43. Head above water
Quando avevo dieci anni mio padre mi aveva portato a fare un'immersione con le bombole.
Mi ero immersa senza esitazione in mare aperto ed ero andata in profondità per scoprire quel mondo di cui conoscevo così poco.
Mi ricordo di come mi sentivo ovattata, schiacciata dalla pressione del mare, e come il silenzio degli abissi mi urlava nelle orecchie.
Mi ricordo anche come ho smesso di vedere nitidamente e di come ogni contorno diventasse sfocato, di come le mie palpebre fossero diventate pesanti e di come la realizzazione di trovarmi a più di venti metri di profondità mi avesse fatta urlare e impanicare.
Mi ricordo di come mio padre mi aveva portata in superficie e del freddo sulla mia pelle non appena mi avevano riportata sulla barca. Ma più di ogni altra cosa, mi ricordo il primo respiro che ho fatto dopo essere stata senza ossigeno abbastanza tempo da perdere i sensi.
Mentre guardo il corpo senza sensi di Sebastian ancora stretto fra le mie braccia penso solo al fatto che ho un bisogno di ossigeno, ho bisogno di respirare, ho bisogno di scappare da quella vista ma non lo farò, Arianna Giordano per la prima volta non scapperà, non perché non voglia ma perché non ne ho la forza fisica.
Il suo viso senza sensi mi mantiene ancora a terra come la pressione del mare durante la mia gita.
Sento la gente che arriva intorno a noi, gente che indossa dei camici, e il suono di quella che sembra un'ambulanza ma io non riesco a decifrarla bene perché sono ovattata dal mare.
Qualcuno mi mette una mano sulla spalla e cerca di spostarmi per avvicinarsi a Sebastian e io scatto come un animale ferito stringendo il corpo del biondo finché delle altra braccia mi stringono con forza e mi sollevano da terra.
Non respiro, mi sento ovattata e l'unica cosa che sento distintamente è il battito del mio cuore, l'unica cosa che mi conferma che sono ancora viva e che non sto morendo annegata.
Mi dimeno fra le braccia di colui che mi ha sollevata di peso per tornare da Sebastian, per rimanere sul fondale marino ancora un po', ma non riesco a mettere a fuoco chi sia.
Non mi interessa sapere chi sia, non mi interessa sapere nulla.
Tutto sta scomparendo intorno a me, tranne il dolore e il rimpianto.
Quelle spettrali figure bianche sollevano Sebastian su una barella e lo spingono dentro a un mezzo che non riesco a identificare mentre tutto intorno a me scompare.
Dove lo stanno portando delle figure bianche?
In paradiso?
Ci porteranno anche me?
Sono stata abbastanza brava per meritarlo?
L'unica cosa che riesco a pensare mentre chiudo gli occhi e che non andrò in paradiso perché sono stata una cattiva persona, ho fatto del male all'unica persona che abbia sempre amato e non mi odierò mai abbastanza per questo.
Sto annegando lentamente, i miei capelli lunghi fradici di pioggia-o di acqua di mare?- quando una mano mi tira una sberla talmente forte da farmi girare la faccia.
Lewis Hamilton mi stringe fra le braccia, la mano con la quale mi ha schiaffeggiato ancora a mezz'aria. Lo shock generato dall'impatto mi fa fare un respiro profondo, di quelli con la bocca aperta e un paio di gocce di pioggia mi fanno tossire andandomi di traverso.
È il respiro salvifico di una persona che è quasi annegata, è il respiro di una persona che ha visto il grave incidente della persona che ama.
A-Sebastian.
Riesco a pronunciare il suo nome come il verso di un animale agonizzante, guardando le nuvole.
La pioggia mi entra nella bocca aperta, mi scorre sulla pelle e mi bagna gli occhi spalancati.
O forse sto piangendo? Qual è il confine fra la pioggia e le mie lacrime? Non lo so, non so più nulla.
Sento le mani forti di Lewis sul mio corpo mentre cerca di rimettermi impiego.
L-si ora ti porto da Sebastian ma tu devi collaborare.
Quando sento il suo nome mi illumino e sollevò una mano per accarezzare la guancia di Lewis, consapevole che mi aiuterà.
Realizzo solo dopo che gli ho lasciato una striscia di colore rosso su quella guancia, un rosso molto simile a quello del sangue.
Lui mi guarda con occhi preoccupati quando abbasso lo sguardo e scopro le mie condizioni.
