CAPITOLO XII.
Akashi si guardò intorno, osservando la sua cella.
Ci viveva da sei anni ormai, eppure non l'aveva mai studiata davvero.
Bè, non che ci fosse molto da guardare, visto che c'erano giusto il letto e i sanitari; anche la finestrella era troppo in alto perché si riuscisse a scorgere qualcosa da essa.
Eppure, Akashi non stava riuscendo a fare a meno di guardarsi intorno: sentiva il bisogno di osservare, di fare qualcosa; le sue mani tremavano leggermente, sembravano quasi pregarlo di prendere in mano una biro, o un computer, e mettersi a scrivere.
La sua mente viaggiava, ripensando a tutte quelle idee per articoli o libri che non era mai riuscito a scrivere, e che adesso stavano spingendo nella sua memoria, cercando di uscire, desiderosi di essere segnati da qualche parte e di venire letti.
Akashi deglutì appena, cercando di calmare quella voglia improvvisa: non gli avrebbero mai dato una penna e un foglio, a meno che avesse chiesto a Bokuto... Ma non voleva utilizzare le loro sedute per scrivere; per quanto sapesse che il maggioee sicuramente lo sarebbe rimasto a osservare e si sarebbe interessato a ciò che stava scrivendo, andava lì apposta per parlare con lui, per cui non poteva tenerlo impegnato in qualcosa di simile.
E poi, parlare con quel ragazzo lo aiutava, lo stava aiutando in un modo che non credeva possibile.
Sospirò e alzò lo sguardo: era seduto nella stessa posizione di sempre, eppure gli sembrava tutto diverso.
Sangue, dolore e un sorriso erano ciò che aveva visto a lungo: il sangue di cui si era macchiato le mani, il dolore che aveva visto e provato e il sorriso dei suoi amici nel sapere che almeno sarebbero morti insieme.
Adesso però, vedeva molto di più: vedeva la disperazione di Kenma al pensiero di vivere senza il ragazzo che amava, vedeva il suo bisogno di smettere di soffrire; vedeva sé stesso mentre provava in tutti i modi possibili di eliminare il dolore che provava dentro, mentre cercava di fare il possibile per quei ragazzi; vedeva la disperazione di Kuroo al pensiero che Kenma non si salvasse, e il suo sollievo nell'averlo di nuovo con sé; vedeva la speranza negli occhi di Hinata, il sorriso di Kageyama nel sapere che aveva protetto il suo amore: vedeva il sorriso gentile di Suga mentre gli diceva che sarebbe andato tutto bene, vedeva sé stesso mentre si arrendeva a ciò che era successo.
Deglutì a vuoto: Bokuto aveva ragione, se fosse stata un'altra persona nella sua situazione le avrebbe detto che era andato in panico, e anche se avrebbe potuto agire diversamente comunque non significava che avrebbe dovuto passare la vita a pagare, soprattutto se poteva sfruttare quell'accadimento per aiutare gli altri e fare del bene.
Ma trovarsi dentro a quella situazione, essere lui stesso a doversi convincere di non essere un mostro, che davvero sarebbe stato difficile salvarli, e di poter ancora fare qualcosa per rimediare a tutto quello... Era molto più diffiicile.
Sospirò e appoggiò la testa contro la parete alle sue spalle.
No, non era per niente semplice: eppure... Bokuto ci era riuscito; era riuscito a vedere il buono in lui, era riuscito a convincerlo che potesse ancora vivere, in qualche modo, anche fuori da lì; ed era riuscito un po' a farlo vedere anche a lui.
Ancora non ne era totalmente convinto, ancora il pensiero di ciò che aveva fatto lo disgustava, si sentiva male per le sue azioni, era certo che quello sbaglio lo avrebbe tormentato per sempre; lui era sopravvissuto in fondo, mentre loro no.
Ma quelle classiche frasi che venivano sempre dette a qualcuno che perdeva una persona importante, quel "lui avrebbe voluto che andassi avanti"... Sapeva che, molto probabilmente, era vero.
Lo sguardo di quei ragazzi glielo aveva confermato: loro erano felici.
Ma bastava veramente per poter andare avanti? No, probabilmente no... Non sarebbe mai bastato.
Però, ciò che più lo aiutava era che non era solo a compiere quel passo: Bokuto era lì per aiutarlo.
La sua sincerità lo aveva colpito parecchio: non aveva provato a negare quando Akashi gli aveva detto di averlo scoperto, aveva parlato a cuore aperto, era stato chiaro su tutti i suoi obiettivi; e Akashi non se l'era più sentita di pensare che magari c'era qualche altra motivazione nascosta dietro le sue azioni.
Bokuto era una persona troppo buona, genuina e semplice per ingannarlo in quel modo: e soprattutto, stava cercando di aiutarlo in una maniera di cui lui non sapeva di avere bisogno prima di incontrare quel ragazzo.
