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33: "Andrà benissimo, vedrai"

Il sabato mattina trascorse tranquillamente. Beh, non per Nate, ma in generale fu così.

Si svegliò più presto del solito perché non faceva altro che rigirarsi continuamente tra le lenzuola e ogni tanto, quando si rendeva conto di ciò che avrebbe significato quella partita, sentiva una fitta allo stomaco.

Quasi non pensava nemmeno più alla discussione avuta il giorno prima con sua sorella, anche perché Lana si avvicinò a lui, poco dopo pranzo, e, con voce flebile e senza guardarlo negli occhi, gli augurò buona fortuna.

Nate avrebbe dovuto forse approfittare di quella tregua per chiarire ciò che era successo, ma in quel momento non si sentiva in grado di affrontare una discussione, voleva solo continuare a nuotare nella sua ansia.

Il pomeriggio passò più o meno allo stesso modo, e Nate iniziò a pregare perché il tremolio alle mani, che andava crescendo, si interrompesse il più presto possibile, altrimenti non sarebbe nemmeno riuscito a tenere in mano una palla.

Cenarono presto, come facevano sempre quando le partite venivano giocate di sera, e tutto ciò che Nate riuscì a mandar giù furono un paio di fette di pizza con mezzo bicchiere d'acqua.

L'ansia saliva sempre di più, durante il viaggio arrivò il consueto, ma non per Nate, mal di pancia, che il ragazzo cercò di ignorare.

"Stai bene figliolo?" gli chiese il padre, guardandolo dal riflesso sullo specchietto dell'auto. 

"Sì" rispose, ma nessuno ci credette, nemmeno lui. 

"Devi stare tranquillo. Le tue mani come stanno?"

Nate era stato talmente preso da tutti gli avvenimenti di quegli ultimi giorni che si era completamente dimenticato della rissa con George. Si guardò le nocche e si accorse che erano ormai quasi completamente guarite, c'erano solo dei piccoli taglietti che non gli facevano nemmeno più male. 

"Bene, non mi creeranno problemi" rispose, facendo tirare un sospiro di sollievo ai genitori. 

Anche le ferite nel viso erano ormai sparite, tranne che per qualche piccolo livido che ormai si vedeva a malapena. 

Quando arrivò al campo, si accorse di essere uno dei primi della squadra, mentre gli avversari ancora non erano arrivati.

"Nate!" si sentì chiamare. Si voltò e non vide nessuno, ma prima ancora di poter esprimere la sua confusione, qualcuno lo prese per un braccio e lo trascinò velocemente dietro gli spalti, cercando di non farsi vedere.

Si rilassò all'istante, perché non appena  una mano si strinse sul suo polso, immediatamente capì di chi si trattasse.

Infatti poco dopo si ritrovò con le labbra di Ethan sulle sue, le braccia al collo che lo spingevano leggermente verso il basso mentre il biondo si alzava sulle punte per arrivare meglio.

"In bocca al lupo" gli augurò quando si separarono. "Sei nervoso?"

Nate chiuse gli occhi e fece unire le loro fronti, annuendo quasi impercettibilmente. "Mi tremano le mani" sussurrò infine, con una punta di imbarazzo nella voce.

Ethan si allungò per lasciargli un altro delicato bacio sulle labbra prima di ridacchiare e passargli una mano sulla guancia, lasciando una carezza.

"Andrà benissimo vedrai, sarai fantastico come sempre".

"Che ne sai che sono sempre fantastico? Non sai nemmeno come si gioca a football" ribatté divertito.

Ethan alzò gli occhi al cielo.

"E va bene, non lo so. Ma tutti dicono che lo sei quindi deve essere vero".

Nate sbuffò contro le sue labbra.

"Tu sì che sai come rassicurare il tuo ragazzo" si lamentò.

Ethan lo strinse maggiormente a sé e gli carezzò i capelli, con fare rassicurante.

"Andrà benissimo. Non c'è bisogno di capirci qualcosa di football per vedere quanto tu sia bravo. Rilassati e basta" gli sussurrò all'orecchio.

E Nate parve prenderlo subito in parola, perché si rilassò subito tra le sue braccia e si appoggiò a lui. In realtà non se n'era nemmeno conto, perché era stato tutto così naturale e spontaneo, ma aveva smesso di tremare da quando la mano di Ethan si  era stretta nella sua, e anche la pancia aveva smesso di fare male.

