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Rosa~Capitolo 49

Non arrenderti mai
Perché quando pensi che sia tutto finito
È il momento in cui tutto ha inizio.
Jim Morrison

Nuovo messaggio da: Brandon :)

Ti devo parlare.

Nuovo messaggio da: Filippo

Mi spiace Gio! Brandon ha scoperto tutto...Paolo vi ha visto baciarvi!

Dopo aver ricevuto quei messaggi Gio era balzato in piedi ed era uscito dalla sua stanza con uno zaino dove aveva ficcato dentro un pigiama e una felpa. Entrò in bagno e si prese lo spazzolino e il dentifricio per poi buttarli nello zaino alla bene e meglio.

«Gio che succede? Che è tutto questo casino?»

Suo padre lo guardava, ancora in pigiama, mentre si infilava le scarpe saltellando su un piede solo.

«Scusa papà, non volevo svegliarti. Io vado da Gaia...c'è stato un piccolo problema.»

«Che genere di problema? Ha scoperto di essere incinta?»

Gio si fermò fissando suo padre.

«Certo che no! Per carità, siamo tutti d'accordo sul fatto che Gaia sarebbe una madre un po' pazza ma buona però non è questo. Solo...Brandon ha scoperto tutto perché quel coglione di Paolo ci ha visti mentre ci baciavamo. Diciamo che sto scappando per non ritrovarmelo sotto casa.»

«Ah...»

Rispose semplicemente Ettore mentre Gio si infilava una giacca della tuta e si avvicinava alla porta.

«Lo so che questo non è il modo migliore di risolvere i problemi papà, so che dovrei affrontarli e basta. Ma lo farò. Te lo giuro. Solo non stasera...e non così. Non con lui sicuramente arrabbiato. Non riuscirei a reggerlo. Ciao, ti voglio bene.»

Ettore si limitò a sussurrare un "anche io" mentre Gio chiudeva la porta dietro di sé prima di sprofondare nel divano e prendersi la testa fra le mani. Era consapevole che, di lì a poco, quel ragazzo gli avrebbe suonato il campanello.

***

«Sono uno stupido Gaia! Un vero e proprio cretino!»

«Non sei un cretino Gio, hai semplicemente dimenticato di tirarti sulla testa un fottuto cappuccio. Che poi, diciamocelo, non è il più grande errore della tua vita. Paolo avrebbe comunque chiesto a Brandon chi fossi e lui gli avrebbe risposto. E saremmo allo stesso punto.»

Gio strozzò un urlo di disperazione premendosi il cuscino a forma di Hello Kitty sulla faccia mentre Gaia si spalmava della crema sul viso. Erano entrambi in pigiama visto che la ragazza aveva deciso di vedere la cosa da un altro punto di vita. In pratica Gio non era lì per nascondersi, ma per un pigiama party. Gaia e le sue idee geniali.

«Brandon mi odierà da morire.»

Borbottò Gio prima che il suo telefono iniziasse a squillare.

«Pronto?»

«Gio io...»

Riconoscendo la voce di Brandon dall'altra parte del telefono il ragazzo non ci pensò due volte e riattaccò.

«Sono un vero e proprio cretino.»

«Se proprio vuoi sentirtelo dire sì, hai ragione sei un cretino.»

Il telefono di Gio squillò di nuovo, questa volta però il ragazzo controllò prima di rispondere. Il nome "Filippo" lampeggiava allegramente sullo schermo nero.

«Pronto?»

«Gio mi dispiace! Ti giuro io non volevo! Ho provato ad andarmene con Brandon ma Paolo l'ha fermato e io non c'ho potuto fare niente. Ho dovuto confessargli tutto perché mi guardava in un modo indescrivibile. Ti giuro io non volevo farlo! Te l'avevo promesso e non sono stato capace nemmeno di mantenere una cazzo di promessa! Sono un cretino e capisco se sei arrabbiato con me. Anche io sarei arrabbiato con me.»

«Fil! Respira! Stai...stai tranquillo, ok? Non è colpa tua. Qui, l'unico colpevole, sono io. Avrei dovuto essere sincero fin dall'inizio e non l'ho fatto. Tu hai mantenuto la promessa fino a questo momento e te ne sono veramente grato. Ti ringrazio. Non hai niente di cui chiedere scusa.»

«Ma...»

«Niente "ma" Filippo. Quello che dico io lo penso. Quindi smettila di farti paranoie inutili, ok? Respira e accetta il fatto che tu sei uno dei miei migliori amici e che ti voglio bene. Hai fatto di tutto per proteggermi, ora basta.»

«Ok...»

Sospirò Filippo dall'altra parte del telefono mentre Gio cercava di trattenere le lacrime per non fargli sentire che stava piangendo, o che avrebbe voluto farlo.

«Ma sappi che anche io ti voglio bene. E che Brandon te ne vuole molto più di me. Quel ragazzo è cotto di te Gio. Non è arrabbiato, anzi, penso che sia incazzato solamente con Paolo. Lo sai che gli ha tirato un pugno?»

«Cos'ha fatto?»

Strillò Gio saltando sul letto mentre Gaia si voltava verso di lui corrugando la fronte.

