Cap.6 - L'inaspettato...
Dopo lo scontro tra le squadre Edgar\Colette e Fang\Lola, non ci fu partita alcuna: le ultime due gare, la seconda semifinale e la finale, passarono senza ulteriori colpi di scena.
Come se non bastasse, durante questo lasso di tempo, ci fu un terribile incidente nell'unica strada che collegava le Rumble Jungle a Brocity: venne spiegato che la banda dei BraccioD'oro aveva fatto esplodere un'enorme ordigno proprio al centro della strada, dove si era formato un gigantesco cratere, largo più della strada stessa e profondo diversi metri: chiunque fosse giunto fin lì con l'auto o con i mezzi pubblici, compresi Edgar e Colette, aveva due opzioni: lascare lì il veicolo e tornare a casa con le apposite navette approntate per far fronte all'emergenza, oppure restare nel distretto almeno fino a domani.
Edgar colse quell'occasione per optare proprio su quest'ultima opzione: il lavoro sotto al sole dei giorni scorsi, unito alla frustrazione della sconfitta, l'avevano spossato. Inoltre il suo capo, Griff, si sarebbe arrabbiato in ogni caso: l'auto era di sua proprietà, e non ammetteva che venisse lasciata incustodita proprio nel distretto dei "selvaggi" (come venivano dispregiativamente definiti gli abitanti delle RumbleJungle da molta gente. Compreso Griff, appunto); se fossero rimasti, avrebbe immediatamente minacciato Edgar e Colette di detrarre la giornata di assenza dal loro stipendio (nel caso di Colette, dato che la madre pagava Griff per tenersela a lavorare, avrebbe chiesto una paghetta extra per l'assenza della figlia...)
Insomma: incazzatura per incazzatura, tanto valeva riposarsi...
Comunque, non si poteva dire che l'amministrazione di Brocity e "i selvaggi" si girassero i pollici: come detto, si era approntata una piccola flotta di navette sull'altra sponda della strada, che avrebbe permesso di tornare a casa chiunque avesse necessità di farlo; mentre al cratere stavano già lavorando dei carpentieri chiamati d'urgenza; apparentemente, capitanati da un donna che non perdonava mezzo secondo di "stacco"...
Gli abitanti del distretto stavano offrendo coperte, cibo e addirittura alloggio nelle proprie case a quelli che decisero di non salire a bordo delle navette; e dato che non c'erano ovviamente posti per tutti, persino la Supercell si affrettò ad offrire il suo contributo: ora che non serviva più, l'arena venne in tempo record riadattata a campo per la notte, con una schiera di tende più che sufficienti per tutti.
E così, mentre sistemava le sue cose nell'alloggio di fortuna a loro assegnato, a Edgar non rimase che rimurginare sulla sconfitta
-400 Gettoni a testa...- sbuffò -Basteranno a malapena a rabbonire quel taccagno di Griff- In cambio dell'auto prestata, Griff si aspettava un "rimborso". Ma Edgar sapeva che Griff aveva la scusa dei "danni morali" facile...
-Guarda il lato positivo, Edghino!- Anche Colette si stava sistemando. In particolare, non importava il luogo, il contesto o quant'altro, portava sempre con sé una lavagnetta di sughero dove appendere le sue foto preferite della giornata; e quest'ultima, senza che Edgar sapesse spiegarsi come, era già colma di foto... -Almeno avrai tuuuuuuuutta una notte con quel fustacchione cinesone!-
-Quello è non è un lato positivo, Colette! Anzi è un grosso...- Edgar sentì il suo telefono vibrare dalla tasca del Gilet. Sbuffò: sapeva benissimo chi fosse -Ok, vado a levarmi questo dente... A dopo, Colette!-
-A dopooooo!- Colette approfittò che Edgar fosse uscito dall'alloggio per attaccare ed ammirare l'ultima foto della giornata (FINORA...); la migliore, secondo lei: nella foto, c'era Edgar in primo piano, con un'aria annoiata, circondato da svariati Brawlers ognuno per i fatti propri.
Si trattava di una foto che Colette scattò durante il momento d'attesa dei giochi; normalissima, quindi... Non fosse che, in un angolo della foto, si vedeva Fang affacciarsi nella folla, intento a spiare con occhi avidi Edgar dalle spalle... E se si guardava bene, gli occhi erano puntati in basso, verso il sedere del povero Edgar ignaro...
