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5 - Pessime idee e illuminazioni

«È una pessima idea...»

«È una fantastica idea!»

Dopo quest'ultima esclamazione, Bo Gum rivolse un sorriso sincero e compiaciuto verso la ragazza che guardava i due con estremo disappunto. «Jay, lascia fare a me: non posso abbandonare un amico proprio nel momento del bisogno», mise maggiore enfasi sulla parola '' amico ''.

Jay Min aggrottò le sopracciglia, in un'espressione confusa all'ennesima potenza.

No, insomma, prima il parrucchiere ed ora questo! La ragazza non aveva proprio intenzione di stare ai suoi stupidi giochetti. Ce l'aveva un lavoro per lei, o no?

Jay optò per la seconda. «Amico? Ma se fino a poco fa stavi correndo via proprio per evitar-», Bo Gum non la fece finire di parlare: le posò una mano sul viso e  la scostò dietro di sé, sorridendo forse con troppa enfasi verso il presunto Joo Hyuk, che Jay non conosceva nemmeno da cinque minuti e già lui la considerava la sua salvatrice.

«Joo Hyuk, tu che ne pensi?», gli domandò mr. Park, inclinando leggermente la testa di lato, attendendo una sua risposta, che sarebbe stata ovviamente positiva.
Joo Hyuk si posò una mano sul mento e cominciò a ragionare. Ergo, Bo Gum, mantenendo sempre quell'espressione sorridente, gli disse: «Non si accettano risposte negative.» E ridacchiò.

Come un sadico.

Il ragazzo di fronte a lui annuì, apparendo ai loro occhi sempre più carico, e si sbatté un pugno su una mano. «Quando volete, io sono pronto.»

Bo Gum alzò il mento, orgoglioso della sua fantastica idea. «Hai sentito, Jay? Dobbiamo aiutarlo, non credi anche tu?... Jay?»

Voltandosi, la ragazza era già lontana qualche metro, farneticando parole sconnesse e prive di un senso logico fra sé e sé.

«Guarda tu se devo stare agli ordini di un idiota. Che cavolo ti aspettavi? AISH e scalciò.

Il moro colse l'occasione per fermarla per un braccio. Era già pronto a darle della stupida, quando si accorse della faccia super arrabbiata che aveva stampata in volto. E credetemi se vi dico che arrabbiata era un eufemismo. «Che diamine vuoi?» ringhiò lei.

«Aish, jinjja», Bo Gum la squadrò da capo a piedi. «Mi spieghi perché te ne stai andando proprio ora? Lo vuoi un lavoro o no?»

Jay Min sbottò, in preda ad una crisi isterica. «Bo Gum, tu mi hai promesso un lavoro», gli puntò un dito sul petto. «Ed è da questa mattina che ti seguo come un cagnolino e l'unica cosa che ho visto è un posto malfamato in cui ti sei fatto tagliare i capelli, la tua auto e quel tipo che adesso se ne spunta fuori con una richiesta disperata di aiuto!», respirò profondamente, mettendo sempre più forza nell'indice, cercando di riprendere fiato.

Bo gum inizialmente non parlò. Poi abbassò lo sguardo sull'indice che aveva puntato addosso. «Lo so...» a queste parole, Jay Min si sentì esplodere dalla rabbia; proprio per questo, il moro si affrettò a continuare, portando le mani avanti. «Lo so, perciò ti chiedo di aiutarmi! Aiutarlo... Sì, insomma, di aiutarci Jay non rispondeva, si limitava solo a guardarlo in cagnesco. «E, se lo fai, ti prometto-» si guardò bene dal pronunciare la parola " promessa ". «No, ti assicuro che, dopo questo, riceverai il tuo lavoro.»
La guardò fisso negli occhi, porgendole la mano.

Jay Min percepì un brivido salirle lungo tutta la schiena.

Non aveva mai visto Bo Gum così serio in tutta la sua vita, e quasi quasi riusciva a credergli.

Ma non aveva comunque intenzione di fidarsi più di tanto.
Sì, insomma, non fu tanto Bo Gum a convincerla, quanto in realtà lo sguardo del povero ragazzo che li stava osservando da lontano, speranzoso, il quale era finito per sbaglio in mezzo ad una lite amorosa, dalla quale non riusciva proprio a venire a capo.

E, nel frattempo, Bo Gum non azzardava a ritirare la mano.

Ma sì. Ormai non poteva più tornare indietro.

Si trovava nel bel mezzo di un ballo, qualcosa le diceva che ormai mancava davvero poco.

E allora perché non ballare?

***

«Che gran cavolata.»

Si ritrovò ad esclamare Jay Min, una ventina di minuti dopo.

Si pentì amaramente per aver stretto la mano a quel decelebrato del suo vicino di casa. Come ormai era abituata, in ogni caso.
Non si stupì più di tanto.

Sì schiarì la gola, portandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio, cercando di apparire più affidabile che mai.

Avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto, piuttosto che davanti alla porta dell'appartamento di una ragazzina strana, dall'(ex)fidanzato altrettanto strano.

