CAPITOLO XVII.
- Non ho autorizzato che tornasse a prendere quelle pillole: non fanno bene alla sua psiche; ormai sono io il suo psichiatra, queste decisioni dovrei prenderle io- dichiarò Koutaro, fissando l'uomo di fronte a lui.
Aveva incontrato il direttore di quel luogo prima, quando aveva chiesto di poter diventare lo psichiatra di Akashi: era un uomo sulla cinquantina, alto più o meno come lui, aveva i capelli biondi e l'aria di chi se ne fregava altamente della salute delle persone intorno a lui.
Gli dava parecchio fastidio il suo comportamento, ma come gli avevano ripetuto tutti i suoi amici, doveva rimanere calmo e concentrarsi solamente sui fatti; non poteva creare casini in quel momento, non quando Tsukishima stava cercando di tirare fuori Akashi da lì.
Non poteva assolutamente incasinare le cose.
- Senta, signor Bokuto. Capisco molto bene il suo punto di vista, ma vede, se lei mi dice che non è più necessario che il detenuto prenda le sue medicine, allora non ho più motivo di tenerlo separato dai suoi compagni- affermò l'uomo.
Bokuto si irrigidì appena.
È vero, passare anni da solo in una cella era orribile, ma Akashi... Non se la sarebbe di sicuro cavata a stare normalmente in una cella, in mezzo ad altri detenuti, probabilmente tutti più crudeli di lui, che chissà cos'avrebbero potuto fargli.
Aveva troppo l'aria da bravo ragazzo, se ne sarebbero approfittati subito e lui non voleva assolutamente che accadesse.
- Non voglio casini nel mio penitenziario, quindi a meno che quel ragazzo decida di accoltellare una guardia e finire in isolamento, il mio unico modo per tenerlo isolato è continuare a dargli quei medicinali. Capisce, immagino- commentò l'uomo.
Bokuto serrò le labbra: avrebbe capito, se non fosse stato che quell'uomo intendeva tenere Akashi lontano dagli altri perché pensava che fosse pericoloso.
Ma non lo era, non lo era mai stato, e lui non avrebbe lasciato che venisse segnato a vita da quei momenti di debolezza e dolore.
- Ho capito. Ma voglio essere io a decidere quali medicinali dargli: sono il suo psichiatra dopotutto- affermò.
- Come vuole- rispose l'uomo - a me basta che non crei problemi-.
- Non ne creerà- dichiarò Koutaro.
- Bene: allora, può procedere come meglio crede-.
- Lo farò; buona giornata- rispose Koutaro, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
Le due guardie che l'avevano scortato fino a lì lo seguirono quasi a fatica mentre il ragazzo si dirigeva a passo spedito verso l'infermeria.
- Dovete seguirmi anche qui?- sbuffò, voltandosi, e le due guardie si fermarono - non ci sono detenuti, giusto? Bene, allora potete aspettare cinque minuti- affermò, prima di entrare nell'infermeria e chiudere la porta alle sue spalle.
Fissò Kyoko, in quel momento unica occupante della stanza.
- Caramelle- affermò; la ragazza sbattè le palpebre, confusa.
- Come?-.
- Gli darò caramelle. Gli prescriverò dei nuovi farmaci, ma al posto delle medicine metterò delle caramelle: se tu gliele darai come se fossero medicinali, non se ne accorgerà nessuno e Akashi sarà in grado di riprendersi- affermò Koutaro.
Kyoko lo fissò per un attimo, poi sospirò.
- Bokuto, ascolta- gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle - neanche a me piace che sia costretto a prenderli, ma non abbiamo altra scelta. Se gli facessero degli esami e vedessero che hai mentito sui medicinali, potrebbero dubitare della tua credibilità e sarebbe un problema per il processo-.
- E allora cosa devo fare?- sbuffò il ragazzo, frustrato - non posso lasciare che torni nelle condizioni in cui era!-.
Kyoko serrò appena le labbra.
- Cambiagli i medicinali con qualcosa di più leggero, con qualcosa magari che indichi che si sta riassestastando o simili; in questo modo, anche il giudice potrà vedere il suo cambiamento nel corso degli anni e soprattutto negli ultimi mesi. In ogni caso, una volta sotto processo, avremo la scusa per tenere Akashi lontano dagli altri detenuti; Tsukishima mi ha detto che non manca molto. Ci penserò io ad avvisare Yachi e dirle di comunicargli tutto; tu, adesso, tutto ciò che devi fare è andare da Akashi. Ha bisogno di te-.
