32: La quiete dopo e prima la tempesta
La cena con i genitori di Ethan, quella sera, era andata benissimo. Prima di tutto non aveva mai mangiato bene come quel giorno. Avevano servito tutti piatti a base di pesce, tra cui anche del caviale, che Nate non aveva mai assaggiato in vita sua.
Inoltre, per fortuna, non avevano fatto alcuna domanda sulle piccole ferite che ancora riportava al viso, dopo la rissa con George, quindi dedusse che Mike e Ethan gliene avessero parlato.
Infine, i signori White erano stati cortesi ed educati come sempre, ma c'era stata una strana familiarità quella volta.
Prima di tutto, appena era entrato, Elizabeth lo aveva tirato per un braccio e stretto in un abbraccio che non si sarebbe mai aspettato. Mai, da quando la conosceva, aveva fatto una cosa del genere, aveva sempre limitato al minimo il contatto fisico.
Albert invece gli aveva poggiato una mano sulla spalla e lo aveva salutato con un "Ciao ragazzo", anch'esso molto insolito per lui, visto che non aveva mai usato altro appellativo che non fosse Nate.
Le cene con i genitori di Mike e Ethan erano sempre state piuttosto silenziose, di solito lui e Mike cercavano di mangiare il più velocemente possibile per poi dileguarsi in camera a giocare alla play o guardare la televisione.
Quella volta invece avevano fatto un sacco di domande, chiedendo della scuola, del football e di lui e Ethan. Eppure da quelle domande Nate riusciva a leggere la classica eleganza che li distingueva, perché sapevano sempre come chiedere senza sembrare impiccioni, sapevano quando fermarsi per non mettere nessuno in imbarazzo e non erano mai troppo invadenti.
Il loro cambiamento era incredibile, e Nate si chiese se non fosse solo perché c'era lui. Eppure Mike e Ethan non sembravano affatto sorpresi, ma solo divertiti dalle espressioni stupite che ogni tanto si lasciava scappare, quindi capì che fossero veramente cambiati.
Era incredibilmente bello vedere Mike finalmente non più preoccupato per suo fratello e in collera con i genitori e Ethan sereno e libero di essere sé stesso anche con loro.
"Allora Nate" lo richiamò il signor White, verso la fine della cena. "Abbiamo saputo che stai per ricevere una visita da un selezionatore per la University of South California... sei nervoso?"
"Un po' sì" ridacchiò. "Probabilmente sabato mattina lo sarò molto di più".
"Immagino" rispose la signora White, scostandosi il lunghi capelli biondi da davanti al viso. "Io non me ne intendo molto di football, ma Mike e Albert dicono che sei molto bravo".
"Lo è. Il miglior giocatore che abbiamo mai avuto!" esclamò Mike, facendo un occhiolino al suo migliore amico, che arrossì per il complimento.
"Ricordati di noi quando sarai ricco e famoso" lo prese in giro Ethan.
Dopo la cena restarono perfino a chiacchierare ancora un po' con loro, prima che Ethan gli tirasse la manica della maglia e con la testa gli indicasse il piano di sopra.
I due si congedarono per andare nella sua stanza, seguiti da Mike, per il fastidio del fratello, che evidentemente sperava di restare un po' solo con lui.
Alla fine comunque i tre parlarono del cambiamento dei genitori, dell'imminente partita di sabato e di altre cose di poco conto.
Era stata una bella serata dopotutto, e quando Nate andò a dormire, era piuttosto felice e soddisfatto.
Pare che quando ci si addormenta di buon'umore, anche al risveglio si provano gli stessi sentimenti positivi. E, in effetti, fu proprio ciò che accadde a Nate. La mattina seguente si svegliò allegro e pimpante, come il giorno precedente dopotutto, e volenteroso di andare a scuola.
Purtroppo però tutto quel buon'umore fu rovinato non appena uscì dalla sua stanza. Appena fuori capì che qualcosa non andava, perché la porta del bagno era stranamente aperta.