Colette ridacchiò compiaciuta a quella visione -Aaaaaaaw, quel cinesino è innamorato pazzo del culettino di Edghino...-
Lola era oltremodo seccata da quella situazione; e l'atteggiamento di Fang non la aiutava a calmarsi -Insomma, Fang! L'ultima navetta è partita proprio ora! Adesso saremo costretti a passare la notte in quelle squallide tende da campo...-
-Essù, Lola! Che sarà mai!- Al contrario, Fang era al settimo cielo. E non per il fatto che lei e Lola avessero vinto... -In fondo, stiamo sempre chiusi tra quattro mura, a Brawlywood; guarda qui: immersi nella natura, a respirare l'aria incontaminata, dormire cullati dalla visione della volta celeste...-
-...E divorati dalle zanzare- concluse con tono sarcastico Lola, punzecchiando poi il petto di Fang con un dito accusatorio -Tanto lo sappiamo tutti e due il vero motivo per il quale sei voluto restare a tutti i costi... No, non ridermi sotto i baffi, Fang! Sono arrabbiata!-
-Dai, Loooola! Anche Edgar è rimasto qui...-
-Lo ha detto il tuo stupido radar?!-
-Ovvio!-
-Te lo darei in testa, il radar! E comunque...-
-Woh Woh! Eccolo, eccolooo!- Fang seguì con gli occhioni lucidi per l'emozione un Edgar che camminava a passi svelti in direzione del parcheggio subito fuori la fitta vegetazione del distretto. Stava cercando un posto che prendesse segnale, a giudicare da come armeggiava il telefono -Visto che avevo ragione? Visto?-
-Ok, ma non puoi...-
Niente: ormai Fang era partito -Ci vediamo dopoooooo!-
-Fang! Torna qui!- Lola strinse i pugni, frustata; digrignò i denti seghettati per reprimere un'imprecazione ben poco elegante per una signora come era solita reputarsi -Stupido Fang: vede un maschio e non vede altro! Per cosa, poi?! Quello stecchino che peserà 20 chili con gli abiti bagnati?! Fosse almeno un uomo alto e ben piazzato...-
Ma mentre diceva queste cose, Lola si voltò in direzione degli alloggi di fortuna e, nel farlo, urtò contro qualcuno
-Ops! Mi perdoni, signorina...-
-Ouch! No, mi perdoni lei, io...Ohhh!-
-Ahahah, cavolo! Sono così maldestro...- l'uomo contro il quale aveva urtato Lola, era un gigante con pantaloni e gilet in jeans, una maglia nera aderente che tradiva una vistosa pancetta e occhiali da sole (nonostante fosse praticamente sera...); si mise una mano dietro la testa, ridacchiano imbarazzato -...Grosso come sono, avrei rischiato di travolgerla!.. Hey! Ma voi siete Lola, la lady che ha vinto lo scontro di oggi... Lavorate anche a Brawlywood, dico bene!?-
A Lola scappò un piccolo sussulto di stupore. Si sentì il viso accaldato e la rabbia nei confronti di Fang era svampata del tutto -Oh... S-si, sono io, certo e... La prego: diamoci del tu!-
-Ahaha, ok! Io mi chiamo Buster! Forse non mi hai mai visto perché sono un semplice manovale e, qualche volta, un reporter. Ma ho partecipato spesso alle riprese dei tuoi corti!-
-Oooh! Davvero? Ah! Che sbadata a non averti notato prima. Dico davvero...-
-Naaah! Si vede che fai bene il tuo lavoro e non ti distrai!-
-Ahaha, che gentile...-
Insomma: i due scesero rapidamente in confidenza. E la cosa sembrava piacere molto a Lola... Oh, se le piaceva...
Ma questa è un'altra storia; perché entanto, Edgar era ancora intento a sorbirsi la predica di Griff. La conversazione andò esattamente come aveva previsto
-Perchè non ve ne siete andati?!-
-Perché la strada è distrutta. Potevamo andarcene a piedi o con la navetta...-
-Per poi lasciare la MIA auto in mano ai selvaggi?! Non potevate andarvene trasportando l'auto?-
-E come? Volando?!-
E tanto che era preso a litigare col suo capo, per poco Edgar non ci finì, nel cratere! Mentre camminava e parlava nel mentre, si rese conto di essere uscito dal parcheggio delle auto e finito nella strada solo quando il suo piede si posò nel vuoto.
