Il pianeta comparve davanti all'astronave emergendo dalle nubi violacee che lo circondavano. La velocità di crociera aumentò di secondo in secondo esponenzialmente. Se ne rese conto troppo lentamente e non poté evitare di entrare in orbita.

Capì subito che qualcosa non stava funzionando come avrebbe dovuto. Il muso dell'astronave virò pericolosamente verso il pianeta. Il computer rilevò le caratteristiche del corpo celeste, ma non seppe mostrare altro se non i colori intensamente viola e blu.

La velocità aumentò sempre di più e il capitano seppe che stavano precipitando. Non ci volle molto perché anche la navicella se ne accorgesse.

I comandi erano fuori controllo e la picchiata ormai inarrestabile, l'equipaggio era nel panico, le sirene strillavano inutilmente il loro allarme, le sue mani tremanti stringevano il timone senza riuscire a contrastare l'immensa forza di gravità che li stava inesorabilmente trascinando sempre più a fondo nell'atmosfera, sempre più vicini alla superficie.

L'impatto sarebbe stato distruttivo.

Riuscì a distinguere le prime forme della geografia del pianeta che si delineavano chiaramente oltre il visore. Riconobbe dei monti, le tracce di un antico mare, poi i fiumi e le crepe del suolo. Si accorse di intensi puntini azzurri solo quando ormai erano quasi al momento dell'impatto.

Chiuse gli occhi senza muoversi dalla sua postazione. Non avrebbe abbandonato il suo posto. Aspettò lo schianto...

...ma non accadde nulla.

Aprì gli occhi e un paio di pupille viola lo trafissero, a poche centinaia di metri dall'astronave, che contro ogni concezione, era sospesa in aria, malconcia e intatta.

Si raddrizzò e fissò l'essere minuto che li aveva appena salvati.

Era un alieno.