16: Una coppia come tutte
Le due settimane successive erano procedute piuttosto tranquillamente. Il rapporto tra Nate e Ethan sembrava migliorare di giorno in giorno, si vedevano spesso, seppur sempre chiusi nelle stanze di uno dei due, e, quando non potevano, si scrivevano o parlavano al telefono. Insomma, sembrava andare tutto alla grande.
Non si poteva dire la stessa cosa dei suoi amici. Certo, Nate era stato attento a non dargli mai buca e a trovare scuse piuttosto convincenti quando proprio non poteva farne a meno, ma non sembrava comunque essere abbastanza.
Con Logan andava tutto bene, dopotutto lui sapeva della relazione con Ethan e capiva le ragioni di Nate, ma con Mike e Josh era tutta un'altra storia.
Mike cercava di comportarsi normalmente, ma non aveva più quell'aria spensierata di una volta con lui, sembrava sempre teso e preoccupato per lui.
Josh invece era piuttosto strano, molto più del solito. Cercava sempre di evitare di rimanere solo con Nate e quando uscivano tutti insieme gli rivolgeva a malapena la parola e lo guardava crucciato. Nate non capiva se fosse anche lui offeso perché aveva capito che c'era qualcosa che non sapeva oppure se sapesse veramente qualcosa che Nate non afferrava.
Non riusciva a capire, ma questa cosa lo agitava terribilmente, come se già non fosse ansioso e paranoico di suo. Gli mancava solamente che uno dei suoi migliori amici si comportasse da pazzo.
Per questo fu piuttosto sorpreso quando, una mattina, alla fine delle lezioni, mentre i due stavano camminando nel parcheggio verso le rispettive auto e Nate si era già preparato all'imbarazzante ma ormai abituale silenzio che li avrebbe accompagnati lungo il tragitto, Josh gli parlò.
"Nate" iniziò un po' vacillante. "Posso chiederti un consiglio?"
Nate si girò a guardarlo, sorpreso e confuso, ma annuì. "Certo, dimmi".
"Ecco... se tu sapessi qualcosa... una cosa brutta che un tuo amico sta facendo a un altro tuo amico alle sue spalle... tu gliela diresti?" chiese incerto, guardandolo dritto negli occhi.
Nate rimase un po' confuso. Gli sembrava una domanda strana e non capiva a chi si riferisse.
"Boh, non lo so, perché?"
"È solo una domanda, rispondi dai" insistette, e Nate sospirò.
"Ma tu intendi dirlo all'amico che sta facendo una cosa brutta o a quello che la subisce?" chiese, arrendendosi alle sue stranezze.
"Non so, tu a chi lo diresti?" ribatté.
"Beh, magari direi all'amico di smetterla di fare quella cosa brutta" suggerì, alzando le spalle.
"Sì, ma tu non dovresti nemmeno sapere che quella cosa che sta facendo sia una cosa brutta".
Nate sbatté le palpebre ripetutamente e aggrottò le sopracciglia. "Non ti sto più seguendo amico" gli fece sapere. "Ma quanto è brutta questa cosa?"
"Molto brutta. Davvero davvero tanto. Una cosa che non si dovrebbe mai fare a una persona a cui si tiene, e che questo amico dovrebbe interrompere immediatamente" rispose, lanciandogli uno sguardo enigmatico.
Nate era ancora più confuso di prima. "Ma... non stai parlando di noi vero? Me, Mike o Logan?" chiese, un po' preoccupato.
Quello era un comportamento davvero strano, e adesso Nate stava iniziando a preoccuparsi. Possibile che uno di loro stesse facendo qualcosa di così brutto a un altro? O magari era lui che stava facendo qualcosa di terribile e nemmeno se ne stava rendendo conto?
Per un momento Nate pensò che Josh sapesse della suo storia con Ethan e si riferisse a quello, ma sembrava veramente esagerato, anche per un patito del dramma come lui, definirla una "cosa davvero tanto brutta che non si dovrebbe mai fare".