Sarebbe caduto rovinosamente nel cratere dell'esplosione, se un braccio non lo avesse tirato per la sciarpa
-Guarda dove vai, testa di c*trivella*o!- Una donna bassa e tarchiata, con un elmetto di sicurezza che le copriva mezza faccia, spintonò con una mano Edgar, che non poté far altro che fissare ammutolito quella piccola furia -Già non sappiamo dove c*trivella*o andare a parare con questo buco del c*trivella*. Ci manca solo che dobbiamo accompagnare qualche c*trivella*e in ospedale!-
-Ok ok; stai calma, oh! Me ne vado, me ne vado...-
-Ecco bravo! E ringrazia che io sia troppo impegnata a lavorare, c*trivella*e!-
Edgar si allontanò di corsa -Idiota... N-no, non dicevo a te, Griff...-
-Ci mancherebbe...E un'ultima cosa!- sogginse Griff -Non pensare che la passiate liscia, tu e Colette: mi aspetto che pareggiate i conti con l'assenza di domani presentandovi il 15 di Agosto in negozio-
-A Ferragosto?! Ma doveva essere libero!-
-Doveva, appunto! E per il rimborso dell'auto, oltre ai 50 gettoni a testa pattuiti voglio 350 extra per i danni morali! Fine della discussione! Chiamami quando sarete in grado di tornare!- Griff chiuse bruscamente la chiamata, senza nemmeno salutare
-Tu, brutta testa di...- Frustato e di umore nero, Edgar resistette all'impulso di lanciare via il telefono -Bah... Sarà meglio fare quattro passi, prima che diventi tutto buio- Le Rumble Jungle erano comunque un bel posto da visitare, anche se "forzatamente" : camminare in mezzo alla natura, cullato dai rumori bianchi del fiume e degli animali, lo avrebbe aiutato a sbollire...
Aveva appena finito di pensarlo, che Edgar udì una voce fastidiosamente familiare -Heylà! Come butta?- Era Fang
-Vai al diavolo...-
Ma figura se Fang lo ascoltava! Raggiunse Edgar con una breve corsa, iniziando a camminare di fianco -Ahahah... Dai, non dirmi che ce l'hai con me per aver perso!? Mi piaci molto, lo sai, ma non per questo potevo lasciarti vincere...-
Edgar volse lo sguardo verso Fang, digrignando i denti -Di nuovo con questa storia? Hai deciso di farmi perdere la testa?!-
-Perchè no? C'è gente che è impazzita per questo bell'ometto per molto meno! Ehehe!- Fang si indicò, allargando il sorriso e strizzando gli occhi divertito: nonostante fosse grosso, osservò Edgar, Fang aveva un aspetto nel complesso "pacioso".
Sopratutto quando sorrideva: in quel momento la sua faccia, già tonda di suo a causa dei tratti morbidi, sembrava un impasto appena finito di lievitare. A contribuire ulteriormente a quell'aria bonacciona, contribuivano le sue sopracciglia, curate ma assurdamente grandi, che gli conferivano un'espressione ben poco seria, quando non addirittura tonta.
C'era un che di contagioso, nel modo di fare di Fang: vedendolo sorridere in quel modo, persino Edgar si sentì un po' risollevato. -Forse starebbe meglio senza quei due rettangoli in testa...-
Ma Edgar non si rese conto di averlo pensato a voce alta -Quali rettangoli?- Chiese Fang divertito.
Edgar si scosse -Niente! Niente! ignora quel che ho farfugliato...-
Fang ridacchiò -Se è per questo, anche tu staresti meglio senza quegli orecchioni- lo disse con un tono bonario, ovviamente
-Hey!- Edgar divenne rosso per la vergogna, coprendosi le orecchie con le mani -A differenza di quei cespugli che tu tieni, io non posso tagliarle...-
-Ahahah, dai, ti prendo solo in giro: in realtà, sei molto carino anche così!-
Edgar deglutii. Doveva aver iniziato ad arrossire, perché stavolta Fang gli sorrise con un'espressione strana, tra la malizia e l'intesa.
Tra l'altro, Edgar si rese conto solo ora che loro due avevano camminato fianco a fianco per un bel pezzo di strada; si trovavano in una specie di spiaggia: la fitta vegetazione da un lato, circoscritta da una schiera di palme piantate lì artificialmente dai locali, e la sponda del lago dall'altra. Non c'era niente, se non qualche casa su palafitte in lontananza, e il panorama era dolcemente illuminato dalla mezza luna che dominava un cielo terso e tinto di stelle.
