12: Tecniche di corteggiamento
I raggi del sole filtravano attraverso le tende, Nate sentiva una presenza calda e piacevole alla sua destra e il letto vibrava.
Ci mise qualche secondo di troppo per rendersi conto dell'assurdità che aveva appena pensato: il letto vibrava?
E poi, ora che ci pensava, non aveva nemmeno le tende in camera sua, e, soprattutto, di solito il suo letto non era occupato da nessun altro.
Aprì gli occhi di scatto e ci mise pochi secondi per realizzare: era in camera di Ethan, aveva dormito con lui nel suo letto e... c'era un terremoto?
Si tirò a sedere di scatto, e stava quasi per andare nel panico quando si accorse che era semplicemente il telefono che squillava sotto di lui.
Lo prese e la prima cosa che notò, con orrore, fu l'orario: le dieci e mezza di domenica mattina. Poi si accorse di qualcos'altro di altrettanto terrificante: dieci messaggi e cinque chiamate perse da Lana, quindici e tre da Mike, sette messaggi da Josh, tre da Logan e una ventina nel loro gruppo in comune.
Prese un respiro profondo e calcolò i danni. Per fortuna era domenica e non aveva scuola, poi non c'erano chiamate né messaggi dai suoi genitori, quindi non si erano accorti della sua scomparsa.
Poi però c'erano i lati negativi: aveva dato buca ai suoi amici senza dirgli niente, era sparito per tutta la notte e sua sorella se n'era accorta e, soprattutto, era a casa di Mike, che sarebbe potuto entrare da quella porta da un momento all'altro, vederlo nel letto di suo fratello e pensare chissà cosa.
Doveva sbrigarsi ad andarsene.
Prese Ethan per un braccio e cominciò a scuoterlo, man mano sempre più forte, per cercare di svegliarlo, ma ci volle un minuto abbondante prima che desse segni di vita.
"Mhh Mike, lasciami dormire" mugolò, girandosi dall'altra parte.
"Non sono Mike, svegliati subito, i tuoi genitori potrebbero entrare" continuò a scuoterlo.
Come colto da una scossa, Ethan aprì gli occhi e si alzò a sedere.
"Cazzo, ti sei addormentato qui" gli disse, con tono quasi accusatorio.
"Beh, anche tu ti sei addormentato" gli rispose, per poi alzarsi velocemente e correre a recuperare le chiavi della macchina che aveva lasciato sul comodino.
"Dio, ti prego fa che i miei non si siano accorti che non ho dormito a casa" borbottò, infilandosi le scarpe.
"Fa che i miei non sappiano che un ragazzo ha dormito nel mio letto" lo corresse Ethan, soffermandosi sulla parola "miei".
Dopo aver infilato le scarpe più velocemente di un fulmine, corse verso la finestra e l'aprì.
"Ci vediamo Ethan, ricordati cosa di ho detto ieri" gli disse, riferendosi al fatto di potergli parlare quando volesse di questa situazione.
A Nate piaceva che Ethan si sfogasse con lui, perché significava che si fidava di lui e questo gli faceva sentire una strana stretta al petto che non sapeva come interpretare.
"Sì, ciao Nate" gli rispose, alzandosi anche lui dal letto, ma con molta più calma dell'altro.
Nate intanto aveva scavalcato la finestra e si stava calando giù dalla grondaia, pregando Dio di non inciampare, quando Ethan lo richiamò.
"Nate". Il ragazzo lo guardò con già un piede penzoloni. "Grazie".
Questi gli sorrise e fece per rispondere qualcosa, ma la distrazione gli fece perdere la presa e cadde al suolo, battendo al sedere.
"Porca puttana" imprecò, cercando di non gridare.
"Cazzo, stai bene?"
"Merda" imprecò in tutta risposta, facendo ridere l'altro. Per fortuna non era molto alto e sembrava non si fosse rotto niente, ma, quando si alzò, si accorse di riuscire a stento a camminare.
"Mi fa malissimo il culo" si lamentò.
Ethan gli sorrise, malizioso. "Lo so, la prima volta fa sempre un po' male" gli disse, ghignando.
Nate gli lanciò uno sguardo truce che lo fece ridere, ma quando si girò e camminò verso la macchina stava sorridendo. Almeno era di nuovo il ragazzo spiritoso e gioviale che aveva conosciuto.
Quando tornò a casa, si era già preparato una bella scusa nel caso avesse incontrato i genitori, così, nell'entrare, stava ripetendo nelle mente le frasi che avrebbe dovuto dire, ma si trovò davanti sua sorella.
"Ma sei impazzito? Dove cazzo sei stato stanotte? Avresti almeno potuto mandarmi un messaggio! Ero a tanto così dal dirlo a mamma e papà per chiamare la polizia" gli sussurrò a denti stretti e con le mani chiuse a pugno.
