Capitolo sette
«Fattelo dire sorella, ma sei proprio una matta. Che cazzo significa che hai respinto Tyler?» sbuffa Eva, «non era ciò che volevi? Lo aspetti da un anno, cazzo Chloe»
Abbasso lo sguardo, perché non capisco cosa mi prende.
Poi si ferma a fissarmi, «Chloe Martelli» dice seria, «non ti starai mica innamorando di quel Christian?»
Scatto all'impiedi «ma che cazzo dici Eva? Pensi che sia una stupida?»
Tira un sospiro di sollievo, «meglio così. Non dimenticare ciò che ha detto Tyler»
«Non ho baciato Tyler perché è fidanzato, non voglio essere la sua amante. È stato lui a dirmi che non la tradirebbe mai perché è molto rispettoso»
Il rispetto verso la propria donna, nella mafia, è legge.
Moglie o fidanzata che sia, è pur sempre la tua donna in quel momento.
È infrangere quella legge, significherebbe, in un certo senso, anche tradire la famiglia.
O perlomeno, così dicevano i nostri padri, quando eravamo piccoli.
Perché se hai il coraggio di tradire tua moglie o la tua ragazza, dunque una persona che tu ami, non ti farai problemi anche a tradire la famiglia.
La loro è sempre stata una legge un po' strana e incomprensibile.
Ma purtroppo non sono io a fare queste leggi, quindi...
Non volevo che Tyler stesse male per questo "sbaglio", almeno credo sia questo il motivo mio "allontanamento" dal bacio.
«Quel coglione potrebbe anche lasciarla a quell'oca però, che cazzo» sbotta Eva.
«Eva io devo studiare, vado in biblioteca» dico prendendo i miei libri, dopo essermi cambiata.
Volevo evitare altri scandali, anche se, non capisco cosa ci trovavano di così strano nel mio abbigliamento.
Voglio dire sì, forse era leggermente scollato, ma non così tanto da catturare tutte quelle attenzioni.
E solo un cazzo di completo che indossano tutti!
Mi avvio nell' ala est dell'università, svolto il corridoio ed apro la grande vetrata che dà spazio alla biblioteca, e così bella, mai visto nulla del genere. I toni sono sul rosa e bianco, ed è grande il doppio delle nostre aule in cui si tiene lezione.
Mio avvio verso la porta in bianco, e salgo le scale che fa' largo a dei piccoli tavoli per quattro persone.
Mi siedo silenziosamente in uno dei tavolo e appoggio lo zaino su una delle sedie, estraggo i libri dallo zaino e inizio a prendere economia.
È abbastanza complicato e complesso come argomento, alle superiori raramente si studiava economia e diritto, visto che il nostro professore in ben cinque anni, era sempre malato e avevamo sempre l'ora libera o supplenza.
Fortunatamente non ci sono studenti, sono sola, altrimenti avrei avuto problemi a studiare.
Dopo mezz'ora circa di lettura, seleziono le parti più importanti e li unisco alla spiegazione di oggi del professore.
Ben presto quel silenzio viene interrotto dall'arrivo di Christian.
Mi abbasso gli occhiali, non curante di toglierli, visto che mi ha già visto con quelli addosso «che cosa vuoi ora?»
Ride sarcastico, e sposta una sedia rumorosamente, per poi sedersi.
«Vuoi ancora dirmi che tra te e Tyler Leonardi non c'è niente? Mi stai prendendo per il culo, o cosa?»
Alzo gli occhi al cielo, esausta di questa situazione e soprattutto di lui.
«Cosa vuoi precisamente da me?» urlo nervosa, senza curarmi di essere in una biblioteca.
«Tuo padre è Diego Martelli?»
Sbianco alla sua domanda, quindi lui non lo sapeva ancora che io fossi sua figlia?
Non si è avvicinato a me per questo?
Il nostro avvicinamento è stato puramente casuale?
Impossibile, troppe casualità! Sto impazzendo, con queste cazzo di domande che frullano incessantemente nella mia testa.
«Perchè lo vuoi sapere?» chiedo apatica.
Sbatte il pugno sul tavolo, facendomi sussultare «rispondi, maledizione» dal suo tono posso sentire che è molto impaziente e arrabbiato.
Anche se, continuo a non capire il motivo di questo suo atteggiamento.
