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𐄜

Ho alcune cose da dire, se non vi interessa scorrete un po' più giù 🫧

Ho già pubblicato questa storia al di fuori di Wattpad. So che il fandom dei 5SOS è deserto, ma so anche che c'è una mini possibilità che qualcuno la legga senza conoscere i personaggi.
Qualche commento recente, qualche persona conosciuta negli ultimi mesi... tutte cose che mi aiutano a credere un po' di più in Dylan.
(Dylan sono io)

Avevo scritto questa storia per una challenge;
Il prompt (bellissimo) su cui mi sono basata è:
"il perdono è il profumo che i fiori emanano dopo essere stati calpestati".

Se qualcuno vorrà sapere un po' di più su questi 4 ragazzi o semplicemente fare qualche chiacchiera mi può trovare su instagram (dylanation_), telegram (dylanationn) e facebook (dylan sephiro). Sono poco social, ma a volte ci provo.

Ah, la storia è da 16mila parole. Come le oneshot che mi hanno formata, che mi hanno fatto venire voglia di cominciare a scrivere, come le mie storie preferite di fandom ormai dimenticati.
Spero sappiate apprezzarla, e prendervi il vostro tempo.

🪐

• BOROVNICA •
a foursome fanfiction

2022, Febbraio

Il concerto era andato più che bene.
Lo stop forzato per la pandemia li aveva tenuti lontano dal palcoscenico per quasi due anni e mezzo e la voglia di tornare a suonare era incontenibile.
Anche il pubblico dava loro amore come non aveva mai fatto ed era una sensazione fantastica.

Incrementare il numero di date era stata una mossa necessaria per rientrare con le spese, ma ne valeva decisamente la pena.
Oltretutto non avevano mai suonato in molte delle città previste dal tour, e c'era qualcosa di elettrizzante in questa novità.

Per esempio... chi cazzo ha mai fatto 4 serate in Germania? Era davvero necessario? Avevano realmente tutti quei fan da quelle parti? A quanto pare sì.
Quattro serate e tutte erano andate sold-out. Dusseldorf, Amburgo, Berlino e Francoforte. Assurdo.
E questo non aveva impedito alle arene di Zurigo, Praga e Vienna di riempirsi allo stesso modo.
Non ci si poteva credere.

L'Europa era un sogno quando erano più piccoli, qualcosa su cui fantasticare ma che sembrava lo stesso lontanissimo, quasi un luogo immaginario.
Dal garage di casa di Michael, là a Sydney, al massimo osavano parlare di America. Più vicina, più banale.

Di certo nessuno di loro pensava che una sera sarebbero stati su un tour-bus tra le stradine tortuose e completamente innevate dell'est Europa, diretti verso Lubiana.
Slovenia... onestamente non avrebbero saputo indicarne la posizione su un mappamondo.

Ashton guarda fuori dal finestrino con la solita aria seria e composta.
Il divanetto scuro è talmente comodo che da lì a poco probabilmente si addormenterà.
La grande mano appoggiata mollemente sul tavolino davanti a sé, lo spinello consumato e spento ancora tra le dita.

I suoi occhi d'oro assorbono la notte gelida, il candore della neve ha un che di sinistro.
È qualcosa di sconosciuto. Anche se non è la prima volta in cui assiste a una nevicata, di sicuro non può definirsi abituato.
Il cielo notturno non è nero, ma giallastro. Ai lati della strada, dove suppone avrebbe dovuto esserci un prato dato che sono in aperta campagna, un tappeto bianco ricopre in onde lente qualunque cosa.
Silenziosa e letale, ecco com'è la neve secondo lui.

Non ha motivo per agitarsi, ma non vede comunque l'ora di raggiungere un'autostrada o perlomeno una grande città che spezzi un po' tutto quell'inquietante scenario fantasy.

«Che figata» dice qualcuno comparso dal nulla accanto a lui.

Luke.

Gli occhi azzurri brillano nonostante le luci soffuse del bus, i capelli ossigenati scompigliati in ciocche ondulate davanti alla fronte, l'ombra di un sorriso estasiato sulle labbra rosa.

«È solo neve, l'hai già vista no?»

Ashton è fatto così. Gli piace riportare la gente con i piedi per terra, rovinargli un po' la festa, ma non per antipatia gratuita. È un effetto collaterale dell'essere il più grande, il più responsabile.

Il sorrisetto di Luke comunque non va da nessuna parte. Rimane lì, beatamente sdraiato su quella bocca disegnata e lunga. Deve essere un giaciglio molto comodo in effetti.

«Sono un australiano semplice, Ash. Mi emozionerò sempre per un paesaggio innevato.»

A quel punto anche Ashton ricambia il sorriso. Che ci può fare?
Luke lo ammorbidisce in una maniera tutta speciale, da sempre.
E a dirla tutta... quel freddo inverno europeo gli ricorda fin troppo bene le notti a Londra di dieci anni prima. Cazzo. Dieci anni... un'eternità.

Ma scuote la testa, si riprende in fretta.
Non ripensava in maniera così consapevole a quel periodo da tantissimo tempo. Perché ora?
Maledetta neve portatrice di nostalgia e strani sentimenti.

Luke si siede di fronte a lui, sul divanetto opposto. Il finestrino rimanda frammentario il suo riflesso, mentre al di fuori fiocchi bagnati si infrangono lasciando solo goccioline dietro sé.

«Gli altri?» Chiede Ashton appoggiando il mozzicone nel posacenere e prestando completa attenzione a Luke.

«Michael è nel suo bunk e credo stia guardando un film, e Cal dorme da un pezzo.»

«Un classico» ridacchia Ashton.

«Proprio come il nostro primo tour, mh?»

Un'occhiata rapida, un sorriso forzato.

«Eh... come ogni nostro tour direi.»

Luke torna a guardare fuori dal finestrino, Ashton rimane stordito.
Può essere una coincidenza ovviamente, ma trova comunque molto singolare il fatto che Luke abbia menzionato specificamente quel tour proprio pochi istanti dopo il pensiero relativo a Londra.
Che anche lui abbia riportato alla mente quei ricordi?
No, sarebbe una cosa stupida.

Quindi Ashton cerca di fare finta di niente - dopotutto è parecchio bravo in questo - e prende il proprio cellulare per postare qualcosa sull'account della band.

Vanno nei rispettivi bunk una ventina di minuti più tardi, non si sono detti altro.

Ashton ha una sensazione insopportabile addosso. Vagamente angosciante, pesante, collosa. La sente sulla bocca dello stomaco, tra gli strati della pelle, tra cranio e cervello.
Fluttuante, densa, materiale che si cementifica.

Vorrebbe dare la colpa al fatto che l'adrenalina del concerto sia scemata, vorrebbe dare la colpa al fatto che stanno attraversando il nulla assoluto e che quindi si senta poco al sicuro.
Ma la verità è che quell'agglomerato informe sul fondo della gola altro non è che la conseguenza dell'aver ripensato alle lontane notti londinesi del 2012.

Quando non potevano permettersi tour-bus di ultima generazione o alberghi di lusso, quando sui capelli avevano ridicoli colpi di luce e litri di prodotti liscianti. Quando di anni ne avevano diciassette ed erano senza esperienza, costretti a fidarsi di agenzie ed etichette discografiche simili a sanguisughe.
Quando Luke si intrufolava nel suo letto ogni notte per dormire con lui usando la scusa del freddo, e si curavano a vicenda senso di solitudine e bisogno di contatto fisico.

Ashton lo sa, nel profondo, che il pensiero di quelle notti non è mai uscito dalla sua testa. Né tantomeno dal suo cuore. Solo... ha mantenuto le distanze. Punto.
Non avrebbe avuto alcun senso rimanere attaccato a quei ricordi. Che sì, forse per lui sono speciali. Ma Luke è andato avanti, è cresciuto, non ha più bisogno di essere scaldato o toccato da lui. Erano... esperimenti, era curiosità, era un modo come un altro per sentirsi normali nel mezzo di quella baraonda di fama e successo che li stava travolgendo tenendoli lontani da casa per mesi.

Si rende conto di essere imbambolato a guardare il soffitto del proprio bunk da chissà quanto tempo. Ma deve dormire, altrimenti domani sarà uno straccio e non potrà esibirsi decentemente.
Perciò decide di ricorrere a qualcosa che odia, ma che porta sempre con sé perché si conosce fin troppo bene e non può proprio fidarsi del proprio cervello.
La marijuana non gli ha disteso abbastanza i nervi, perciò è il turno degli psicofarmaci.
Prende mezza pastiglia e dieci gocce, la dose minima.
Percepisce immediatamente i muscoli sciogliersi, e la sua testa si libera lentamente di quella sensazione attanagliante.

Si sdraia nuovamente, tira più su le coperte perché gli sembra faccia più freddo, si mette su un fianco chiudendosi a riccio.

L'ultimo pensiero cosciente... è il modo in cui Luke lo abbracciava da dietro facendolo sentire immensamente piccolo, nonostante fosse il più grande della band.
Il fiato tiepido contro la sua nuca, le loro mani da adolescenti intrecciate, una dolcezza inedita.

Scivola in un sonno frizzante, schiumoso, sfrigolante come stelline di fuochi d'artificio.
La testa è pesante, il corpo è leggerissimo.
Questa notte deve passare in fretta, non chiede altro.



Era un sonno senza sogni quello che viene interrotto da una mano che lo scuote piuttosto insistentemente.

«Ash! Dai svegliati! Ma che cazzo, sei in letargo per caso?!»

Mugola qualcosa, apre gli occhi a fatica. Sente le palpebre pesantissime.

«Che c'è?»

Gli sembra strano sia già mattina.
Gli psicofarmaci di sicuro fanno il loro dovere, ma il dosaggio che ha preso è roba da bambini.

Mette a fuoco Calum, che imbacuccato in un giaccone con cappuccio illumina il bunk con la torcia del cellulare.

«Ci si è fottuto il bus, stiamo cercando di contattare la città più vicina.»

È un incubo.

«Cosa vuol dire che ci si è fottuto il bus?»

«C'è un qualche tipo di guasto, siamo in panne nel mezzo del nulla e non funziona neanche più il riscaldamento.»

Ci manca solo il serial killer che li stermina tutti. Ha visto horror cominciare per molto meno.

«Ah, cazzo... gli altri?»

È fatto così. Chiede sempre dove siano tutti quanti.
Nel frattempo però si mette a sedere, si stropiccia la faccia, sente sulla propria pelle il significato di "non funziona più neanche il riscaldamento".

«Sono già in piedi, forza.»

Ed infatti pochi minuti dopo si ritrovano tutti quanti nella parte frontale del bus, coperti da giacconi, cappelli e sciarpe. Non avevano in programma escursioni nella neve quindi quello è il massimo che abbiano per restare caldi. Più o meno.

«La prossima città è troppo distante per raggiungerla a piedi, e chiamarla città in realtà è un'esagerazione» dice Michael illuminato dallo schermo del proprio cellulare.

Il fiato ha lasciato la sua bocca in uno sbuffo di vapore, il portellone è aperto perché l'autista e un paio di ragazzi dello staff stanno guardando dentro al cofano.
Loro quattro di meccanica non sanno assolutamente niente, è meglio stiano lì.

«Il management non ci può mandare un'altra auto?»

Luke, dentro tutti quegli strati di vestiti, sembra regredito a bambino. Spuntano soltanto gli occhioni ed il nasino dritto.

«Sono già tutti in albergo» spiega Michael senza staccare gli occhi dal telefono.
«Loro non hanno sentito l'esigenza impellente di fermarsi a prendere schifezze al fast food, quindi sono arrivati da un pezzo.»

«Stai dando la colpa a me?» Chiede Calum incrociando le braccia al petto.

Ma lo sguardo di Michael è veloce e disinteressato.

«Do la colpa al tempismo Cal, ma se ti senti chiamato in causa forse non hai la coscienza così pulita.»

«Ragazzi, basta» interviene Ashton stringendosi di più nel proprio abbraccio.

L'ultima cosa di cui hanno bisogno è bisticciare nel bel mezzo del nulla.
Guarda fuori e vede solo sconfinati campi ricoperti di neve. I fiocchi continuano a cadere, silenziosi ed ipnotici, e lui si ritrova a chiedersi se a Luke piaccia ancora quello spettacolo suggestivo.

Proprio in quell'istante uno dei ragazzi dello staff torna sul bus, si pulisce le mani in un fazzoletto e comincia a parlare.

«Dunque... buone e cattive notizie, ragazzi.»
Ha il cappello costellato di fiocchi bianchi, il viso bagnato e arrossato, muove le dita per riattivare la circolazione.
«Abbiamo rintracciato un servizio di soccorso stradale aperto 24 ore su 24, manderanno un carroattrezzi per darci una mano.»

«Ottimo, no?»

«Sì, ma non ci porteranno fino in città perché sarebbe un viaggio di oltre un'ora e non sono attrezzati per trainare per così tanto tempo un mezzo di queste dimensioni... ci porteranno fino al primo paese, che è a dieci minuti da qui.»

«Scusate, ma qualcuno del management non può tornare indietro?» Insiste Luke.

«Beh, saranno stanchi anche loro, Luke. È mezzanotte e dovremmo chiedergli di mettersi alla guida nella neve per oltre un'ora... insomma, se riusciamo a fare in altra maniera non pensi sia meglio?»