Bokuto la fissò per un attimo. Avrebbe voluto fare molto di più, ma sapeva che la ragazza aveva ragione: i loro amici stavano cercando di aiutare Akashi in ogni modo possibile, un passo falso e tutto sarebbe andato a rotoli.
Doveva mantenere il suo ruolo: era lo psichiatra di Akashi, e il suo paziente aveva bisogno di lui.
- Hai ragione- mormorò, e Kyoko gli lasciò le spalle.
- Grazie; vado subito- Koutaro forzò un sorriso, dopodiché si voltò e uscì dalla stanza.
Fuori, trovò una delle guardie di prima, insieme a Daichi.
- Hey Hey Hey! Buongiorno! Mi spiace essere scappato in quel modo, ma avevo un compito importante da svolgere! Andiamo dal paziente?- chiese, cercando di continuare a sorridere, prima di riprendere a camminare.
Senza rispondere, le due guardie lo scortarono verso la stanza in cui incontrava sempre Akashi.
Bokuto fece un respiro profondo prima di entrare: la prima volta in cui l'aveva visto sapeva bene cosa aspettarsi, mentre adesso non era per niente preparato.
Ma non si sarebbe arreso: gli aveva promesso che l'avrebbe tirato fuori ed era ciò che avrebbe fatto, a ogni costo.
Aprì la porta ed entrò nella stanza.
Akashi era seduto al tavolo, immobile e con lo sguardo fisso di fronte a sé, proprio come la prima volta in cui l'aveva incontrato.
Serrò appena le labbra, prima di farsi comparire un sorriso in volto.
- Hey Hey Hey Aghashi! Sono arrivato!- esclamò, chiudendo la porta alle sue spalle per andare a sedersi di fronte al ragazzo.
Akashi non rispose e il maggiore cercò di non farsi scoraggiare.
- Ho parlato con il direttore di questo orribile posto. Purtroppo, se tu smettessi di prendere le medicine dovrebbe spostarti insieme agli altri detenuti, e sinceramente neanche a me va tanto che accada. Ma ti darò delle medicine meno forti, in modo che tu non ti trovi di nuovo in questo stato, e una volta iniziato il processo sarai comunque tenuto lontano dal resto dei detenuti, per cui potremo smettere. Per te va bene?- chiese.
Akashi non rispose, anche se il maggiore se l'aspettava; ma non era più abituato a non sentire la sua voce calma e pacata che rispondeva alle sue domande.
Il minore l'avrebbe fatto volentieri, ma non ci riusciva: si sentiva come se fosse imprigionato in una bolla, nella quale faceva fatica a vedere, a sentire, a parlare; si muoveva, respirava tranquillamente, ma non poteva fare molto altro.
Avrebbe voluto dire a Bokuto di non preoccuparsi per lui, che non si sarebbe più lasciato prendere dai pensieri di un tempo, che avrebbe resistito: se si trattava di poco tempo e dopo sarebbe potuto stare con i suoi amici, poteva riuscire a resistere.
Ma la sua mente si stava facendo confusa, non capiva neanche lui bene a cosa stesse pensando, era totalmente svuotato.
Deglutì, anche se era certo che il suo gesto fosse risultato molto più impercettibile di quanto lui l'avesse avvertito: doveva riuscire a resistere, doveva fare in modo che tutti gli sforzi che Bokuto e i suoi amici avevano fatto fino a quel momento non fossero stati vani.
- Bene! Allora, vediamo un po' di mandare avanti la seduta di oggi!- esclamò Koutaro, deciso a non perdersi d'animo; e Akashi, nella sua perdizione mentale, lo ringraziò per stare mantenendo il suo solito carattere, come per ricordargli che era lì e non si sarebbe arreso.
Bokuto continuò a parlare come se niente fosse per un'oretta, cercando di percepire le reazioni del moro.
Vedeva che stava cercando di fare qualcosa, anche solo di muoversi, come per comunicargli che era ancora lì, che lo stava ascoltando, e che era ancora d'accordo con ciò che avevano deciso di fare.
Fece un piccolo sorriso.
- Non preoccuparti Aghashi, pensa a rimanere sulla tua strada: noi ci occuperemo di tutto il resto. Adesso che sappiamo qual'è il tuo vero desiderio, nessuno di noi si arrenderà e faremo di tutto perché tu possa realizzarlo- si alzò e si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla - verrò a trovarti anche domani, va bene Aghashi? Non ti lascerò solo- affermò, prima di togliere la mano - a domani, riposa bene!- esclamò, per poi uscire dalla stanza.