Scostando la testa di lato, notò Bo Gum e quel Joo Hyuk, nascosti dietro un incrocio fra due corridoi, intenti a spiare i suoi movimenti, in una modalità veramente anti-sgamo.

Jay sbuffò, esasperata. Poi rivolse la sua attenzione a Bo Gum, il quale adesso le stava rivolgendo un grande e luminoso sorriso, accompagnando le sue labbra con gesti delle dita decisamente discutibili.

Le stava palesemente dicendo di sorridere come un bambino alla Fiera dell'Est.

E, in tutta risposta, la ragazza ridusse gli occhi in due minuscole fessure e mimò un "Fottiti" con le labbra.

Ma, neanche il tempo di vedere il risultato della sua esclamazione, che - finalmente - dall'interno dell'appartamento si sentirono alcuni rumori, successivamente accompahnati da dei passi pesanti.

I nervi della ragazza agirono in meno di due nanosecondi e subito si ritrovò a sorridere come un'ebete davanti alla porta.

Attimi di silenzio.

Jay Min cominciava a preoccuparsi.

Si rivolse di nuovo a Bo Gum, il quale la guardava con un mix di odio e confusione sul volto.

Poi, la porta si aprì. Giusto quanto bastava per rivelare una figura minuta, bassina e... Dagli occhi molto arrossati. «Posso fare qualcosa?» domandò la giovane, con una flebile voce tirata.

Sembrava... Una bambina.

Il cuore di Joo Hyuk sussultò, non appena riuscì a scovare il volto pallido della ragazza.

Jay Min si costrinse a darsi coraggio.

Improvvisamente le vennero in mente le parole di Bo Gum: «E, non dimenticare, sii amichevole e gentile.»

La faceva facile lui.

Per una come Jay Min, che di amichevole aveva ben poco, e la quale la parola "Gentilezza" non risultava nemmeno scritta a matita sul suo vocabolario, non era proprio una situazione da prendere sottogamba.

Ma, in fondo, lei stava facendo tutto quello solo ed esclusivamente per ricevere il suo tanto agognato e sudato lavoro.

Che, precisiamolo, non sapeva nemmeno di cosa si trattava, ma, qualsiasi esso fosse, le avrebbe portato comunque uno stipendio. Una somma di soldi che, in ogni caso, non avrebbe dovuto chiedere ai suoi genitori, che da subito le si erano rivoltati contro ancora prima di trasferirsi a Seoul.

Al solo pensiero, la ragazza si caricò di determinazione.

Posò il suo sguardo sulla giovane, che ancora aspettava in piedi sul ciglio della porta, intenta a guardarla, e si decise a spiccicare parola. Giusto per non sembrare una pazza che, in un giorno completamente a caso, si era svegliata e aveva deciso di importunare la vicina del piano di sotto.

Un profondo respiro e... «Ciao.»

La ragazzina sbatté qualche volta le palpebre, prima di accennare ad un sorriso storto, accompagnato da un piccolo inchino col capo.

E adesso?

Jay, attieniti al piano.

Il piano, giusto. «Sì, emh... Sono la ragazza che abita al piano di sopra», si presentò, allungando una mano verso di lei. «Park Jay Mi-»

«Lo so.»
La mora non la fece finire di parlare. Tirò su col naso e si strinse nelle spalle. «Ti sento sempre sbattere i piedi per terra quando hai la musica alta.»

Silenzio.

«Ah...» Jay Min avrebbe tanto voluto tirare ripetutamente la testa contro il muro. «Be', non è da molto che mi sono trasferita qui e, sinceramente, sono stata molto maleducata a non presentarmi prima, ma, sai com'è, il trasloco-»

Ancora una volta, la ragazza la interruppe. «Ti serve qualcosa in particolare?»

Si vedeva lontano un miglio che la mora non era proprio dell'umore di ascoltare una pazza sconosciuta che blaterava sul trasloco.

Però... Ehi, un po' di gentilezza.

Jay Min mandò di nuovo giù le parolacce che avrebbe tanto voluto rivolgerle e sorrise, cercando di nascondere il suo nervosismo. «Ho cucinato questa crostata e, spero davvero che ti piaccia la marmellata di more.»

In questo non si sbagliava affatto.

Era stato proprio Joo Hyuk a consigliarle di aggiungere la marmellata di more, poiché la sua dolce metà ne andava davvero pazza.

Ma, la reazione aspettata, fu nettamente sostituita da un arrossamento palesemente visibile degli occhi della giovane, alla quale probabilmente venne in mente la storia d'amore quasi conclusa, che in quel periodo aveva avuto tanti di quei problemi, che ormai anche Jay Min - che non c'entrava assolitamente nulla - ne aveva le scatole piene.

Ma perché?

«Ti ringrazio», l'altra si finse un po' disinvolta. «Però non posso accettarla.» Si stava forzando di essere gentile.

Come Jay Min, d'altronde.

Quest'ultima strinse le mani sul vassoio. «Perché?», si rese conto solo dopo che il suo tono era risultato decisamente minaccioso, e si affrettò ad aggiungere: «Se posso saperlo.» condendo il tutto con una risatina piuttosto nervosa.

