè non mi aggiungo più spesso al mercoledì principesse>>
E' Alex a parlare, la sua voce esce storpiata dalle labbra che deve tenere strette sotto la maschera in tessuto che ha stesa sul viso.
<<Infatti>> afferma Vittoria, portandosi la cannuccia immersa nel suo bicchiere alle labbra <<Tu sei sicuramente più principessa di tutte noi>>
<<Sicuro>> mormora Clarice, mentre Emma ride.
<<La principessa Alex è la più bella del reame>> afferma poi quest'ultima, sbattendo forte le mani sulle cosce del ragazzo tra le quali è seduta.
<<Amore di zio, quanto siamo diventate forti>> esclama il ragazzo, nascondendo sotto la maschera un probabile ghigno di dolore e cercando nel mentre di salvare da una fine certa la bottiglia di birra che tiene tra le dita.
La proiezione di quella sera è Aladdin.
Clarice beve il suo solito calice di vino rosso, Vittoria ha lasciato la sua riserva speciale di birre ad Alex e si è data a qualcosa di più forte, un bel bicchiere di Gin e acqua tonica che spera le faccia dimenticare quei primi tre giorni della settimana, Emma sorseggia allegra una tazza di latte al cioccolato.
Si, hanno tutti e quattro una bella maschera idratante sul viso.
Vittoria, da quando è tornata dal suo bel weekend in Costa Azzurra, non fa altro che rimpiangere di esserci andata. Erano anni che non lavorava di venerdì e sabato e si è ritrovata ad inizio settimana sommersa da scartoffie e atti da scrivere che le stavano togliendo il sonno e ancora dopo tre giorni non era riuscita a rimettersi in pari. Nel mentre, aveva almeno due udienze al giorno e proprio quel pomeriggio aveva passato tre ore a gridare contro un avvocato incompetente che le aveva fatto perdere totalmente la fiducia nella professione.
Però una bella notizia quella sera l'aveva avuta, ed era anche l'unico motivo per cui non era ancora preda di un crollo psicologico. Quella, e il gin.
<<Vittoria, lunedì definiamo quella cosa che ti avevo accennato. Tieniti pronta>> le aveva detto William Hernest quando si era affacciata nel suo studio per augurargli una buona serata.
La cosa in questione è un affare grosso, un onore e un onere. Le è stato chiesto infatti di presenziare all'annuale conferenza di Hernest & Wayne con la crème della giurisprudenza inglese e di tenere un discorso, affiancata da niente meno che i soci titolari dello studio e qualche altro socio senior. Rose le ha rivelato che in tutti gli anni che ha passato ad Hernest & Wayne, coloro che hanno tenuto Il Discorso sono stati presto promossi a soci junior. Chiaramente, Vittoria non sta nella pelle.
Il suo unico ostacolo a quella grande conquista è Sarah Collins, un'odiosa associata che non vede troppo di buon occhio Vittoria da quando è arrivata e le ha tolto il ruolo di cocca di Mr. Hernest. Nonostante abbia metodi ben più ortodossi rispetto ai propri e nonostante le loro continue scaramucce, Vittoria non può negare il talento della sua rivale. E' però convinta di poterla schiacciare in qualsiasi momento ed è un po' ciò che sta facendo da quando Hernest e Wayne hanno messo sul piatto di entrambe la possibilità di tenere il discorso. Avendo portato il divorzio Davidson, poi, Vittoria è volata almeno cento spanne sopra la rivale.
Quella frase di Hernest doveva essere per forza la conferma che Il Discorso sarebbe stato suo. Poi le aveva sorriso mentre lo diceva e, infondo, ha sempre saputo di essere la sua preferita.
Beve un altro sorso di Gin Tonic, pregustando sulle labbra il sapore della vittoria. Sullo schermo della televisione al posto di Jafar vede la faccia di Sarah Collins, con i denti sporgenti e il rossetto aranciato. Lo sanno tutti che il cattivo, come in tutti i cartoni, alla fine viene spazzato via.
<<Vi ma mi ascolti>> cerca di attirare la sua attenzione Alex, dandole un buffetto sul braccio.