Arriccia il naso, alza le spalle poco convinto.
«E allora poi dove passiamo la notte? Qui dentro si gela.»

«Ecco...»

Ed il suo tono di voce lascia intendere che quello che sta per dire non sarà del tutto rose e fiori.


Ok.
Poteva andare peggio di così.

Il carroattrezzi è arrivato e li ha trainati fino al paesino stabilito. La neve ha smesso di cadere, ma Ashton scopre che non è necessariamente un buon segno.
Anzi, vuol dire che le temperature sono scese ulteriormente e lo può sentire benissimo dentro alle ossa ed oltre gli strati di piuma d'oca e felpa che lo ricoprono.

Attorno a loro ci sono solo case addormentate, persiane chiuse, lampioni dalle luci traballanti. Hanno lasciato il bus in un piazzale ed a piedi hanno percorso una stradina in salita tirandosi dietro un borsone a testa.
La neve come ovatta che si comprime sotto i loro passi stanchi, la carne intorpidita dal freddo e il fiato gelido dentro ai polmoni.

Non vedevano l'ora di riscaldarsi nel posto in cui avrebbero dovuto passare la notte, ma si sono presto resi conto che non potevano chiedere troppo alla sorte.

Calum è stato il primo a riderci su.

Il bed and breakfast non spicca in nessun modo dal resto delle case. È contrassegnato da una porta dipinta di blu ed una targhetta con su scritte parole slovene è appesa lì accanto ma è ricoperta di neve.
Un uomo con un pessimo inglese ha parlato con lo staff mentre loro quattro sono rimasti qualche passo più indietro.

Entrando nello stretto corridoio devono mettersi in fila indiana, le pareti sono di calce grezza ed il pavimento di mattoni color pesca.

«Voi siete al piano di sopra» dice in affanno l'uomo della security che viaggia sempre con loro.

Sì, lo sanno già.
La seconda notizia che gli hanno dato sul bus era che avrebbero dovuto stringersi "un po'" perché l'unico luogo che hanno trovato per la notte aveva solamente tre camere da letto.
Non era un dramma.

Entrando nella camera però rimpiangono addirittura gli stretti bunk in cui hanno dormito negli ultimi giorni.

È una stanza spoglia e gelida, dal soffitto una lampadina spunta appesa ad un filo che non sembra per niente a norma.
Le coperte dell'unico letto presente sono di un color giallo chiaro, mentre diversi panni di lana marrone sono piegati sul fondo.
Ci sono tre mobili scuri e sbeccati, ed un grande specchio dalla cornice intarsiata è posto come unico ornamento sopra alla cassapanca contro la parete opposta.
Appesi, un quadretto che raffigura una scena di caccia e la faccia di un santo parecchio inquietante.

Quella è la prima cosa che Calum toglie di torno.

«Io qui non ci dormo.»

«Eddai Luke, è solo per una notte» dice Ashton appoggiando il suo borsone accanto alla finestra e cercando di risultare a proprio agio.

«No, non hai capito. Intendo dire che non ci riesco proprio.»

«E perché?»
È Calum a chiederlo. Sta analizzando da vicino il legno rovinato dell'armadio. Valuta che provare ad aprire l'anta non sia una buona idea.

«Non ci sto nel letto» risponde affranto Luke.

Gli altri ridacchiano, persino Michael.

«Ci stringiamo, Lukey. Ma piuttosto... il riscaldamento?»

Le parole di Michael aleggiano nella stanza scarna, tutti e quattro spostano lo sguardo alla ricerca di termostati o termosifoni. Qualunque cosa.

Ma niente.

«Tanto valeva stare sul bus, no?»

«Beh no, qui è più riparato...»

«Siamo tutti consapevoli che arriverà una banda criminale a rapirci, vero?»

«Che drastico, Cal! Guarda che non valiamo così tanto.»

Ashton è entrato nel piccolo bagno ed ha aperto l'acqua, è vagamente tiepida e gli sta facendo tornare la circolazione alle dita.
La chiude quasi subito però, ha paura di sprecarla.

Quando torna nella stanza principale trova gli altri intenti a cambiarsi veloci, si tolgono i giacconi e si mettono felpe sopra altre felpe, prendono i panni e ci si avvolgono.

Trova che sia una situazione assurda, ma li segue a ruota.
E così eccolo con pantaloni della tuta sopra a pantaloni del pigiama, due paia di calze spesse, quattro strati tra magliette e maglioni, ed un berretto di lana in testa.
Imbarazzante.

Il primo ad infilarsi a letto è Calum. Piuttosto coraggioso andare sotto quelle coperte senza controllare.
Michael tira più che può le maniche coprendosi le manine tatuate, si siede sul materasso e poi guarda l'altro.

«Se non vai fino al bordo non ci stiamo tutti e quattro.»

Calum alza gli occhi al cielo, ma si sposta.
Apre le braccia.

«Ti tengo caldo io, Mickey!»

«Idiota» gli risponde Michael sbuffando una risata e andandogli lo stesso vicino.

Luke ride e lo segue, si sistema raggomitolandosi come può viste le sue lunghe gambe e poi, dopo essersi infagottato bene, guarda Ashton.

«Vieni?»

Londra 2012 torna prepotente nei pensieri di Ashton. Cazzo.
Cerca di non darlo a vedere, comunque. Si schiarisce la voce, si siede sul letto e si allunga per spegnere la luce.
Sente i borbottii contrariati di Michael, la risatina di Calum e il profumo di Luke.

Il cuscino è gelido, ma si mette comunque su un fianco a rischio di congelarsi una guancia.
Deve dare le spalle a Luke. Deve davvero.

«Buonanotte, ragazzi!»

Cosa ci trova Calum di così divertente?
Ok, la situazione forse è un po' comica ma Ashton ha i nervi a fior di pelle.
Sono obbligati a stare troppo vicini, e parti confuse del corpo di Luke lo toccano per forza di cose.

Dieci anni fa... l'avrebbe stretto a sé.
Gli avrebbe accarezzato la schiena, avrebbe respirato dalla curva morbidissima della sua gola, avrebbe aperto le mani per sentire quei fianchi magri tra le dita.
Luke gli avrebbe baciato la pelle delicata al di sotto dell'orecchio, avrebbe incastrato le gambe alle sue, gli avrebbe detto chissà che tipo di dolcezza. Piano, sussurrata, un loro segreto.
Ed un segreto dopo l'altro... sarebbero arrivati a toccarsi sotto ai vestiti.
Dita fredde che lasciavano tracce di brividi come fosse un particolare tipo di magia tattile, pelle calda sempre più sensibile.
Non si sono mai baciati, non era quel tipo di legame. O almeno così si raccontava Ashton.
Era... sperimentare, sì. Era sentirsi meno soli mentre si trovavano dall'altra parte del mondo, era darsi piacere durante le notti fredde mentre le loro vite cambiavano radicalmente.

Apre gli occhi terrorizzato da quei pensieri. Non sa se si sia assopito o se sia stato un trasporto cosciente.
Luke gli è ancora addosso, e lui è sul ciglio del materasso come a volergli sfuggire.

Non ce la farà a dormire, lo sa.
Perché diavolo quei ricordi sono ancora lì? Non li aveva nascosti a doppia mandata dentro a qualche botola sotterranea? Credeva di aver gettato via la chiave, di averne cementato ogni fessura, di avervi messo sopra strati di lastre impermeabili ed aver ornato il tutto con un bellissimo tappeto pregiato, intarsiato, lavorato artigianalmente.

Evidentemente non basta essersi scopato centinaia di ragazze, non bastano i soldi e non basta la carriera. Non bastano nemmeno gli anni da alcolista e tutti gli spinelli del mondo.
A quanto pare togliersi dalla testa le prime esperienze sessuali della propria vita, fatte con quello che dovrebbe essere uno dei suoi migliori amici, è impossibile.

«Siete tutti svegli, vero?» Chiede Calum improvvisamente.

L'aria è così gelida che basta il suono della sua voce mielosa per creparla come ghiaccio.
Incrinarla.

«Mmh... so che per combattere l'ipotermia bisogna stare immobili, sto facendo del mio meglio.»

Luke ride di petto a quell'affermazione di Michael.
Anche lui di buon umore, sembra.

«Ma è vero secondo voi che se si muore congelati poi si rimane uguali per sempre? Perfettamente conservati?»

«Cazzo Luke, ma che pensieri di merda fai?»

«Ehi è solo che vorrei saperlo!»

«Ma io non ho intenzione di morire!»

Michael interrompe quello scambio surreale tra Luke e Calum mettendosi a sedere e scoprendo di conseguenza tutti.

«Sì Luke. Perfettamente conservati, solo un po' più blu.»
«La smettiamo?»

Calum sbuffa e si alza del tutto.

«Sì cazzo, tanto vi conosco e nessuno di voi dormirà stanotte.»

Accende la luce e l'unico a lamentarsi è Ashton.

«Calum riporta il culo a letto dai! Domani saremo degli stracci!»

«Un tempo andavi per locali tutta notte dopo i concerti, Ash... sei invecchiato davvero così male?»

«Stronzo» risponde stropicciandosi gli occhi, mentre gli altri ridacchiano in sottofondo.

«E che facciamo?» Chiede Luke voltandosi su un fianco dalla parte di Michael, appoggiando il lato della testa al palmo.

Ashton non toglie le mani da davanti alla faccia. Le idee di Calum sono sempre pericolose.

Calum che rovista in lungo e in largo la stanza, che decide che quegli sportelli cigolanti possono reggere un altro po' di usura.

«Hola!» Dice ad un tratto.

«Perché cazzo adesso parli in spagnolo?»

Michael non allunga neanche il collo per cercare di spiare oltre le spalle larghe di Calum, che ora coprono quel che c'è dentro il mobiletto sotto allo specchio.

«Perché non so lo sloveno.»

Si volta ed in mano ha qualcosa che fa sorridere Luke.
Michael, invece, si lascia andare ad un fischio acuto e strascicato. Impossibile per Ashton non provare curiosità.
Allora toglie le mani dagli occhi e guarda.
Cristo.

Calum ed il suo sorriso a trentadue denti troneggiano fieri dall'altra parte della stanza.
Ha il cappuccio sulla testa, la felpa verde scuro lo abbraccia completamente, i pantaloni neri sono gonfi di altri strati sottostanti.
Le dita sono avvolte attorno al collo di due bottiglie di vetro scuro, l'etichetta è blu e riporta una parola che Ashton non ha mai sentito prima. Borovnica.

«Ok, questa mi sembra un'ottima idea.»

Luke si volta e lo guarda sorpreso.

«Non sei sobrio, tu?»

«Lo sai che un bicchierino di bevande tipiche se lo concede in tour» è la risposta entusiasta di Calum, che torna a letto sedendocisi sopra ed appoggiando le bottiglie sul panno morbido.

«E poi è una serata del cazzo, mi va proprio di bere qualcosa.»

Sa di aver preso qualche psicofarmaco appena un paio d'ore prima, ma ringrazia se stesso di aver optato per il dosaggio più basso. Sta sempre attento a questo genere di cose, ma stavolta proprio non gliene frega niente.
Vuole cavarsi via dal cervello il pensiero di Londra 2012.

Così è lui il primo ad allungarsi e prendere una bottiglia. Ne legge l'etichetta posteriore, ma non c'è una sola parola in inglese.
L'unica cosa che capisce è la gradazione alcolica: 22%.
Di certo non acqua di vite.

«Credo sia il loro modo per sopperire alla mancanza di riscaldamento» dice Michael divertito.
«E poi mi piacciono un sacco i mirtilli.»

Si riferisce all'immagine sull'etichetta, ma neanche lui ha ovviamente idea di che gusto abbia quel liquore straniero.

Ashton nel frattempo apre la bottiglia, annusa e si ritrova costretto ad espirare in un soffio.

«22% sloveni potrebbe corrispondere ad un 60% americano, temo.»

Tutti sghignazzano, anche Luke sta cominciando a rilassarsi e lasciar perdere le preoccupazioni per le vecchie dipendenze di Ashton.

«Fai da cavia?» Gli chiede.

«Sono il più grande... è giusto così.»

Ne prende un sorso piccolissimo. E meno male.
Gli brucia immediatamente la lingua, la bocca gli si riempie di una sensazione fredda e chimica per poi scivolargli in gola in un lascito dolce e aspro.

«È così forte o non ci sei più abituato?» Indaga Calum senza riuscire a togliersi il sorrisetto dalla faccia.

Ashton è a labbra aperte e sta cercando di capire se quello che sente in gola sia fuoco vivo oppure ghiaccio eterno. L'aria fredda della stanza non aiuta, ma per assurdo le sue guance scottano già.
Ne prende un altro sorso, arriccia tutto il viso e butta giù.
Poi allunga la bottiglia a Calum.

«Decidi tu.»

Calum non è uno che si fa pregare. Si lancia nelle sfide, gli piacciono, lo esaltano.
Le conseguenze, poi, si possono sempre risolvere.

Mette l'imbocco della bottiglia sulle labbra morbide, e già da quello capisce che non sarà una passeggiata. L'alcol sulla pelle è gelido, e quel liquore ha lo stesso effetto.
Eppure la bocca di Ashton è appena stata lì ed ha affrontato ben due sorsate.
Il profumo dolce e intenso lo attrae, quel colore scurissimo lo ingolosisce.