"Non essere così tragica, sto bene" cercò di farla calmare.
"Vaffanculo, non ti sei presentato dai tuoi amici e non sei tornato a casa a dormire, per quel che ne sapevo potevi essere stato rapito da qualcuno o peggio, aver fatto un incidente, idiota"
"Perché essere rapiti dovrebbe essere meglio che fare un incidente?" chiese confuso.
Lana sembrò fumare dalle orecchie. "Vuoi farmi incazzare? Che cazzo di fine avevi fatto?"
"Non importa, non mi è successo niente e mamma e papà non mi hanno beccato, quindi fine della storia" le rispose, cercando di sviare l'argomento.
"Dove sono, a proposito?"
"A fare la spesa, ma non cercare di distrarmi, dove sei and-"
Lana non fece in tempo a finire la frase, che la porta venne spalancata da Mike e Josh.
Ora sì che era nei casini. Durante il viaggio in macchina aveva pensato a cosa raccontare ai suoi amici, ma non era arrivato a niente, troppo distratto dal dolore al sedere e dalla preoccupazione che i genitori potessero scoprirlo.
Doveva ammettere di sentirsi un po' in colpa per avergli dato buca in quel modo, senza nemmeno rispondere al telefono nonostante le loro insistenti chiamate, ma dopotutto lo aveva fatto per una buona causa e non era colpa sua se si era addormentato all'improvviso, gli unici responsabili erano il letto comodo di Ethan e il calore che emanava il suo corpo.
"Ah, allora sei vivo!" esclamò subito Mike, guardandolo torvo.
"Si può sapere che cazzo di fine avevi fatto?"
"Non me lo vuole dire, questo brutto idiota".
"Calmatevi tutti, mi dispiace di avervi dato buca, ho avuto un contrattempo" cercò di giustificarsi, consapevole al cento per cento di essere la persona meno convincente sulla faccia della terra e, soprattutto, di aver usato la scusa più banale che potesse trovare.
"Che tipo di contrattempo?" chiese Mike, con sguardo scettico.
"Niente di importante davvero, lasciate stare" rispose, guardandosi nervosamente intorno. Come poteva mentire a sua sorella e ai suoi migliori amici? Era già pessimo a farlo persino con gli insegnanti, figurarsi con le persone che lo conoscevano meglio al mondo.
"Tanto importante da abbandonare così i tuoi migliori amici? Non è così divertente passare la serata in due" sbuffò di nuovo Mike.
"Ehi! Grazie tante eh" lo guardò offeso Josh.
"Non è vero amico, è solo per farlo sentire un po' in colpa".
"Perché in due? Non c'era Logan?" chiese Nate. Era sicuro di aver sentito il riccio accettare di uscire con gli amici la sera precedente.
"No, a metà cena ha ricevuto una chiamata e se n'è andato. Ha detto che doveva portare sua nonna all'ospedale perché non si era sentita bene" gli rispose Josh, con tono ironico e guardandolo con un sopracciglio inarcato. Nate gli rivolse uno sguardo confuso.
Per prima cosa non capiva cosa ci fosse di ironico nella nonna di Logan che si sentiva male, tanto da dover essere portata all'ospedale, e quel tono di voce non aveva senso perché Josh non era mai stata una persona insensibile.
Inoltre lo stava guardando in modo strano, con uno sguardo che faceva pensare a Nate che in realtà non credesse a ciò che l'amico gli aveva detto e lui non capiva perché mai Logan avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere.
Infine, dalle sopracciglia inarcate che gli stava rivolgendo, gli sembrava che lui pensasse che Nate ne sapesse qualcosa su questa storia, quando lui aveva appena scoperto che Logan non era con loro la sera prima.
Quando l'amico distolse lo sguardo, sbuffando, decise di lasciar perdere e si diresse verso la cucina. "Perché cammini così?" gli chiese Lana, notando il passo un po' incerto e dolorante.
"Così come?" chiese, cercando di fare il finto tonto. Ovviamente non gli riusciva affatto perché Nate era tonto veramente e anche stupido se pensava che il suo camminare zoppicante sarebbe passato inosservato a quelle comare dei suoi amici.
Passarono alcuni secondi in silenzio, durante i quali Nate pensò che avessero smesso di fargli domande, ma, quando si girò, vide Josh e Lana che lo guardavano con uno strano sorrisetto divertito, mentre Mike sembrava più confuso che mai. E non era il solo a essere confuso in quel momento.
"Come mai ti fa male?" gli chiese la sorella, ridacchiando.
Nate aggrottò ancora di più le sopracciglia. "Perché sono caduto. Perché mi guardate in quel modo?" chiese confuso, perché poteva capire gli sguardi curiosi e interrogativi, ma non riusciva a collegare le loro espressioni maliziose con il suo dolore al fondoschiena.
"Io non sto capendo" si intromise Mike.
"Nemmeno io".
"Mh mh certo" lo assecondò Josh, senza smettere di ridacchiare.
"Perché io sono l'unico che non sa niente qui?" chiese Mike, mettendo il broncio.
"Tutti abbiamo dei segreti dopotutto" annunciò Josh, con voce solenne. Nate decise di non ribattere e far finire lì quella conversazione che non aveva alcun senso, così iniziarono a parlare di altro.
***
"Quindi avete dormito insieme eh?" chiese rotorico Logan, lanciandogli un sorrisetto malizioso. Nate credette di aver ricevuto più sorrisi del genere negli ultimi giorni che in tutta la sua vita.
Lui e Logan erano a casa di Nate, nella sua stanza. L'idea iniziale era quella di guardarsi un film, visto che gli altri avevano da fare quel pomeriggio, ma erano finiti per distrarsi dopo nemmeno dieci minuti.
Nate gli aveva chiesto come stesse la nonna, che a quanto pare non aveva avuto niente di grave ed era già stata dimessa dall'ospedale, e Logan gli aveva chiesto cosa avesse fatto l'altra sera per dargli buca, così gli aveva raccontato tutto.
Era davvero felice di aver parlato a Logan della sua omosessualità perché l'amico lo lasciava parlare di qualsiasi cosa senza scandalizzarsi, anzi era proprio lui che insisteva per farsi raccontare dettagli spinti, che tra l'altro non esistevano, come la peggiore delle pettegole.
"Sì, ma non farti strane idee, non è successo nient'altro".
"Purtroppo aggiungerei" lo corresse l'amico.
Nate sospirò. Non poteva negare che stava cominciando a trovare Ethan piuttosto interessante. E non più solo a livello fisico, gli piacevano le sue battute stupide e oscene piene di doppi sensi e il modo in cui lo prendeva in giro, ma anche come sapesse essere sensibile, quando voleva e la passione che metteva nei suoi disegni.
"Non stai negando quindi deduco che ti sarebbe piaciuto se fosse successo qualcosa" lo punzecchiò ancora.
Sospirò di nuovo. Come poteva negare una cosa del genere?
"Non posso negarlo" rispose, sdraiandosi nel letto con le braccia dietro la testa.
"Se ti piace perché non gli chiedi di uscire?" gli disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Nate sbuffò. "Non lo so..."
Chiedere di uscire a un ragazzo implicava prendere un impegno, e questo rendeva tutta la sua situazione più reale, e lui non era sicuro di essere pronto ad affrontarla.
"Perché no? Scommetto che anche lui è almeno un po' interessato a te. E poi il peggio che può succedere è che ti dica no, che vuoi che sia?" insistette.
Nate non ne era del tutto sicuro.
"E se mi dice di sì?" chiese, con tono esasperato. Era consapevole di sembrare un idiota perché di solito si chiedeva alle persone di uscire nella speranza di ottenere una risposta positiva, quindi la paura di un sì era la cosa più insensata che lui, e anche Logan a giudicare dallo sguardo stralunato che gli lanciò, avesse mai sentito.
"Ma sei fatto?" gli chiese infatti.
Nate sbuffò, cercando di fargli capire cosa intendesse. Poteva capire che quelle parole, che aveva già poco senso dentro la sua testa, sembrassero piuttosto assurde alle orecchie dell'amico.
"Insomma, se accetta poi dovremmo uscire, e io non so se sono pronto per far sapere a tutti che sono gay. E poi Mike che direbbe? Se non fosse d'accordo?"
Ecco, quello era un altro problema.
Non aveva idea di cosa avrebbe pensato il suo migliore amico e l'ultima cosa che voleva era litigare con lui.
"Se Mike romperà i coglioni ci penserò io farlo ragionare. Però forse hai ragione, se non vuoi fare coming out non puoi chiedergli di uscire" concordò, poi si portò una mano sul mento e assunse un'aria pensierosa, troppo teatrale per essere spontanea e non voluta.
"Potresti proporgli di vedervi in segreto? Scommetto che lo troverebbe eccitante" propose infine.
"Sì per un po' forse, ma poi si stancherebbe" rispose, sempre più abbattuto.
Logan annuì e rimase in silenzio per qualche altro secondo, prima di riprendere.
"Okay, allora se il futuro ti spaventa non programmare niente" disse infine.
"Cioè?"
"Vai da lui e lo baci, poi vedi come si sviluppano le cose" disse serio.