«Sì, insomma...ha tirato un pugno a Paolo perché ti ha chiamato "travestito". Non l'ha presa proprio bene. L'ha minacciato dicendo, e cito testualmente: "Chiama di nuovo così Gio e io ti ammazzo bastardo!"»

«Dio mio, lui sta bene?»

«Sì, l'ho allontanato prima che potesse diventare una vera e propria rissa.»

Gio sospirò tranquillizzato.

«Grazie.»

Filippo ridacchiò.

«È il mio migliore amico. Non gli farei mai spaccare la faccia per un ragazzino.»

Anche Gio ridacchiò.

***

Ettore sentì il campanello suonare e sapeva già chi fosse, anche senza avvicinarsi al citofono e chiedere "chi è?".

«Salve, sono Brandon. Gio...Gio è in casa?»

Aveva pianto. O semplicemente aveva la voce che tremava per paura che i suoi sforzi fossero vani. A Ettore dispiaceva dovergli infrangere le speranze.

«No Brandon, mio figlio non è in casa.»

Lo sentì sospirare.

«Sa dove posso trovarlo? La prego! Ho bisogno di parlarci.»

«Ma credo che lui non voglia parlare con te.»

«Lo so. So che sta cercando di evitarmi e so anche che è stato il mio migliore amico ad avvertirlo. Ma io ne ho bisogno. Suo figlio pensa che io sia arrabbiato o, ancora peggio, che mi faccia schifo. Ma non è vero. E non sarà mai vero. A me le persone buone non fanno schifo. E suo figlio è una persona buona. Ho bisogno di dirglielo e ho bisogno che impari a memoria queste cazzo di parole perché non voglio che si senta costretto a scappare anche da me. La prego...mi dica dov'è.»

Ettore stette in silenzio un bel pezzo fissando le foto che aveva appese al muro che raffiguravano la piccola Giorgia. L'uomo aveva immaginato che, prima o poi, qualcuno sarebbe venuto a portargliela via ma, sorprendentemente, quel momento faceva più male al ragazzo che stava aspettando in strada che a lui come padre.

«Spero che tu sia disposto a camminare ragazzo, perché Gio si trova a casa di Gaia.»

«Grazie! Grazie, grazie, grazie! Ma dovrà spiegarmi come ci si arriva...»

Ettore scoppiò a ridere e aprì la porta per scendere giù da quel povero ragazzo.

***

«Proviamo a cambiare argomento.»

Propose Gaia mentre si infilava dei calzini antiscivolo con le papere disegnate sopra.

«Ok. Ripetimi perché i tuoi genitori sono corsi via di casa improvvisamente.»

Gaia rise e si scrocchiò le mani come per prepararsi a qualche gara.

«Allora, sai mia zia Wendy no? La sorella di mio padre? Bene. Si deve sposare e ha invitato i miei per preparare tutto...e poi perché mi odia e non mi vuole tra i piedi. Solo che io, che sono un'attenta osservatrice, ho notato una forte attrazione tra lei e mia madre mentre mio padre non ha visto niente di tutto ciò! È incredibile vero? Quanto possono essere stupidi gli uomini? C'è...senza offesa.»

Aggiunse poi mentre Gio faceva spallucce stringendosi le ginocchia al petto e posando il mento proprio su queste.

«Comunque, secondo me mia madre e Wendy ci daranno dentro parecchio mentre mio padre non si accorgerà di niente. Infatti mia mamma sembrava abbastanza impaziente nel partire.»

Gio ridacchiò mentre il suono del campanello riportava alla realtà entrambe.

«Bè, finalmente! Ho ordinato su Amazon un libro due giorni fa!»

Disse Gaia alzandosi dal letto e saltellando letteralmente verso la porta d'entrata con Gio dietro.

«Un libro? Tu hai ordinato un libro?»

«Certo. Si intitola "Cento modi per copiare all'esame di stato".»

«Sai vero che non funzionerà?»

«Allora verrò bocciata. Questo libro è la mia unica speranza di salvezza per l'anno prossimo.»

Disse Gaia prendendo il citofono in mano e avvicinandolo all'orecchio.

«Sì? Chi è?»

«Ciao Gaia...»

«Ah...ciao ciminiera.»

Gio sentì il mondo crollargli addosso.

***

«Gaia fammi parlare con Gio, per favore.»

Disse Brandon posandosi con un fianco al muro delle cassette della posta.

«Sai che non spetta a me decidere Brand.»

«Lo so, ma almeno chiedigli di parlarmi. Ho bisogno di sentire la sua voce e di rassicurarlo che va tutto bene.»

Silenzio.

«Non sono arrabbiato Gaia. Voglio solamente dire a Gio che non mi fa schifo e che non c'è bisogno che si nasconda. Non voglio urlargli contro e non voglio rinfacciargli qualsiasi cosa lui pensa di aver fatto. Ti prego...»

«Brand, Gio non se la sente di parlare con te. Io non posso farci niente. Prova a contattarlo tra qualche giorno.»

