Cap.2 - Il Rientro per entrambi...
Ovviamente, Edgar non si faceva illusioni: anche se Brocity era enorme, la distanza tra la spiaggia dove ottennero la licenza di vendita ed il Giff Shop era poca, sopratutto muovendosi in vettura: una mezz'ora di viaggio, anche con la strada trafficata.
E ovviamente Griff, l'implacabile ed avaro datore di lavoro di Edgar, si era calcolato perfettamente i tempi; quindi era inutile, ed anzi controproducente, per Edgar, mettersi a temporeggiare...
In sostanza: gli aspettava ancora un'ora di lavoro in negozio; e non si era fatto illusioni circa la nuova merce depositata in magazzino...
-Mi raccomando, Edgar!- Esordì Griff al suo "fedele" ed "entusiasta" commesso -Sistema tutta la merce in magazzino e sugli scaffali prima dell'orario di chiusura!-
-Per favore, Griff. Fammi almeno scendere da questo trabiccolo! E' sfiancante lavorare con quel caldo...-
-A maggior ragione ti sto incitando a sistemare la merce senza indugi! Nel deposito c'è tutta l'ombra che vorrai, eheheh!-
-Posso almeno accendere il sistema di ventilazione?-
-Sei pazzo?! Hai idea di quanto mi costerebbe di corrente?!!-
-Non preoccuparti, Edghino: ti faccio aria io usando queste mutande!-
-Piuttosto schiatto di caldo!-
-Meno chiacchiere e più lavoro, Edgar...-
Mentre il nostro improbabile stuff costituito da impresario (Griff), commesso (Edgar) e cassiera (Colette) era preso nei suoi battibbecchi, una coppia che abbiamo avuto modo di conoscere nei precedenti capitoli era già rientrata nel suo umile appartamento ai confini di Retropolis.
-Che tristezza rientrare qui...- Sospirò Lola -Non vedo l'ora di potermi permettere un appartamento migliore, o addirittura una casa di proprietà!-
-"L'ottimismo è il fondamento del Cinema!"... Non sei sempre tu a dirmelo, Lola...-
-Certo, tesoro. Ma alle volte, è dura crederci anche per me!-
Mentre Lola era intenta a guardarsi in uno dei numerosi specchi della casa, con L'Ego del riflesso che la incensava di complimenti, Fang si offrì di risollevarle su il morale -Visto che mi hai accompagnato dove volevo, ti risparmio la fatica di cucinare: preparo io stasera, ok?-
-Grazie, Fang...-
Dopo aver cenato, Lola era intenta a dirigersi al bagno per farsi la doccia. Aveva già l'asciugamano indosso, quando si voltò a guardare Fang: era sul tavolo, ad osservare il biglietto da visita lasciatogli da quella bizzarra ragazza. La cosa assurda, per Lola, è che Fang aveva un'espressione "persa": osservava quel foglietto di cartoncino con occhi sognanti ed un lieve sorriso stampato in volto.
-Oh cielo, Fang. E' da quando siamo saliti in macchina che fissi quel biglietto come se fosse il più bello degli adoni!-
-Secondo me, stavolta si è innamorato perso!- ridacchiò l'Ego, che osservava la scena dallo specchio del bagno. Sicché Lola era anche davanti al grande specchio posto sulla stessa parete del divano, l'Ego si spostò lì, per avere una visuale migliore della scena. Da lì, poté vedere meglio anche Fang in volto -Si si: questo l'abbiamo perso! Non l'ho mai visto così, prima d'ora!-
-Ma davvero fai, Fang?!!-
In effetti, quella situazione era inusuale: non era la prima volta che Fang si approcciava a qualcuno che gli interessava, senza poi "concludere" nulla; ma tempo un paio d'ore, e Fang già pensava ad altro.