Liquido che sembra denso, odore che sembra sapore.

Tutto cambia consistenza, ma per dimostrare chissà cosa ecco che esagera e lascia che gli fluisca in bocca molto più che un piccolo shottino.

«Idiota» commenta Ashton ridacchiando, mentre anche Luke e Michael sogghignano.

Si conoscono alla perfezione e sapevano già cosa aspettarsi da Calum.
Così come è normale che mentre lui tossisce in cerca di aria, Michael gli tolga la bottiglia dalla mano e beva un quantitativo umano e contenuto.

Stringe le guance, risucchia le labbra e poi molla tutto in uno schiocco secco.
Come per assaporarlo, come per non lasciare indietro neanche una goccia.

«Mi piace tantissimo» dice guardando l'etichetta come se potesse capirci qualcosa in più di Ashton.

La offre poi a Luke.
«Vuoi?»

«Ovvio.»

Luke è un gran bevitore. Non che se ne intenda, eh.
Riconosce la tequila come sua preferita, ma tutto il resto è più o meno nella stessa categoria.

Ingoiando un sorso generoso di Borovnica può però essere certo che non sia qualcosa con cui preparino drink nei locali.
Gli esplode sulla lingua e poi dentro lo stomaco, sente la gola purificata.

«Se questa roba mi brucia le corde vocali dobbiamo cancellare il tour, lo sapete?»

«Le tue corde vocali non sono le uniche preziose qui dentro, Luke» sbuffa Calum riprendendo per sé la bottiglia.
«Ti ricordo che cantiamo tutti e quattro.»

A volte Luke ha modi da protagonista, ma non lo fa con malizia.
Ashton di solito lo lascia fare e gli dà fastidio che invece dopo tutti quegli anni di amicizia Calum cerchi ancora di rimetterlo al proprio posto.

Ashton pensa che Luke sarebbe diventato famoso anche senza tutti loro, ma non l'ha mai detto ad alta voce.
Luke è...

Ah cazzo, ha bisogno di altra Borovnica. Qualunque cosa sia.

Calum fa in tempo a berne solo un sorso, che Ashton gliel'ha già rubata.

«Non volevi solo un goccino?» Chiede Michael divertito.

«Mai detto, io.»

E beve. Stavolta va giù più facilmente, ed il calore si espande sull'epidermide in un abbraccio fantasma.

Dopodiché è di nuovo il turno di Luke, di Michael, di Calum, ancora Michael e finalmente torna ad Ashton. Poi si ricomincia da capo, non si fermano più.

Ricorda che bere era stata la sua salvezza e la sua condanna.
Lo faceva sentire invincibile, leggero e al meglio. Era una finzione, ma finché l'alcol era in circolo tutto poteva sembrare facile e meraviglioso.
Per questo poi aveva cominciato a farlo più spesso. Ingordo di quella sensazione, disperatamente dipendente.
Dato che era un giovane ragazzo multimilionario e famoso, le persone si aspettavano che fosse felice, allegro, socievole, entusiasta. Bere a tutte le ore del giorno serviva anche a quello: a dare agli altri ciò che pretendevano da lui.
Feste, eventi, fotografie.
C'erano ragazze che invece volevano ben altro, e le sbronze allora erano utili anche a non pensare troppo a quel che era giusto o sbagliato.
Non è il tipo di persona che va a letto con quanta più gente possibile, ma... l'aveva fatto.
Era parte del personaggio, parte della sua vita da rockstar, parte di un disegno più grande.
Però poi la resa dei conti arrivava sempre, e più di tanto da se stesso non ha potuto scappare.
Ha tirato un freno a mano che non sapeva di avere a disposizione e si è concentrato sulle cose per lui davvero importanti: la musica, il suo benessere ed i suoi migliori amici.

È sobrio da due anni e mezzo, ma ora sta scoprendo che non sono abbastanza.
O forse... sarebbero abbastanza se non dovessero reggere il confronto con il ricordo di Luke sdraiato su un letto sfatto, tutto nudo e con gli occhi pieni di godimento.

La bottiglia di Borovnica è pericolosamente sotto la metà e gli occhi d'oro di Ashton guardano rapiti gli effetti ormai visibili sui suoi compagni.

Calum si è slacciato la zip della felpa, ha un ginocchio sollevato ed il braccio attorno ad esso come ad appigliarcisi. Ha il sorriso storto, il tono di voce un po' più alto del normale.
Sta raccontando per la centomilionesima volta di quella volta in cui ha portato a passeggio il suo cane e poi è finito a scopare con la padrona di un Bulldog francese conosciuta nello sgambatoio.

Luke è l'unico che lo sta ascoltando ma chiede più dettagli sui cani che sul resto.
Ha i ricci platino scompigliati ed il dorso del naso rosso. È seduto come un bambino, con le piante dei piedi che si toccano ed i talloni più vicini possibile al corpo.
Ashton, ovviamente, trova che sia adorabile.

Michael è quello che ha bevuto di più. Un classico, con l'eccezione che lui è abituato alla birra.
Questo liquore invece picchia forte, ed i suoi occhioni verdi sono lucidi e la faccia è avvampata in più punti. Le labbra sono di un colore oscenamente violaceo.
Se ne sta mezzo disteso lungo il letto, è tra Calum e Luke ma ha lo sguardo fisso su quest'ultimo.

Ashton non può che capirlo. Il viso di Luke Hemmings è qualcosa che anche dopo più di dieci anni lascia esterrefatti. Armonioso, perfetto, surreale.
Ed in fondo, un qualche sospetto su Michael lo ha sempre avuto. Non ha mai afferrato sul serio l'intensità dell'interesse del chitarrista nei confronti di Luke, ma è sempre stato chiaro che avesse una particolare attenzione per lui.
Cosa che, per essere onesti, anche Calum a suo modo aveva nonostante fosse il meno empatico, il meno premuroso.

Luke è il più piccolo tra loro, ma non è solo questo che spinge tutti a volergli bene in maniera speciale. È attento, dolce, delicato. Esterna candidamente quanto tenga al loro legame, è presente, sa cancellare una giornata di merda con un sorriso e pochi gesti.
Persino quando ha dei momenti da regina del dramma e diventa intrattabile, poi, si infrange in sensi di colpa e autocommiserazione perché consapevole di come ha trattato gli altri. È emotivo e sensibile. Qualcosa di troppo prezioso per essere lasciato a se stesso.

Michael solleva una mano e sposta un ricciolo di Luke che stava ondeggiando davanti alla sua fronte, ed in cambio riceve un sorriso gentile.
Luke continua a chiacchierare con Calum, nessuno fa caso a quel piccolo gesto.
Ashton però lo vede eccome, e beve un altro sorso di quel liquore che ormai gli ha anestetizzato l'esofago.

Forse è per questo che non sente né dolore né senso di colpa nel far uscire dalla gola le parole velenose che cova da così tanti anni da averci perso il conto.

«Michael ma come sai di essere bisessuale?»

Il silenzio immediato che segue è la cosa più fredda con cui abbiano avuto a che fare fin lì.
Più della neve di due ore prima, più dell'aria gelida che sferzava contro i loro visi nel camminare fino al bed and breakfast, più delle lenzuola spesse di quel letto adesso sfatto.

Michael ha un caratterino difficile da domare. Frecciate, sarcasmo, piccole vendette di solito per lui sono all'ordine del giorno. È disubbidiente, sagace, è la persona sbagliata a cui pestare i piedi.
Ma questa non se l'aspettava.

I suoi occhi sono verdi in una maniera tutta particolare. Sono chiarissimi, e quello non è il verde delle foreste rigogliose o delle paludi dense e muschiose.
Sono gemme trasparenti nate dalla chimica tra cristalli di sale, onde d'oceano e pressione terrestre.
In questo momento sono fissi su Ashton, increduli e sgomenti.

Tutti sanno che la testa di Ashton è un casino, hanno rinunciato da tempo a cercare di capire il filo dei suoi pensieri.
Ma quella domanda sembra comunque troppo fuori contesto e senza senso per essere nata solo in questo istante.

«Cosa c'entra?» Chiede infatti Michael.

Non "perché ti interessa?"; non "fatti i cazzi tuoi".

«Non stavo ascoltando la conversazione quindi immagino non c'entri.»

«Ah, grazie» dice Calum cercando di smorzare la tensione ma senza la minima intenzione di deviare l'attenzione da quella domanda.

«Figurati. Allora, Mickey?»

Ha un tono insinuante, Ashton. Insiste, infierisce, incalza.

Michael allunga una mano e muove le dita verso sé, come per richiedere in un gesto muto la bottiglia.

È Luke a sfilarla dalla presa morbida di Ashton e passargliela.

«Chiaramente perché provo attrazione anche verso gli uomini, no?»

Quello è un tentativo tipico di Michael. Una risposta poco personale e molto logica.
Lo sa che non è quello che gli stava chiedendo.

«Nel senso che riconosci quando qualcuno è molto bello, o nel senso che vorresti proprio farci roba?»

«Buffo che tu me lo chieda dopo più di dieci anni in cui sai che lo sono.»

«Assurdo che non ne abbiamo mai parlato fin qui, direi.»

Il modo in cui si guardano è spaventoso.

Il loro rapporto è sempre stato il più delicato, nella band.
Avevano dovuto legare per il bene del progetto musicale, non era stata un'amicizia spontanea. Eppure con Calum e con Luke era stato facile sentire presto quel sentimento fraterno che ancora oggi è potentissimo.
Michael era più guardingo, più calcolatore. E così era Ashton.

Nelle interviste erano quelli che parlavano di più, e nelle riunioni erano quelli che si esponevano maggiormente dando indicazioni e prendendosi responsabilità.
Questo perché entrambi sentivano di avere un ruolo importante: Michael era il fondatore della band mentre Ashton era il più grande.
Uno aveva messo la propria vita nel progetto e l'altro sentiva l'impulso di dover tenerli tutti in carreggiata.

«Riconoscere la bellezza di qualcuno è umano, non c'entra la sessualità.»

«Mh, quindi vuoi farci roba» conclude Ashton con un'espressione veramente antipatica in faccia.

«Beh, ne avrà già fatta no?»

Quell'intervento di Calum è la cosa più bella che potesse capitare, secondo Ashton.
Ovviamente era lì che voleva andare a parare, ma non sapeva bene come fare.

Le guance di Michael si colorano di rosso, e si vede chiaramente che non si tratta di avvampamento alcolico.

«In che senso?» Chiede Luke.

Michael ammutolito è qualcosa di inedito e Luke non è molto bravo con i sottintesi.
Meno male Calum si sente di essere esplicito.

«Nel senso che immagino che abbia già fatto... ecco, esperienze con ragazzi.»

Le labbra di Luke si schiudono e rimangono sospese in una "o" ingenua.
Si volta e cerca gli occhi di Michael. È sorpreso veramente, come se non avesse mai pensato in vita propria a quell'eventualità.

«Davvero Mickey?»

Ashton sta godendo tanto da sentirlo persino nelle vene.
E gli occhi di Michael, che fino a quel momento lo stavano trucidando con violenza, si spostano finalmente su quelli azzurrissimi e curiosi di Luke.

«A dire il vero no, mai.»

«Come no?!»

Calum, lì in mezzo, è l'unico stupito.

«No Cal, non sono mai andato con nessun ragazzo.»

«E come cazzo fai a dire di essere bisessuale?»

«Proprio quello che ti ho chiesto all'inizio, uh?»

«Ash vaffanculo, sì?»

Luke passa da uno all'altro come in uno strano incontro di tennis a tre.
Decide che la soluzione sia prendere la bottiglia e bere altra Borovnica.

«Non è che se una volta pensi porcate su un uomo allora sei bisessuale...» dice Calum gesticolando a casaccio, incapace di scendere a patti con quella nuova realtà.

Il sopracciglio di Michael si alza, guarda Calum con una faccia che è tutto un dire.

«Beh, a dire il vero...»

«No, no, no, non ci provare neanche. Non ha senso.»

«Come ti pare. Ma comunque il punto non è il numero di volte in cui fai certi pensieri. È proprio... ah, non so spiegartelo!»

«Secondo me per esserne certo dovresti anche fare esperienze pratiche, tutto qui. Non voglio insinuare che tu non lo sia, o chissà cosa.»

«È che mi piacciono anche i ragazzi, fine. Per me il concetto è tutto lì.»

Calum ha un'espressione poco convinta.
Ashton invece si sente in pace con l'universo. Non credeva che il proprio bisogno di pungolare un po' Michael fosse così forte, ma a quanto pare ha ancora molte cose di sé da scoprire.
Con la sensazione della sbronza leggera in corpo e questa nuova soddisfazione nel petto, si sente quasi pronto per mettersi a dormire.
Il freddo è ormai un lontano ricordo quindi è certo che riuscirà ad assopirsi in poco tempo.

Ma è presto per cantar vittoria.
Non che avesse pianificato quella conversazione, no, lui va parecchio d'istinto in certe cose anche se è abile con le parole.
Poteva quindi aspettarsi l'atteggiamento difensivo di Michael e le domande incalzanti e dirette di Calum. Quando lo ha sentito intervenire è stato certo che avrebbe avuto le risposte che cercava, altroché.

