Cap.17 - ... Prima dell'inferno
Dopo aver rimurginato per tutto il tragitto, Edgar giunse velocemente ai piedi del balcone che affacciava al suo appartamento.
Deglutii, ed esitò qualche secondo prima di bussare: si aspettava il peggio
*Sicuramente, ci saranno tutti e tre ad aspettarmi...* aveva ragione: ad aprigli il balcone fu Bull, con un'aria severa
-Ah, sei tornato...- Accompagnò la porta del balcone, permettendo così a Edgar di entrare -Bibi è in salotto...-
Edgar si aspettava di dover affrontare la discussione con tutti e tre i suoi coinquillini ma, con stupore, vide Bull e Crow mettersi la giacca e uscire
-Hey. Non volevate delle spiegazioni?-
-Bibi ci ha detto di andarcene quando saresti tornato. Non ho idea di che cosa ci sia tra te e quel cinese, ma non l'ho mai vista così incazzata come oggi!-
-Craaaa!- Crow gracchiò con un tono stridulo, tra il preoccupato e l'impaurito
Edgar deglutii -Quindi, quindi sapete tutto?- quelle parole gli uscirono spontanee, ma si pentì subito di averle pronunciate: erano praticamente una confessione velata
Ma Bull insistette -Chiarisciti con le. Io e Crow abbiamo il turno alla tavola calda degli indigenti, stasera. Poi ci spiegherai i dettagli... Se sopravvivi, intendo-
-Craaa...-
Nonostante il sollievo di avere ben due interlocutori in meno, Edgar non si sentì meglio. Bull aveva ragione: quando Bibi si arrabbiava, sapeva essere più pericolosa di tutti e quattro messi insieme. Salutò Bull e Crow, più per prendere ancora qualche preziosissimo secondo per prepararsi psicologicamente che per cortesia e, quando la porta di ingresso si chiuse alle loro spalle, non gli restò altro che fare un ultimo respiro profondo e svoltare l'angolo.
Bibi era lì: seduta sul divano e le gambe incrociate sul tavolino da salotto; stava bevendo una birra. Si era tolta la giacca e la canotta, rimanendo solo in reggiseno; doveva essersi medicata da poco, perché i numerosi lividi ed ematomi subiti durante la lotta erano ancora unti di pomata, ed il flacone mezzo vuoto posato sul tavolo ne era la prova.
-Ehm... Ciao, Bibi...-
-Ciao...- rispose con tono spento, ma che lasciava intuire una profonda rabbia repressa. Bevve un altro sorso di birra
Edgar si guardò attorno, imbarazzato -Non, non sei andata al pronto soccorso di Retropolis? O chiesto aiuto al Tricheco?..-
-Sono solo delle botte. Prese da un finocchio, per giunta. Figurati se mi metto a scomodare gente per così poco...-
Ecco: aveva tirato la frecciatina. Ormai bisognava affrontare la questione; per cui, Edgar si fece coraggio -Va bene, Bibi. Senza che ci giriamo intorno per delle ore: ti rendi conto di quel che hai fatto?-
-Che cosa ho fatto, Edgar?- chiese con tono neutro ma severo -Ho solo preso a botte un estraneo di Retropolis. Suvvia! Ormai sai come funzionano le cose qui: il vero evento è quando finisce una giornata senza che qualcuno pesti qualcun'altro. Certo, il fatto che gli piacesse il ca...-
-Non fare la finta tonta! L'hai preso di mira per QUEL motivo! Fang mi ha raccontato tutto. Ti facevo migliore di così!-
-Ah! Ma sentiti...- Bibi digrignò i denti dallo sforzo per alzarsi e avvicinarsi a Edgar, senza mai smettere di fissarlo con sdegno negli occhi. Una volta che gli fu vicino, tirò su il naso -Assieme a quel profumo, odori di sudore che non è il tuo; mischiato al puzzo di crema per ematomi e talco di bendaggio fresco... Ti sei andato a sbattere il tuo cinesino, prima di degnarti di tornare qui, e osi parlarmi di correttezza?-
Edgar imprecò a mente; quella ragazza era peggio di un segugio! Cercò di giustificarsi goffamente. -E'... è Perchè ti piacevo?-
-Come, scusa?-