Nate sapeva che sarebbe tutto tornato una volta in campo, probabilmente anche più forte, ma l'idea che solo con la sua presenza Ethan fosse riuscito a farlo rilassare in quel modo gli diede una sensazione di calma e gioia al tempo stesso.

Si separarono pochi minuti dopo con un ultimo bacio di incoraggiamento, e Nate si avviò nuovamente verso il campo, ma fu di nuovo fermato, stavolta da Mary Millington. 

La ragazza lo raggiunse nella sua uniforme da cheerleader, con già i pompon in mano. 

"Ehi Nate, in bocca al lupo!" esclamò. 

"Grazie Mary" le rispose, regalandole un sorriso sincero. 

"Come ti senti?" gli chiese, notando le mani che stringevano compulsivamente il tessuto della maglia. 

"Diciamo bene" ridacchiò. 

"Andrai alla grande, vedrai. Noi facciamo tutti il tifo per te" gli disse, per poi girare i tacchi e tornare verso il bordo campo, insieme alle sue compagne. 

Quando arrivò al centro del campo la squadra era tutta presente. Tutti lo salutarono allegramente, gli diedero il cinque e una pacca di incoraggiamento. Sorprendentemente nessuno di loro era arrabbiato per l'assenza di George, causata da lui, e ne fu felice.

Mike, Logan e Josh lo abbracciarono un po' più a lungo degli altri, e tutti e tre gli rivolsero parole di incoraggiamento all'orecchio.

Quando finalmente furono tutti presenti, il coach li fece riscaldare per un po', mentre la squadra avversaria arrivava e gli spalti iniziavano a riempirsi.

Nate lanciò solo uno sguardo distratto agli avversari: erano tutti abbastanza robusti, uno di loro sembrava però un armadio vestito che sarebbe stato difficile da placcare, mentre un altro era relativamente mingherlino ma probabilmente molto veloce.

Nate provò per alcuni secondi a individuare il quarterback, ma poi rinunciò.

Il suo sguardo finalmente si spostò, alla ricerca di ciò che veramente gli interessava: l'osservatore della USC.

Scrutò tutto il pubblico per cercare di vederlo, immaginando che fosse vestito elegante, essendo a lavoro, e che avesse una targa o qualche riconoscimento dell'università, ma accanto ai coach e ai giocatori di riserva delle due squadre non c'era nessuno.

Nate deglutì e continuò ad allenarsi. Aveva una strana sensazione, gli sembrava tutto troppo bello e qualcosa doveva per forza andare storto.

Poco dopo andarono a cambiarsi, e il mal di pancia tornò, come previsto, più forte di prima.

"Rilassati Nate, devi solo giocare come sempre e sarà fatta" cercò di rassicurarlo Mike, che si era avvicinato dopo aver notato quanto fosse nervoso.

Nate annuì, per niente convinto di quelle parole.

Se voleva essere ammesso doveva giocare come non aveva mai fatto, superare i suoi limiti e dimostrare di essere diverso, di avere qualcosa che le altre centinaia di candidati non avevano.

Ma come poteva farlo se gli sembrava che ogni cosa stesse per precipitare?

Vedendo che il coach non entrava nello spogliatoio, non che ce ne fosse bisogno visto che gli aveva già fatto il discorso pre-partita il giorno prima agli allenamenti, decisero di uscire da soli.

Gli spalti erano pieni, i volti del pubblico illuminati dalle grandi luci ai lati del campo. Ma Nate non dedicò nemmeno uno sguardo alle persone che lo circondavano, i suoi occhi erano puntati sull'uomo in giacca e cravatta che parlava con l'allenatore.

Lo guardò imbambolato per un secondo, finché due braccia, probabilmente appartenenti a Logan, lo spinsero a camminare verso di loro.

"Collins" lo chiamò il coach una volta che li ebbe raggiunti. "Ti presento il selezionatore della USC Ryan Smith" gli disse con una voce formale e sostenuta che non gli aveva mai sentito. "Questo è Nate Collins, uno dei migliori giocatori che abbiamo mai avuto qui".

Nate arrossì a quel complimento, decisamente esagerato a parer suo, ma ricambiò il sorriso che Smith gli dedicò e gli strinse cordialmente la mano, tenendo il caschetto nell'altra e i guanti sotto braccio.

"Buona fortuna Collins, io ti terrò d'occhio da qui" gli disse. La sua voce riuscì in qualche assurdo modo a farlo rilassare, certo non come quella di Ethan, ma era comunque qualcosa. Aveva un tono calmo e composto, ma anche caldo e confortevole, cosa insolita visto che in quel momento aveva il potere di cambiare per sempre la sua vita.

"Grazie signore" gli rispose, cercando di non far sentire il tremore che aveva la sua di voce, per non far trasparire insicurezza.

Nate raggiunse i suoi compagni al centro del campo, intenti a svolgere gli ultimi esercizi di riscaldamento, quelli per cui le protezioni non erano d'intralcio.

"Hai visto George Harris? È tra il pubblico" gli chiese subito Logan.

"Non credevo che sarebbe venuto" rispose Nate, voltandosi verso gli spalti.

"Nemmeno io" concordò Josh, e anche Mike annuì.

"Prima stava parlando con Liam Johnson, ma non credevo che fossero amici" disse infatti l'amico.

Nate gli rivolse uno sguardo interrogativo, e Mike si spiegò meglio. "Il ragazzo seduto sul banchetto. Si occupa di aggiornare il tabellone dei punti".

Nate annuì, deglutendo nervosamente.

"Non mi piace questa storia. Ho una brutta sensazione".

"Sei solo nervoso" lo rassicurò Josh. "Rilassati, andrai benissimo come sempre".

Nate si era sentito ripetere quella frase così tante volte quella sera che stava cominciando a pensare che tutti si fossero messi d'accordo per dire la stessa cosa.

La partita stava per iniziare e l'ansia di Nate era al massimo. Guardò il pubblico. Sapeva che da qualche parte tra quella gente c'era Ethan che lo osservava speranzoso, e i suoi genitori sempre più fieri di lui. Doveva solo pensare a loro per stare tranquillo e giocare al meglio, non poteva essere così difficile.

Le due squadre si schierarono una di fronte all'altra, i caschetti non ancora indossati, per la stretta di mano.

Nate fece un paio di passi avanti e a metà strada incontrò finalmente il quarterback avversario.

Era un ragazzo abbastanza robusto, ma non troppo, un po' come lui dopotutto. Aveva i capelli scuri e gli occhi dello stesso colore, i lineamenti del viso duri e spigolosi, in netto contrasto non il suo sguardo, competitivo ma non aggressivo: il ragazzo voleva vincere, ma restava rispettoso nei confronti degli avversari.

Quando si strinsero la mano rivolse a Nate perfino un sorriso di incoraggiamento, probabilmente avendo notato il suo nervosismo.

Nate stava per ricambiare, ma gli morì sul viso.

Accadde tutto molto velocemente.

Dal pubblico si sollevò un coro di esclamazioni di sorpresa.

Dietro di lui sentì alcuni suoi compagni imprecare.

Lo sguardo del ragazzo davanti a lui si spostò dal suo verso l'alto, verso qualcosa dietro Nate che lo trasformò da incoraggiante a sorpreso e confuso.

Nate si voltò, alzò gli occhi verso il tabellone e si sentì gelare.

Adesso si sentivano bisbigli levarsi tutto intorno a lui, le persone lo guardavano chi sorpreso, chi stranito e chi incredulo.

Qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla, sentì anche qualche parola rivolta a lui, ma non ascoltò nemmeno.

L'unica cosa a cui pensò fu che avrebbe dovuto aspettarsi che qualcosa sarebbe andato storto, quella brutta sensazione che aveva avuto tutto il giorno doveva pur significare qualcosa.

Sentì a malapena il fischio che annunciava l'inizio della partita, perché in testa aveva solo la foto di lui e Ethan che si baciavano sulle scale sul retro della scuola proiettata nell'enorme tabellone dei punti, davanti agli occhi di tutto il pubblico presente, inclusi i suoi genitori.

Note

Ciao, scusate se ho aggiornato più tardi del solito, ma sono andata al mare e il telefono non prendeva per niente. Comunque, ecco qua il disastro che tutti vi aspettavate. Secondo voi Nate come reagirà e risolverà questa situazione? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci aggiorniamo lunedì prossimo e non dimenticatevi di lasciarmi tante belle stelline! 💫

- 3 capitoli alla fine della storia!

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