Intermezzo 4 - Una dura scorza di tenerezza
Edgar non era mai stato un grande amatore: aveva avuto un paio di esperienze con le ragazze durante il liceo, e non erano neanche tanto belle; e solo una volta era arrivato a baciare l'altra, prima di ricevere un due di picche tra i più classici...
Ma quel bacio... O meglio, quei baci che stava ricevendo da Fang, non erano comparabili a nulla; arrivò un punto in cui, trascinato da quell'uforia, fu LUI a baciare l'altro, stringendosi a sua volta ed esplorando ogni singolo millimetro di quelle labbra.
Smisero solo quando dovettero riprendere fiato, e fu solo in quella pausa fatale che Edgar si sentì come rinsavito, quasi come se si fosse reso conto soltanto in quel momento di ciò che aveva appena fatto.
La cosa che lo lasciò di più sconvolto non fu l'evento in sé... Quanto il fatto che non provava rabbia per l'irruenza di Fang o vergogna per l'atto sconcio: aveva soltanto una sorta di peso nello stomaco...
-Tranquillo, è normale- ridacchiò Fang, intuendo il disagio di Edgar, in quanto cominciò a premersi la pancia -Si dice "avere le farfalle nello stomaco"- Aldilà di quell'aria allegra, tuttavia, Fang non appariva meno sorpreso di Edgar
E infatti, glielo chiese -Cos'è quella faccia? Quello "sconvolto" dovrei essere io...-
-E' che... Wow. Sono sincero Edgar: è stato molto più bello di quanto mi aspettassi...- Fang sospirò. Scosse la testa e sorrise; stavolta dolcemente -Cazzo, no, è riduttivo: ne ho baciati, di ragazzi. Ma con te... A proposito: ti è piaciuto?-
-Tsk! Vuoi scherzare?! E' stato...- si interruppe, quando Fang lo squadrò malizioso -E'....E' stato?..-
-Avanti, dillo! E non mentire: stavi gemendo di piacere, prima! Eheheh!-
-Non è stato orribile, ok? Ma non montarti la testa! E' stato... E' stato un "esperimento piacevole"...-
A quella risposta, Fang si sforzò di mantenere un'aria seria, solo per farsi scappare uno sbuffo per le risate represse subito dopo -Ahahah... Credi ancora di essere etero dopo quel che è successo?!-
-Non credo: LO SONO!-
-Certo, certo... Ritorniamo al campo? Si sta facendo buio, e non vorrei far preoccupare la mia Lady-
-Si. E' la prima cosa sensata che sento uscire dalla tua bocca. E poi, la mia collega pazza è da sola da troppo tempo: sarà meglio andare a controllare come sta...-
-Ce ne andiamo stretti per mano?-
-Toccami e sei morto...-
Ma per quanto riguarda Edgar, i suoi timori erano infondati: Colette stava non bene, ma benissimo.
E infatti quando i due ragazzi si allontanarono abbastanza, sbucò dai cespugli, mentre stringeva euforica la fotografia scattata poco fa con la sua preziosa macchina a sviluppo rapido:
-E'...E'...E'...- Colette non riusciva a completare la frase, sopraffatta dall'affanno per l'eccitazione -E' così COOOOOOOOOOOOOOOOL!!! Giuro che dedicherò un'intera stanza alla venerazione di questa foto!-
Ignari e sereni, Edgar e Fang tornarono fianco a fianco al punto di raccolta: quando arrivarono, non c'erano luci oltre al pallido bagliore della luna, delle lucciole che si scorgevano dallo sfondo nero della giungla e dai lampioni mobili installati in giro per l'emergenza, sopratutto in prossimità del cratere, dove i carpentieri convocati d'emergenza stavano lavorando di gran lena.
-Bene, riepiloghiamo: mi hai stracciato a BrawlStars, e mi hai baciato...- proferì Edgar, mentre lui e Fang si fermarono ad osservare i dintorni -PER TE, è stata decisamente una giornata fortunata...-
-Perchè, per te no?-
-Tu che dici? Un capo incazzato con te che pretende tutti i soldi guadagnati nello scontro, non è da sfigati?-
-Ma hai avuto un bellissimo premio di consolazione...- ridacchiò, indicandosi col pollice. Ridacchiò ancora di più, quando Edgar si voltò dall'altra parte, infastidito -Dai, non ignorarmi. Guarda che mi offendo...-
-E piantala un po'. Stavo osservando i lavori...-
-Cosa?- Fang si sporse in avanti, volgendo lo sguardo nella stessa direzione di Edgar: i carpentieri avevano quasi finito di riempire il cratere di terra: tra poco avrebbero appianato il terreno manualmente, prima di passare alla ricostruzione del manto d'asfalto
-Forse, al premio di consolazione va aggiunto che sto per andare a dormire...-
-Già- annuì Fang -Deve essere brutto dover lavorare di notte. E magari quei tizi avevano appena finito il lavoro ordinario, quando sono stati chiamati d'urgenza...-
-Ci credo: guarda quella bassa e grassa, come urla e sbraita. Confesso che, al suo posto, farei di peggio...-
Per quanto Edgar rigettasse la cosa, sembrava quasi che non voleva allontanarsi da Fang: sarebbero rimasti lì, insieme, ancora a lungo, prima di salutarsi. Ma questa, è una storia da portare avanti negli altri capitoli, e questo è pur sempre l'intermezzo di un personaggio secondario, no?