Solitamente, quando Nate si svegliava trovava sempre il bagno occupato dalla sorella, che passava circa mezz'ora là dentro, a fare cose misteriose che lui non avrebbe mai saputo.
Quindi si voltò verso la stanza di Lana e vide la porta ancora chiusa, segno che non si fosse ancora alzata. Il suo primo pensiero fu che stesse male, così decise di andare a controllare. Ma quando si avvicinò, si bloccò sulla soglia, alzando le sopracciglia per la confusione, con la mano protesa verso la maniglia.
Dall'interno provenivano dei leggeri singhiozzi, probabilmente ovattati dal cuscino che sicuramente Lana teneva sul viso e dalla porta ancora chiusa.
La ragazza stava piangendo nemmeno troppo discretamente, e Nate era sempre più confuso. Aveva già trovato strano il suo comportamento del giorno precedente, ma non aveva indagato più di tanto perché dopotutto aveva sedici anni, potevano esserci mille motivi per avere una giornata no.
Sicuramente potevano esserci molti motivi anche per piangere, ma Nate non poteva far finta di niente dopo averla sentita singhiozzare chiusa nella sua stanza, così si decise ad aprire la porta.
Lana era stesa sul letto a pancia in giù, ancora in pigiama e con il volto sepolto nel cuscino.
Non appena sentì qualcuno entrare, smise immediatamente di singhiozzare e alzò di scatto il viso verso di lui.
Le guance erano rigate dalle lacrime e aveva gli occhi rossi e gonfi, ancora lucidi per il pianto. Sul cuscino si vedeva chiaramente una chiazza bagnata, nonostante lei cercasse di coprirla.
Quando mise a fuoco l'immagine del fratello, il suo sguardo spaesato divenne prima alterato, poi definitivamente arrabbiato
"Vattene, Nate!" gli ordinò, con una voce che voleva essere ferma, ma risultava ancora tremante come i singhiozzi che aveva sentito poco prima.
Lui la ignorò e si avvicinò al letto dove adesso era seduta.
"Che succede? Perché piangi?" gli chiese, cercando di risultate il più dolce e comprensivo possibile. Il suo istinto gli disse di allungare una mano e accarezzarle i capelli, ma lei lo guardava con uno sguardo talmente tagliente che aveva veramente paura che gliel'avrebbe staccata, se solo avesse osato avvicinarla alla sua testa, perciò rimase fermo.
"Ti ho detto di andartene! Non voglio parlare con te!" gli urlò, e Nate si ritrasse, sorpreso.
Non riusciva veramente a capire cosa mai le avessero fatto per farla arrabbiare così tanto, si chiese persino se non fosse proprio lui la causa del suo pianto. Ma come poteva averla fatta piangere senza nemmeno accorgersene?
E poi, da quando sua sorella era diventata così bipolare? Soltanto ieri sembrava depressa e infinitamente dispiaciuta per ciò che gli era successo, e adesso lo attaccava così, senza nemmeno una spiegazione.
"Volevo solo sapere cosa fosse successo" si giustificò, iniziando anche lui a innervosirsi. "Mi spieghi che ti ho fatto?"
"Voi avete rovinato tutto!" urlò, lanciandogli il cuscino. "Perché dovete essere così infantili?!"
Nate la stava guardando con la bocca spalancata dalla sorpresa.
"Ma di chi parli? Che cosa abbiamo fatto?"
"Stava andando tutto bene, noi stavamo bene insieme. Perché avete dovuto rovinare tutto?!" continuò, alzandosi e lanciandogli un altro cuscino che aveva raccolto da terra.
"Stai parlando del tuo ragazzo?" chiese ancora, cercando di evitare le cuscinate che Lana continuava a dargli.
Non riusciva veramente a capire cosa potesse collegare i problemi con questo misterioso ragazzo a lui. Che diavolo aveva fatto?
La prima cosa che gli venne in mente fu la storia della finta relazione con Ethan, che fosse stato quello il motivo per cui avessero litigato?