Raccolgo indifferente i miei libri e li ripongo nel mio zaino, tanto ho capito che nemmeno in biblioteca posso più studiare.
Mi alzo velocemente e mi avvio all'uscita, sono stanca di continuare a litigare con questo ragazzo senza neuroni.
Ma non contento di lasciarmi andare mi blocca contro la porta «non hai risposto alla mia domanda ed io divento molto cattivo quando qualcuno mi ignora»
«Oh mio signore, continua pure a diventare cattivo allora, perché io non ho intenzione di risponderti, credi che abbia paura di te, idiota?» mormoro sputandogli dritto nell'occhio destro.
Rimane impassibile, si asciuga le mia saliva dall'occhio e quella stessa saliva me la entra nella bocca. Con le sue dita.
Le sua dita, nella mia bocca. Cazzo!
«Dovrebbe stare qui» brontola, riferendosi alla saliva, «inoltre non ti conviene avere questo atteggiamento, avrei in mente parecchie cose da farti»
«Ho peccato, puniscimi» dico stanca di questo giochetto, fingendomi disinteressata.
Mi palpa il seno e in un battibaleno gli do uno schiaffo nella mano, «questo per esserti scontrata contro di me e avermi trattato male»
«Oh, poverino. Ti sei sentito offeso?» chiedo facendo il labbruccio.
Mi tira uno schiaffo sul sedere, ignorandomi «questo per avermi dato del verme»
In tutto ciò io rimango impassibile, incapace di muovere un solo muscolo.
I nostri sguardi sono fissi l'uno nell'altro, i nostri respiri stanno aumentando e i nostri corpi sono praticamente attaccati come tonno in scatola.
Poi mi palma entrambe le chiappe, questa volta senza schiaffi, spingendo il bacino più verso di lui «questa per aver cercato di tagliarmi il cazzo»
La mia mente è andata a farsi fottere.
Sono una ragazza stupida se dico che queste punizioni mi piacciono da morire?
Poi prende la mia mano e la appoggia sul suo cazzo, abbastanza evidente dalla tuta.
Ah, le tute grigie, un giorno mi faranno morire...
«Questo per aver buttato una maledizione sul mio cazzo, strega» sussurra nel mio orecchio «senti come ti desidera?» sussurra con voce roca, facendo assalire il mio corpo da un fuoco ardente.
«Adesso vuoi rispondere alla mia domanda? Diego Martelli è tuo padre?»
«Sí, sono sua figlia. Hai qualche problema con mio padre?» dico, sperando che esca dalla mia trance, in cui lui stesso mi ci ha fatto entrare.
Si allontana da me, «cazzo» mormora, «maledizione» sbotta colpendo la porta.
«Che cazzo di problemi hai?»
Non ho mai visto un ragazzo più lunatico di lui, e poi dicono che siamo noi donne ad essere lunatiche.
Si fionda su di me. «Sei tu il mio problema Chloe Martelli, solo tu». Afferra il mio viso è in un attimo le nostre bocche sono attaccate, la mia lingua esce in automatico, senza il mio permesso. Come se bramasse questo bacio da anni.
Mi prende in braccio facendo toccare i nostri intimi l'uno con l'altro, sento la sua erezione e contemporaneamente il bruciore tra le mie gambe.
Voglio di più, e non ne capisco il motivo.
Forse hai dimenticato che lui c'è l'ha a morte con tuo padre e che sei in una biblioteca pubblica?
Sgrano gli occhi, ritornando finalmente alla realtà, mi stacco bruscamente da lui «non farlo mai più» mormoro puntandogli il dito contro e spingendolo lontano da me.
Sento un vuoto indecifrabile al suo allontanamento, come se mi avessero staccato un arto dal corpo.
La mia testa dice di scappare il più lontano possibile ma, il mio cuore dice di baciarlo di nuovo.
Esco di fretta dalla biblioteca per evitare che il mio cuore vinca sulla testa, e mi avvio velocemente verso la mia stanza, con la speranza di trovare Eva per poterle raccontare tutto.
La mia testa è in subbuglio, non riesco più a capire nulla, quel bacio è stato dato dal diavolo in persona.
Mi ha incantato, e confusa contemporaneamente.
Però cazzo, è stato bello da morire.
Mi sto innamorando di lui?
In così poco tempo?
Impossibile, non posso innamorarmi di una persona che a stento conosco.
Non sono così stupida! Giusto?
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