Vittoria gira lentamente la testa per guardarlo, con un'occhiata interrogativa che il ragazzo non deve captare da dietro la maschera.
<<E' già proiettata al giorno della conferenza>> la prende in giro Clarice, senza avere poi tanto torto. Vittoria in effetti non si era neanche accorta che Alex le stesse parlando.
<<Stavo dicendo>> riprende lui <<Yann, il ragazzo francese che suona da Roy's, siamo diventati amici. Mi ha chiesto di chiederti se ti andasse di conoscerlo>>
La ragazza risponde con uno sbuffo, pensando che il tempo per un cantante indie, francese e con la testa tra le nuvole proprio non ce l'ha. Poi è da quanto ha vent'anni che si è ripromessa di smetterla con i cantanti.
<<Se hai Archie Davidson per la testa, non c'è Yann che tenga>> afferma la bruna con fare scherzoso ma senza celare un pizzico di qualcosa che Vittoria percepisce come astio. Clarice ha un carattere così ballerino che è difficile starle al passo.
Vittoria le ha raccontato a grandi linee quello che è successo a Monaco e non è stato facile, ma superata una prima fase di imbarazzo pensava che le cose fossero tornate a posto. Eppure, con Clarice non si sa mai. Probabilmente è solo un momento, probabilmente non l'ha digerita, probabilmente non lo sa nemmeno lei.
<<Archie Davidson non è nella mia testa>> la corregge, sistemandosi meglio sul divano fino a trovare la posizione giusta per non far cadere la maschera ormai quasi del tutto asciutta.
<<Ti ha più scritto?>> si informa allora Alex, parte terza in quella discussione.
<<No>> asserisce la bionda, finendo il suo drink. Si alza dal divano e si toglie il tessuto dal viso, allungandosi verso la piccola di casa per lasciarle un bacio sulla guancia. <<Spero che questo gin mi aiuti a dormire almeno cinque ore di fila, buonanotte amici>>
<<Qualcuno non vuole parlare di qualcun altro>> afferma allora il ragazzo, osservando Vittoria con un sorrisetto divertito mentre quest'ultima raccoglie le sue cose prima di lasciarli. Lei però non gli dà soddisfazione finchè, appena prima di passare alla zona notte, si gira verso i ragazzi rimasti sul divano e con un'espressione altrettanto divertita esclama <<Se volete un po' di tempo da soli, posso metterla io a letto Emma>>
In risposta si solleva una confusione di no, ci mancherebbe altro, ma che stai dicendo, ma sei pazza, che le fanno lasciare il salone un un sorriso e forse un'altra piccola conferma.
E' vero, ad ogni modo, che non sente Archie da quando ha rimesso piede a Londra. Ha ancora la notifica di una sua chiamata persa che sembra non voler lasciare il telefono ma non l'ha mai richiamato, nè lui le ha mai scritto.
Rimane vero però solo fino a quella domenica, quando la prima cosa che legge sullo schermo è proprio il suo nome affiancato da due messaggi.
<<Vuoi conoscermi davvero?>>
<<Accendi la televisione. Guardami vincere.>>
Il primo pensiero della ragazza davanti a quelle parole -ed anche il primo pensiero della giornata visto che è sveglia da pochi minuti - è: che sbruffone. Il secondo è che non gli darà mai la soddisfazione di vedere una sua gara.
Archie probabilmente è ancora dell'avviso che lei debba dargli una chance per farsi conoscere davvero, senza rendersi conto però che per Vittoria non avrebbero dovuto conoscersi affatto. Ritiene quindi che sia già tanto quello che hanno condiviso a Monaco e che possa utilizzare il famoso detto "quello che succede a Monte Carlo rimane a Monte Carlo" per mettere una pietra sopra i ricordi e vivere una vita dove Archie Davidson appare solo tra gli atti del suo divorzio. Anche se la vera scena che non riesce a scacciare non è qualcosa che è successo nel Principato, ma la più semplice e primordiale chiacchierata a Cannes immersi nella luce del tramonto. Perchè lì non era stato solo lui a farsi scoprire, ma anche lei, in un modo più sincero di qualsiasi verità abbia potuto dirgli durante la cena o con quello stupido gioco. E' quel momento lì che non si sarebbe mai perdonata, ma avrebbe potuto rimediare.