Non stava facendo del male a nessuno, dopotutto. Ma allora cos'erano quegli sguardi che gli stava lanciando? E perché si comportava in quel modo con lui?
"No, no, no" disse di botto. "No, era solo un consiglio per un amico, figurati" gli disse, con una strana voce acuta e parlando più velocemente del normale, cose che gli fecero capire che non stesse dicendo tutta la verità.
"Ora vado, mia mamma mi aspetta" continuò, girando verso destra e velocizzando il passo. "Tu pensa a questo ehm... consiglio sì, grazie e ciao" gli fece, e si voltò senza nemmeno aspettare una risposta.
"Okay, ciao" rispose più a sé stesso, visto che ormai Josh era già lontano. Rimase per un momento immobile, a guardare l'amico sparire tra le file di auto nel parcheggio, poi riprese a camminare anche lui verso la sua, con mille domande e senza mai togliersi dalla testa quelle strane parole.
Quel pomeriggio lo passò con Ethan, ovviamente a casa sua, visto che i genitori non c'erano e Mike era a una visita dal dentista. Gli parlò anche del comportamento di Josh di quella mattina, e anche lui gli disse che sembrava veramente strano e incomprensibile.
Passarono tutto il resto del tempo a baciarsi sul letto del biondo, facendo vagare le mani sotto la maglietta e dentro ai pantaloni, ma senza mai arrivare a niente di più approfondito.
Nate era un po' ansioso per la loro prima volta.
Insomma, da una parte non vedeva l'ora che accadesse, perché anche solo guardare Ethan gli faceva venir voglia di fargli tutte le cose possibili e immaginabili, sapendo già che avrebbe amato ogni momento.
Bastava pensare a come si sentiva bene ogni volta che il ragazzo gli leccava il collo, gli baciava il petto e gli prendeva trai denti il lobo dell'orecchio.
Dall'altra parte, però, si sentiva anche molto nervoso.
Prima di tutto perché era la sua prima volta, e come tutte le prime volte è sempre un po' difficile stare tranquilli.
Poi non aveva idea di come lo avrebbero fatto. Logan aveva cercato di tranquillizzarlo, dicendogli che sarebbe venuto tutto da sé e che non doveva preoccuparsi, perché era una cosa bellissima.
Eppure non riusciva a non pensare che avrebbe potuto fare qualche casino, che non sarebbe stato capace o che avrebbe deluso le aspettative di Ethan.
Sapeva che il biondo aveva avuto un sacco di esperienze e di sicuro era abituato a ragazzi molto più esperti di lui, e voleva che al ragazzo piacesse tantissimo, perché era sicuro che a lui sarebbe piaciuto da morire.
Quando arrivò l'ora di tornare a casa, Nate decise di fare una proposta alla quale pensava da un po' di giorni.
Si era un po' stancato di vedere Ethan solo dentro quelle quattro mura e non poter fare niente alla luce del sole, e pensava di fare qualcosa di diverso.
"Voglio proporti una cosa" gli disse all'improvviso, mentre erano sdraiati sul letto, con il viso del biondo poggiato sul petto dell'altro.
"Dimmi" gettò la testa all'indietro, per poter incrociare il suo sguardo, e gli sorrise, incoraggiandolo a parlare.
"Ti va di uscire insieme?" chiese, tutto d'un fiato. Non era stato poi così difficile da chiedere, visto che avevano passato le ultime due settimane a conoscersi, a parlare di tutto e soprattutto a baciarsi. Qualche giorno prima Nate gli aveva confessato di essere molto preso da lui, e, dopo un attimo di imbarazzante e terrificante silenzio, l'altro aveva detto lo stesso.
E poi, dopo le figuracce che aveva fatto quando cercava di flirtare con lui, la prospettiva di chiedergli di uscire non sembrava poi così preoccupante.
A quella frase Ethan alzò di scatto la testa dal suo petto e lo guardò, sorpreso.