Stavolta no! Sospirò, voltandosi verso Lola -Mi credi se ti dico che mi manca quell'Emo così affascinante?-
-TI MANCA?! Ma se nemmeno sai il suo n...-
-Edgar!-
-...Ok, ti ricordi il nome. Ma non sai nulla di lui! Non sai nemmeno se sia effettivamente gay!.. E non mi rispondere con "Il mio radar non fallisce mai", ti prego! E' un'idiozia!-
-Così idiota, che non mi sono mai sbagliato!- precisò Fang -Dicesti così anche quando ci provai spudoratamente con quel tizio, che si scoprì essere il fidanzato dello sceriffo di Old Town... E guarda un po'? Era gay!-
-Certo. E intanto devi pregare che lo sceriffo non risalga mai a te!-
-Parole al vento, cara!- ridacchiò l'Ego. Adorava quando Lola e Fang "litigavano" -Mentre parli, quello stà pensando a dieci modi differenti di sbatterselo, eheheh!-
Ma Fang scosse la testa -No, no! Niente "sbatti"... Ok, si: anche quello. Solo che, stavolta, provo un non so che...-
-Si chiama "astinenza"- tagliò corto Lola -Te l'ho detto: è da più di un mese che non esci con qualche ragazzo, e vedi cose che non esistono...-
-E se fosse un segno del destino, Lola?- Niente: Fang nemmeno la ascoltava. Le avvicinò il biglietto da visita -Pensaci: se davvero fosse una cosa nata e morta lì, non mi sarebbe capitata questa piccola fortuna. Ho la possibilità di rivederlo!-
-Oh cielo! Ti prego, non starai pensando davvero di andarlo a trovare fino al negozio?!-
Nella stanza, calò il silenzio: Fang fissava Lola come se avesse avuto la più brillante delle idee
-Uh-oh!- All'Ego di Lola, quel battibecco divertiva sempre di più -A quanto pare, non ci aveva pensato...-
Consapevole del disastro appena fatto, Lola mise le mani avanti -Fang! Mi devi promettere che tu NON lo farai!-
-Come no?! Prima ti fai venire idee così geniali, e poi non mi lasci metterle in pratica?!-
-Non sono geniali! Sei tu che non ragioni perché tutto il sangue che dovrebbe affluire al cervello, viene sempre dirottato nel tuo...- Lola si trattenne, mordendosi il labbro inferiore così forte, da quasi farselo sanguinare con i suoi denti accuminati: cercava sempre di non essere volgare, e odiava quando la gente "gliele tirava" -Tu devi lasciar stare quel ragazzo. PUNTO!-
-Uffa!- bofonchiò Fang, incrociando le braccia e sbuffando con tono capriccioso -Sei cattiva!-
-No: sono ragionevole...- Stanca di quella conversazione senza capo né coda, Lola si ritirò finalmente in bagno, ansiosa di farsi una bella doccia rinfrescante e di levarsi la fastidiosa sensazione di salsedine addosso -E sbrigati a sparecchiare, invece di perdere tempo con quell'inutile foglietto di carta!-
E invece, Fang rimase ancora qualche minuto seduto. Nel mentre si era anche sfatto la coda di cavallo e si era tolto la canottiera, in modo da farsi anche lui la doccia subito dopo Lola... Ma niente: era ancora lì, perso a fantasticare su un possibile futuro incontro con quell'oscuro ma affascinante ragazzo conosciuto al chiosco...
Meno idilliaci erano i pensieri di Edgar, che aveva finalmente abbassato le serrande del negozio e corse spedito in direzione del suo appartamento: anche lui, suo malgrado, abitava a Retropolis, e la via era lontana.
Ma era un problema relativo: con le sue doti atletiche e la sciarpa che funzionava come due braccia extra, Edgar riusciva a saltare da un edificio all'altro come se nulla fosse; in pratica, per lui la strada di casa era una linea retta: percorreva di corsa la strada, i muretti, le recinsioni, i tetti delle case e persino palazzi senza differenze!
Così, un viaggio che sarebbe durato più di un'ora con i mezzi pubblici (Edgar aveva solo la patente), per lui non durava più di una ventina di minuti.
-Risparmio soldi per gli abbonamenti e tempo per allenarmi. Cosa pretendere di più?!- era solito vantarsi. Come bonus, inoltre, tutta quell'adrenalina gli permetteva di scaricare buona parte dello stress accumulato a lavoro... Sopratutto quando gli capitava di saltare su bidoni, ammassi di spazzatura o altri appoggi facilmente schiacciabili sotto il suo peso, immaginando di saltare sulla faccia ora del suo capo, ora di una qualsivoglia persona che l'abbia indispettito.
C'era anche un vantaggio molto più pratico, nello scalare agevolmente i tetti per andare e venire: evitare qualsivoglia problema con gli estranei... Sapete? a Retropolis la gente è parecchio incarognita: non passa giorno senza che qualcuno si prenda a botte con qualcun'altro; ed una persona gracilina e ben curata come Edgar sarebbe un bersaglio molto appetitoso per le numerose bande di teppisti che battono le strade.
Di fatto, paradossalmente Edgar non metteva mai i piedi per terra, a Retropolis, nemmeno per rientrare a casa!
-Eppure lo sapete che entro sempre dalla finestra!- appunto: arrivato finalmente al balcone di casa, Edgar dovette bussare nervosamente la porta di vetro, puntualmente chiusa dai suoi... coinquillini.
Una giovane ragazza, intenta a gustarsi la scala reale che teneva tra le carte in mano, stava meditando su come spillare più gettoni possibili ai suoi due compari al tavolo; quando venne disturbata dall'insistente bussare alla porta del balcone.
Qualsiasi altra persona si sarebbe allarmata, specie se consideriamo che l'appartamento era al terzo piano del palazzo (circa 15 metri dal suolo!); tuttavia, la ragazza era ormai abituata alle strambe abitudini del quarto inquillino di casa.
sbuffò, riponendo le carte (coperte, ovviamente) sul tavolo -Chi va ad aprire quel seccatore di Edgar?-
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