Lascia quel messaggio lì infatti, non visualizzato. Non guarda la gara, non pensa neanche ad Archie per il resto della giornata. Piuttosto si gode come sempre la preparazione del pranzo della domenica, e una passeggiata al parco nella prima giornata di sole di quella primavera inglese con tanto di gelato ed Emma che rincorre gli scoiattoli e gli scoiattoli che rincorrono Emma.
<<Sta davvero succedendo qualcosa con Alex?>> domanda Vittoria alla sua migliore amica mentre il ragazzo in questione attraversa il prato del Regent's Park per raggiungerle, chitarra in spalla e capelli scompigliati come al solito.
Clarice scrolla le spalle.
<<Succede qualcosa>> risponde, senza togliere lo sguardo da Emma che con le gambette corte corre verso di lui <<Non so se voglio sapere cosa. Lo sai che rovino tutto quando ci penso troppo>>
Neanche la capacità di rovinare le cose di Clarice, però, potrebbe rendere quella giornata meno piacevole, né scoprire dal telegiornale, più tardi, che Archie Davidson l'ha vinto davvero il Gran Premio in Cina.
**
Lunedì andare a lavoro ha tutto un'altro gusto per Vittoria, consapevole che la notizia di Mr Hernest potrebbe arrivare da un momento all'altro da quando varca i soliti tornelli del piano terra. Sale in ascensore con i soliti ragazzi del decimo piano. Si fa ricordare il programma della giornata da Rose. Dimezza le pause caffè per dimostrare ai soci titolari quanto effettivamente lavori.
L'unica passeggiata non necessaria che si concede è al piano superiore, per sfilare accanto all'ufficio di Sarah Collins con estrema lentezza e un sorrisetto forse un po' troppo spocchioso, ma doveroso.
Si chiede persino se non sia magari il caso di volare più basso, così da non fare danni qualora avesse interpretato male i segnali e Il Discorso andasse in realtà di Sarah Collins. Poi però si fa una risata, da sola, girando sulla poltrona dietro la scrivania per lanciare un'occhiata alla City oltre le vetrate del suo studio. Per stare lì, per fare quello che fa, per avere solo ventotto anni, è dannatamente brava. Avere Il Discorso non ne sarebbe la prova, solo l'ennesima conferma.
<<Vi>> mormora in quel momento la voce squillante di Rose, accompagnata da un bussare leggero sulla porta <<Ti aspettano nello studio di Wayne>>
La ragazza non riesce a trattenere un sorriso e, con l'eccitazione che le fa formicolare le mani, si alza dalla poltrona per andare a prendersi il premio. Sarà vero che spesso l'umiltà paga, ma puntare al ribasso per poi uscirne vincitori è più facile e a Vittoria le cose facili non sono mai piaciute. E' con convinzione quindi che cammina fino all'ufficio angolare di Michael Wayne, l'uomo dai capelli biondi e il sorriso buono la cui lingua tagliente è conosciuta in mezza Europa, dove quest'ultimo la attende intento a prendere un caffè con William Hernest, la parte più giovane e più alternativa dello studio.
Ed è con un gran bel sorriso che esce di lì pochi minuti dopo, fiera di sè stessa e con la testa già al tavolo dei grandi. Il Discorso è suo e quella sensazione, l'avercela fatta anche quella volta, le dà alla testa.
Forse è per questo che pensa ad Archie Davidson.
Perchè se aveva pensato di lui che fosse stato uno sbruffone per averle mandato quel messaggio la scorsa mattina, lei alla fine non è meno sbruffona di lui.
Forse qualcosa in comune ce l'hanno davvero.
Senza neanche pensarci lo fa davvero, visualizza i messaggi di Archie che aveva lasciato lì senza neanche aprirli e gli scrive, muovendo veloci le dita sullo schermo.
<<Non sei l'unico a vincere sempre>>
Preme invio con un sorriso smagliante, orgogliosa, poi getta il telefono nella tasca della giacca e corre ad avvisare Clarice. Probabilmente la ammazzerebbe se sapesse che qualcuno l'ha saputo prima di lei, sopratutto se quel qualcuno è Archie Davidson, ma ci sono piccoli dettagli come quello che Vittoria non si sente in colpa ad omettere.