Ma se fosse stato davvero così, Lana gliene avrebbe parlato, gli avrebbe fatto capire che non andava più bene né a lei né al suo ragazzo e ovviamente lui non avrebbe avuto nulla da obbiettare. Quindi quella sfuriata non aveva senso.
A dirla tutta, in quel momento niente aveva senso nella testa di Nate, non riusciva a mettere due pensieri in fila perché la sorella non smetteva di colpirlo e gridare, quindi perse la pazienza.
"Lana!" gridò allo stesso modo. "Vuoi smetterla di colpirmi?! Che cazzo ti ho fatto?"
Senza aspettare una risposta, le afferrò i polsi con le mani, e la ragazza fu costretta a fermarsi. Tentò di divincolarsi, ma Nate era troppo forte per lei e non le lasciava via di fuga.
"Lasciami subito".
"No. Non finché non mi dirai che succede".
"Non voglio parlarne, lasciami stare subito" rispose, alzando nuovamente il tono della voce.
Prima che Nate potesse rispondere, qualcuno li interruppe.
"Ragazzi! Ma che vi prende? Nate, lasciala e smettete di urlare" li rimproverò la madre, guardandoli stupefatta.
Lui non poteva biasimarla. Effettivamente era la prima volta che i due litigavano così pesantemente, e soprattutto era la prima volta che Nate la prendeva per i polsi in quel modo.
La lasciò immediatamente, ma si piazzò comunque davanti alla porta per impedirle di uscire.
"Che sta succedendo?" chiese la donna, ancora ferma sulla soglia.
"Lana è impazzita" rispose prontamente. "L'ho sentita piangere e sono venuto a vedere che cosa avesse, e appena entrato ha iniziamo a colpirmi e urlarmi contro".
La sorella lo guardò ancora più arrabbiata, e Nate rispose con un ghigno soddisfatto. Sapeva che non voleva che la madre sapesse che stava piangendo, ed era proprio per questo che glielo aveva detto.
Sorprendentemente però la donna non sgridò nessuno dei due, si limitò a sospirare e a fare un cenno a Nate verso la porta.
Lui la guardò con un sopracciglio inarcato, sorpreso, ma soprattutto offeso. Veramente non avrebbe detto niente? Era lui la vittima lì!
"Lasciami parlare con lei, tu vai pure a scuola. La accompagno io" gli disse.
"Cosa? Ma io non le ho fatto niente!" si lamentò.
Ma la madre ripeté il cenno di poco prima e, con un rumoroso sbuffo, Nate uscì.
Quando arrivò a scuola era nervoso e irascibile, voleva sapere cosa avesse mai fatto per far reagire suo sorella in quel modo e soprattutto voleva sapere chi fosse quel maledetto ragazzo.
Nemmeno Ethan riuscì a risollevargli il morale quel giorno, nemmeno dopo aver passato tutto il pomeriggio a casa sua a baciarsi e scherzare insieme.
Solo la sera il cattivo umore lasciò il posto all'ansia. Era arrivato venerdì e il giorno dopo ci sarebbe stata la partita più importante della sua vita. Finalmente il selezionatore della USC sarebbe venuto a vederlo giocare e avrebbe stabilito quale sarebbe stato il suo futuro.
In quel momento Nate si rese conto che non aveva idea di cosa avrebbe fatto nel caso in cui non fosse stato accettato, ma era un pensiero così devastante che si rifiutava di pensarci.
Era sempre stato così sicuro di cosa avrebbe fatto dopo il liceo che non riusciva nemmeno a contemplare l'idea di dover pensare a qualcos'altro.
Così, quando si mise a letto, gli ci vollero ore per chiudere finalmente gli occhi e addormentarsi. Nella sua stanza e tutto intorno a lui regnava uno strano e innaturale silenzio, ma Nate non si fece domande.
Non sapeva che era solo la quiete che separava due tempeste.
Note
Ciaoo, che ne dite del capitolo? Cosa avrà Lana secondo voi? Fatemi sapere cosa ne pensate e ci aggiorniamo venerdì. 💫
P.S. Mancano solo altri 5 capitoli alla fine della storia!
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