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36: La stoffa del campione

Il rumore degli applausi, le urla di giubilo della squadra vincitrice e quelli dispiaciuti della squadra vinta riempirono l'aria di quel sabato sera.

Le persone tra il pubblico si abbracciavano, saltavano e cantavano, altre si guardavano sconsolate e dispiaciute.

Uno delle due squadre era riunita da un lato del campo, applaudiva con sportività nonostante la dura sconfitta e sbuffava per la delusione.

I giocatori si guardarono senza sensi di colpa, certi di aver fatto tutto il possibile per vincere, ma consapevoli che non avrebbero potuto niente contro degli avversari del genere.

Al centro del campo invece c'erano le cheerleader che esultavano e scuotevano in aria i loro pompon, felici per la vittoria della loro squadra.

Quest'ultima emetteva gridi di felicità, mentre teneva sollevato il giocatore che era stato l'artefice di quella vittoria, colui che aveva cambiato le sorti della partita.

Quel giocatore era Nate.

Mentre lo tenevano sollevato e lo lanciavano per poi riprenderlo, Nate era abbastanza felice. Gli era sembrato impossibile anche dopo che aveva accettato di tornare in campo, convinto che non sarebbero riusciti a riprendersi.

E invece, dopo i primi momenti di ansia e nervosismo, aveva giocato in maniera divina, non aveva sbagliato nemmeno uno schema, era riuscito a prevedere la maggior parte delle mosse avversarie e gli aveva impedito di fare qualsiasi cosa.

Per tutto il tempo aveva pensato di essere di nuovo bambino, di giocare con suo padre nel giardino della loro vecchia casa sognando il suo futuro da campione, e tutto il resto era venuto da sé.

Erano rimasti tutti abbagliati dal modo in cui dirigeva la squadra, in cui schivava gli avversari e macinava iarde a tutta velocità, fino alla meta.

E tutti gli avevano applaudito, dimenticandosi, o forse semplicemente non gliene importava niente, di ciò che era successo poco prima.

Ovviamente Nate era soddisfatto, ma non poteva essere totalmente felice. Era ormai convinto che le possibilità di ottenere quella borsa di studio fossero pari a zero, dopo il primo tempo pessimo, nonostante si fosse decisamente rifatto negli altri tre.

Certo, c'erano molte altre università in America, ma lui aveva sempre sognato la USC. Senza contare che le altre buone università per il football erano parecchio lontane, e non aveva idea di come avrebbe fatto con Ethan.

Al ragazzo mancavano ancora due anni per finire la scuola, e il pensiero di una relazione a distanza lo spaventava, senza pensare al fatto che, una volta finito il liceo, non era detto che volesse fare la sua stessa università.

Decise perciò di non pensarci in quel momento, tutto ciò che voleva era godersi la vittoria e non pensare al resto.

Quando finalmente lo misero a terra, tutti si diressero verso il bordo del campo, dove amici e familiari aspettavano i vincitori per congratularsi.

Nate ci mise un po' prima di accorgersi di Ethan, che smanettava per cercare di farsi notare da lui. Sorrise e si diresse verso di lui, ma perse un battito quando si accorse di chi c'era al suo fianco.

I suoi genitori, affiancati dalla sorella, lo salutarono a loro volta e Nate quasi si sentì mancare quando li vide sorridergli rassicuranti.

Una volta che li ebbe raggiunti non gli diedero il tempo di dire niente che lo attirarono in un abbraccio insolito ma voluto, stringendolo come se non lo vedessero da una vita.

"Sei stato bravissimo figliolo" si congratulò il padre, e la madre fece lo stesso.

Quando si separarono però notarono il suo sguardo confuso, e sorrisero.

"Non siete arrabbiati?" chiese, con una punta di preoccupazione nella voce.

"Certo che non lo siamo" la loro voce arrivava forte e chiara alle orecchie di Nate, nonostante il chiasso che li circondava.

"Ma capiremmo se tu lo fossi con noi. Ci dispiace per tutto ciò che abbiamo detto, e abbiamo capito di sbagliarci subito dopo aver parlato con Ethan" gli disse Mara, mordendosi il labbro, dispiaciuta.

Nate fece vagare lo sguardo sorpreso dai genitori a Ethan, che lo guardava divertito.

"Ci ha spiegato tutto" gli disse Mark, notando la sua confusione. "Di come ti sentissi per colpa nostra e di quanto tempo ti sia tenuto questa cosa per te".