Come sempre ogni vincita tra loro è condivisa e Clarice è quasi più felice della ragazza stessa, come se quel traguardo fosse suo. Che poi forse un po' lo è, per tante ragioni che vanno oltre il loro particolare modo di procacciare clienti.
La ragazza bruna finisce come sempre prima di lavorare e sparisce in fretta e furia per andare a fare la spesa e preparare qualcosa per cena che sia degno di quell'evento. Alla fine, Vittoria ha la vaga sensazione che ordinerà del sushi. Quest'ultima poi, che ha lavorato senza fermarsi un momento da quando è arrivata in studio quella mattina, alle sei si ritrova senza avere più niente da fare e si propone per andare a prendere Emma dalla lezione di danza.
Non sa chi, tra lei e la bambina, si senta più leggera e felice mentre passeggiano di ritorno a casa mano nella mano. Emma saltella sulle scale del Southwark Bridge, mentre con le dita accarezza la ringhiera verde e oro del ponte. Ci mette tutta la larghezza del Tamigi per raccontarle di come abbia litigato e fatto pace con un ragazzino al corso di danza al quale aveva per sbaglio pestato il piede. Vittoria si distrae solo per un attimo al suono del telefono nella tasca del trench e ne controlla velocemente lo schermo, trovandoci un messaggio di congratulazioni di Alex. Non può fare a meno di notare che Archie ha visualizzato la sua chat, ma non le ha risposto.
Torna comunque a focalizzarsi su Emma, i cui codini castani ondeggiano da una parte all'altra un po' per il leggero venticello e un po' perchè è in quella fase in cui deve camminare da una mattonella all'altra senza toccarne il bordo e ogni passeggiata diventa un'avventura. Costringe anche Vittoria a farlo, prima di rendersi conto però che le gambe di sua zia sono molto più lunghe e per lei è davvero facile il gioco delle mattonelle. Questo un po' la rattrista.
E' mentre Vittoria spiega ad Emma che un giorno anche lei troverà facile il gioco delle mattonelle che i suoi occhi catturano una scena che fa aggrottare le sopracciglia della più grande. Si sono lasciate il ponte alle spalle da un centinaio di metri e sono ormai tra le stradine di Southwark, a qualche isolato da casa. E' tra queste che una volante della polizia con le luci accese ha affiancato una bella macchina sportiva. L'immagine non attirerebbe troppo la sua attenzione se la macchina non fosse un gran bel gioiellino, lucido a tal punto da riflettere i raggi del sole che comincia a tramontare. Se non fosse che a Vittoria quel ragazzo di spalle, intento a parlare con i poliziotti, ricorda davvero tanto qualcuno.
Se non fosse che, dopo essersi avvicinata un po', il ragazzo in questione si gira e incontra il suo sguardo, le fa un bel sorriso e la indica.
<<Oh, guardate, c'è il mio avvocato>> esclama Archie Davidson alle forze dell'ordine, facendo girare anche i due signori in divisa verso di lei. Vittoria stringe la manina di Emma e le copre la visuale con la propria schiena, ma lei curiosa si sporge per assistere alla scena. <<Avvocato Sperti, questi gentiluomini vogliono farmi una multa>>
<<Chi è quello, zia Vi?>> domanda la bambina, tirandole leggermente la manica del trench.
Vittoria muove qualche passo verso di loro, tenendo gli occhi fissi su Archie e mandandogli saette invisibili. A breve Archie avrebbe avuto vedersela con qualcosa di molto peggio di due innocenti poliziotti inglesi.
<<Tesoro com'è che hai chiamato prima quel tuo amichetto di danza? Quello con cui hai litigato oggi?>> chiede ad Emma, abbassandosi leggermente verso di lei ma senza distogliere lo sguardo dal ragazzo poggiato contro la portiera della macchina.
<<Una palla al piede>> afferma Emma, bramando per una spiegazione. La curiosità l'ha presa tutta da sua madre.
<<Ecco, lui è la mia palla al piede>> spiega Vittoria.
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