47.The show must go on
I rumori provenienti dal paddock mi urtano i timpani anche se sto cercando di tapparmi le orecchie con le mani.
Sono seduta sul pavimento del mio motorhome mentre fisso il mio nuovo casco che giace a pochi metri da me con gli occhi pieni di lacrime. Mi impongo di mantenere il respiro regolare per impedire al panico di sopraffarmi di nuovo mentre mi alzo lentamente e lo prendo in mano.
Il blu elettrico metallizzato ha lasciato posto al nero opaco ha risaltare la bandiera tedesca che lo attraverso in verticale da capo a capo.
È passata una settimana dall'incidente di Sebastian e, anche se i medici continuano a darci notizie positive, lui non si è ancora svegliato dal coma e più passano i giorni e più la consapevolezza che lui possa non risvegliarsi mi perfora l'anima.
Sopprimo la voglia di piangere e il panico che mi montano dentro quando noto il mio riflesso nella visiera scusa del mio casco. Sono sempre più pallida e le marcate occhiaie sono solo uno dei segni che non dormo abbastanza.
L'idea di entrare in macchina mi da la nausea e non ho mai avuto così tanta voglia di mollare ma non posso farlo, devo vincere questa maledetta gara davanti ai miei connazionali e dedicare la vittoria a Sebastian.
Sulla visiera noto i miei occhi che da spauriti diventano ardenti e finalmente indosso il mio nuovo casco e esco dalla mia stanza.
I miei collaboratori mi guardano come se fossi un fantasma quando entro nei box. Penso che avessero dato per scontato che non avrei corso e ci ho anche seriamente pensato ma la voglia di manifestare la mia rabbia in pista è troppo grande.
Wolff mi nota e si avvicina immediatamente, il bel viso deformato da una smorfia preoccupata.
T-cosa ci fai qui?
Mi chiede Toto portandomi in disparte.
A-il mio lavoro.
Gli rispondo cercando di non far tremare troppo la voce, devo sembrare determinata per essere credibile.
T-sei sicura di farcela? Io non voglio forzarti a fare nulla di stupido.
Mi sorprendo di vedere Toto così preoccupato per me, evidentemente la mia reazione a Spa ha scioccato veramente tutti.
La verità è che per me lasciare il capezzale di Sebastian e arrivare in Italia era stata una sfida quasi impossibile, ma ora che sono qui devo correre anche se l'idea di avvicinarmi al veicolo che ha causato l'incidente di Sebastian mi repelle.
A-ho bisogno di convertire tutta questa rabbia e tristezza in qualcosa di costruttivo. Ho bisogno di vincere e dedicare la vittoria a Sebastian.
Gli dico con quanta più onestà possibile mentre lo guardo dritto negli occhi, l'unica altra volta che l'ho guardato con questo sguardo gli stavo chiedendo di farmi correre con una delle sue macchina ed è ironico come, mesi dopo e con un contratto firmato, gli stia chiedendo la stessa cosa.
T-va bene, dirò al terzo pilota che il suo lavoro qua è finito. Ma tu promettimi di non fare stronzate.
Non devo rispondere a voce, i miei occhi fanno tutto per me.
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Stringo il mio volante con così tanta forza che le mie dita sono doloranti e sembra che il metallo del volante scotti. Sento la gola chiusa mentre mi allacciano la cintura, perché mi sembra che stiano chiudendo la porta della cella in cui sono condannata a perire. Guardo le macchine che mi circondano per cercare la motivazione di correre ma mi rendo velocemente conto di aver fatto un grosso errore quando mi rendo conto che sto cercando la Redbull di Sebastian ma che lui non c'è, per la prima volta in tutta la mia carriera sto correndo senza Sebastian.
Il pensiero mi immobilizza ma allo stesso fa scattare un pulsante dentro di me. Questa è la prima volta che corro senza Sebastian ed è la perfetta occasione per provare a me stessa chi io sia senza di lui.
Con il cuore di nuovo pieno di motivazione chiudo la mia visiera nascondendo i miei occhi ardenti alle camere e mi preparo a vincere per entrambi.
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Ho percorso la prima variante per 56 volte, superato sei vetture, mostrato il mio dito medio ad Alonso quando ha toccato la mia Mercedes e pianto un innumerevole quantità di volte sotto il mio casco ma la sensazione di aver vinto il Gran premio di Monza è incommensurabile.
Guardo alla mia sinistra Lewis che mi sorride incoraggiante, fiero del fatto che sia riuscita a entrare in macchina e che abbia sfruttato la mia debolezza per trovare altra forza e motivazione.
Chiudo gli occhi un secondo per godermi la sensazione di aver vinto il mio gran premio ma vengo sovrastata dal ricordo di me e Sebastian, ancora ragazzini, che sognavamo il nostro futuro e della sua promessa di essermi vicino durante ogni evento importante e la sua mancanza in questo momento torna a farsi sentire come un macinio sul cuore, ma non mi farò prendere dal panico questa volta perché voglio finalmente dare un messaggio importante.
Così quando vedo la camera che mi inquadra non fingo un sorriso timido, né sposto lo sguardo ma la fisso e le mostro il mio indice destro prima di baciarlo e indicare il cielo.
Voglio che il mondo sappia che non sono più spaventata dalle mie emozioni perché ho scoperto che sono il mio punto di forza. Voglio che Sebastian e il mondo intero veda che l'ho scelto sopra ogni cosa e che nulla potrà farmi cambiare idea.
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Buongiorno e bentornati carissimi amici di Wattpad, come ho detto ieri ecco a voi il nuovo capitolo di Blue and silver.
Come state? Come state affrontando la quarantena?
Mi consigliate dei nomi femminili per una cagnolina?
In ogni caso, io vi invito a lasciare una stellina carina se il capitolo vi è piaciuto mentre se vi ha fatto schifo potete tranquillamente commentare e dirmi il motivo.
Informazione di servizio: ho dieci capitoli e mezzo pronti il che vuol dire che me me mancano da scrivere due e mezzo.
Buona serara a tutti
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