Quello su cui Ashton è debole, però, è la gestione delle variabili impazzite.
E non c'è niente di più imprevedibile di qualcuno che credi di conoscere come il palmo della tua mano.

«Mickey, e invece... e... e se invece fai cose sessuali con un ragazzo allora sei automaticamente bisessuale?»

Luke.

Luke che si guadagna l'attenzione di tutti quanti.
Luke che è ancora seduto come un bambino che ascolta la spiegazione di un gioco un po' più complicato del solito; Luke che sbatte le palpebre ed ha di nuovo un boccolo davanti alla fronte; Luke che resta in attesa di una risposta.

Michael ha un sospetto. Un sospetto che urla realtà dei fatti, a dire il vero.
Calum ha una certezza. Una certezza che gli fa sentire qualcosa alla bocca dello stomaco.
Ashton ha paura. Una paura che gli ha fatto tornare freddo alla punta delle dita, ma che gli ha aumentato vertiginosamente il battito cardiaco.

«Ehm... non so, dipende.»

«Da cosa?»

Michael è più in difficoltà adesso rispetto a quando la conversazione era incentrata su di lui.

«Credo dipenda dalle ragioni per cui si siano fatte quelle cose, e... eh, forse dipende da che tipi di pensieri siano nati...»

Le sopracciglia di Luke sono corrucciate.

«Non ho capito.»

Michael scuote la testa.
«Credimi... neanche io.»

«Cosa non hai capito? Ti ho chiesto...»

«Luke con chi cazzo hai fatto roba?» Li interrompe Calum.

Il suo tono è severo, definitivo.
Guarda Luke dritto negli occhi con l'aria di un poliziotto autorizzato ad usare le maniere forti.

«Uhm... non ho parlato di me.»

Come un bambino, Luke non sa dire le bugie.
O meglio, sa dirle quando non ha dieci bicchierini di liquore sloveno in corpo; sa dirle quando si è preparato per bene sull'argomento da trattare.
Ma adesso è solo un ragazzo un po' sbronzo che si è messo nei guai da solo, e l'unica cosa che riesce a fare è peggiorare ancora di più la situazione.

Sfugge con lo sguardo perché non riesce a reggere né quello durissimo di Calum né quello incredulo di Michael.
Adocchia la bottiglia tra le proprie mani, gratta nervoso il bordo dell'etichetta, e poi alza gli occhi in quelli di un terrorizzato Ashton.

Non si dicono nulla, ma l'espressione di Luke è puro senso di colpa.
E forse conoscersi da quasi dodici anni ha fornito loro un linguaggio non verbale perfettamente rodato, perché basta poco così perché tutti quanti capiscano come stanno le cose.

«State scherzando?» Chiede Calum attonito. Ha perso un po' della severità di poco prima, da qualche parte dentro sé il fatto che sia una faccenda interna alla band lo fa sentire meglio.

Ma nessuno risponde.

«Cazzo dite sul serio!»
Si porta le mani tra i capelli, lascia cadere il cappuccio, se li arruffa tutti.
«Quindi quando vivevate insieme...?»

«No!»
Il tono di Luke è alto e affrettato. Ha il viso tutto rosso nel tornare a rivolgersi a Calum.
«È stato... tantissimi anni fa. Agli inizi della band.»

Ma a Calum non basta e guarda Ashton stavolta.

«Tu non dici niente?»

«E cosa vuoi che dica? Ha detto tutto lui.»

Gli occhi cristallini di Luke si intristiscono un momento.

«Scusa Ash... mi è scappato.»

Ashton solleva le spalle, non lo può guardare troppo a lungo perché non potrebbe continuare a fare finta di avercela con lui. Lo perdona sempre troppo in fretta.

«Oltre che scioccato, comunque, vi informo che sono offeso in maniera irreparabile» dice Calum interrompendo quel teatrino di sguardi sfuggenti.

«Perché non ti abbiamo detto niente?»

«Anche, cazzo! Sono o non sono il vostro migliore amico?»

«E pensi davvero che sarei potuto venire da te a dirti una cosa del genere?» Chiede Ashton retorico.

«Sì! Sarebbe stato strano all'inizio, ma almeno non mi avreste tagliato fuori...»

«Ti sei davvero offeso, Cal?»

E stavolta ad insistere è Luke. Ha gli occhioni da cucciolo, il musetto già imbronciato.

«Certo, e scommetto che anche Mickey lo è! Vero?»

La domanda di Calum resta sospesa.
Nel momento in cui si voltano tutti e tre a guardare Michael capiscono subito che c'è qualcosa che non va. In effetti era in silenzio da un po' troppo.
Ha le labbra strette, il respiro ampio, gli occhi di una lucentezza che non ha a che fare con l'appannamento da Borovnica.
Sta... davvero ricacciando indietro delle lacrime?

«Michael?»

Calum è il primo a farsi avanti, a mettergli una mano sulla spalla ed allungarsi per capire cosa succeda.
Si sporge e cerca quegli occhi bagnati, che però sono tutti per Ashton. Fissi, immobili, brucianti.

«Ci sei rimasto male che non ti abbiamo detto niente, Mickey?» Tenta Luke sprofondando nel senso di colpa.

È una situazione che probabilmente non si sarebbe mai creata se fossero stati tutti e quattro perfettamente sobri. Le difese sono basse, le vie di fuga non esistono.

«Non è per quello» dice Ashton fronteggiando la realtà, decidendo di esporre anche lui e mandare al diavolo le botole, gli scantinati segreti e le omissioni.
«È geloso.»

«Non dire stronzate» è la pronta replica di Calum, condita da uno sbuffo di scherno.

«Geloso... di cosa?»

Dolcissimo Luke.

«Vuoi dirlo una buona volta, mh?»

E stavolta Calum si concede il beneficio del dubbio, torna a guardare Michael senza togliere la mano dalla sua spalla.
È il primo a percepire il rilassarsi di quel corpo, il decomprimersi portato dalla rassegnazione.

«Geloso di te, Luke» sono le prime parole che Michael mette fuori da un tempo considerevole a quella parte.
Non lascia tempo a nessuno per intervenire o elaborare.
«Ma a dire il vero non è proprio gelosia.»

«Sì che lo è, smettila di fare il cagasotto» infierisce Ashton.

«E tu piantala di fare come se sapessi cosa cazzo provo, ok? Non è che se tu hai una cotta per Luke, allora la dobbiamo avere tutti.»

Riesce a zittirlo, mentre poco distante un sorrisetto del tutto inaspettato sboccia sulle labbra di Calum.

«Te lo sei meritato, bro» sogghigna calcando quel nomignolo.

«Dicevo... non è gelosia del tipo che non ti voglio pensare a letto con Ashton. Sono più che altro infastidito dal fatto che tu non mi abbia mai considerato.»
«E beh... finché ti credevo totalmente etero il mio orgoglio poteva accettarlo, ma adesso se permetti ho un po' di ferite da leccare.»

Ashton ha un brivido nel sentire qualcuno dire ad alta voce che lui e Luke siano stati a letto insieme. Il che è vero, anche se non sono mai andati neanche lontanamente fino in fondo.
Gli piacerebbe poter dire che Luke lo abbia "scelto", ma sa che non è stato così.
Loro due hanno fatto quel che hanno fatto per una serie di motivi che prescindono la pura attrazione o l'interesse specifico.

Guarda Luke.
Se lo sarebbe aspettato in mille modi eppure lo trova nell'unico che non ha il minimo senso.
Sta sorridendo.

«Cioè io ti piaccio?»

Non ce la fa, Ashton. Scoppia a ridere.
Solo Luke in tutto l'universo avrebbe potuto reagire così.
Scopre che due dei suoi migliori amici hanno una cotta per lui da chissà quanto tempo, stanno svelando altarini che potrebbero rovinare la loro carriera, sono costretti a passare la notte insieme e sono a malapena ad inizio tour, e lui... è contento.
Chissà se per il suo inesauribile ego o se per la spinta considerevole di Borovnica nel sangue.

Michael invece è, per la seconda volta in meno di mezz'ora, senza parole.

«Luke sei incredibile» dice Calum dando voce ai pensieri di tutti.

«Che ho detto stavolta?»

«Cos'hai da essere così entusiasta, scusa? L'hai capita la situazione?»

La velocità con cui muta l'espressione facciale di Luke ha dell'incredibile.
Contento, poi confuso e adesso mortalmente serio. Quasi arrabbiato, addirittura.

«Sì che l'ho capita, non sono stupido.»

Cambia posizione, incrocia le braccia e si impettisce tutto.

«Siete voi che forse non avete chiaro come stanno le cose.»

Questa poi.
Ashton lo guarda con curiosità mentre chiude la bottiglia del liquore e la sposta più lontano. Pare aver deciso che nessuno berrà più.

«Allora spiegaci, professor Hemmings» lo prende un po' in giro Calum mettendosi più comodo.

«È... così semplice!»

È raro che Luke vaneggi a quella maniera. Di solito riescono a tenere il filo dei suoi discorsi. Hanno lo stesso humour, più o meno anche la stessa mentalità.
Ma persino ad Ashton ora sfugge il suo ragionamento, non sa proprio dove andrà a parare.

«Mickey» riprende Luke, di nuovo con il sorriso sulle labbra e gli occhi più vivi che mai.
«Io ti piaccio?»

Ancora.
Michael è tutto rosso, si agita nervoso sul posto, si tormenta le mani.

«Beh sei... molto bello.»

«Ho bisogno di un sì o di un no per farvi capire perché sia così semplice.»

Così... ostinato.
Bambino a cui non è stato mai negato nulla.

«Sì, Luke. Ok? Sei contento? Cosa diavolo volevi dimostrare?»

La risposta è un sorriso pieno di fossette.

«Ti posso baciare?»

Lo shock scuote tutti quanti.
Assurdo che il primo a intervenire sia Ashton.

«Cosa?!»

Ma Luke non si scompone. Si volta e non smorza la piega dolce delle labbra, lo guarda con sicurezza e sembra voglia trasmettergli fiducia.

«Luke non sono così disperato, ti ho detto che posso conviverci» risponde finalmente Michael riportando l'attenzione su di sé.

«Ma non penso tu sia disperato.»
Poi sospira, si ammorbidisce, si riempie della sua tipica timidezza.
«Ragazzi... voi siete tutto, per me. Lo so che per via dell'immagine pubblica non possiamo più essere spontanei come quando eravamo più piccoli, ma mi manca tantissimo.»
Fa una pausa, a capo chino guarda tutti e tre tra le ciglia.
«Mi fido più di voi che di me stesso e... non so, non riesco a immaginare niente di più bello che esprimervi in tutto e per tutto il mio affetto. Un po' come ho fatto con Ashton dieci anni fa, sì.»

Ashton è impietrito.
Dunque... anche per Luke era stato importante? Non era stato solo "farsi esperienza", non era stato un modo come un altro di impiegare il tempo per non sentire troppo la mancanza di casa.
Luke strascica le vocali e inciampa sulle consonanti, probabilmente è un discorso che non avrebbe mai fatto da sobrio. Ma è terribilmente onesto, trasparente come forse non è mai stato.
Ed il grosso cuore di Ashton batte forte. Vorrebbe solamente prenderlo e stringerlo a sé.
Quel che fa, invece, è un favore a Michael.

«Hai ragione, vista così è davvero semplice. Hai avuto un pensiero molto bello, sai?»

Luke ritrova il coraggio di alzare il capo. Si stava perdendo nel proprio tenero imbarazzo.

«Dici sul serio, Ash?»

Annuisce gentile e incoraggiante, gli infonde tutta la sicurezza che può.

«Senti un legame così forte che vorresti poterlo esprimere più di così, vero?»

«Sì!» Risponde entusiasta, felice che qualcuno l'abbia capito senza fraintenderlo.

«Non c'è niente di male in tutto questo» conclude in un sorriso dolce.

E poi guarda Michael.
Michael che ha un'espressione illeggibile, sembra intento a decifrare la situazione ma anche piuttosto concentrato per non dare i numeri.
Ashton lo capisce.
Luke gli ha proposto di baciarlo, non è qualcosa da cui si possa uscire indenni.

Ashton sa benissimo quale sia il suo compito nella band.
Durante gli infiniti mesi in cui si trovano per scrivere nuovi pezzi, lui è quello che predispone tutto al meglio. Si occupa dei rifornimenti, si occupa di sistemare l'arredo secondo i criteri di feng-shui a cui solo lui crede. Vuole che tutti siano a loro agio e liberi, e sì, lui sa tirare fuori il meglio da quei tre.

Per questo fa leva su un braccio che affonda nel materasso e si sporge verso Luke, adesso.
Mette l'altra mano davanti alla bocca e si appoggia al suo orecchio.

Calum non sta più capendo un cazzo.
Ashton ha una cotta per Luke, ma a quanto pare anche Michael la ha. Michael che pur essendo quello consapevole della propria bisessualità non è mai andato a letto con ragazzi, cosa che invece hanno fatto Ashton e Luke. Non sa ancora se fino in fondo oppure no.
Sa solo che è successo dieci anni fa e che hanno poi fatto finta di niente fino a questo punto. E ora... Luke vuole baciare Michael. Che diavolo di senso ha?
Dice di voler esprimere di più il suo affetto per loro, ma questo comprenderebbe quindi anche... lui?