"E non vogliamo che succeda mai più. Noi vogliamo solo che tu sia felice, e se lo sei insieme a un ragazzo per noi va bene lo stesso" gli disse la donna, e Nate non poteva esserne più felice.

I suoi genitori lo avevano accettato e finalmente non avrebbe più dovuto nascondersi, nemmeno con loro. Gli sorrise, adesso ancora un po' più felice. Almeno aveva il loro sostegno, e per lui significava veramente tantissimo.

Significava che avrebbe potuto invitare Ethan ogni volta che voleva, senza farlo entrare dalla finestra, che avrebbe potuto organizzare una cena come quella a casa degli White e che non avrebbe più dovuto fingere di provare interesse per le ragazze.

Non fece in tempo a dire un'altra parola che Ethan gli si lanciò addosso, avendo notato che la conversazione con i suoi era finita, e lo abbracciò.

"Sei stato bravissimo Nate" si congratulò dopo che quest'ultimo ebbe ricambiato l'abbraccio. Quando si separarono gli sorrise divertito.

"Lo dici tanto per dire, non sai nemmeno come si gioca a football" lo riprese ridacchiando.

Ethan incrociò le braccia al petto e lo guardò offeso, ma sempre con un accenno di sorriso.

"Non lo dico tanto per dire!" esclamò. "Lo hanno detto tutti, quindi immagino che sia così".

Nate rise, seguito dai suoi genitori e Lana, incurante di tutto ciò che li circondava.

Solo qualche minuto dopo, guardandosi un po' attorno, si accorse del coach che lo stava chiamando, e, sorprendentemente, non era da solo.

Nate sgranò gli occhi e aprì la bocca, sopraffatto dalla sorpresa nel vedere il selezionatore della USC ancora lì, che gli sorrideva. Era convinto che se ne fosse andato dopo che era scappato dal campo, visto che non lo aveva più visto accanto all'allenatore, e invece era rimasto fino alla fine della partita.

E gli stava anche sorridendo.

Era talmente scioccato che non si mosse per alcuni secondi, finché non si sentì spingere in avanti e si accorse che Ethan lo stava portando verso di loro.

"Muoviti!".
Nate si riprese e li raggiunse, sorridendo in cordiale imbarazzo.

"Complimenti, gran bella partita. O meglio, la maggior parte della partita" si congratulò l'uomo, e Nate non poté credere alle sue orecchie.

"Oh beh, grazie" balbettò, facendolo ridacchiare per la sua insicurezza.

Si era già mentalmente preparato a sentirsi dire che non poteva sperare troppo di essere ammesso dopo il primo tempo disastroso, ma per poco non svenne quando l'uomo iniziò a parlare. 

"Bene, allora ti faremo sapere. Ma direi che ci sono ottime probabilità che tu venga preso" gli annunciò, e Nate vacillò per la sorpresa.

"Cosa?" esclamò, credendo di aver sentito male. "Dice sul serio?"

"Ma certo, hai un'ottima tecnica e sei molto veloce. Ci saresti molto utile".

"Ma... ma..." balbettò ancora, e l'uomo stavolta rise apertamente vedendo quell'espressione stralunata.

"Ma il primo tempo è andato malissimo... e poi la foto..." insistette, non riuscendo a credere a ciò che sentiva. Non riusciva a concepire che nonostante tutto avesse ancora delle possibilità, buone possibilità, di avere quella borsa di studio ed entrare nell'università dei suoi sogni.

L'uomo sorrise quasi intenerito dalle sue parole, si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla con fare quasi paterno, per rassicurarlo. 

"Non ce ne importa niente con chi ti frequenti fuori dal campo, che sia una ragazza, un ragazzo, o qualsiasi altra cosa".

"Purché non sia un bambino ovviamente" intervenne il coach, facendo ridere entrambi.

"Ci interessa solo che giochi bene" continuò. "E tu lo fai. Per quanto riguarda il primo tempo sì, hai giocato malissimo, ma poi sei tornato in campo e hai dato il meglio di te, e sei riuscito a ribaltare le sorti della partita. È questa la stoffa del campione Nate, essere in grado di vincere anche quando tutto sembra perduto".

Nate guardava l'uomo come se avesse avuto un terzo occhio in fronte. Più tardi si sarebbe sentito di certo al settimo cielo grazie a quelle parole, ma al momento era solo incredibilmente sorpreso.