-Che pace, qua fuori- sospirò Fang -L'unico mio rimpianto nell'essermi trasferito in città, è proprio questo! Sai: fino a poco tempo fa, ho sempre vissuto in mezzo alla natura: c'erano più alberi e campi che strade ed edifici-
-In effetti, stando sempre in città, fa piacere spezzare, ogni tanto...- Ogni tanto Edgar si voltava verso Fang; ovviamente, sempre col sorriso stampato in faccia. Sorriso che si allargava, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano -Parliamo un pò di "lavoro"- soggiunse infine -Tu e la tuaaa...-
-Amica- precisò Fang -Io e Lola siamo amici-
-Capisco... Che cosa fate? A parte i Brawlers, intendo-
-Lei è un'attrice. Io invece sono un manovale tuttofare. Anche se piacerebbe molto anche a me recitare. In un film di kung fu, ovviamente! Per ora, mi accontento di farlo amatorialmente, nelle ore di stacco, con i colleghi...- Fang sospirò; quel sospiro tradì una punta di malinconia -E tu, Edgar? Sei solo un commesso?-
-Che cosa potrei essere all'interno di uno squallido negozio di souvenir in rosso? Il CEO della Supercell? Se non fosse per i combattimenti che mi aiutano ad arrotondare, e l'appartamento modico in cui vivo, farei la fame per strada...-
-Mi dispiace...-
-Naaah; nel complesso, sto bene. Quel che conta, per me, è stare lontano dai guai e dalle noie...-
Sia Edgar che Fang si presero una pausa, appoggiandosi di schiena sulle palme per ammirare il panorama
-Come è romantico, vero?- sospirò Fang -Non trovi anche tu?-
Edgar Incrociò le braccia e ridacchiò beffardo -Ah! Tieniti queste smancerie per quando devi rimorchiarti qualcuno!-
-E cosa pensi che io stia facendo, adesso?-
Edgar smise immediatamente di sorridere: quella situazione tutto sommato rilassante gli aveva quasi fatto dimenticare QUELLA questione.
-Fang, voglio dirlo una sola volta: queste cose non mi interessano! Io non sono gay-
-Ah, no?- Edgar vide Fang scostarsi dalla palma dove si era appoggiato, avvicinandosi.
Per fortuna, aveva con sé la sua fedele sciarpa; e infatti, le due "braccia" iniziarono furtivamente ad alzarsi, pronte a colpire in caso di necessità
*Senza elisir, la mia sciarpa è più forte* Pensò Edgar, consapevole che usare armi aldifuori dei combattimenti era illecito e che quindi avrebbe rischiato *Non costringermi ad usarla...*
Fang, d'altro canto, appoggiò un braccio sulla palma di Edgar, chinandosi in avanti e continuando a sorridere. Si girò anche il berretto all'indietro, in modo che la visiera non lo ostacolasse; infatti, immediatamente dopo, avvicinò la faccia a quella di Edgar, fissandolo intensamente negli occhi.
-Non, no, non farti venire strane idee...- intimò Edgar -Se è uno scherzo, è di pessimo gusto!-
-Uno scherzo?- Fang poggiò anche l'altro braccio: si era posizionato proprio davanti Edgar, chiudendolo con le braccia. Il suo respiro si vece meno frequente e più affannato -Io sono sempre serissimo, su queste cose...-
Quello fu il punto in cui Edgar concluse che bisognava cacciare via quel maniaco a suon di cazzotti... Cosa che, per qualche ragione, non fece
*Perché non faccio niente?!* Si chiese, allarmato da quella situazione: non poteva essere un difetto della sciarpa, perché sentiva di poterla ancora controllare; e infatti, le "braccia" della stessa erano tese, pronte a colpire. Ma era come se Edgar... Non volesse farlo davvero *Eppure, ha abbassato la guardia. Potrei benissimo stenderlo con un calcio nelle palle... E allora perchè mi sento come paralizzato?!!*
Fang sembrò aver letto nei pensieri Edgar, perché il suo sorriso si allargò ancora, così come si accorciò la distanza tra i due
-A dire il vero, ti ho preso in giro una volta sola, per tutto questo tempo...-
Edgar deglutii -Co, cosa?- lo chiese con la voce tremante, quasi temesse la risposta
-Non è vero che staresti meglio con le orecchie più piccole... Sei già così dannatamente sexy-
-Cosa?!! Cosa vuoi dire?!-
-Permettimi di spiegartelo meglio...- E senza preavviso, Fang bruciò i pochi centimetri che dividevano la sua faccia da quella di Edgar:
Ancora una volta, razionalmente, Edgar avrebbe voluto riempire Fang di pugni fino a ridurlo a terra privo di sensi
Ma non lo fece: la sciarpa si afflosciò, come se avesse perso i suoi poteri; anche le braccia, che per un istante aveva proteso per riflesso in avanti, si abbandonarono sui suoi fianchi.
Edgar chiuse gli occhi e rilassò le labbra prima serrate, lasciandosi baciare avidamente da Fang, e lasciandosi avvolgere da una sensazione piacevole mai provata prima.
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