Conosce Luke da quando hanno nove anni e cazzo, come ha fatto a non accorgersi mai di niente?
Ricorda che in qualche intervista aveva lasciato intendere di avere certe curiosità, ma Calum onestamente pensava fosse un modo per esaltare le fan. O che fosse... il risultato di qualche pensiero passeggero, santo cielo, non aveva di certo mai creduto che fossero fantasie reali e per di più indirizzate agli altri della band.

Quel non capire un cazzo raggiunge il suo massimo quando Ashton si stacca dall'orecchio di Luke dopo avergli detto chissà che razza di segreto.
E Luke lo guarda con gli occhi di un bambino la mattina di Natale.

«Davvero?» Chiede pieno di emozione mal trattenuta.

Ashton annuisce soltanto, si allontana e sembra in attesa.

Calum non ha i meccanismi cerebrali abbastanza oleati per riuscire a chiedere ad alta voce cosa cazzo si siano detti. Perciò resta inerme quando Luke si volta e prende un grosso respiro.

Poi punta diretto verso Michael, e Calum è certo che il mondo sia impazzito completamente.

Michael è semidisteso. Ha i pantaloni della tuta scuri e morbidi che seguono le sue gambe magre in una posa scomposta. Ha la felpa larga di almeno due taglie di troppo, è rossa fuoco ed in nero un ricamo piccolino al centro recita "just a human being".
E quanto si sente umano nel momento in cui Luke appoggia una mano accanto al suo torace e gli si avvicina senza lasciare spazio a fraintendimenti?

È tutto lì, ad un metro di distanza da Calum, eppure non riesce ad elaborare che sia proprio la realtà.

Luke non indugia più e si sporge del tutto. Bacia Michael.
Appoggia le labbra alle sue, socchiude gli occhi, attende.
Attende, sì, perché Michael per i primi istanti è paralizzato.

Ha visto Luke andargli incontro ed il suo impeccabile cervello ha optato per il cortocircuito.
Non importava neanche cosa diavolo gli avesse detto quel bastardo di Ashton.
Importava solo che Luke Hemmings gli si stesse quasi distendendo sopra, per guardarlo negli occhi e baciarlo sulla bocca.

Dio.

Ci mette così poco ad abbassare le palpebre a propria volta, mettergli una mano sulla nuca e ricambiare, da azzerare tutto il tempo passato a desiderarlo in segreto.

Luke sa di quel liquore forte e buonissimo, ma lo rende più dolce. Ha le labbra morbide, le schiude, e Michael si sente morire.
È lui però ad infilare la lingua, ed in cambio riceve un sospiro del tutto inaspettato.

Si leccano gli interni delle bocche, si lasciano trasportare dalla sensazione di fame che comincia a bussare, inclinano le teste per affondare meglio.

Michael porta su anche l'altra mano e lo tiene tra i palmi, ha i brividi lungo cosce e braccia.
Quando Luke gli stringe il fianco e gli morsica piano piano il labbro inferiore è quasi un'esperienza ultraterrena.

Si stacca guardando il viso di Luke mettersi a fuoco, riannega in quell'azzurro mozzafiato e sente che da un momento all'altro potrebbe buttare fuori il cuore.

«Come baci bene, Mickey» dice poi, così, come se niente fosse.

Michael sorride con tutta la dolcezza di cui è capace, è contento per davvero.
Non gli importa neanche che gli altri siano lì, su quello stesso letto.
Dopotutto è vero che il rapporto che hanno lega tutti e quattro, nessuno escluso.

«E Luke come bacia?»

Lo chiede Ashton, e in qualunque altro contesto sarebbe strano. Risulterebbe maleducato, il solito stronzo.

«Perché, non lo sai già?»

«No.»

Ok, questa è una sorpresa. Significa che nonostante qualunque cosa abbiano fatto non si sono mai baciati, e che Ashton ha lasciato che fosse lui a prendersi il primo bacio di Luke ad un uomo.
Non è stupido, anzi, ha capito eccome.
Un favore per un favore, è giusto.

Così accarezza i ricci platino di Luke, si gode la sensazione di averlo addosso e poi allenta la presa.

«Secondo me molto bene, ma... penso dovresti provare in prima persona, Ash.»

Se qualcuno prestasse abbastanza attenzione, noterebbe Calum trattenere il fiato e sgranare gli occhi.
Ma nessuno bada al suo stupore in questo momento.
Sono tutti rapiti da come Ashton si metta in ginocchio sul morbido materasso, da come allunghi una mano per avvolgere la schiena di Luke, che nel frattempo si è sollevato.

Il suo sorriso cambia completamente forma e colore mentre è in quelle mani. Ha qualcosa di più malizioso, come fosse perfettamente a suo agio.

«Ehi» dice, salutandolo sottovoce.

«Quanto tempo, mh?» È la risposta di Ashton.

Sono vicini, hanno già le mani l'uno sull'altro, eppure indugiano.
Non si sono mai baciati, è vero, ma non è solo per questo che si stanno guardando negli occhi senza dire una parola.
Ora sanno quanto sia speciale quello che hanno fatto, sanno anche che avrebbero potuto non smettere mai.
Ma forse ci sarebbero state incomprensioni, non sarebbe stato facile. Questo dubbio è il confine sottile tra accettazione e rimorso, ed è importante che resti in piedi.

Le mani aperte di Ashton percorrono in entrambi i sensi la lunga schiena di Luke.
Anche ricoperta di felpe e tessuti, è sinuosa e solida. Fa venire voglia di morderla.

Colma la distanza nel momento esatto in cui Luke gli mette un braccio attorno al collo, appoggiandosi alle sue spalle.

È un bacio di lingua immediata, di respiri intensi, di occhi non del tutto chiusi.

Ashton se lo porta più vicino e ritrova quel Luke arrendevole che dieci anni prima pesava quaranta chili in meno. Ma nonostante ora sia quasi due metri, si piega alla stessa maniera.
Così malleabile sotto ai suoi tocchi e contro il suo impeto, così accondiscendente.

Si sente stringere a sua volta.
Luke è aggrappato a lui, ha la bocca aperta e lascia che la lingua grande di Ashton lo riempia fino a tormentargli l'anima.

È così naturale l'istinto di reclinarsi, puntare a stendersi sul materasso.
Ma Luke abbandona quel bacio profondissimo buttando indietro la testa, esponendo tutta la gola che Ashton assaggia immediatamente.
Gli occhi azzurri si aprono e nonostante lui continui a stringere quelle spalle enormi, guarda i due ragazzi che li fissano senza riuscire a fare altrimenti.

«Ash... aspetta» sussurra vibrando.

Quella voce farebbe piangere un santo.

Ashton si allontana ma i suoi palmi premono sui fianchi di Luke. Si sta già eccitando.

«Siamo in quattro...»

E Calum si sente malissimo a quelle parole.
No, si sente male per tutto quanto.

«Questa roba è un casino» dice scuotendo la testa.

«Perché?»

Calum guarda Ashton staccarsi a fatica da Luke, e si chiede se sia stupido per avergli rivolto quella domanda.

«Perché state mandando in malora la band. Se... cominciate a fare queste cose poi non si potrà tornare indietro. E come cazzo faremo quando ci saranno problemi tra voi tre, mh?»

«Che problemi dovrebbero esserci?»

«Ashton ma sei idiota?»
Si sta cominciando ad agitare. Cambia continuamente posizione, gesticola, si passa una mano cento volte tra i capelli corti.
«Hai mai sentito di relazioni a tre che siano andate bene?»

«Nessuno ha mai parlato di relazioni in realtà» puntualizza Michael.

«E poi se ti va può essere a quattro» aggiunge Luke.

Il modo in cui si sgranano gli occhi di Calum è quasi comico.

«Non... non avremmo dovuto bere così tanto.»

Ci sono molti indizi che fanno intendere che ci sia qualcosa che non va, in Calum.
Di solito non pensa mai al futuro, e non è da lui sollevare problemi possibili o impossibili.
Se qualcosa non gli va a genio lo dice, prende e se ne va, non ci vuole avere a che fare.
Ma ora sembra essere tutto al contrario.

È Michael, ovviamente, ad unire tutti i puntini e vedere per primo il disegno più grande.

«Cal, quando prima hai detto che sei offeso con Ashton e Luke per quel che è successo tra loro... cosa intendevi davvero?»

Calum è tante cose, ma non un bugiardo. E probabilmente non sa cosa sia la timidezza.
Per questo sbuffa e si rassegna, butta un'occhiata a Michael e sembra dirgli "E va bene piccolo bastardo, mi hai beccato", poi assume il tono più casuale e disinteressato che gli riesca.

«Sono quello che ti conosce da più tempo, Luke. E con te Ashton ho un rapporto speciale, penso. Tutte quelle notti a fumare e a parlare dell'universo... insomma, qualcosa credo significhi, non lo faccio con tutti.»
«Eppure... mh, avete scopato tra voi. E mi avete tagliato fuori, non vi è neanche passato per la testa di venire da me.»

Ashton non pensava di potersi stupire più di così quella sera.
Ed invece ecco qui Calum, il suo migliore amico, che gli rinfaccia di non essersi infilato nel suo letto.

«Cal, non credevo che... avresti voluto!»

«Non è che volessi, Luke. Non ci avevo neanche mai pensato prima di stasera, cazzo. Ma col senno di poi me lo chiedo... ecco, perché non io? Non sarei stato l'opzione più ovvia?»

Non ha niente a che fare con la gelosia, quel discorso.

«Forse non vi faccio sangue» ridacchia.

Non sta facendo la vittima, non è un modo passivo-aggressivo per farli sentire in colpa.
È sincerità senza filtri, un ragionamento ad alta voce.

«A me fai sangue.»

Michael non è Luke, che la butta sull'affetto ed il bisogno di contatto fisico.
Lui è di tutt'altra pasta.

«E poi non credo che abbiano scopato, sai?»

«No, infatti» conferma Ashton.
«Cal io non mi soffermerei troppo su quel che è successo dieci anni fa... il punto è che nessuno adesso ti sta escludendo.»

«No?» Domanda scettico con tanto di sopracciglio sollevato.

Chiaro. Nessuno lo ha ancora baciato.

Michael si alza, la testa gli gira un istante.
Forse avrebbe dovuto andarci più piano con la Borovnica, ma essere nel letto con i suoi migliori amici, stretti come forse non erano mai stati, lo aveva messo a dura prova.
Per non parlare del colpo di grazia inferto dalla lingua di Luke nella sua bocca, cazzo.

Il debole per lui è sempre stato forte, d'accordo.
Ma è una persona di intelletto, Michael. E non ha mai lasciato che quell'infatuazione lo portasse troppo a largo.
Ricorda bene com'è che non riuscisse a togliere gli occhi dal corpo di Calum, quando due anni prima avevano fatto il photoshooting per il loro quarto album.
Gli avevano tinto i capelli di blu, aveva un catenaccio al collo ed il petto nudo. I jeans fascianti, gli anfibi militari ed il suo inseparabile basso stretto come un amante.
Di sicuro non qualcosa che Michael potesse lasciare fuori dalle proprie fantasie.

Era stata una pulsione sottile, però. Non ci aveva dato troppo peso.

Adesso ha invece tutta l'intenzione di esplorarla.
Per questo si appoggia su un ginocchio e si sporge mettendo una mano direttamente sulla spalla di Calum.

Calum che lo guarda in un modo che non è confuso e non è spaventato. È prontissimo.
Al punto che gli porta un braccio attorno alla vita e sorride malevolo con l'angolo della bocca.

«Ti offri così?»

«Non vuoi?»

A trattenere il fiato è Ashton.
Lui, Calum e Michael sono simili in fondo. Luke è l'unico ad essere dolce e morbido.
Loro tre invece amano i giochetti, le tensioni e hanno caratteri forti.
Qualcosa lo conturba e non poco nel modo in cui Calum e Michael si stanno sfidando guardandosi negli occhi, vicinissimi.

Vede la mano di Calum aperta sulla zona lombare dell'altro. È possessiva, tatuata, tendinea.
Michael lascia che lo stringa.

Vorrebbe dire loro di smetterla di torturarlo a quella maniera, ma finalmente poi Calum decide che è abbastanza.
Tira fuori la lingua e lecca le labbra di Michael. Lento, sfacciato, erotico.
E Michael si tuffa in avanti, gliela riprende aprendo la bocca e succhiandola.

Luke è rapito tanto quanto lui, non hanno la minima intenzione di distogliere lo sguardo.

Calum sorride a bocca aperta mentre Michael prende altra lingua, mentre non aspetta di sentirsi stringere e gli sale a cavallo di una coscia.

Una mano di Calum si appoggia subito sulla gola dell'altro, le lunghe dita risalgono su mandibola e guancia, lo inclina ed il suono di un risucchio fa accapponare la pelle di Ashton.

Ha l'urgenza di farsi avanti e forse sì, per la prima volta quella sera non sa che cazzo stia facendo.