Nate lo guardò impassibile per alcuni secondi, poi scoppiò a ridere. Non si poteva certo dire che fosse il tipo di ragazzo che programmava ogni cosa nella sua vita, ma non era nemmeno il tipo che andava a baciare un ragazzo come se niente fosse. Insomma Logan era il suo migliore amico, avrebbe dovuto saperlo.
"Ma sei fuori di testa? Secondo te io vado da lui, lo prendo e lo bacio così, dal nulla? Che ti sei fumato prima di venire qui?" gli chiese, senza smettere di ridere per quell'assurdità.
"Fidati di me, a volte essere diretti è la via migliore" cercò di convincerlo, ma invano.
"Scordatelo, non lo farò mai" chiuse il discorso, incrociando le braccia e guardandolo serio.
"Uff, va bene. Allora devi arrivarci più lentamente" concesse Logan.
"E come?"
"Devi flirtare con lui".
Nate lo guardò indeciso, poi sospirò. Flirtare con una persona era una di quelle cose imbarazzanti che aveva evitato di fare da sempre, consapevole di esserne completamente incapace. Inoltre era convinto che per farlo occorresse un certo charme, e Nate non riusciva nemmeno a convincere sua madre a lasciargli mangiare i biscotti a volte.
"Logan, ti ringrazio per questi consigli, ma io sono proprio negato in queste cose, non sono capace a flirtare con qualcuno, riesco solo a rendermi ridicolo".
"Oh ma dai, due anni fa stavi con Mary, dovrai averla conquistata in qualche modo, no?"
"No, è stata lei a provarci con me. Ti assicuro che io non lo so fare".
Non aveva nemmeno mai provato a flirtare con Mary, era stata lei a farlo e lui semplicemente ci era stato, subendo tutto passivamente.
"Non dire cazzate, la materia prima ce l'hai, devi solo imparare qualche trucchetto" gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla.
Nate arrossì leggermente alle parole dell'amico e poi volle darsi un pugno da solo perché come poteva provarci con qualcuno se si imbarazzava persino quando un amico gli faceva un complimento senza secondi fini?
"Adesso mettiti comodo e apri le orecchie, lo zio Logan ti insegna qualche tecnica di rimorchio infallibile".
"Se sono così infallibili perché ancora non hai una ragazza?" gli chiese, ridacchiando e guadagnandosi un pugno nel braccio.
"Ahia!"
"Guarda che sono io a non volere una ragazza, non solo loro che non vogliono me" puntualizzò, facendolo ridere ancora di più. Nate aveva qualcosa da ridire a quell'affermazione, ma decise di lasciar perdere.
"Non prendere in giro il tuo guru" lo minacciò, puntandogli al petto il telecomando.
"Tu saresti il mio guru?" chiese Nate. "Sono davvero disperato".
Logan gli assestò un altro pugno.
"Smettila, mi fai male! E comunque, queste tue tecniche saranno anche infallibili con le ragazze, ma ti ricordo che è un ragazzo il nostro obbiettivo".
"Funzionano anche con i ragazzi, fidati del tuo guru" lo zittisce.
"Adesso zitto e prendi nota".
La lezione su come flirtare procedette per un'ora buona e fu piuttosto imbarazzante per Nate, specialmente quando, proprio mentre Logan gli stava mostrando dove e come arrivare "al contatto fisico casuale", così lo aveva chiamato, era entrata Lana a chiedergli il caricabatterie del cellulare e li aveva trovati seduti sul letto, uno difronte all'altro, con una mano di Logan poggiata sulla cosca di Nate e visi opinabilmente vicini.
Logan ci aveva messo un secondo di troppo a spostare la mano e si erano sorbiti una decina di occhiatine e sorrisetti, finché la sorella non aveva finalmente trovato il caricabatterie ed era uscita.
"Ha pensato male secondo te?" gli aveva chiesto Nate.
"Penso proprio di sì".
Non c'erano state altre interruzioni e Nate aveva ascoltato tutto, per filo e segno, ciò che aveva detto Logan, e alla fine dovette ammettere che alcuni consigli non erano poi così male, ma continuava a credere che non sarebbe stato capace di fare quelle cose con Ethan e che avrebbe fatto la figura dell'idiota.
A ogni modo si era convinto che valesse la pena tentare, dopotutto cosa aveva da perdere? La sua dignità avrebbe volentieri protestato difronte a quella domanda, perciò Nate decise di non porgersela più. Meno pensava a ciò che avrebbe dovuto fare, meglio era.
Ovviamente aveva ancora paura, ma aveva capito che non poteva continuare a nascondersi per sempre, e finalmente aveva trovato qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo ad accettare sé stesso e a fargli capire, finalmente, che forse a nessuno importava che fosse gay.
Che forse i bambini potevano giocare con le bambole.
Note
Ehilà, ecco il nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e come sempre ci rileggiamo Lunedì. 😘
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