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Cap.9 - Ogni soluzione genera un problema

E' difficile, per una persona che non ha mai dato peso alla propria sessualità, descrivere ciò che prova quando tale sessualità si manifesta in modo tanto inatteso.

Il locale in cui Fang aveva portato Edgar a mangiare, per esempio, era pieno di belle ragazze. E su alcune di esse, fino a qualche settimana fa, Edgar ci avrebbe volentieri fatto delle fantasie.

Quando ancora non conobbe Fang, e ciò che provava realmente per lui.

Ora le trovava carine, ma è un "trovare carino" non diverso da quel che si pensa nei confronti di una persona oggettivamente di bell'aspetto. Ma finiva lì.

Agli occhi di Edgar, tutti i seni prosperosi e succinti del locale non raggiungevano l'erotismo sprigionato dai pettorali di Fang.

E quei pensieri (oltre a "stuzzicagli" quella cosa che i maschietti hanno tra le gambe...) gli facevano un effetto strano.

*Quando lo guardo, mi rendo conto di quanto sia bello...* pensava. Eppure, ricordava bene di pensare all'esatto opposto, quando si incontrarono per la prima volta in quel chiosco, d'estate: è questo che succede, quando ci si innamora? Si trova del bello anche in una persona che lo è tale solo per se stessi? *Peccato solo che sia così strambo, a volte...* Infatti, da quando erano entrati nel locale, Fang non smetteva di grattarsi la spalla destra...

In ogni caso, Edgar dovette distogliere lo sguardo per non destare sospetti -Edgar... Ora che ti guardo meglio, hai un aspetto così emaciato. Ti sta facendo lavorare così duramente, Griff?!-

*Merda!* pensò Edgar: nessuno poteva sapere che aveva passato gli ultimi giorni da indigente e che, sopra tutto, ora non aveva più un lavoro...

Per fortuna, il servizio del locale era molto veloce e, proprio quando Edgar si trovò in imbarazzo, un cameriere portò loro un vassoio colmo di pietanze -Buon appetito, signori!-

-Grazie!- appena il cameriere si voltò per servire alti clienti, Edgar letteralmente si avventò sul sushi e sulle pallette di riso: per ogni boccone che prendeva dal piatto e se lo metteva in bocca, ne prendeva altri due dal vassoio.

-Edgar! Fai piano! Rischi di strozzarti!- E infatti, Fang dovette passare velocemente un bicchiere d'acqua a Edgar, poiché si sentì l'esofago intasato -Che diavolo ha combinato il signor Griff, da farti stare così affamato?! Vuoi che ordino qualcos'altro?-

-Fhi, fher fhafhore...- Edgar si stava vergognando moltissimo di quella situazione, sopra tutto per come stava "usando" Fang. Ma la fame era più forte dei sensi di colpa e del buoncostume: continuò a mangiare senza troppi complimenti, finché non sentì che il suo stomaco non avrebbe potuto reggere una briciola di cibo in più -Che mangiata! Grazie, Fang. Mi serviva proprio...-

Sebbene Edgar la buttò sul ridere, Fang continuava a fissarlo con un'aria stranita -Scusami se insisto, Edgar. Ma sei sicuro che vada tutto bene? C'è qualcosa che devo sapere?-

-Niente che non ti abbia detto già: sono solo distrutto per il lavoro. E' normale...- Fang inarcò le labbra, poco convinto. Inoltre, riprese a grattarsi la spalla destra -Parliamo di te, piuttosto: è da quando siamo entrati nel locale, che ti gratti la spalla!-

-Uh? Vero eh? Che strato...-

-Si ma smettila: finirai di scorticartela!-

-Eh ma mica lo faccio apposta?! Mi prude...- Quando finalmente il prurito sembrò passare, poggiando i gomiti sul tavolo, Fang si chinò in avanti, osservando Edgar

-Conosco quel tuo modo di sorridermi: scommetto che hai voglia di scoparmi...-

-Ma noooo!- ridacchiò Fang, con un tono da finto tonto -Cosa vai a pensare!? Ti guardo solo perché sei bello!-

-Si, come no: ti si legge letteralmente in faccia-

-Suvvia, Edgy. Dopotutto, ti ho offerto il pranzo: merito un premio, no?-

-Che fai, rinfacci pure?!- Ma Edgar sospirò: in effetti, concluse, un po' di "distrazione" avrebbe fatto bene anche a lui -Ok, ci sto. Paga il conto e andiamo a casa tua-

-Ho un'idea migliore!- esclamò Fang -Perchè non andiamo a casa tua?!-

Edgar, che intanto stava bevendo, sputò tutto a spruzzo -(Coff! Coff!..) A casa mia?!!-

-Ma certo! Avrai cambiato appartamento dopo esserti litigato coi tuoi coinquillini, no? Cos'è? Non dirmi che hai scelto un altro appartamento in comune?-

-Nnnnnnnnn...I- Edgar digrignò i denti: non era mai stato bravo a improvvisare bugie. E infatti Fang, che intanto aveva ripreso a grattarsi la spalla destra, inarcò le sopracciglia, sospettoso -Cioè... c'è... Ma perchè, scusa?! Non va bene più casa tua?-