Allontaniamoci infatti dal nostro eroe Emo e dal nostro asiatico sessomane, e soffermiamoci su questo tanto famoso quanto "colorito" carpentiere (o carpentierA)
-Allora?! Volete metterci tutto il giorno a saldare quella c*trivella*o di trave?!!-
-Vedi di tenere la presa salda con quel martello pneumatico! Non è il tuo c*trivella*etto piccolo! Rischi di far male a qualcuno, p*trivella*a tr*trivella*ia!!!-
-ALFRED! E questa la chiami una bullonatura?! Dovrei prendere e bullonarti quel buco di c*trivella*o con un trapano a mano e poi *trivella* e infine *trivella* e mandarti a *trivella* fin quando campi!-
Questa era la routine quotidiana (notturna, in questo caso) di Jacky, il capomastro dell'impresa edile di famiglia, per conto della quale lavorava ormai da anni.
Sebbene laureata, Jacky ha avuto sempre difficoltà a cercare lavoro, complice il suo essere una donna non propriamente standard, sopratutto per certe persone particolarmente viscide: ha visto gente molto meno meritevoli di lei andare avanti ed ottenere promozioni sempre più prestigiose; mentre Jacky, dopo anni di strenua ricerca, dovette rassegnarsi a tappare un buco per conto dei suoi familiari, con i quali non nutriva un rapporto propriamente roseo...
Potrebbe quindi sembrare del tutto normale il fatto che sia così... "indispettita" con il mondo: non che Jacky non fosse di suo una donna impaziente e dalla rabbia facile, ma da quando iniziò a lavorare... Beh, diciamo che la gente fa di tutto per non irritarla, fallendo miseramente... Meno male che si trova sempre vicina a fonti di rumore forti, che riescono a coprire le numerose parolacce che immancabilmente pronuncia una frase sì e l'altra pure!
A suo merito, tuttavia, va detto che Jacky era quanto di più lontano esista dallo stereotipo della donna delicata che non si può difendere da sola! Pur essendo bassa, era anche massiccia di costituzione: ha sempre avuto un fisico tarchiato e, infatti, sotto il grasso accumulato negli anni a causa dello stress, nasconde una muscolatura tale da fare invidia un culturista, e riusciva ad utilizzare strumenti da lavoro pesanti e a svolgere i compiti più stremanti come se nulla fosse.
Fatto sta che, con lei, dovettero ricredersi velocemente: e così, da semplice bracciante, divenne velocemente capomastro.
Il prezzo che Jacky paga per tutte queste "qualità", tuttavia, è una relativa solitudine: giustamente rispettata al lavoro, anche i novellini imparavano velocemente che è meglio non farla arrabbiare.
-Chi vorrebbe mai stare con una simile cozza isterica?!- eran solito dirle alle spalle.
Ovviamente, Jacky lo sapeva bene; ma non gli interessava: il fatto di poter avere una piccola rivalsa su tutti a lavoro, era una compensazione sufficiente, per lei.
-Ah! Se solo fossi nata con il c*trivella*o, a quest'ora sarei il re del mondo!- era solita dire.
Comunque, quella sera era molto più incazzata del solito: dopo una giornata massacrante, si ritrovò mandata quasi a calci a dover svolgere dei "lavori di ristrutturazione" sull'autostrada confinante tra Rumble Jungle e Old Town.
Nessuno, tuttavia, aveva precisato la natura di tale ristrutturazione: potete quindi immaginare la PACATA reazione di Jacky, che si aspettava di dover passare della pece fresca in un manto d'asfarlo ormai logoro, ritrovarsi davanti un gigantesco cratere che spezzava in due la strada!
