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Il festival di Verdon


𝙇e bancarelle si aprivano nel viale lungo il fiume Verdon, festeggiando il rituale di ogni anno con il proprio Festival.

Da quando il riscaldamento globale – cento anni prima – aveva rovinato la città, tutto il paese era sull'orlo della distruzione.

Finché Argent Benson, imprenditore, direttore tecnico e amministrativo delegato non prese le briglie del suo stesso paesino.

Suo padre lo aveva spinto a fare l'università più pregiata di Provenza, Argent Benson era il mio idolo. Era lui che aveva inventato tutto, era lui che aveva aggiustato questa città ed era la prima, a essere diventata così futuristica.

Guardai a lungo le acque scure del fiume mentre urli e schiamazzi, richiamavano l'attenzione ma ero ancora intenta a cercare di capire come quel liquido, sembrasse vero.

Accovacciandomi sul bordo del motoscafo, la sfiorai, era cristallina e alzando la testa verso i massi che riflettevano la luce della luna e i suoi altri satelliti, le parti rocciose erano accompagnate dalle vegetazione verde scuro.

Le caverne erano state abbellite per quel giorno, piccole lucette colorate abbellivano la spiaggia dove era messo un grande palco.

Sospirai. Non sarei mai diventata come Argent Benson, ero una donna fragile senza potere.

Quando il motoscafo si spiaggiò facendoci affondare i piedi nudi sulla sabbia, mi avvicinai al palco.

Le persone arrivavano pian pian a creare una folla accastata per scoprire chi dovesse ospitare quella sera il Festival del Verdon, ma nessuno lo sapeva, anche quando chiesi...

Sistemai gli occhiali sul ponte del naso e mossi i capelli biondi su un lato del collo.

"Attenzione!", mi travolse qualcuno, buttandomi sulla sabbia che fino a pochi secondi prima mi sembrava essere così morbida. Ora era un ammasso duro che mi tramortì la spalla, facendomi gemere forte.

I grossi uomini che mi avevano spinta ridacchiarono e continuarono a camminare. "Aspettate..."

Sentii una voce famigliare.

Un volto dalla pelle ambrata fece capolino, la sua fisicità era nascosta dalle ombre di quei bodyguard.

Mi raggiunse velocemente, piegandosi per aiutarmi. "Stai bene?"

Ero incredula, avanti a me, Argent Benson sfiorava le mie mani aiutandomi a salire in piedi.

Annuii e lui fece per andarsene.

"Aspetti, signor Benson.", si fermò di colpo, "un giorno... un giorno vorrei essere come lei, vorrei essere al suo fianco a proteggere questa città dal mondo che la ospita, mi può dare un consiglio?"

"Mia cara, Sørjena, hai già le risposte. Io ti ho dato questo cervello", si mosse lentamente, il suo dito sfiorò la mia tempia. "Tu ora devi solo usarlo."

Si allontanò.

Fu la prima volta che incontrai mio padre dal vivo, dopo che mia madre si suicidò.

Fu anche la prima volta che mi riconobbe... ma davvero ero pronta?


 fibrooga









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