-E' che Lola è un po' nervosa in questi giorni. Già ieri ha mal visto noi due fare sesso eeee... Fidati: è meglio non abusare della sua pazienza. Ne hai avuto prova proprio oggi!- Poi Fang ebbe un'idea; schioccò le dita -Ci sono! Prendiamo una stanza da qualche parte, giusto il tempo di far sesso, e ce ne andiamo!-

-Cos?.. Una stanza?- Edgar imprecò a mente: aveva i gettoni contati; l'ultima cosa che poteva fare era spenderli per cose che non fossero il cibo! D'altra parte, Fang aveva già pagato il pranzo, il che sarebbe significato che avrebbe dovuto pagare una stanza per due tutto da solo! No: doveva inventarsi qualcosa, e in fretta!

-Edgar?..- Il prurito alla spalla di Fang si fece più intenso -Seriamente: ti stai comportando in modo strano. Che cosa sta su...-

Finalmente, Edgar trovò una soluzione, sebbene non fosse sicura al 100%: si alzò di scatto, interrompendo Fang -Ci sono! Conosco un posto!-

-Uh? Un posto?-

-Fidati: ti piacerà. Vai a pagare, intanto mi do una sciacquata!-

-Ma...-

-Fidati di me: sarà la miglior scopata nel miglior posto della tua vita!- 

Se non altro, pensò con sollievo Edgar, con questa sua mania di far sesso Fang era facilmente manipolabile: al sentire la parolina magica, obbedì senza ulteriori obiezioni, chiamando ad alta voce il cameriere e iniziando a tirar fuori il portafogli.

Invece Edgar sfruttò quel momento di tregua mentale per raccogliere le idee: il suo piano era di tornare al rifugio della costa, vicino alla discarica, dove aveva incontrato quelle due bizzarre ragazzine. Pregando qualsiasi cosa che non fossero presenti...

-Magari staranno a giocare da qualche altra parte. O a fare i compiti, o a fare qualsiasi altra cosa...- si disse, mentre si gettava nervosamente manate d'acqua in faccia a ripetizione. Già che c'era, si diede una sciacquata anche alle ascelle e persino alle parti basse -Merda. Che situazione di merda! Non credevo che mi sarei pentito di aver sempre trattato così male Colette. Se soltanto fosse qui, lei saprebbe come aiutarmi!-




-Ma invece, io non sono lì- concluse Colette, fissata con sguardo stranito da Squeak -E così, il povero Edghino è solo solino, a cuocere nel suo brodo di bugie e tergicristalli...-

*Squittiii perplessi*

-Come dici, Pietrubaldi? Si dice "tergiversare"?! STA ZITTO, Baldsisbasic! Non sai manco che sto rompendo la quarta parete per fare lo spiegone ai lettori, che così sanno che io so!-

*Squittiii scocciati*

-E comunque che palle! Siamo nubifraugati su questo pianeta da ben cinque minuti! Se solo ci fosse qualcosa per passare il tempo...-

-Hey ragazze: guardate!- Improvvisamente, arrivò effettivamente qualcuno...

-Incredibile: sembra proprio LEI!-

-Ma infatti E' LEI!-

-Finalmente! Accorrete ragazze! Accorrete!-

Confusi, Colette e Squeak si videro circondati da dozzine di donne di bell'aspetto, tutte con capelli lunghi e con abiti che lasciavano scoperte gran parti del corpo magro e definito: erano Valchirie; o almeno, così sembravano, eccezion fatta per le antenne aliene. Il villaggio presenta sul pianeta, era popolato solo da loro

-Ellamiseria!- esclamò Colette -E che è?! La fiera della "farfallina", qui?!-

*Squittiiii increduli*

-Lo so che si dice in un altro modo, Ugo Fantozzi! Ma non posso dirlo perché ci leggono i bambini!-

Una delle Valchirie aliene si fece avanti, a nome di portavoce di tutte le altre, porgendo a Colette e Squeak un riverente inchino -Salve a lei, nostra dama. E saluti anche al vostro bizzarro soprammobile d'acqua...-

*Squittiii indignati*

-STA' ZITTO Fabriziantonino! Sei solo un mobile Ikea! Fai parlare la turbognocca aliena!-

La valchiria si schiarì la voce -Noi siamo il popolo ermafrodita delle Nininne. Per generazioni abbiamo rinunciato al sesso maschile fino ad arrivare al punto di poterci accoppiare tra di noi...-

-Wow! Un mondo senza tizi dotati di cartellini rossi o gialli! Letteralmente!-

*Squittiii indignati*

-No Lucalberto, quello che dici te lo usano nelle partite di calcio quando i calciatori fanno gli scemi! Qui stiamo parlando di organi riproduttivi maschili, non di falli calcistici!-

-Grazie, nostra dama!- altro inchino da parte della valchiria -A nome di tutte le Nininne, la vostra apprensione nei nostri confronti ci lusinga moltissimo-

-Si si... Ma voglio che mi chiamiate per il mio nome: sono Colette!-

A quel punto, la valchiria si voltò, rivolgendosi alle sue simili -Avete udito, sorelle?! Prostratevi alla nostra dama e Dea: Colette!-

-Ave, ò Colette! Ave, ò Colette! Ave, ò Colette...-

Colette arrossì, lusingata da quello stuolo di aliene che si inchinavano a lei -Wow! Pensano che io sia una specie di Portodiva!-

*squitiii*

-Stà zitto, BillGates! Dire Portodiva e Pornodiva è la stessa cosa! E comunque ti ricordo che per loro sei solo un mobiletto Ikea!-

*Squittio con alzata di dito medio*




Ma ora lasciamo le vicende di Edgar da una parte e di Colette dall'altra, e ritorniamo negli Studios di Brawlywood; dove Lola stava uscendo pazza dietro le richieste assurde del regista Buzz

-STOP! Lola, per l'ultima volta: non devi chiamare il protagonista per nome, ma per codice!-

-Ma tiene qualcosa come trentaquattro nomi in codice!- protestò Lola -Mi spieghi che senso ha chiamare il tuo film "Indiano d'america Jones ed il Drop leggendario" se non si fa il suo nome nemmeno una volta?!-

-E' Cinema d'alto livello! Il mio è un film d'esplorazione, ma anche un Thriller. Per questo deve esserci un'aria di mistero, attorno al protagonista!-

-Quindi è sempre per mistero che la tua "superstar" Buster abbia recitato per due secondi di pellicola? Mentre io, che dovrei essere la comparsa, sto praticamente recitando tutte e diciotto le ore di pellicola?!-

-Finalmente sei entrata nella parte!- Buzz schioccò le dita, eccitato -Un film dove il protagonista recita nella maggior parte delle scene se lo aspettano tutti! Ma pensa lo scalpore che provocherà un film dove il protagonista appare solo nella scena dei Post credit?!-

-Wow. Sarà un successo assicurato...- sbottò Lola, non curandosi di nascondere il sarcasmo

-Prendimi in giro quanto vuoi: intanto io sono il regista, e tu sei solo un'attorucola ignorante! E vedremo, chi farà sarcasmo, quando mi nomineranno agli oscar!- 

-Esatto! Lo nomineranno agli oscar!- Tra le altre cose, Doug rimarcava quasi tutto quello che diceva Buzz, a mò di eco.

Date le spalle a Lola (che intanto digrignò sommessamente volgarità che è meglio non scrivere per evitare che mi segnalino la storia...) Buzz batté le mani, per attirare l'attenzione di tutti -Va bene! mezz'ora di pausa per gli attori ed i tecnici dei suoni! Tutti gli altri, si mettano a lavoro: bisogna smontare le scenografie della corsa di aereoplani in piscina e montare quelle dell'aereoporto per l'inseguimento in aria dei motoscafi! MARCH!-

-Sentito tutti!? Al lavoro!- rimarcò il solito Doug, seguendo Buzz come un'ombra.


Nonostante tutto, Lola non poteva chiedere momento migliore per mettere in atto il suo piano -Anche i tecnici del suono sono in pausa... Devo trovare Mico!-

Per fortuna, non dovette faticare molto per cercarlo: anche lui stava lavorando all'improbabile film di Buzz e, infatti, lo trovò vicino al tavolo del Buffet, mentre faceva il cascamorto con un paio di stagiste.

-...E, non lo dico per farmi vanto. Ma se non ci fossi io, questa catapecchia crollerebbe a pezzi!-

Mentre si avvicinava, sentendo le baggianate di Mico, Lola scosse la testa -Bah! Questi uomini... Tutti pieni di sé...-


Però, su una cosa Mico aveva ragione: c'era lui dietro molte attività che si tenevano "sottobanco" a Brawlywood (compreso il palo al ToyBoyClub). E Lola lo sapeva benissimo...

-Ok, Casanova- esordì -Se hai finito di fare il Bonobo, ho bisogno di te...-

-Non ora, Lola!- Mico mimò a Lola di andare via con la mano, senza nemmeno voltarsi -Dicevo, ragazze: oltre alla Stereofonia, io mi occupo anche...-

Per ottenere l'attenzione di Mico, Lola dovette pronunciare la parola d'ordine -Andiamo! "Ho una questione da risolvere che lascia senza parole"!-

-Quanto "senza parole", cara Lola?!-

Quella era la cosìdetta "controparola d'ordine". Lola rispose prontamente -"Quanto un Mimo"!-

Il messaggio fu chiaro -Scusatemi, ragazze. Ma il dovere mi chiama. Ci sentiamo più tardi per un drink insieme, ok?!- strizzò l'occhio, lasciando che le ragazze, ridacchiando tra loro, si allontanassero.

Una volta soli e sicuri di non essere sentiti da nessuno, Mico si avvicinò il più possibile a Lola, sussurrandole -Ok: tra cinque minuti al solito posto. Vado a chiamarti Grey!-

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