"Sì insomma, non credo di essere ancora pronto a far sapere a tutti di essere gay, ma magari possiamo andare da qualche parte fuori città, se ti va" continuò poi. "Voglio che sembriamo una coppia normale, per quanto possibile".
Per un istante restò a guardare Ethan, in attesa di una risposta, poi si rese conto di ciò che si era fatto scappare. Aveva detto che erano una coppia.
Oh merda.
Insomma non si poteva certo dire che fossero solo amici, ma non avevano mai parlato del fatto di essere una vera e propria coppia, e Nate sentiva di aver fatto una gaffe enorme. Come al solito d'altronde.
Perciò sgranò gli occhi, allarmato, e quella reazione sembrò far ridere Ethan.
"Non mi sembra di aver mai ricevuto una proposta del genere da parte tua" gli fece notare, ghignando.
Nate deglutì ancora.
"Ehm sì... io volevo dire che... ecco..." iniziò a balbettare, completamente nel panico. Perché Ethan sembrava sempre così sicuro di sé e audace mentre Nate risultava sempre ridicolo e imbranato? La natura sapeva essere veramente ingiusta a volte.
Ma sembrò rilassarsi un po' quando Ethan scoppiò a ridere. Poi lo guardò, con uno sguardo che sembrava stranamente tenero, e gli prese una mano tra le sue. "Ti sto solo prendendo un po' in giro, certo che siamo una coppia" gli disse, posando l'altra mano sulla guancia e sporgendosi verso di lui per lasciargli un dolce bacio sulle labbra.
"Sei veramente crudele" rispose l'altro, mettendo il broncio.
Ethan rise di nuovo, poi gli circondò il collo con le braccia e si avvicinò di nuovo a lui. Il broncio sul viso di Nate era sparito, e ora anche lui stava sorridendo dolcemente.
"Comunque sì, voglio uscire con te" gli disse, strofinando il naso sulla sua guancia. "Dove mi porti?"
"Non lo so, dove vuoi andare?" chiese, non avendo idea di quale fosse il luogo adatto in cui portare un ragazzo per un appuntamento.
"Ah ah, no" negò, scuotendo la testa. "Mi hai invitato tu, quindi decidi tu".
"Va bene allora, ci devo pensare" gli disse, circondandogli poi il busto con le braccia e stringendolo a sé.
Si baciarono di nuovo sulle labbra, dei semplici baci a stampo senza lingue, denti e saliva, solo labbra che si toccano e leggeri schiocchi.
Restarono in quella posizione ancora un po', chiusi in una bolla che li teneva al sicuro dai problemi e dalle preoccupazioni.
Ma la bolla esplose quando si ricordarono che il mondo esterno esisteva ancora e presto Mike sarebbe tornato, rompendo quell'idillio che sembrava ormai crearsi ogni volta che si vedevano.
Perciò si salutarono e Nate uscì per tornare a casa.
I momenti passati insieme a Ethan erano perfetti e bellissimi, ma sapeva che non riusciva a goderseli appieno perché non poteva condividerli con i suoi amici, a parte Logan, con i suoi genitori e con il resto del mondo. Ma era solo a causa sua. O quasi.
Insomma, non era colpa sua se i suoi genitori erano cresciuti in un paese di bigotti e non riuscivano ad accettare di avere un figlio omosessuale, e di certo non era colpa sua se Mike aveva deciso di fargli quel discorso sui ragazzi di suo fratello proprio quando si era deciso a confessare tutto.
E non era nemmeno colpa sua se viveva in una società così schifosa. Cosa avrebbero pensato i compagni di squadra? George Harris lo avrebbe rovinato. E il resto della scuola? Il coach?
Sapeva che avrebbe dovuto fregarsene del giudizio degli altri, ma ancora non era pronto. Doveva solo aspettare ancora un po'.
Solo un altro po'.
Note
Heyy, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, anche se è un po' cortino. Non dimenticate di lasciare tante stelline e ci rileggiamo mercoledì! 💫
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