Poi, neanche a farlo apposta, le affibbiarono un nuovo novellino... "speciale"
-Come p*trivella*co D*trivella*o sarebbe a dire un robot disabile?!!-
Il malcapitato, al quale capitò la pagliuzza più piccola, dovette dare al capo la cattiva notizia -E'... E' un robot senziente, signora. All'ufficio di collocamento della Super Bot, gli hanno affidato un lavoro come carpentiere. Inizierà proprio stanotte...-
-Ma come me*trivella* lavorano, quei co*trivella*oni?! Bah... E dove starebbe, questo scimunito?!-
-Eeeeehm... Shono qui...- Jacky dovette calare lo sguardo, per conoscere il nuovo arrivato:
-Buonashera, shignora... Io shono Carl...-
-Ma...MA! Ma sei un giocattolo per bambini! Per di più sulla sedia a rotelle! Che ca*trivella*o posso mai farti fare?! lo scaldac*trivella*oni?!-
-Chiedo shcusha. Ma non shono io ad aver shelto il lavoro all'ufficio di collocamento..-
Jacky si mise le mani in faccia -Dio p*trivella*, che giornata di m*trivella*daaaa!-
-Cosa gli facciamo fare, signora?- chiese il suddetto "messaggero"
-Bah! mandalo allo spargicalce, a spalare la pece! Pensi di farcela, gnomo?-
-Ehm... Credo di shi-
-Beh non credere: FALLO! Vedi di non farmi girare i co*trivella*i, nano; che non faccio sconti a nessuno! Hai capito bene?!!-
-Sh-sh-shi, shignora!- e "corse" subito nella direzione indicata da Jacky, pronto a lavorare
Per fortuna, Carl si rivelò insospettabilmente efficiente: nei limiti del possibile a causa del suo stato, svolgeva i compiti incaricatigli con zelo e senza protestare o sbagliare mai.
Molto presto, Carl riuscì a conquistare la "simpatia" di Jacky a lavoro. E con "Simpatia", per gli standard dell'implacabile capomastro, era il farsi prendere a maleparole meno del solito...
-E' colpa tua se mi trovo con una decina buona di chili di troppo addosso, Carl! Fossero tutti fessi come te, non metterei su peso per lo stress! Ahahah!- Era la cosa più vicina ad un complimento che ci si potesse aspettare da quella donna;
Jacky pensò persino di aiutarlo: visto quanto fosse piccolo, debole e debilitato, Carl avrebbe potuto rivelarsi molto più utile come supervisore che non come manovale.
Quando però Jacky volle tentare questo esperimento, si rivelò un disastro:
-Ehm, Ragasshi?! Sh-shiamo indietro con i tempi... Potreshte shmettere di giocare a carte in pieno orario lavorativo e shishtemare gli impianti, per corteshia? Shempre she non vi è di troppo fastidio, eh...-
-Non male, Carl- commentò sarcastica Jacky, quando tutti andarono via a pranzare -Però hai dimenticato "Volete anche che mi cali le braghe e vi serva il mio c*trivella*o metallico per cena?" PROOOOONTOOOOOO!!! Ste' teste di c*trivella*zo rasato devi prenderli per le p*trivella*le! Stai a vedere...-
raggiunse gli operai, che intanto si erano radunati attorno ad un bancale di blocchi di tufo, usandolo come tavola di fortuna; stavano giusto per aprire i tegamini, quando Jacky inspirò tutta l'aria che era in grado di ospitare nei polmoni:
-HEY, BANDA DI SENZA P*trivella*E! PENSAVATE DAVVERO CHE NON VI VEDESSI GRATTARVI I CO*trivella*NI?! LA PAUSA L'AVETE GIA' FATTA! TORNATE TUTTI A LAVORO O VE LO E*trivella*RO A MORSI!!!-
Alla fine, Jacky non pranzava più sola, con Carl a farle compagnia; certo che Carl, tra una pausa pranzo e l'altra, si chiedeva a cosa fosse dovuto il carattere di Jacky...
Un giorno, ebbe il coraggio di chiedeglielo:
-Nessun retroscena melodrammatico. Non ho proprio niente da compensare, se è per quello che me lo stai chiedendo; semplicemente, nella vita devi avere le spalle larghe. Attaccare è meglio che difendere: prima dai un pugno, e poi fai le domande! E dopo, solo dopo, forse, chiedi scusa. Peggio per chi non è dello stesso avviso!-
-Non hai davvero avuto mai problemi che provocasshero quel che... Ehm, inshomma: alla gente vicina a te shta bene coshì?-
-Beh, se devo essere sincera: devo ancora trovare un maschione che sappia gestire la sottoscritta!- e rise di gusto.
-Al tuo poshto, io sharei molto trishte, però...- Non si direbbe, ma anche i robot provano sentimenti: sanno godere delle cose piacevoli, soffrire per le cose tristi... Qualcuno dice che sappiano addirittura amare.