Afferra Michael per i fianchi, ma in maniera dolce.
Vede gli occhi di Calum aprirsi, guardarlo confusi ed ottenebrati da chissà quali pensieri densi.
Ashton non vuole interromperli. Vuole solo... ah.
Appoggia la bocca sulla nuca scoperta di Michael, e sente immediatamente un piccolo, piccolissimo mugolio uscire dalla sua gola.
Gli è impossibile non cominciare a depositare baci su quella pelle pallida.

Michael non si è neanche voltato per vedere se si trattasse di lui o di Luke.
È rimasto lì a baciare Calum con più lingua possibile, ma Ashton ha notato benissimo come abbia inarcato la schiena.

Dio, vuole davvero stare nelle mani di due uomini contemporaneamente?
Stanno... veramente varcando quel limite?

La risposta a queste stupide domande gli arriva quando si ritrova lui stesso ad appoggiarsi a Michael mentre con la bocca aperta gli sta succhiando il lato della gola.
E Calum è ancora a occhi aperti, ma le sue dita stringono di più quei fianchi morbidi ora contesi.

È lui però a staccarsi per primo, e Michael butta indietro la testa, si appoggia sulla spalla di Ashton che ormai gli è completamente addosso.

«Credevo che a voi due piacesse Luke» è la frecciatina di Calum, che però non ferisce assolutamente nessuno.

«A me Luke piace da impazzire... mh...»

Michael che sospira per la lingua di Ashton sotto al suo orecchio mentre dice che ha una cotta per Luke. Quanto ancora possono essere assurdi?

Ma Luke si materializza lì accanto, dove tutti e tre possono vederlo.

«Anche tu mi piaci Mickey» dice in un sorriso.
«Mi piaci anche tu Ash, e... Cal?»

Gli occhi scuri di Calum lo guardano, è un istante piccolissimo in cui sa già quello che gli sta per dire ed allunga una mano per farsela prendere.

«Mi piaci tanto anche tu.»

La bocca di Calum si piega all'insù piena di una contentezza che non aveva da secoli.
Stare su un palco è bellissimo, fare il lavoro che ama, essere adorato dai fan, viaggiare per il mondo sono tutte cose soddisfacenti e a cui è grato ogni giorno.

Ma scoprire di avere voglia di baciare Luke, ed essere libero di farlo, gli riempie il cuore di qualcosa che non ha niente a che vedere con tutto il resto.

Loro sono stati inseparabili dai dieci anni in poi. Vicini di banco, coppia fissa agli allenamenti di calcio, uno accanto all'altro anche in chiesa e le loro madri - amiche a forza - disperate per il loro chiacchiericcio.
Quanti pomeriggi insieme, quante chiacchiere, quante cazzate, quante partite ai videogiochi e quante notti a casa l'uno dell'altro.
Mai - ma davvero: mai - Calum ha pensato di volerlo baciare.

Il suo migliore amico.

Che ha l'espressione più dolce del mondo mentre sporge il viso perfetto e sembra quasi chiedergli il permesso.

Calum ricambia il sorriso ma non ci mette neanche tre secondi a scegliere la sua strada.

Allunga il collo e si baciano.
Labbra morbide, lingue delicate, respiri calmi.
È la cosa più semplice e giusta del mondo.

Michael geme, stavolta non sottilmente.
La cosa incredibile è che quella bolla non si rompa, ma anzi si espanda.

Entrambe le mani di Ashton sono sui suoi fianchi, stringono, tirano.
E Michael non si ritrae, ma anzi preme e sfrega.
Ha le braccia tese all'indietro per portarsi quel corpo massiccio più addosso che mai, mentre il gemito che ha messo fuori è stato causato dalla lingua di Ashton nel suo orecchio.
Quello e... beh, nessuno gli ha mai strusciato addosso il proprio cazzo duro.

Luke li nota eccome, e avanza andando ad incastrarsi tra Calum e Michael, faccia a faccia con quest'ultimo.
Ora sono in tre a cavallo della gamba di Calum, ed è chiaro che sia solo l'inizio.

«Mickey...»

Luke sussurra, porta la mano sinistra alla nuca di Michael e si fa guardare, lo bacia di nuovo.
Ashton sta respirando a fondo, ha tutto il sangue tra le cosce e non può fare altro che strusciarsi di più, aumentare la presa su quei fianchi morbidi.

Calum vede uno scorcio dei loro visi arrossati, e la testa gli si sta riempiendo di sospiri mozzati e mugolii che rimbalzano tra le voci dei due che si stanno baciando.
Ad un soffio di distanza dal ventre ha il culo di Luke. È stato spesso oggetto di battutine tra di loro, perché tondo e pieno, perfetto, carnoso.
Ma in questo momento non lo fa ridere per niente.
Vuole solo metterci le mani sopra, stringere, imparare a memoria la sua forma.

Gli si sta indurendo il cazzo. Non ha possibilità di scampo.
Nel momento in cui Luke poi si abbassa con i fianchi e gli si siede in grembo, offrendoglisi sfacciato, sente che la parte alta della schiena ha cominciato a sudare.
Percorre a ritroso il torace largo che gli si staglia di fronte, risale sulla parte anteriore fino a stringere costato e pettorali.
Dio come gli fa strano non trovare seni ad attenderlo.
E quanto è assurdo che gli piaccia lo stesso.

C'è una sorta di confine che nessuno di loro ha ancora superato. Ci stanno giocando, lo stanno tediando, stanno spiando al di là ma non stanno osando di più.
Forse pensano di potersi ancora salvare, forse sono troppo prudenti, troppo insicuri, troppo sobri.

Forse serve solo qualcuno che dia il via.

Ashton ha letteralmente martoriato il collo di Michael. Vi ha lasciato sopra macchie violacee, ovali rossastri irregolari. Quella pelle si marchia con niente, ma lui s'è dato parecchio da fare perché ha notato che più succhiava, e più il corpo morbido tra le sue mani fremeva.
Che ingordo, Michael.
E a lui non ha mai ispirato pensieri di quel genere, ma c'è da dire che per tutta la vita ha chiuso fuori dal proprio cervello eventuali inclinazioni che potessero ricordargli le notti con Luke. Quindi chissà, non saprà mai se la voglia che ora lo pervade sia sempre stata lì.

La mano destra lascia il fianco di Michael, sale senza accarezzare, plana direttamente sulla sua gola. Stringe.

«Ti piace questo genere di roba, vero?» Chiede Ashton senza dolcezza.

Lo sta insinuando, non vuole realmente una risposta.
Tant'è che Michael boccheggia, apre le labbra, si allontana da Luke ed annuisce a stento.

Basta quello per far chiudere la vena ad Ashton, per fargli sentire una scarica d'adrenalina dentro alla pancia. Giù, più giù.

La mano sinistra va in avanti da sola, non ha neanche la lucidità di guidarla coscientemente.
Sa solo che nel sentire l'erezione di Michael nel palmo, la bocca gli si riempie di saliva.

Luke è oltre la beatitudine.
Calum lo sta accarezzando centimetro per centimetro, ed i suoi occhi sono colmi dell'immagine surreale di Ashton che stringe contemporaneamente gola e sesso di Michael.

Michael e le sue guance rosse, la bocca bagnata del loro bacio, gli occhi torbidi e persi, velati di lussuria.

Ci mette così poco, Ashton, ad infilare la mano dentro ai suoi pantaloni.

«Cazzo» è l'imprecazione di Calum.
Calda, caldissima, rovente. Dritta nell'orecchio di Luke.

Le iridi di Michael spariscono ribaltandosi dentro le palpebre sfarfallanti, le sue labbra lasciano andare ansiti spezzati.

«Cristo, sei già bagnato...»

«Ah-Ash...»

Ma la mano di Ashton è impietosa, lo stringe, lo istiga, non gli dà pace.

Sono le dita di Luke ad appoggiarsi sul cintone elastico dei pantaloni della tuta scuri di Michael. Prendono, allargano, abbassano.

Michael è totalmente abbandonato contro al corpo di Ashton mentre il suo cazzo viene esposto senza vergogna. Tutto duro, bagnaticcio, arrossato e teso.

E Calum ne è rapito e tentato. Non sa di preciso cosa vorrebbe farci, ma d'istinto scende con i palmi verso le cosce di Luke, le pizzica, ne afferra l'interno.

Come uggiola, Luke.

«Ti piace il cazzo di Mickey?» Gli chiede Calum continuando a massaggiarlo vicinissimo all'inguine.

«Sì» esala piano, ma cristallino.

La mano di Ashton è così grande... scorre lenta su quel sesso che è pienotto, un po' corto, ma golosissimo. La punta è tonda e tendente al violaceo, tutta umida e glassata.

Calum gli bacia un lato della gola, e poi porta due dita sul rigonfiamento tenero tra le sue cosce. Sta davvero toccando l'erezione di Luke... che follia.

«Ti piace tanto da... volerlo leccare, mh?»

Michael geme più forte a quelle parole. Ashton si ferma per non portarlo troppo oltre.
Guarda verso il basso e vede gli occhi di Calum. Sono brucianti, vivi, esaltati.

Luke ancora non risponde. O meglio, ha annuito ma è stato un cenno talmente piccolo da non essere sufficiente.

«Lo lecchi Lukey? Per me...»

E nel frattempo gli ha premuto con più intenzione sul cazzo, arriva a mordicchiargli il lobo.

Ashton cosa può fare?
Scorre con la mano fino alla base del sesso di Michael, gli abbassa piano la pelle per scoprirlo del tutto, lo indirizza a proprio piacimento.

Non lo sta più strangolando nonostante abbia ancora le dita lì. Sente il suo cuore correre come un pazzo, la barba corta che gli sfrega sul palmo.

«Vuoi, Michael?» Chiede pianino Luke.

Esiste qualcosa di più puro di lui? No, nessuno di loro lo crede possibile.

Michael ha la testa su Plutone.
Gli occhi caldi di liquido lacrimale congestionato, il corpo di Ashton che sembra urlare come un disperato la voglia di ficcarglisi dentro. E Luke disposto a succhiargli il cazzo.
Non merita tutto ciò, non lo merita affatto.
Lui così velenoso, così subdolo, così omertoso.

Ma gli occhi di Luke sono limpidi e colmi di aspettativa. Sono all'altezza della sua pancia e lo guardano speranzosi.

È lui ad avere dato il via al tutto, ma sapeva a cosa sarebbe andato incontro?
È pronto davvero a condividere il peccato con i suoi... migliori amici?
Possono ancora definirsi così?
Michael non lo sa più. Sa che Luke vede tutto quello come una sorta di estrema dimostrazione di affetto e complicità, ma per lui le cose sono leggermente diverse.
Ha voglia, una voglia che potrebbe farlo piangere.
E sta approfittando della situazione, altroché.

«Da morire» risponde.

Perché c'è qualcosa di conturbante e meraviglioso nel pensiero di abusare della dolcezza di Luke. Un po', solo... un pochino.

Luke che allunga il collo e schiude quelle labbra rosa e piene. Ansima perché Calum lo massaggia in mezzo alle cosce aperte, ancora sopra i pantaloni.

Ashton sporge da sopra la spalla di Michael e guarda attentamente la scena. È lui a inclinare il sesso nudo ed appoggiarlo sulla bocca di Luke.
A lui, Luke, l'aveva leccato solo una volta. Non glielo aveva succhiato, no, ma glielo aveva fatto gocciolare per minuti interi insistendo con quel trattamento impacciato ed improvvisato.
È un flashback che però non offusca per niente quello che sta accadendo nel presente.

«Bravo Luke...» sussurra Calum.

Michael ha messo una mano tra i ricci biondi nel momento esatto in cui quella bocca gli ha circondato la punta del cazzo.
Gli si è accapponata la pelle delle cosce, si è succhiato le labbra da solo.

All'incitamento di Calum le orecchie di Luke avvampano.
Miagola a bocca piena, si allunga di più, si fa riempire tutto.
Gira la lingua, si ritrae e ricomincia. Tiene gli occhi aperti, guarda Michael per istanti brevissimi e poi abbassa le palpebre, si concentra meglio su quel che fa.

Bastano pochi minuti.
Minuti in cui Michael ha cominciato a gemere ed ondeggiare, minuti in cui Ashton ha sospinto le dita per soppesargli i testicoli, minuti in cui Luke ha preso ritmo e confidenza, fino a spingere sia con il collo sia con i fianchi. Proprio contro il sesso durissimo di Calum.

Ed è il sacrificio di Michael a fare perdere a tutti qualunque inibizione, è l'immagine eccitante del suo viso contorto dal piacere, è l'effetto delle parole di Ashton nel suo orecchio.
Altro che veleno.

«Lo sai che... io non l'ho mai fatto, Mickey? Puoi essere il primo a riempirgli la bocca.»

Azione, reazione.

Michael sente le viscere strizzarsi, il cervello esplodere.
Non chiede, non controlla, non si preoccupa. Semplicemente esige.

Stringe la mano tirando i capelli biondi e arruffati, spalanca la bocca oscena e bagnata, lascia la propria lingua a mezz'aria e guarda il musino contratto e perfetto di Luke.
Viene pulsando morbido in avanti, sorretto solo dalle mani di Ashton che sentono come sia arrivato a scottare.

Persino Calum ha interrotto il movimento contro il cavallo dei pantaloni di Luke.
Non credeva che gli sarebbe mai potuto piacere assistere in prima fila alla bocca del suo migliore amico che si riempie di sperma.