«Io non voglio aspettare qualche giorno Gaia! Voglio parlarci ora e qui! Non mi interessa se dovrò passare la notte ad aspettare! Io ho bisogno di parlare con Gio, ho bisogno di rassicurarlo...non voglio che passi la notte pensando che mi faccia schifo.»

Silenzio.

«La sera...la sera del misfatto Gio era venuto da me disperato. Ha iniziato a piangere e dirmi che aveva paura di farmi schifo e di fare schifo anche a suo padre. Gli ho promesso che non mi avrebbe mai fatto schifo e intendo mantenere questa promessa dimostrandoglielo.»

Silenzio.

«Gaia! Rimarrò qui tutta la notte anche se tu non mi rispondi.»

«Non fare il principe azzurro Brandon, non è nemmeno il tuo colore. Vai a casa e dormi.»

«Io non vado da nessuna parte!»

«Smettila di fare il bambino.»

«Siamo già passati da principe azzurro a bambino? Favoloso. Ma io rimango qui comunque.»

Silenzio.

Brandon sospirò e posò la fronte sul ferro freddo dei campanelli.

«Ti prego Gaia.»

Il silenzio dall'altra parte del citofono fece sospirare nuovamente Brandon che si passò una mano sul volto, consapevole che sarebbe scoppiato a piangere. Anche lì, in mezzo alla strada e con il rischio che qualche vecchietta di ritorno dalla messa lo vedesse.

«Brandon?»

Il ragazzo si voltò con gli occhi sgranati e si trovò davanti Gio, avvolto in una giacca troppo leggera, senza scarpe, in pigiama e con gli occhi rossi. Ma non gli importò più di tanto.

«Gio...io...»

Provò a iniziare ma il ragazzo lo fermò prima.

«No! No, lasciami...lasciami parlare.»

Così stette zitto.

«Mi dispiace. Mi dispiace di averti mentito tutto questo tempo. So che avrei dovuto dirti tutto subito già al compleanno di Filippo. Insomma, quanto difficile può essere dire: "no guarda, Fil non ti ha mai parlato di me come ragazzo perché io sono una ragazza."? Avrei dovuto dirti questo e darti la possibilità di andartene con nonchalance. E invece no! Ho deciso di mentirti assieme a Gaia e a Filippo solamente per paura e ti ho...ti ho imprigionato in una relazione che tu nemmeno avresti iniziato se mi avessi visto prima! Io...mi spiace. Mi dispiace, mi dispiace tanto.»

La voce di Gio si era affievolita sull'ultima frase che aveva pronunciato e il suo sguardo, inizialmente alto, si era abbassato fino a vedere solamente i suoi piedi.

«Dio Gio!»

Esclamò Brandon e, velocemente, gli si avvicinò per abbracciarlo. Gio sapeva che era sbagliato. Sapeva che avrebbe dovuto allontanare Brandon e dirgli che non era costretto ma non ce la fece. Tra le braccia di quel ragazzo stava veramente troppo bene.

«Non hai niente di cui chiedere scusa. È vero, se avessi avuto i capelli lunghi non ti avrei nemmeno considerato ma non è successo. È successo che tu eri lì, su quel tetto, e io ero lì. Mi sono preso una cotta stratosferica senza poter fare niente. Ho pensato più di una volta che avessi il corpo di una ragazza ma non ho mai pensato che potessi essere trans. Ma non mi fai schifo Gio, non mi farai mai schifo. Perché io ci tengo a te e tantissimo anche. Non mi hai imprigionato, mi hai fatto...sentire nel giusto, diciamo. Quindi smettila di chiedermi scusa e di sentirti in colpa. È vero, avresti potuto dirmi subito la verità ma che differenza avrebbe fatto? Ci sono un sacco di cose che ognuno di noi avrebbe potuto fare nella sua vita...eppure eccoci qua. Io credo che, se non abbiamo fatto determinate cose, ci sia un perché. Quindi i sensi di colpa sono cose stupide che ci impediscono solamente di essere felici.»

«Come fai a dire sempre la cosa giusta al momento giusto?»

Brandon sorrise e baciò i capelli di Gio stringendoselo ancora di più addosso.

«Tanto esercizio.»

«Quindi...mi perdoni?»

«Tu e le tue cazzo di paranoie, non hai niente da perdonare Gio.»

E gli baciò la fronte, poi gli occhi, poi il naso e poi si soffermò sulle labbra per baciarle con più delicatezza. Sapevano di sale per le numerose lacrime che ci erano passate e morte sopra ma Brandon non ci badò molto, stava baciando Gio. Era molto di più di quello che si aspettava per quella serata.

«Ma quanto siete belli!»

«Gaia!»

Esclamò Brandon mentre Gio nascondeva il voltò nella sua giacca ridacchiando.

«Scusa eh, ma Gio non tornava più su e iniziavo a preoccuparmi. Comunque, ora che voi due siete tornati assieme il prossimo punto sulla lista delle cose da fare è rompere le gambe a Paolo.»

Brandon rise e guardò Gio che sorrise alla sua risata.

Se quella sera avesse avuto i capelli lunghi e io l'avessi ignorato ora mi maledirei, perché non saprei quello che mi sono perso.

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