-Cavolo, Carl! Sarai anche di ferro, ma sei più moscio della mer*trivella*a! Ma ti farò tirar fuori i cogl*trivella*ni. Che io possa schiattare vergine se non sarà così! Ahahahah!-
Le cose tra Carl e Jacky, però, ebbero una svolta: una sera, quando il cantiere stava chiudendo, Carl chiamò a sé Jacky -C-c-capoEHM cioè, Jacky... Ci sharebbe una cosha che devo chiedere e shei l'unica a cui io...-
-Uffaaaa! Vieni al dunque! Sono stanca e voglio andare a casa!-
-Curiosho che tu ti metta a parlare proprio di cashe. Perché, vedi...- tirò fuori dalla tasca un foglio, e lo porse a Jacky: era un ordine di sfratto.
-Che cosa significa, questo?!-
-Purtroppo, l'appartamento dove shono in affitto non rishpettava le norme di tutela per i robot. E dato che shono l'unico robot di tutto il condominio, piuttoshto che affrontare le shpeshe di rimodernizzazione della shtruttura, hanno preferito non rinnovarmi il contratto!-
In effetti, i Robot non sempre erano visti con riguardo, e non di rado avvenivano dei casi di "razzismo" a loro danno. Naturalmente, Carl avrebbe potuto presentare reclamo a qualcuno ma, evidentemente, non se la sentiva di farlo.
-Mi dishpiace- aggiunse -E' shuccesso tutto all'improvvisho e non ho avuto tempo di trovare altro che shtia vicino al poshto di lavoro!- Sia lui che Jacky sapevano che ci stava il cosìdetto "Ghetto d'acciaio": una discarica dismessa a Retropolis che i Robot meno abbienti avevano riadattato a centro abitato solo per loro. Ma era dall'altra parte della città; decisamente troppo lontano, anche con un mezzo di trasporto privato.
Normalmente, Jacky avrebbe fatto spallucce: non era un problema suo, si sarebbe detta. Eppure, per la prima volta, ebbe un moto di compassione.
-Piantala, Carl!- disse alla fine, con tono scocciato -smettila di piagnucolare e vieni con me!-
Carl seguì Jacky senza fiatare. Il viaggio non fu lungo: dopo meno di un quarto d'ora di metro, raggiunsero degli appartamenti a schiera; Carl li osservava meravigliato: non erano molto grandi, ma avevano un parchetto interno privato, una struttura con tutti i servizi collettivi e persino una piccola area sportiva con piscina!
Niente a che vedere con lo squallido condominio in cui abita lui... O meglio, in cui ABITAVA...
L'appartamento di Jacky era al piano terra: era un bilocale abbastanza spoglio; vi erano la cucina e la camera da letto arredati dello stretto indispensabile. In un angolo, vi erano ancora pile su pile di scatoloni e mobili ancora da montare.
-Aspetta qui...- fu l'unica cosa che disse Jacky. Carl aspettò pazientemente, giocherellando con le dita e studiando il posto per ingannare il tempo; nel frattempo, poteva sentire Jacky in lontananza litigare con qualcuno con il suo solito... "tatto".
Alla fine, Jacky rientrò -Ascoltami bene, pappamolle- esordì -D'ora in avanti, noi due siamo coinquillini: ristruttureranno l'appartamento per permetterti di stare in regola qui. Ovviamente, ci divideremo le spese...-
A Carl brillarono gli occhi -Grashie, Jacky! Non mi ashpettavo coshi tanto, ma grashie!-
-Non ti azzardare ad abbracciarmi che ti mollo una pizza, eh!! E comunque, mi son dovuta litigare con questi bigotti rottin*trivella*lo per te. Perciò vedi di mantenere un profilo basso, che alla prima ca*trivella*ata, ci cacciano tutti e due! Sono stata chiara?!-
-Shi! Shi! Non preoccuparti! Sharò un robottino invishibile!-
-E vedi di tirare un pò di p*trivella*le, per amor del cielo! Questa è la prima e ultima volta che apro le gambe per qualcuno!-
Presto, si sistemarono entrambi: Jacky, in intimo e canottiera, aveva ovviamente il suo letto; Carl, invece, usò il motore a batteria della trivella personale di Jacky come caricatore di fortuna, aspettando che installino l'apposito impianto di "riposo" per robot.
Carl andò subito in Stand-By. Jacky, invece, era ancora sveglia: guardava Carl, completamente spento eccetto una spia di caricamento che lampeggiava a intermittenza sul suo "naso".
Sospirò scocciata -Stupido Carl: fossi stato un uomo, mi avresti conquistata...-
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