Forse era un po' ingiusto, affidarsi completamente al suo nuovo psichiatra, che tra l'altro aveva fatto soffrire con le sue azioni, che stava lottando per dargli qualcosa che fino a poco prima lui aveva con tutto sé stesso negato di volere.
Ma sapeva che senza Bokuto, senza quel ragazzo che gli ripeteva quanto fosse importante che lui lo facesse, che lo spronava a lottare con sé stesso, ad accettare che poteva avere quella vita che lui ancora non sapeva quanto desiderasse, non sarebbe mai riuscito a superare tutto quello.
Era giusto per sé stesso, che almeno ci provasse: a non cedere solo al dolore, a pensare di poter davvero fare qualcosa.
Ma sarebbe stato giusto anche per gli altri?
Quella era la domanda che più si aggirava nella sua mente, se fosse giusto nei confronti di tutte quelle persone che aveva fatto soffrire che adesso lui cercasse un modo per riuscire a non soffrire più come aveva fatto fino a quel momento.
Alzò lo sguardo: Bokuto era l'unico a poter rispondere ai suoi dubbi; quello che il maggiore avrebbe fatto quella sera... Avrebbe determinato il suo futuro.
- Hey Hey Hey! Benvenuti a tutti quanti!- esclamò Koutaro, aprendo la porta.
- Non sapevo fossi diventato il padrone di casa- rise Yu.
- Buonasera, Bokuto- gli disse Asahi con un sorriso.
- Hai spodestato Suga e Daichi?- rise Ryunosuke.
- Ho pensato che se avessi aperto io sarebbe stata una visione ancora più splendida!- esclamò Koutaro.
- Bè, di sicuro è una sorpresa- commentò Chikara; trovarsi di fronte quel ragazzo era sempre una sorpresa, anche quando sapevi che ci sarebbe stato.
- Tsk, se aveste voluto una vera sorpresa, avreste dovuto aspettare che arrivassi io-. I cinque ragazzi di voltarono e videro che Oikawa era appena arrivato davanti alla porta di casa, ovviamente insieme a Iwaizumi.
- La solita diva- rise Ryunosuke - non hai portato il cagnolino oggi vero?-.
- Perché avrei dovuto portare quell'antipatico di un cane rabbioso?- borbottó Toru.
- Se si parla di antipatia non puoi proprio essere tu a parlare- sospirò Hajime.
- Cattivo Iwa-chan!-.
- Se avete già iniziato a litigare, giuro che me ne vado-.
- Tsukki!- Koutaro superò il gruppetto per correre dal biondo, che era arrivato con Yamaguchi da pochi secondi e già voleva scappare il più lontano possibile da lì.
- Stammi lontano tu!- esclamò.
- Andiamo Tsukki! Lo so che ti sono mancato! Non mi dai un abbraccio?!- disse Koutaro, spalancando le braccia.
- Col cavolo- borbottó Kei - spostati, voglio entrare in casa-.
- Non se prima non mi dai un abbraccio! Vero che mi deve abbracciare, Yamaguchi?- il maggiore si voltò verso il ragazzo, che era rimasto in silenzio, piuttosto divertito dalla situazione.
- Bè, non lo vediamo da tanto tempo...- mormorò Tadashi, lanciando un'occhiata al biondo al suo fianco.
- Questo non lo rende più simpatico- borbottò Kei.
- Io sono sempre super simpatico e fantastico!- esclamò Koutaro; Tsukishima alzò gli occhi al cielo.
- Se lo faccio, mi lascerai in pace per il resto della serata?- chiese.
- Farò del mio meglio!- esclamò Koutaro.
Il biondo sapeva bene che questo significava che avrebbe dovuto subirselo tutta la sera, insieme a Nishinoya che lo obbligava a mangiare più di quanto avesse mai fatto nella sua vita e Oikawa che si vantava di ogni suo singolo respiro.
Però, non vedeva quel ragazzo da tanto, e sapeva che stava passando un momento diffiicile, per cui decidere di fingere di crederci.
- Hai cinque secondi- affermò; gli occhi del maggiore si illuminarono e si avvicinò a Tsukishima, stringendolo con forza in un abbraccio.
- So che ti sono mancato tanto!- esclamò Koutaro.
- Neanche un po'- borbottó Kei mentre si staccavano.
- Dì un po' Yamaguchi, ma tutto l'affetto che non usa con gli altri lo usa con te?- chiese Koutaro, voltandosi verso il minore, che arrossì appena.
- Diciamo che nel privato... È più affettuoso- sussurró, imbarazzato.
- Non fargli dire cose imbarazzanti- borbottó Kei - e non usare la tua psicologia contro di noi. Possiamo entrare in casa adesso?-.