-Fang mi ha spiegato che eri gelosa di me...- Bibi non rispose -Senti: questo non cambia le cose, e...- Ancora niente -AAAAARGH! Insomma, parla! Non sono bravo con queste scemenze e...-
Edgar si ammutolì immediatamente, quando la mazza di Bibi gli fischiò a pochi centimetri dalla testa. Il colpo era caduto così forte, che uno dei pannelli che componevano il Parquet si incrinò
-Vedi di non dirle tu, fesserie! Sarò anche acciaccata, ma ho ancora forza sufficiente a lasciarti morto a terra, se lo voglio! Che cosa è una scemenza per te, per capirci...-
-E' che... E' che tu non fai altro che parlare di risse, di gang rivali, picchiare di qui e picchiare di là! Spiegami come io avrei dovuto capire quel che provavi davvero!-
-Hai forse dimenticato dove viviamo, Edgar?!!- Bibi allargò le braccia -Questa è Retropolis, brutto idiota! Non siamo nel ridente e agghindato StarrPark pieno di fiorellini e gente petalosa!-
-Ma che c'entra?! Ma poi, sempre a nominare questo buco di distretto: Retropolis di qui e Retropolis di là... Bibi! In questo distretto ci sono delle persone! E tutte le persone sono diverse; non puoi trattare tutto e te stessa come un blob indistinto che non pensa ad altro che alla violenza!-
-Davvero?! Che cosa credi che pensino i gangster e i tagliagole là fuori se io, la peggior teppista di tutta Retropolis, dichiarassi che mi piace uno come te?!-
-Uno come me?!! E' questo che io sono? "Uno come me"?! Ah! Bel modo di mostrare amore...-
-SEI SOLO UN IDIOTA!- Bibi batté un piede a terra -Vuoi essere trattato come un Retropoliano?! Bene! Complimenti: sei un idiota decerebrato esattamente come loro, se davvero non vai oltre le parole!- Edgar scosse la testa, confuso -Pensi davvero che avrei lasciato entrare chiunque in casa mia?! Pensavi davvero che mi sarei preso a cuore di non farti fare tutti i servizi per tenere in ordine questo posto?! Di restare sveglia ad aspettarti, anche quando sono stanca; solo perché tu abbia un briciolo di compagnia che non sia quella pazza albina e quel coglione che tieni come collega e capo?!-
Edgar si mortificò, vedendo Bibi iniziare a piangere -Io... Io pensavo che...-
-Cosa?! Cosa pensavi?! "Io", "Io", "IO"!!! Sempre a lamentarti di te, solo e soltanto di te!-
-Senti, non è colpa mia se ho scoperto piacermi gli uo...-
-NON STO PARLANDO DI QUELLO!- Bibi digrignò i denti; si asciugò le lacrime e si sforzò di smettere di piangere: non sopportava l'idea di farsi vedere in quello stato -Sei il più grande degli egoisti, e non te ne rendi conto. Scommetto che quel cinesino non avrebbe avuto un trattamento migliore, se tu non eri interessato-
-Adesso stai solo dicendo una marea di fesserie, Bibi! Non sono stato io a scegliere!-
-E credi che io abbia scelto di stare qui?! No. Ma anche se non la do a vedere, io ci tengo alle persone che mi stanno vicine! Ma ovviamente tu non lo puoi capire; perché per te io, Bull e Crow siamo solo tre tizi buoni a menar le mani; mentre tu puoi andartene con i capelli curati, lo smalto del cazzo ed i vestitini da borghese inglese a fare il conte di stàcippa! Ma prova a convivere in una qualsiasi altra tana di tutta Retropolis, e poi ne riparliamo!-
-Io capisco cosa stai cercando di dirmi, Bibi- sospirò Edgar -Ma stai mettendo la cosa come se ti fosse dovuta. Fang si è semplicemente avvicinato a me, senza fare il "NiceGuy"-
-Certo. Quindi ora sono una "NiceGuy". Bene...-
-No, non sto dicendo quello...- Edgar si mise le mani in testa per l'esasperazione -Senti. Mi pare evidente che né io nè tu siamo in grado di razionalizzare quel che è accaduto. Mi dispiace, ok? Ti giuro che mi dispiace: questa cosa mi sta portando più danni che altro. Credi che mi diverta a ferire i sentimenti altrui?!- Bibi si calmò. Non le era passata la rabbia: era perlopiù stanca. E delusa... -Anche se non parliamo molto, siamo sempre andati d'accordo, più o meno. Io con la mia vita, e tu con la tua. Non potrebbe semplicemente continuare così?-
-Tu saresti disposto a convivere con Bull, sapendo che ti ha soffiato il tuo cinesino?-
-A Bull piacciono i maschi?-
-E' UN ESEMPIO, COGLIONE!!!-
Edgar scosse la testa -Scusa, scusa. Beh... Io... No, ma...-
-Ecco. Non serve il "Ma"...- Bibi si rimise a sedere sul divano, tirando un sospiro di sollievo: doveva costagli fatica reggersi in piedi, con tutte quelle botte... -Comunque, il tuo segreto è al sicuro. Se è quello che ti preoccupa-
-In che senso?-
-A differenza tua, io penso a te e a quel che potrebbe succederti. Quindi, non spiattellerò in giro che ti fai altri maschi; lo stesso vale per Bull e Crow- Bibi volse nuovamente lo sguardo verso Edgar, per poi distoglierlo subito dopo sdegnata -Tsé. Vedo che sei conento: ti si legge in faccia che quella era la tua unica preoccupazione...-
-Ora non fare la vittima- sbuffò Edgar, scocciato -Però... Grazie-
-Di nulla...- Ma proprio quando Edgar stava per tirare un respiro di sollievo, Bibi continuò -Ma devi andartene-
-...Come?!-
-Se vuoi, puoi dormire qui, per questa notte. Ma da questo momento sei un estraneo-
-Mi stai cacciando?!-
-Sono pur sempre la responsabile della casa. Posso e voglio farlo. Inoltre, io e i ragazzi non siamo più tenuti a proteggerti. Anzi: sarai trattato alla pari di qualsiasi altro intruso!- Bibi si sdraiò sul divano, volgendo le spalle a Edgar; lasciando così intendere che la discussione era finita
-Bibi, ascolta...- Ma Bibi gli alzò il dito medio. Allora Edgar sbuffò -Va bene. Sai cosa, allora? Vaffanculo! Me ne vado adesso! E non venitemi a chiamare, quando questo tugurio sarà coperto di immondizia e scarafaggi!-
Nonostante fosse di spalle, Bibi poté sentire Edgar dirigersi a passi pesanti nella camera sua, di Bull e Crow, infilare in fretta e furia tutto quello che poteva entrare nella sua borsa a tracolla, caricarsela assieme alla chitarra elettrica, raggiungere l'uscita e chiudersi violentemente la porta alle spalle.
Ironicamente, Bibi ne fu grata...
Perché finalmente si sentì libera di sfogare tutta la delusione e la frustrazione in un lungo pianto.
Eppure, Edgar non aveva mentito: Persino in quella situazione, Bibi maledì il suo essere così orgogliosa e legata alla reputazione che si era cucita addosso.
Anche in quella situazione, lei non riusciva a odiare Edgar. E avrebbe tanto voluto rivolgergli ben altre parole: tutto quel che la preoccupava, era che quella di Edgar fosse davvero la scelta giusta, che quel maledetto estraneo non lo trattasse male o, peggio, lo scaricasse una volta che si sarebbe stancato.
Avrebbe tanto voluto augurare il meglio a Edgar... Ma lei era Bibi, e aveva una reputazione da mantenere! Il fatto che qualcuno avrebbe potuto vederla come la zerbina di un altro era una bestemmia.
E così, al dolore dell'amore non corrisposto, ora si aggiunse il dolore della rinuncia, per nulla attutito dall'illusione che tutto stesse accadendo perché era lei a volerlo.
*Prima che se ne vada lui* pensò *Sarò io a cacciarlo! Preferisco essere odiata, che commiserata!*
Ma quei pensieri non la aiutarono a stare meglio...
E quando Bull e Crow tornarono dalla tavola calda, dovette giustificare la faccia, il petto e il cuscino bagnato e gli occhi rossi col fatto che si fosse spruzzata accidentalmente della birra addosso
-Ahahahah! Cos'è? Hai provato ad aprire la birra prendendola a mazzate?!-
-CRAAAA-ahahahah!-
-Ahahah! Vero! Sono proprio una cogliona! Ahahah...-
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