«Sono allergica alle more», accennò ad un sorriso, ma Jay Min poté notare i suoi occhi traboccanti di lacrime. «Perdonami, se dovesse servirti qualcosa, non esitare a suonare!»

E, prima che l'altra potesse ribattere, si vide chiudere la porta in faccia.

Il suo mezzo sorriso si tramutò in una smorfia, e dire che avrebbe voluto spaccare il vassoio in testa al fidanzato deficiente è dire poco.

Si limitò a lanciarglielo fra le braccia, una volta raggiunto il corridoio dove si trovavano i due.

«Che ha detto?», domandò Joo Hyuk, con una nota di preoccupazione.

Jay Min sbottò prima di rispondere. «È allergica!»

Il moro abbassò lo sguardo sulla crostata. «È impossibile», lo sollevò di nuovo. «Le more sono come il nostro simbolo d'amore! Ci siamo conosciuti prendendo per caso l'ultimo barattolo di marmellata.»

Jay Min lo guardò male.
Anzi, malissimo.
Anzi, se avesse potuto lanciare raggi laser dagli occhi, lo avrebbe incenerito nell'arco di tempo di cinque secondi.

Aspettate... Che?!

«Ma allora sei scemo!», gli inveì contro. «Aish Si passò una mano fra i capelli, col nervosismo alle stelle.

«Perché te la stai prendendo con lui?», intervenne allora Bo Gum, rimasto zitto fino a quel momento.
E forse sarebbe stato meglio per lui continuare a tacere. «Sei tu che hai fallito.»

Jay Min incenerì anche lui con lo sguardo. «Bo Gum. Mi faresti un favore?» Il diretto interessato annuì, inconsapevole dea sfuriata che avrebbe seguito subito dopo. «Accendi un attimo quegli ultimi due neuroni che ti sono rimasti e prova a ragionare. È già tanto che quella povera ragazza distrutta dal dolore non me lo abbia tirato in testa. Andiamo! Devo diventarle amica e tu mi fai presentare con il simbolo della relazione che le ha spezzato il cuore? Direi che non è proprio il massimo.»

Joo Hyuk abbassò lo sguardo.

Ma Bo Gum non mollava. «Ma cosa ne poteva sapere-»

«No, la tua amica ha ragione.» Improvvisamente, Joo Hyuk prese parola.

«Mi chiamo Jay Min», lo corresse la ragazza, subito dopo.

«Giusto, Jay Min.»

Bo Gum lo guardava sconvolto. «E, se è possibile saperlo, in cosa avrebbe ragione?» indicò la ragazza di fronte a lui, schifato per aver sentito una frase del genere rivolta proprio ad un soggetto come la contessina lì presente.

«In tutto.» Joo Hyuk sospirò, il vassoio ancora fra le mani. «Vedi, il fatto è che Ji An pensa che io l'abbia tradita. Anche se non è assolutamente vero!», fece una piccola pausa, rendendo l'aria piuttosto tesa. «Io la amo. Non potrei mai tradirla.»

Jay Min assottigliò lo sguardo, mettendo per un attimo da parte il suo lato cinico e vomitevole su argomenti così sdolcinati, cercando di capirci qualcosa. «Frena, frena, frena. Adesso è tutto molto più chiaro», annuì piano piano, mentre la sua testa cominciava già a frullare qualcosa. «Continua.»

«Be'... - Joo Hyuk deglutì rumorosamente. - Lei pensa che adesso io stia con un'altra ragazza che gioca a tennis con me, però non è assolutamente così. È stato un malinteso e vorrei tanto farle capire che per me esiste solo lei.» Parlava con tono affranto.

Fu in quel momento che a Jay Min si accese una lampadina sulla zucca.
«Bo Gum», lo chiamò e il ragazzo si espresse in un verso di dubbio significato. «I tuoi piani sono inutili.» Il moro la giudicò dall'alto in basso, come se non facesse altro dalla. mattina alla sera. «Ho io la soluzione.» Guardò entrambi i ragazzi negli occhi.

Magari quella era la volta buona.

Voleva mettere un taglio a quella situazione che aveva già cominciato ad annoiarla, ma, per farlo, aveva bisogno della più completa collaborazione dei due.

Eh, già. Perché, ormai lo sapeva, se avesse lasciato tutto in mano a Bo Gum, si sarebbero ritrovati punto e a capo ogni volta.

E lei non voleva di certo rimanere bloccata in una realtà dove era costretta a dover collaborare col ragazzo che considerava più riluttante e stupido sulla faccia della Terra.

-

VIVA

LA VIDA LOCA, MAMACITA

NAN NUNEUL TTEUGO SEOSEO

NEORANEUN KKUMEUL KKUGE DWAEEESSEO

Oggi sono molto ESPAÑOLA~

Eni wei.

Ehi, bellezze, come state?

Eccomi tornata alla carica con un aggiornamento di questa maravillosa fan fiction~

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e...

Noi ci vediamo al prossimo! ( ps: se Jushichan lo permetterà u.u )

Ve se ama,

Xiao!

P.p.s: ascoltate i VAV che sono bravissimi e bellissimi

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