- Certo! Ma sappiate che ho ancora tante domande per voi- dichiarò Koutaro con un sorriso, mentre i due ragazzi iniziavano a camminare verso la casa.
- Hey, non ci aspettate?!-.
- Oh, ecco arrivati gli ultimi!- esclamò Koutaro, voltandosi, mentre Yaku, Lev e Yamamoto andavano verso di loro.
- Sai, è stato un invito un po' improvviso, visto che io e Lev non abbiamo fatto un tempo a rimettere piede in Giappone che già ci avevi chiamati- sospirò Yaku.
- Oh, quanta gente!- esclamò Lev, osservando tutte le persone ferme di fronte alla casa.
- Tora!- Yu e Ryu si lanciarono verso l'amico, che con un sorriso corse a sua volta verso di lui.
- Ryu! Noya!- esclamò, mentre i tre si stringevano in un abbraccio.
- Vedi Tsukki?! È così che dovresti salutare i tuoi amici!- dichiarò Koutaro con un sorriso.
- Neanche morto- borbottò Kei.
- Che state facendo tutti lí fuori?- Daichi sbucò dalla porta di casa, guardandoli con aria confusa - potete entrare-.
- Grazie a dio- sospirò Kei, superando velocemente gli altri per entrare in casa, seguito dal resto del gruppo.
Bokuto rimase in fondo, osservando tutti quanti i ragazzi che camminavano davanti a lui, studiandoli leggermente, nel tentativo di capire come stessero.
Erano passati sei anni, per cui ormai erano andati tutti avanti con le loro vite: in qualche modo, nonostante il dolore, lo avevano pian piano accettato e stavano provando a non lasciarsi abbattere dalla tragedia che li aveva colpiti anni prima.
Voleva assicurarsi che stessero bene, prima di lanciare la bomba, anche per questo aveva chiamato solo i principali che potevano aiutarlo: gente come Kindaichi e Kunimi, legati a quella storia solo dalla morte di Kageyama e che praticamente non conoscevano Akashi, non sarebbero stati l'ideale.
Il resto della Nekoma purtroppo era stato poco reperibile: Inuoka e Shibayama avevano entrambi appena iniziato a lavorare, mentre Nobuyuki e Fukunaga erano all'estero.
Ma in ogni caso, aveva deciso di tenerli per dopo, e per il momento aveva voluto parlare con i ragazzi che aveva di fronte.
Più Yachi e Kyoko, ma la mora lavorava quella sera quindi gliene avrebbe parlato in un altro momento.
Visto come si erano svolte le cose, probabilmente era da loro che Akashi aveva bisogno di più perdono.
Entrarono tutti quanti in casa, dove vennero accolti da un caloroso abbraccio di Suga, e Bokuto decise che si era appena offeso per il fatto che Tsukishima si fosse fatto tranquillamente abbracciare dal suo ex compagno di squadra mentre con lui aveva fatto tutte quelle scenate.
Ma doveva tenerselo buono, per cui non disse nulla.
Yaku, da brava seconda mamma, era andato a dare una mano a Suga mentre Daichi faceva accomodare tutti gli altri.
- Ci voleva proprio una serata in compagnia!- esclamò Yu.
- Dovete raccontarci tutto della vostra luna di miele!- dichiarò Ryunosuke.
- Tutto tutto- rise Taketora.
- Non risparmierò i dettagli!- esclamò Yu.
- Preferirei che lo facessi- borbottó Asahi.
- Se sono dettagli imbarazzanti, non vedo l'ora di sentirli- dichiarò Toru - e usarli contro di voi in futuro-.
- Tu sei pessimo e imbarazzante di natura- borbottó Hajime.
- Dici così solo perché mi ami, Iwa-chan- affermò Toru con convinzione.
- Mi ero dimenticato quanto foste divertenti- rise Lev.
- Più che divertenti sono incredibili... E non in senso buono- borbottó Kei, mentre Suga e Yaku li raggiungevano con il cibo.
- Però un po' mi mancava tutto questo casino- rise Daichi.
- A proposito Bokuto... Perché hai voluto questa riunione improvvisa?- chiese Yaku, e tutti gli sguardi si spostarono sul ragazzo.
Avevano intuito che ci fosse un motivo serio dietro quella "festa", ma ancora non sapevano esattamente quale.
- Cavolo, non vi si può nascondere nulla eh?- ridacchiò Koutaro, sentendosi leggermente a disagio: tutto ciò che stava facendo... Dipendeva anche dai ragazzi in quella stanza.
Fece un respiro profondo.
- Sapete tutti cosa sto facendo in questo momento, e anche se non scenderò nei dettagli comunque sappiate che sono a buon punto. Ma per riuscire a farcela...- alzò lo sguardo su di loro - ho bisogno del vostro aiuto-.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro