Cap.4 - Una situazione disperata
-Insomma! Dove sono i miei alleati?!!-
Edgar stava affrontando una sfida "Arraffagemme". Stava tenendo strette per le braccia, in equilibrio precario, nove gemme; mentre le "braccia" della sua sciarpa roteavano, pronte a parare i colpi o colpire a loro volta.
Il problema era che, per qualche ragione, i due membri alleati del team di Edgar smisero di respawnare, così come le gemme dal centro dell'arena.
Quindi Edgar era solo, circondato da nemici, e con l'ultima gemma necessaria per vincere in mano di questi ultimi.
Non fosse che Edgar si rese conto di non avere a che fare con dei comuni nemici: erano Bull, Crow e, ovviamente, Bibi.
-Hai bisogno di questa, ciccio?- chiese con scherno Bibi, facendo roteare su un dito la gemma in suo possesso.
Edgar non ebbe altra scelta: caricò in avanti, prontamente parato da Bull e Crow
-Traditore!- esclamò Bull, mentre preparava il suo canne mozze per il prossimo colpo -Pagherai per quello che hai fatto alla piccola Bibi!-
-Craaaa!-
Edgar parava e contrattaccava come meglio poteva, ma i suoi rivali parevano immuni a qualsiasi colpo.
Soppesò l'idea di "sacrificare" delle gemme, lanciandole contro i suoi aggressori per distrarli, quando sentì un violentissimo colpo alla nuca, che lo atterrò.
Era Bibi che, raggiratolo sfruttando i suoi due scagnozzi come diversivo, lo aveva raggiunto e colpito vigliaccamente alle spalle.
-Tu mi hai rubato il cuore- proferì Bibi -Ed io ti rubo le gemme. Direi che siamo pari; non trovi, Edgar? Edgar? Edgaaaaar?! Edgar!-
Finalmente, Edgar si svegliò di soprassalto. Solo che, dimenticatosi di stare sul divano, per di più assieme a Fang, rotolò rovinosamente a terra. Con Fang che, afferrato istintivamente da lui, gli cadde addosso, svegliandosi a sua volta.
-Ouch! Ma che diavolo...-
-Insomma, Edgar!- Lola chiamò per l'ennesima volta Edgar. Era palesemente arrabbiata -Per l'amor del cielo; vestitevi, tutti e due! E subito!-
-Buongiorno pure a te, miss simpatia...-
-Risparmiati il sarcasmo, Edgar. Ho la Luna storta ed il ceffone facile, stamattina!- E non era tutto! Lola ne aveva anche per Fang -E tu, signorino: chi ti ha detto che Edgar poteva stare con te, stanotte?! Le conosci le regole della casa!-
-Andiamo, Lola!- si scusò goffamente Fang, mentre si stava rimettendo pigramente pantaloni e t-shirt addosso -Ci eravamo trovati così bene...-
-Già...- sbuffò Edgar, seccato da quel risveglio brutale. Poi controllò l'ora del telefono -Comunque, devo sbrigarmi; oggi tocca a me aprire il Gift Shop-
-Non ti stai dimenticando qualcosa?!- Lola puntò il dito sul borsone e sulla custodia con la chitarra che Edgar aveva abbandonato in un angolo
-Oh, quelli?- Palesemente in imbarazzo, Edgar fece lo gnorry -Non è che posso lasciarli e passare a riprenderli dopo?-
-Assolutamente no! Non voglio spazzatura in casa mia!-
-Ok! Ok!- Finitosi di vestire, Edgar raccolse le sue cose, imprecando sommessamente -Ci si vede in giro, Fang?-
-Certo, Edgar!- Fang si avvicinò a Edgar, per baciarlo un ultima volta -Passa una bella giornata a lavoro, mi raccomando!-
-Ci proverò...- Edgar scomparve dietro il finto muro che divideva la cucina-salotto dal corridoio di uscita, mentre Fang lo salutava felice con la mano.
-Aaaaah, è stata una nottata indimenticabile- sospirò Fang, mettendosi una mano sul petto -E' la prima volta che dormo stretto stretto con un fidanzato!-
-E anche l'ultima...- Lola richiamò l'attenzione di Fang con una pacca di mano sulla spalla -Se prima Edgar non chiarisce delle cose con me!- Non ci voleva un genio, pensò Lola, che il comportamento anomalo di Edgar fosse in qualche modo collegato a Retropolis. Comunque, si trattava di un problema procastinabile: la sua priorità, quel giorno, era Maisie -Avanti, Fang: ti accompagno a lavoro-
-Ma è ancora presto...-
-ORA! Obbedisci!- Lola prese le chiavi, consapevole che Fang non avrebbe mosso ulteriori obiezioni, visto il tono di voce usato...
Nel frattempo, Edgar era appena entrato nella zona dello StarrPark; la più vicina al Gift Shop in cui lavorava.
-Sono le 8.45: la tabella di marcia è rispettata...- constatò, guardando l'ora del telefono. Tuttavia, non era affatto felice -Dannazione: avrei dovuto farmi una doccia! Sono sporco e sudato...- sconsolato, Edgar giunse all'azzardata conclusione di dover chiedere a Griff di potersi ritirare con qualche ora di anticipo: doveva assolutamente organizzarsi e trovare una soluzione quantomeno temporanea, per lavarsi e dormire decentemente.
Non sapeva Edgar che, tra poco, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo: i primi segni che qualcosa non andava, li intravide svoltando l'angolo -Cosa? Il negozio è già aperto? Ed è pieno di clienti?!!-
In tutti quegli anni in Edgar lavorava al Gift Shop, non aveva mai visto tanti clienti insieme... Ed era mattina presto! Entravano ed uscivano felici, a flusso continuo! Dovette entrare dal retro, tanto che la strada principale era ingombra di persone.
-Ooooh, Edgar!- esordì Griff, vedendo il suo commesso entrare con la coda dell'occhio (Era troppo preso ad ammirare lo "spettacolo") -Hai visto che meraviglia? Il negozio è PIENO!-
-Si, questo lo vedo. Ma chi è che...-
Edgar rimase a bocca aperta: a servire tutta quella clientela, c'erano robot. Fin qui, nulla di eclatante, non fosse che erano robot di una taratura mai vista a Brocity. Non somigliavano minimamente a nessun modello standard adottato dalla Bot-Cell, l'azienda locale che detiene il monopolio della produzione di robot.
Ce ne stavano almeno una dozzina di robot, ognuno con un ruolo ben preciso: dallo smistamento della merce, al servizio clienti, all'addetto alla cassa e persino un Robot che salutava i clienti.
Edgar non capiva -Dove hai trovato i soldi per tutto questo?-
-Da nessuna parte: me li ha generosamente forniti il mio nuovo cassiere!-
-Il nuovo che?!!-
A quel punto, Griff tirò fuori dal suo gilet un contratto portante la firma sua, quella di Colette (si era scarabocchiata la faccia di inchiostro, e si era premuta la pergamena del contratto contro...) e quella della madre (anche lei "firmò" allo stesso modo della figlia. Ma non usò la faccia... E no: vi conviene rimanere nel dubbio!)
Mostrò a Edgar un trafiletto del contratto, picchiettandolo con il dito -Vedi? L'accordo prevedeva che, in caso di prolungata assenza di Colette, uno dei genitori avrebbe dovuto presentarsi a lavoro, per sostituire la figlia!-
Edgar si vedeva già tormentato dalla madre di Colette e dalle sue petulanti richieste di prendere in sposa la figlia -Non dirmi che la...-
-Salve a te, giovine...- Edgar sobbalzò, sentendo alle spalle una voce maschile, pacata ma inquietante.
Griff si schiarì la voce -Edgar: permettimi di presentarti il Dottor T. Nonché il papà di Colette!-
-PAPA'?!!-
-Proprio così- soggiunse l'anziano uomo -Mi scuso per la repentina assenza della mia dolce figliola. Ha preso tutto da me: anche io ero solito sparire per giorni, ahahah...-
Edgar non riusciva a capacitarsi di quel che stava succedendo: improvvisamente, sentiva la mancanza di Colette; quell'uomo, ed i suoi modi, così come tutti quei robot che infestavano il negozio, avevano qualcosa di inquietante -Signor Griff: non vorrà farmi credere che questo cos...ehm signore resterà qui fino a data da destinarsi?!!-
-Ooooh, suvvia, giovine!- Dottor T fece il gesto alla "ma và!" con la mano, avvicinandosi a Edgar e dandogli una pacca sulla guancia non coperta dal ciuffo -Non pensare a me come un viscido, vecchio e subdolo scienziato folle che sta usando il lavoro di sua figlia come copertura per perseguire il suo piano diabolico per assoggettare il mondo...-
-Cosa caz...-
Dottor T interruppe Edgar con una pacca (molto) più forte delle precedenti -Guardami più come un tuo... Ehm: collega coetaneo un po' avanti con gli anni!-
-Ah, a proposito! Quasi dimenticavo...- Griff interruppe quell'improbabile dialogo tra Edgar e il nuovo arrivato, rivolgendosi al primo -Edgar: sei licenziato!-
-LICENZIATO?!!- Edgar scattò come una molla, fissando ad occhi sgranati il suo capo -Co..co-co-come sarebbe a dire "licenziato"?!!-
E Griff, con la sua solita faccia di bronzo (per non dire altro, ovviamente) -Ehm... Come posso spiegarlo?- schioccò le dita -Ti sollevo dall'incarico, sei stato dimissionato, rientri nella riduzione di personale, divergenza di intenti, conflitto di interessi... Scegli la tua versione preferita: ne ho molte altre!-
Edgar scosse debolmente il capo; non poteva credere che le cose, già critiche, stessero precipitando così brutalmente -Griff, non puoi farlo! Sono anni che lavoro qui!-
-Suvvia, Edgar! Tutti hanno il loro canto del cigno. Il tuo è finito stamattina: quando mi son reso conto che il padre di Colette, nel giro di una mattinata, ha reso economicamente più di voi due messi insieme da quando vi ho assunti... A proposito, signor Dottor T: posso inaugurare il pulsantone anti-seccatori che ha generosamente costruito per me?-
-Oh, assolutamente, signor Griff! Mi offenderei del contrario!-
-Perfetto!- Griff tirò fuori un enorme pulsantone rosso, pronto a premerlo -Buona fortuna, Edgar!-
-Aspetta cosAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA...- Una piattaforma a molla scagliò in orbita il povero Edgar, salutato con scherno dal perfido (ripeto: per non dire altro) Griff
-A proposito, signor T: dove ha detto che scaglia il pulsantone anti-seccatori?-
-Se i miei calcoli malvagi sono esatti, dovrebbe precipitare proprio in direzione della discarica. Vicino alla cosìdetta montagna di cuscini...-
Al pensiero che il punto di atterraggio contro la montagna di vetro fosse deliberatamente vicino alla montagna di cuscini, in modo da aggiungere al danno la beffa, Dottor T sospirò di sadico piacere -Aaaaaah... Tutto sommato, sono felice di essermi liberato di quel giovine. Sa, signor Griff? Assomiglia molto a quei patetici soldati che il governo manda a cercarmi...- Improvvisamente, dottor T si fece serio e cupo -No, sul serio: non era un cane del governo in incognito, vero?!-
-Ehm... No...- Rispose Griff stranito
Così, Dottor T tornò allegro -Perfetto! Allora, come da accordi del nostro contratto, io mi ritiro in magazzino per svolgere i miei esperimenti malvagi, mentre i miei Robo-Crab pensano al negozio. Buona giornataaaaaaa...-
Griff vide Dottor T sparire dietro la porta che dava al magazzino, mentre fischiettava un motivetto allegro. Quando il fischiettio venne coperto dal sordo rumore di ferri e saldatrici, fece spallucce, tornando alle sue faccende da imprenditore -Meh! E' addirittura più inquietante della figlia...- sentenziò; per poi rifarsi gli occhi ammirando il grafico che, dopo tanti anni in rosso, dava attivo -Ma l'importante è che mi frutti valanghe di soldi! Eheheh! E mi paga pure, per lavorare qui! A saperlo prima, quanti calvari mi sarei evitato...-
Meno felice era Edgar, che passò una buona mezz'ora a levarsi tutte le schegge di vetro conficcatesi nei vestiti e nella pelle; per poi gridare al cielo la sua rabbia -Quel dannato stronzo! Spero che i soldi che risparmia per me li spenda tutti in medicine, quel vecchio di merd...AAAAAARGH!- Per dare sfogo alla sua rabbia, giacché si rese conto di essere in una discarica, iniziò a sfasciare e lanciare tutto quello che aveva a portata delle sue mani e della sua sciarpa.
-Fanculo a Bibi! Fanculo al lavoro! Fanculo a Griff! Fanculo a quell'inquietante scienziato pazzo! Fanculo a tutti!!! Fanculo anche a quella gran...-
-Hey! La smetti?!!-
Edgar, che intanto aveva sollevato una lavatrice rotta con le "Mani" della sciarpa, si bloccò, dato che stava per scagliarla contro un'improbabile bambina, intento a fissarlo imbronciata:
-La mamma ci ha messo ore a sistemare tutto! Smettila!- fece la piccolina dai capelli rossi.
Per nulla intimorito dalle prediche di una bambina, Edgar si limitò a scagliare la lavatrice da un'altra parte, sbuffando scocciato -Senti, bimbetta: ho passato dei giorni di cacca. E ho bisogno di sfogarmi. Vai a giocare con le bamboline da qualche altra parte, e non scassarmi l'anima!-
-Uno: non mi piacciono le bambole! Due: smettila di dire parolacce! Tre: non sottovalutarmi solo perché sono piccola! Quattro: questa è casa mia!-
-Cinque: Hai rotto le palle, ok?!- Nel mentre, Edgar lanciò in aria un tostapane e, con una trave di legno, la colpì a mò di baseball, frantumandola contro un "muretto" di ciarpame, che collassò su se stesso -Levati di mezzo, prima che io pensi di usare anche te come valvola di sfogo!-
-Ok. Ma non dire che non te l'avevo detto!- esclamò la bimba.
Sicché, nel mentre, Edgar era di spalle, venne colto di sorpresa da una violentissima scarica elettrica, che lo paralizzò e gli fece perdere conoscenza senza nemmeno rendersi conto di cosa stesse succedendo...
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