Venne quasi subito raggiunto da Daichi, mentre la seconda guardia lo superò per entrare e riportare Akashi in stanza.
- Come sta?- chiese Daichi, preoccupato, mentre si dirigevano verso l'infermeria.
- I farmaci che ha sempre preso sono molto potenti: agiscono subito, basta prenderli una volta per rimanere in quello stato per almeno un giorno. L'ultima volta ha impiegato più di due settimane a uscirne, se lo blocchiamo subito dovrebbero bastare un paio di giorni... Passo da Kyoko per prescrivere i nuovi medicinali- dichiarò Koutaro.
Il moro annuì: ogni volta rimaneva sorpreso dalla serietà e dalla professionalità che Bokuto riusciva a tirare fuori in quelle situazioni.
Ma in fondo, era anche per il modo in cui riusciva a discernere il suo lavoro da tutto il resto che risultava uno psichiatra così in gamba.
Arrivarono di fronte allo studio di Kyoko e Daichi bussò.
- Avanti- rispose la ragazza; Daichi aprì la porta e i due ragazzi entrarono.
- È sempre così vuota questa infermeria?- rise Koutaro.
- No, quando sono arrivata all'inizio era spesso piena, ma i miei trattamenti funzionano bene- affermò Kyoko.
Daichi si avvicinò appena a Bokuto.
- Ha terrorizzato metà dei detenuti: la maggior parte venivano qui per provarci, ma Kyoko sa essere piuttosto fredda e di sicuro mette ansia sapere di venire qui ad affidare la propria vita a una ragazza che potrebbe essere in grado di farti parecchio male, per cui hanno iniziato a esserci meno "incidenti"- sussurró.
- Ora è tutto chiaro- ridacchiò Koutaro; in effetti, per quanto quella ragazza fosse carina, aveva notato anche lui più volte il suo sguardo di ghiaccio e non era per niente rassicurante.
- Sei venuto qui per i medicinali?- chiese Kyoko, e Bokuto annuì, prima di tirare fuori alcuni fogli dalla sua valigetta.
- Ti prescrivo quelli nuovi: sono molto più leggeri, ma non così tanto da fare trasferire Akashi o fare pensare che non stia prendendo qualcosa di adeguato- spiegò Koutaro, e la ragazza annuì.
- Meglio così- affermò.
Bokuto si spostò sul letto, come la volta precedente, e scrisse velocemente la ricetta; aveva pensato tutto il tempo, mentre parlava, a cosa fosse meglio prescrivere a quel ragazzo, per cui sapeva già perfettamente cosa scrivere.
Compilò velocemente i fogli e li passò alla ragazza.
- Grazie per avermelo fatto sapere subito- disse.
- Sei il suo dottore, hai diritto di saperlo- dichiarò Kyoko - se succederà altro, avviserò subito Hitoka-.
- Ti ringrazio molto! Sei un aiuto davvero prezioso per noi!- esclamò Koutaro, prima di voltarsi verso Daichi - anche tu ovviamente lo sei! Lo siete tutti voi! Non vedo l'ora di poter festeggiare la fine di questa storia- dichiarò con un sorriso.
- Dovremo festeggiare parecchio anche ciò che hai fatto tu- fece notare Daichi - avremmo potuto fare poco senza il tuo aiuto, non te lo dimenticare-.
- Ma che io sia fantastico è sempre stato ovvio!- rise Koutaro - ci vediamo presto Kyoko!- salutò, prima di uscire dalla stanza, seguito da Daichi.
La guardia lo accompagnò come al solito fino al parcheggio; Bokuto aveva sclerato parecchio nello scoprire che Akashi aveva rincominciato a prendere le sue medicine, ma per fortuna adesso sembrava essersi calmato... Sapevano bene tutti quanto sapesse essere instabile, e nessuno di loro era veramente in grado di calmarlo, ma per fortuna era riuscito a raggiungere un livello di consapevolezza abbastanza alto da riuscire a calmarsi da solo.
Stava per salutarlo all'auto, quando il telefono di Bokuto squillò.
- Scusami un attimo- il maggiore lo tirò fuori e aggrottò la fronte: perché Ushijima lo stava chiamando?
Si affrettò a rispondere.
- Pronto? Sono il dottor Bokuto- disse.
- Dottore- la voce del ragazzo sembrava pacata come al solito, ma Bokuto riuscì a scorgere un piccolo tremore nelle sue parole - potrebbe venire subito all'ospedale? Tendou... Ha provato a togliersi la vita-.
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