Eppure Luke è di una bellezza impossibile anche così.
Le guance tese, gli zigomi rossi e alti, gli occhioni azzurri lucidi e la larga gola che si muove su e giù.
Santo cielo, sta ingoiando.

«Ah... Luke... Luke...»

È Michael che segue il fantasma del proprio orgasmo ripetendo il nome dell'uomo che lo ossessiona da anni.
È quella voce roca e calda che fa accapponare la pelle.

Luke si allontana piano, gli sorride, si mordicchia un labbro come un essere innocente.

È chiaro che le cose non saranno mai più le stesse.

Le ginocchia di Michael cedono, si lascia cadere di lato accompagnando il movimento e sguscia così via dall'intreccio di braccia e gambe che lo sosteneva.
Si appoggia al materasso, prende un ampio sospiro. La sua razionalissima testa è momentaneamente in un'altra dimensione, ma sta tornando lentamente in quota.

Ashton ha un pensiero insistente, e se non lo soddisfa non sarà mai in pace con se stesso.
Per questo approfitta del piccolo istante di distrazione per prendere la nuca di Luke e tirarlo verso di sé, mentre al contempo smonta dalla gamba di Calum.

Luke che gli rivolge già tutte le sue attenzioni, che lo guarda emozionato e pronto a tutto.

«Fammi sentire di cosa sai, Lukey.»

Sono morbidi nello stendersi sul letto, nell'incrociare le cosce, nell'abbracciarsi, nell'unire le labbra.
Chissà quante volte l'hanno già fatto, chissà quante notti insieme hanno passato a quel modo.
Ma in nessuno di quei baci precedenti il sapore salatino di Michael insapidiva la lingua di Luke, e Ashton ne gode in una maniera tutta particolare e perversa.

Lui... probabilmente è l'unico davvero geloso di Luke.
Non perché sia roba sua, Dio, no. Luke non può essere di nessuno.
Però vuole essere per lui un po' più speciale, vuole essere quello da cui corre a rifugiarsi, quello che lo fa sentire al sicuro. Adorato, sempre e comunque.

Luke lo riporta alla realtà cominciando ad ondeggiargli sopra, allungando una mano verso il basso. Proprio dove il suo cazzo sta tirando esausto da venti minuti abbondanti.

Ashton deve inarcarsi, respira più forte nel bacio già profondo, arpiona le dita afferrando tutto quel che può. Culo, fianchi, cosce.

La mano di Luke non indugia affatto. Comincia subito ad insistere e sfregare, è chiaro quel che voglia fare e non fa niente per nasconderlo.
Infatti si infila dentro, al di sotto degli spessi tessuti strato dopo strato.

Abbandona la sua bocca, si sposta su guancia e lato del collo.
Il suo respiro dentro l'orecchio frastorna Ashton al punto da farlo gemere.

Deve dargli una mano, abbassarsi tutti quei pantaloni ora di troppo. Si tira giù anche i boxer e l'aria fredda lo sferza ma lui ha la pelle così bollente che non si stupirebbe se l'incontro di quelle due temperature opposte creasse chissà che fenomeno atmosferico direttamente nella stanza.

Che stupidata.
È ovvio che abbia perso la testa.
Proprio lì, tra i baci di Luke, le sue mani morbide, la sua voglia insaziabile.

«Mi sei mancato, Ash.»

E Ashton vorrebbe piangere. Lo farebbe anche, se solo non avesse tutte le energie concentrate altrove.

Luke ha cominciato a masturbarlo come si deve e lui abbandona la testa contro il cuscino, quei ricci crespi color miele si spargono, gli occhi d'oro spariscono dietro le palpebre che sfarfallano.

Nessuno di loro due bada a Calum e a quel che sta facendo.
Lui non ha saputo staccare gli occhi da Michael. Mai, nemmeno un istante.
Quando Ashton ha morbidamente preso Luke per farlo sdraiare su di sé, Calum si è allungato verso destra, su un lato, ed ha affiancato Michael che nel frattempo si stava riprendendo dall'orgasmo.

Gli occhioni verdi hanno guardato quelli cioccolata senza sapere cosa aspettarsi.
Credeva... di aver finito lì, per quella notte. Anche per questo si era rivestito.

Ma Calum gli ha messo una mano sulla guancia, il pollice sulle labbra infiammate.

«Anche tu mi fai sangue.»

Per Michael era stato impossibile non ridacchiare.

«Ah sì? E da quando, scusa?»

«L'ho scoperto adesso.»

C'è stato qualcosa di lusingato e malizioso nei lineamenti stanchi di Michael.
Ha schiuso la bocca, ha catturato soffice il polpastrello color caramello e lo ha sfiorato con la lingua.
Calum glielo ha infilato più a fondo, ma lo ha raggiunto anche con le proprie labbra.

Ed ora infatti lo sta baciando, proprio mentre Ashton trema in tutta la sua massa per la perfezione con cui Luke lo sega. Ci ha sempre saputo fare.

Michael non lo respinge, comunque.
Prende in bocca lingua e pollice, sospiri, saliva.
Quello non è il bacio di chi non sa quel che sta facendo, forse... gli ha stuzzicato davvero alcune fantasie.

Si aggrappa alla sua spalla, chiude gli occhi, si lascia trasportare.

Calum è così diverso da Luke. È più caldo, più massiccio, gli si scioglie in bocca come se volesse riempirlo tutto. Non ha l'impeto violento di Ashton, ma è dominante allo stesso modo.
Michael si scopre propenso all'abbandono. Ed è una follia, proprio per lui che vuole sempre il controllo su tutto quanto.

Comincia a giocare con l'orlo dei pantaloni di Calum. Lo stuzzica in punta di dita, entra ed esce, ed allo stesso tempo si sente afferrare per la parte bassa della schiena, si ritrova a desiderare di più.

Nel frattempo Luke è in ginocchio a cavallo su una coscia di Ashton, e non si perde neanche un frangente di come la mano scorra su quel grosso cazzo che gli ha sempre messo una fame assurda.

Erano così tanti i motivi per cui si infilava nel letto di Ashton in passato. Forse gli avevano fatto paura, forse non era pronto per affrontare discorsi più grandi di lui, forse temeva l'opinione dell'altro.
Ma la voglia del suo corpo era venuta spesso a bussare, e lui aveva ripiegato sulle cose più semplici: feste, qualche dipendenza, ragazze.
Assurdo che non sapessero di essere nelle stesse condizioni.

Luke vuole recuperare tutto il tempo perso, ed anzi farne molto di più di una mera replica.
Ha il bruciante desiderio di non aver bisogno d'altro. Solo loro quattro, congruenti, continui, completi.

Gli occhi di Ashton sono molto più intensi di dieci anni prima.
Corrotti dalla vita, probabilmente. Più consapevoli di certo.
Ma com'è che Luke vede in essi lo stesso affetto profondissimo?
L'emozione, l'impazienza, la devozione.

Ha visto bene il modo in cui godeva nello strusciarsi a Michael, non gli è sfuggito come sia sembrato guidato da istinto e un qualcosa di primordiale nel momento in cui lo ha raggiunto ed ha cominciato a divorargli il collo.

E vuole vederli ancora, altroché.

Però intanto è a lui, adesso, che stringe le cosce con quelle mani grandi.
È per lui che cavalca l'aria chiedendogli implicitamente di andare più forte.
Con gli strati di vestiti sollevati, la pancia in mostra, la bocca aperta.

«Stai già venendo?» Gli chiede facendo uscire il suo lato sadico. Bambino a cui piace dare fastidio.

Proprio nello stesso momento in cui Michael si è deciso ad abbassare i pantaloni ed i boxer di Calum, prendergli il sesso in mano e dargli un po' di vero piacere.

È la prima volta in cui masturba un cazzo che non sia il proprio, e sente girare la testa per quanto ami già la sensazione.
Trova così appagante vedere Calum perdersi nel godimento, percepirne irrigidimento, pulsazioni e sospiri.

Quel che non si aspettava però Michael, è che gli infili lo stesso una mano nei pantaloni.

«Calum...?»

In risposta prima di tutto riceve un morso sulla mandibola.
Deciso, ma non doloroso.

«Fatti toccare» dice poi.

E sì, d'accordo, Michael non si sente affatto in condizioni di rifiutarlo. Solo si chiede cosa si aspetti da lui. Non può di certo tornare duro.

Le dita di Calum accarezzano la pelle ancora bagnaticcia del suo sesso, incespicano tra le pieghe molli, delicate, raggomitolate. E allo stesso tempo strascica versi di piacere lasciando che Michael lo masturbi al meglio.

Ma a sua volta deve trattenere il fiato a un certo punto.

«Dio...» mugugna Calum spingendo verso il basso e ritrovandosi a tenere completamente in mano tutto il sacchettino morbido di sesso e testicoli, finendo con lo sfiorarlo fino in mezzo alle cosce.

Michael, dannazione, apre di riflesso le gambe. Chiude gli occhi, si impegna di più nel muovere il polso perché ha l'impressione che non sarà più padrone di sé da lì a poco.
I polpastrelli di Calum gli stanno veramente assaggiando il buchino. È un milione di volte più folle di quanto si sarebbe mai aspettato.
Sente la faccia andare a fuoco, lo stomaco annodarsi, il pudore andare in briciole. Non riesce a guardarlo negli occhi, per questo li tiene strizzati.
E non riesce nemmeno più a masturbarlo in maniera continua perché è troppo distante.
Sta perdendo del tutto il focus.

Un tonfo improvviso poco distante, il materasso che li fa rimbalzare, le sue palpebre che si aprono di botto.

Non sa cosa sia successo, ma Ashton ha ribaltato la situazione e sta troneggiando su Luke.
Luke che ha un sorrisetto perso, gli occhi carichi di aspettativa, le mani abbandonate accanto alla testa.

Ashton invece ha i tratti somatici di un animale che è riuscito a liberarsi dalla prigionia ed ora può vivere selvaggio. La sua stazza imponente emana un'energia che arriva persino a Michael. Gli dà l'impressione che possa piegarlo, anzi, che possa farlo con tutti quanti loro.

Forse si sente osservato, o forse si è ricordato degli altri due, ma ad un certo punto Ashton ricambia l'occhiata di Michael.
Ed allunga una mano alla cieca, afferra una spalla di Luke e lo sposta di peso per metterlo come più gli aggrada.
Lo avvicina alla faccia di Michael, sono quasi guancia a guancia. Ma il ghigno di Ashton è inquietante.

«Siete... carini.»

Michael si ricorda bene com'era Ashton quando beveva senza sosta.
Uno stronzo mondiale, sfacciato, fisico, pieno di rabbia che ribolliva pronta ad esplodere al minimo segnale. Una bestia.
Ed ora ne vede il fantasma, ne riconosce le tracce. Però dubita che sia a causa dell'alcol.
Dev'essere per qualcosa che ha detto Luke.
Michael non dovrebbe avere così tanta voglia di stuzzicarlo.

«Non so se sia un complimento» butta lì con un sopracciglio sollevato. Ha ancora la mano di Calum in mezzo alle gambe e deve concentrarsi per non svalvolare.

«Allora mi spiego meglio Mickey, sì?» Chiede retorico accarezzando le cosce aperte di Luke davanti a sé, allungandosi verso il basso, fermandosi con il naso a venti centimetri dalle loro facce.
«Questi occhioni chiari, le guance arrossate, le vostre... fottutissime labbra perfette.»

Luke sospira.
Le mani hanno stretto nella piega degli inguini, gli stanno premendo forte come a volergli sentire la testa del femore.

«Mi fate venire voglia di rovinarvi.»

È una confessione detta rapida, con voce chiara, inquietantemente dolce.
Michael ha la bocca schiusa, non dice una parola.
Ashton gli è ancora più vicino, al punto che sente il suo respiro sulla pelle. Ma non è fiato quello che gli si infrange sulla lingua.
Gli ha fatto credere per un istante che lo avrebbe baciato, cosa che chissà come fin lì non hanno ancora fatto. Ma invece... no.
Gli lascia cadere un piccolo rivolo di saliva dall'alto. E Michael, cazzo, lo beve.
Sta scoprendo cose di sé che vanno oltre ogni limite, ma non ha tempo per pensarci ora.

Perché quel momento semplicemente sfuma. Ashton torna a concentrarsi su un estasiato Luke, e Michael viene richiamato all'ordine dalle dita di Calum che addirittura premono.

È una sensazione nuova e stranissima. Non è invadente, ma è come se nessuno lo avesse mai toccato così... privatamente.
In un modo tutto contorto, gli piace da stare male come lo fa sentire. Immerso fin sopra ai capelli nel peccato.
Ah, fa proprio per lui.

Calum però sfila le dita e torna a fronteggiarlo. Si guardano negli occhi, è un momento sospeso.
Ashton nel frattempo si è dato da fare ed ha abbassato i pantaloni di Luke, ha ripreso a baciarlo, gli graffia i lati delle lunghe cosce. Michael sente i loro respiri lì accanto, ma non si volta a guardarli. È tutto per Calum.

Calum che si lecca le labbra.

«La prossima volta ti scopo, Mickey.»

Calum che lo uccide.

Non era lui quello che non aveva mai pensato a quel genere di roba? Come può uscirsene così?

«Mi stai minacciando?»

Prova a usare il suo solito tono tagliente, prova a risultare sarcastico e ironico come sempre.

«Te lo sto promettendo.»

L'unica risposta che Michael può dargli, è passargli la lingua sulla bocca.
Non sa fare altro.

Ashton invece nel sentire quelle parole ha avuto una fottutissima fitta che gli ha fatto perdere l'orientamento.
Calum vuole scoparsi Michael. Se gliel'avessero detto due ore prima non ci avrebbe creduto di certo. Ma adesso invece è tutto così... naturale. Così ovvio, semplice, perfettamente appropriato.

E sì, lui stava davvero per venire quando prima Luke glielo ha chiesto.
Non è mica fatto di ghiaccio, eh. Ma il modo in cui Luke aveva calcato su quel "già"... era chiaro che lo stesse stuzzicando.
Quindi Ashton ha pensato bene di allungare il suo stesso tormento, per fare quello che dieci anni prima era il suo apice.

Forse Luke l'ha capito, per questo gli sta sorridendo affamato ed entusiasta da quando l'ha ribaltato schiena al materasso.

Gli ha abbassato i pantaloni e i boxer scoprendogli il culo. Ci ha messo subito le mani sopra, inclinandogli le cosce per esporlo tutto per sé.

«Sei nostalgico, Ash?»

Vuole proprio essere massacrato, Luke.
Quella faccia d'angelo nasconde un caratterino d'inferno.

«Dieci anni fa eri più secco, voglio vedere com'è affondare in tutta questa carne.»

E gli assesta una sculacciata che schiocca l'aria immobile, ormai sfrigolante a causa delle loro temperature.

Il gemito di Luke è pura lascivia. Farebbe grondare persino la sabbia del deserto.

Ashton apre i grandi palmi, percorre le gambe a ritroso, si ferma negli incavi delle ginocchia e stringe.
Lo spettacolo che gli si presenta davanti agli occhi è così bello che vorrebbe farci una fotografia. Non parla solo della faccia impaziente di Luke, dei suoi lineamenti surreali.
In questo momento gli occhi d'oro di Ashton si perdono in tutto quel marasma peccaminoso fatto dal retro delle sue cosce bianche, strette, la linea lunga della loro congiunzione che cade a picco, morbida, fino alla pelle soffice e arrossata che congiunge testicoli e solco del sedere.

Facendo forza porta quelle gambe un po' più in alto, e contemporaneamente si abbassa con la testa. Non l'ha mai fatto prima, ma ne sente l'urgenza.
Una sola lappata. Lenta, lunga, bollente. Proprio lì dove ha sempre pensato di volersi infilare.

E Luke boccheggia perché non se lo aspettava affatto, ma non ha modo di godersela troppo perché Ashton si rimette sulle ginocchia e gli indirizza la punta del cazzo tra le cosce, alla base, sfruttando la sua carne come guida.

È Calum a vedere meglio di tutti la scena.
Dopo aver succhiato un po' la lingua di Michael siglando la promessa fatta, si è deciso e a gambe aperte ha gattonato fino a risalire quasi del tutto quel corpo.
Non ha avuto bisogno di parlare, di chiedere, di convincere. Michael sembrava non aspettare altro.

Ha schiuso la bocca, lo ha guardato dal basso rendendosi molto più che appetibile.
L'ombra di un sorrisetto ingordo è stata l'ultima espressione che Calum gli ha concesso, dopodiché gli ha messo l'eccitazione tra le labbra e non è stato più in grado di volere altro che non fosse venirci dentro.

Stanno spingendo entrambi, adesso, Ashton e Calum.
Uno tra cosce strettissime, carnose e calde, l'altro in una bocca piccola, rossa, lucida e morbidissima.
Non si guardano tra loro, ma si sentono. Sentono come godono, sentono i rispettivi gemiti, così maschi, così simili.
Sono gli unici due che non hanno interagito, ma almeno per stasera è giusto così.

Luke e Michael sono i due più bisognosi di attenzioni, sono quelli che viene naturale prendere, stringere... usare.
Perché è proprio questo che stanno facendo, Calum e Ashton.

Gli occhi di Michael sono lucidi di lacrime, quel cazzo gli sta sfregando la gola, gli riempie ogni spazio possibile, gli schiaccia la lingua.
Sente Calum, il suo odore intenso, la sua pelle soda e bruciante. Ne va pazzo. Impazzisce ulteriormente per tutte le frasi deliranti che sente spezzettate nell'aria.

Sono suppliche di Luke, sono incitamenti di Calum, sono parole ringhiate di Ashton.

Lui non può parlare, ma se potesse farlo probabilmente chiederebbe di essere riempito, toccato, accarezzato, baciato.
Quindi insomma, meglio avere quell'erezione salata conficcata in bocca. Almeno sta zitto.

Ma ha ancora la forza di pensare che forse non sia malaccio in quello che sta facendo. Calum sbuffa, lo guarda, trema, preme sulla sua spalla con le dita.
Ed il ritmo cambia, si scandisce meglio, si ritrae e torna a fondo come un pistone a fine corsa.

Michael è pronto. Lo è davvero. Cerca di comunicarglielo con gli occhioni verdi rivolti all'insù, cerca di farglielo capire non ritraendosi mai, deglutendo a fatica, stringendolo come può, mugolando.

Calum, che fin lì ha detto tutto quel che gli passava per la mente, tace nel venire.
Contrae l'addome, socchiude le palpebre, lascia andare un gemito sfilato, strisciante come un serpente, come la scia di un profumo, come il sibilo di musica ipnotica.

Michael ne è ammaliato. Deve stringere gli occhi mentre sente lo sperma gocciolargli sulla lingua e contro il palato.
Calum si sfila, si siede sui propri talloni, allenta la presa delle dita.

Luke geme forte, per la prima volta si concedono di guardare gli altri due.
Ashton spinge come un pazzo, gli ha scoperto una caviglia e gliela sta mordendo.
Luke... non avrebbe motivo di godere, eppure si sente tirare fino all'anima.

Ashton è il suo animale, la sua benedizione e la sua punizione.
Lo compiace, ma lo tortura.
Lo tiene lontano, e poi quando lo prende gli fa scordare che sono due persone distinte.

«Bacia Luke» dice Calum con ancora i lasciti del fiatone addosso, ed è chiaro che si rivolga a Michael.

Che porco bastardo.

Ma Michael allunga una mano, prende il visino disperatamente contratto di Luke e lo volta verso di sé.
Gli occhi azzurri cercano salvezza in quelli verdi, ma non la trovano. Anzi, è solo un altro pezzo di tormento.

Si baciano in maniera scomposta, dopotutto sono uno capovolto rispetto all'altro, ma la lingua di Michael si infila con facilità dentro la bocca di Luke.
E gli dona il sapore di Calum, la vischiosità della saliva, il calore della carne polposa dell'interno guancia.

Per Ashton è il capolinea.
Non sa più cosa sta provando, non sa più quello che vuole, ha paura dei suoi stessi istinti.
Non scherzava, prima. Vederli insieme gli fa venire voglia di rovinarli.

Viene imprecando. Violento com'è il fiotto che imbratta la felpa sollevata di Luke, potente come sono state le sue spinte ed i suoi baci.

Si accascia, non si sfila.

Luke abbandona Michael solo per mettere le mani sulle guance di Ashton e cercare il suo sguardo.
Calum gli sta accarezzando i ricci biondi, non sono mai stati così uniti.

«Io vi odio...» ansima Ashton in uno strascico di voce roca.

«Lo so» è la risposta di Luke, illuminata da un sorriso dolcissimo.

«E siete la cosa più importante della mia vita.»

Nessuno fa dell'ironia. Ashton ha semplicemente dato voce al sentimento di tutti quanti.
La cosa assurda è solo che sia stato proprio lui a farlo.

Luke lo abbraccia forte, incastra la testa nell'incavo tra gola e spalla, porta giù le gambe sentendo le anche indolenzite.

Michael li guarda con il capo rivolto verso un lato. Ha una mano sul petto, la mandibola stanca, le dita della destra appoggiate alla coscia di Calum.

Calum che afflosciato su se stesso accarezza distratto sia un braccio di Michael sia la testa di Luke, riprendendo lentamente il controllo del proprio battito cardiaco.

Ashton non si allunga per toccare anche gli altri, resta tra le braccia di Luke e il solo respirarlo gli fa bene. Non è sua intenzione chiuderli fuori, lo sanno tutti benissimo.

L'atmosfera è così piena di loro da essere stordente.
Sembra assurdo che fino a due ore prima stavano per morire dal freddo, maledicendo il proprio autobus e chissà quante generazioni di meccanici.

«Ho fame» borbotta Ashton contro la gola di Luke.

«Borovnica» dice Calum.

«Dio santo, no.»

Michael ridacchia.

«Però è buona.»

«Ne è avanzata una bottiglia piena se vuoi.»

«Io ho un panino nello zaino» interviene Luke dal nulla, guadagnandosi gli sguardi divertiti di tutti.

«Perché cazzo hai un panino con te? Lo hai rubato dal bus?» Ride Calum, che si solleva per sistemarsi i vestiti.

«Ehi ho pensato che avremmo dovuto camminare nella neve, e chissà che cosa sarebbe successo!»

«Ti adoro Luke! Ne posso mangiare un pezzo?»

Ashton si rialza, lo guarda pieno di speranze.

«Certo che sì.»

La notte, letteralmente, sfuma.
Michael si mette subito a dormire, Calum accanto a lui chiacchiera sottovoce con Ashton che si gode il panino prosciutto e formaggio dall'altra parte del letto.
Si sono messi nella stessa identica posizione di prima , e Luke lì nel mezzo scrolla un po' i vari social ma la connessione internet scadente lo costringe a rinunciare presto.

A luci spente dà un bacio sul lato del collo di Ashton, ci si rannicchia contro e si addormenta con la semplicità di un bambino.

Ashton... sospira.
È l'unico ancora sveglio, e si rende conto che è una cosa da pazzi riconoscere lo stato di veglia o sonno dei propri migliori amici solo perché ha imparato a memoria il suono dei loro respiri.

Ma probabilmente loro sono pazzi eccome, dovrebbe appena averne avuto una prova.

Non è preoccupato per il futuro. Non la vede come qualcosa da gestire, qualcosa da risolvere, qualcosa che dovranno incastrare a forza nel loro rapporto.
Pensa che sia stata un'evoluzione spontanea, ed in quanto tale significa che era già tra loro. Nascosta nei loro abbracci, nelle frasi di canzoni dedicate a qualcuno di imprecisato, nelle parole affettuose che non si sono mai vergognati di rivolgersi sopra ad un palco.

Lo faranno ancora, lo sa.
Divisi o insieme, ormai non c'è più distinzione.
Ha ben presente la promessa fatta da Calum, ed è sicuro che la manterrà.
È così strano avere voglia di assistere? Può già immaginare come Michael si contorcerà, come si aggrapperà alla schiena color caramello di Calum, come lo sfiderà assestando frecciatine precise.

Ah, deve voltarsi su un fianco. Lo fa dal lato di Luke, sente il suo respiro contro la gola, gli mette un braccio attorno alla vita.

È l'unico che non è venuto. Che bastardi che sono stati.
Non è stato fatto apposta, non è che si fossero messi d'accordo per negargli l'orgasmo ovviamente.
Luke ha dato il via a tutto, eppure cosa ha ottenuto? Non l'apice del piacere.
Ashton ha usato le sue cosce, Michael la sua bocca, Calum l'ha stuzzicato e poi l'ha lasciato all'asciutto. Dovrebbero vergognarsi, ecco cosa.

Ma Luke non lo ha chiesto, non lo ha preteso e non ha dato nessun segno di essersi offeso.
È troppo puro per questo mondo, è qualcosa che nessuno di loro merita.

Ma è solo un pensiero fugace, questo.
Sì che lo meritano.
Luke lo vuole, Luke li vuole.

Si è offerto subito per dargli un panino quando ha detto di avere fame, si è raggomitolato tra le sue braccia e gli ha baciato leggero il collo.
Prima di dormire ha scherzato con Michael ed ha chiacchierato con Calum, non ce l'ha con loro.

Li ha perdonati, li perdona sempre. E continua a regalare loro la sua dolcezza e il suo affetto. Continuerà ad abbracciarli a sorpresa, ad infilarsi nei loro letti lamentandosi del freddo; continuerà a tediarli con frasi capricciose che hanno l'unico intento di attirare la loro attenzione. E loro torneranno sempre da lui, come api sulle corolle sbocciate.

E proprio come un fiore, lui, continuerà ad emanare il suo buonissimo profumo anche dopo essere stato calpestato. Come è successo quella notte.

Ashton lo stringe un po' di più a sé, inspira e nell'aria fredda percepisce bene il fragile e dolce sentore che si porta addosso, delicato ed indimenticabile com'è lui.
Ad esso si intrecciano le tracce di quello che hanno fatto prima tutti insieme, e in uno stato di dormiveglia confuso gli viene da pensare che siano i giusti ingredienti di una ricetta perfetta.

Non vede l'ora di ripetere l'esperienza.
Domani notte, il giorno dopo, per tutto il tour, per tutto l'anno, per sempre.

Che vita fantastica che si prospetta davanti a sé.
Lui, la musica, i suoi migliori amici.
Amore puro.

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