La mia tuta bianca e pura della Mercedes è imbrattare di sangue ancora caldo, così come le mie mani nude e la pioggia mi scorre addosso, pulendomi e tingendosi di rosso- eau rouge.
Ho le mani macchiate del sangue di Sebastian, sono interamente coperta dal sangue di Sebastian, me lo sento addosso come una maledizione senza perdono.
Sento le mano di Lewis che si stringono intorno al mio corpo e poi, più niente.
🌺🌺🌺🌺🌺
La luce bianca è accecante e mi fa stringere le palpebre.
Allora sono morta davvero, mi ritrovo a pensare mentre sono ancora paralizzata dal terrore e non oso fare nulla.
Per qualche breve attimo tutto ciò che riesco a sentire è un silenzio rassicurante proprio di una pace che non provavo da non mi ricordo neanche quanto tempo.
Alla fine mi sono meritata il paradiso evidentemente, spero di riuscire a trovare Sebastian e a scusarmi per tutto quello che ho fatto e magari troverò un modo per parlare anche con Lewis e con Daniel e dirgli che non volevo che fossero coinvolti in questo casino.
Sto riprendendo conoscenza e riesco a percepire la superficie morbida contro la quale sono adagiata.
Ci sono davvero le nuvole in paradiso?
Mi scappa un sorriso quando penso che sono sdraiata su una nuvola e che tra poco incontrato l'anima di Sebastian.
La luce è sempre meno accecante e scopro di avere delle orecchie- da quanto tempo sono qua?- perché sento dei rumori intorno a me che però non riesco a decifrare bene.
Sento un bip alla mia destra e qualcuno che bisbiglia alla mia sinistra. Gli angeli sono venuti a prendermi per portarmi da Sebastian, deve essere per forza così.
La luce ormai è fioca, la mia nuvola non è soffice e le voci sono sempre più forti.
Qualcuno parla di un incidente- l'incidente in cui sono morta?-
di auto che uscivano di pista-
bello, a me piacciono le macchine!-
di una curva che si chiama eau rouge- hanno chiamato una curva acqua rossa? Acqua rossa come il sangue?-
della Redbull - perché vogliono bere una bevanda in paradiso?-
e di Sebastian.
Sebastian, bel nome! Anche lui è uno degli angeli?
La luce non mi fa più male agli occhi e la nuvola sembra quasi un materasso.
Sebastian.
Il bip è il rumore di un macchinario ospedaliero.
Sebastian.
La luce è la lampada a neon dall'ospedale.
Sebastian.
Sebastian ha fatto un incidente a Spa e io sono corsa per tirarlo fuori dalla sua vettura. Ero ricoperta del suo sangue, lo avevo anche sotto le unghie.
A-Sebastian!
Urlo di scatto, mettendomi a sedere a spaventando a morte Lewis e Daniel che parlavano al mio fianco.
Daniel si avvicina e prova a prendermi la mano che io ritraggo di scatto.
D-ehi ciao, ben svegliata i dottori hanno detto che hai avuto uno shock post traumatico.
A-Sebastian!
Urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni , interrompendo il discorso di Daniel di cui non mi interessava niente.
Dov'è Sebastian?
Cosa è successo a Sebastian?
Sta bene Sebastian?
Come faccio ad andare da Sebastian?
Chi sono io senza Sebastian?
Sento giù dal letto con un balzo non preoccupandomi della flebo che si stacca facendomi sanguinare di nuovo; non mi importa.
Inizio a correre per il corridoio sbandando e sbattendo le braccia contro i muri mentre sento la voce di Daniel che chiama aiuto e i passi di Lewis che mi inseguono.
Vado a sbattere contro il carrello dei medicinali e in un secondo Lewis mi è addosso e mi tiene stretta contro il suo petto in una grottesca rivisitazione della scena di ieri e tutto ciò che riesco a fare prima di sentire un ago entrambi nella carne del braccio è aprire la bocca e dirgli.
A-Sebastian
🌺🌺🌺🌺🌺
Buongiorno quarantena amiche mie.
Capitolo tragico oggi, dove abbiamo la protagonista che reagisce all'incidente di Sebastian e va fuori di testa. So che è parecchio intenso ma ci tenevo che si capisse il suo dolore e la sua sofferenza.
Se avete voglia di lasciare una stellina io per supportarmi e gonfiarmi un po' l'ego io non mi offendo mica🌟
Come procede la vostra quarantena? Cosa fate per non uscire di testa?
Io sto scrivendo e facendo torte tra una video lezione e l'altra.
Statemi bene.
Cheekie brickie
Ambarabacci🌺
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