Non gli sembrava possibile, aveva perso le speranze di poter essere ammesso dopo il primo tempo e aveva giocato solo per vincere il campionato e dimostrare a tutti di essere sempre lo stesso, ma non si sognava nemmeno di avere qualche possibilità con la USC.

Il cuore gli batteva fortissimo, quasi a volergli uscire dal petto, le mani gli sudavano dall'emozione e riusciva a stento a mantenere il respiro regolare. Sarebbe stramazzato a terra di lì a poco.

Eppure, nonostante avesse sentito quelle parole forti e chiare, ancora non riusciva a crederci, cercando in tutti i modi qualcosa che non tornasse in quel discorso.

"Ma per essere un campione non si dovrebbe essere impermeabili agli altri? Quella foto mi ha mandato fuori di testa e non sono più riuscito a concentrarmi" protestò, facendo ridere sia il selezionatore che il coach.

"Smettila di cercare di convincerlo a non farti ammettere, Collins" lo rimproverò quest'ultimo.

Nate sgranò gli occhi.

"No no, io non stavo-".

"Non essere così duro con te stesso, non era mica una partita di National Football League. Vai ancora al liceo, hai tutto il tempo di migliorarti su questo aspetto".

Nate annuì, incapace di aggiungere altro. Si sentiva scoppiare dalla felicità, gli sembrava all'improvviso che tutte le sue paure fossero diventate solo stupide bolle di sapore volate finalmente via. Per sempre.

"Beh, allora ti lascio ai festeggiamenti per la vittoria. Non posso darti altre informazioni, ma se fossi in te non mi preoccuperei troppo di cercare altre università di riserva." Con questo gli fece un occhiolino e si allontanò, fino a sparire dalla sua vista.

Nate nemmeno si accorse del coach che gli dava delle non proprio delicate pacche sulla spalla per congratularsi con lui, né dei compagni di squadra che lo avevano raggiunto e avevano continuato a festeggiare, probabilmente avendo origliato la conversazione.

Rimase perso nei suoi pensieri per vari minuti, quasi in trance. Sembrava che fosse tornato tutto al proprio posto in pochissimi giorni: aver fatto pace con Ethan e con Mike, essere stato accettato dai genitori senza troppi problemi, aver ottenuto la borsa di studio per l'università dei suoi sogni e poter finalmente smettere di nascondersi con tutti.

Sapeva che da quel momento in poi tutto sarebbe andato meglio, doveva essere per forza così. Aveva appena attraversato la tempesta che aveva seguito la calma apparente di quella mattina e ne era uscito indenne, anzi forse era stata anche un bene.

Non immaginava quanto sarebbe stato difficile dire ai genitori di essere gay di sua spontanea volontà, invece lo avevano saputo in quel modo e tutto sommato forse era stato meglio così. Ci avrebbe messo molto tempo per trovare il coraggio altrimenti.

Si riprese dal suo stato catatonico solo quando qualcuno, che riconobbe subito come Ethan, gli gettò le braccia al collo e lo tirò verso di se, probabilmente avendo saputo del verdetto del selezionatore.

Ci mise un paio di secondi per ricambiare l'abbraccio perché non era abituato a dimostrazioni di affetto di quel genere in pubblico, avevano passato così tanto tempo a nascondersi che lo metteva un po' in imbarazzo.

Poi però si rese conto che nessuno lo stava giudicando, nessuno dei suoi amici o compagni lo avrebbe preso in giro, perciò circondò la vita del suo ragazzo con le braccia e ricambiò la stretta, sorridendo felice.

E con sua grande sorpresa si rese conto che il disagio era sparito all'istante, sostituito dalla gioia e dall'amore che provava per lui, e fu talmente forte che quasi non riuscì a trattenere quelle parole che insistevano per uscire dalla sua bocca.

Ma di nuovo Nate capì che quello non era il momento di dirle ad alta voce, non ancora. Ma le fece uscire comunque quando lo separò dal suo corpo e lo baciò, lasciandole scorrere silenziosamente nella sua bocca e sperando che Ethan riuscisse a percepirle.

Non si preoccupò nemmeno di tutte le persone che aveva intorno, non gli importava più di nessuno perché in quel momento esistevano solo loro due, e nessuno sarebbe riuscito a mettersi di nuovo tra loro. .

Note

Ehilà! Siamo quasi giunti alla fine della storia è Nate ha finalmente affrontato la sua più grande paura. Fatemi sapere cosa ne pensate e ci rileggiamo lunedì. 💫

- 1 capitolo alla fine.

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