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19.

Se c'era un posto talmente isolato sperduto del nord America, quello era Roxenville, un piccolo comune in Iowa. Quel posto lo aveva trovato Clay, che conosceva gran parte dello stato, visto che non si era mai stabilito in una contea per più di qualche mese, una specie di nomade.
Roxenville era calma e carina, non ci vivevano molte persone ed era maggiormente occupata dal grande bosco che costeggiava le contee vicine.
Avevamo ancora i soldi ricavati dalla vendita della cocaina colombiana, ma non erano molti e presto sarebbero finiti.
Jesse stava meglio, le ferite causatogli dagli scagnozzi di Juan stavano guarendo in fretta, ma il suo umore stava peggiorando. Era sempre agitato e triste, e per quanto cercassi di calmarlo e rassenerarlo non ci riuscivo, perché la verità era che anche io ero nervosa per la situazione in cui ci eravamo cacciati.
Avevamo parcheggiato il camper in un all'entrata di uno dei tanti campi di granturco della zona, a ridosso della strada principale che univa gli altri paesi vicini.
Stavo preparando la cena, quando Clay entrò nel Camper spalancando la porta.
No, non aveva ancora imparato a bussare.
-Avete roba?-
No,non ne avevamo più, perché non sapevamo nemmeno se qualcuno in quel posto sperduto la vendesse.
Ma Clay, il nostro angelo custode, era arrivato in nostro soccorso.
-So chi ce l'ha. Io e Cam stiamo andando ora. Venite?-
Non ci pensammo due volte.
Non eravamo più noi a vendere.
Lasciai perdere la cena e seguimmo Clay nel suo pick up, dove Cam ci aspettava nel sedile del passeggero.
-Come avete trovato questo tipo?-
-Un mio conoscente.- rispose solamente Cam, chiudendo il discorso.
Come facevano quei due a conoscere così tante persone?
Non guidammo a lungo. La casa in cui ci eravamo fermati era vicina, anonima come tutte le altre case che la circondaVano.
Camila ci superò, bussando più volte alla porta.
-È un amico di Bob, per questo lo conosco.- disse poco prima che un ragazzo aprisse la porta.
Doveva essere lui il padrone di casa, la conoscenza di Cam, l'amico di Bob. Era alto come Jesse, e ci osservava curioso dal suo metro e  novanta di altezza.
Era un bel tipo,i capelli scuri gli cadevano sulla fronte sudata e sugli occhi neri dalle varie sfumature più chiare.
Ci osservò attentamente uno ad uno, e quando si accorse di Camila il suo viso si rasserenó e le sorrise calorosamente, stringendola in un lungo abbraccio.
-Gesú, è una vita che non ci vediamo. È incredibile, sei bella come sempre.-
Lei arrossì e gli diede un pugno sul braccio.
Camila che arrossiva?
-Ho pensato di passarti a trovare, visto che ero da queste parti. Loro sono dei miei amici.-
-Hai fatto benissimo a passare. Dai, entrate.-
La casa dello spilungone era spaziosa e buia, nonostante quasi tutte le luci del salotto fossero accese.
Era arredata con il minimo indispensabile, ma era ordinata e pulita, decisamente il contrario da ciò che mi aspettavo di incontrare.
Ci sedemmo  sul grande divano di pelle nero, mentre Cam si sedette di fianco al suo amico di vecchia data.
Vedere una casa così, così normale, così vera ed elegante, mi faceva ripensare al fatto che prima, un prima che non ricordo,  anche io avevo un divano di pelle e un tetto reale sopra la testa.
-G, loro sono Clay , Jesse e Cookie. Ragazzi, lui è G.-
G ci studiò attentamente, soffermandosi a lungo sulla mi figura. Stava pensando a qualcosa mentre mi guardava, lo vedevo dal modo in cui stringeva le labbra e socchiudeva le palpebre.


Non riuscì a distogliere lo sguardo, per quanto mi sentissi imbarazzata in quel momento.
-Cookie?-Quando pronunciò il mio nome, il suo tono di voce cambiò, non usando più quel tono serio e freddo con cui ci aveva fatto entrare. Ora la sua voce era quasi amichevole, ma più roca di Prima.
-S-si. – Non riuscivo a dire altro. Mi sembrava di essere da sola con lui in quella stanza.
-È un bel nome. Cookie.-
Riuscì finalmente a distogliere lo sguardo, puntandolo sulle scarpe che indossava. Scarpe belle e decisamente costose.
-Che razza di nome è G?-


Chiese Jesse, avvolgendo con il braccio la mia vita e attirandomi a se.
Il ragazzo non lo guardò nemmeno, continuano a squadrare me.
-Il nome è una cosa importante. Lo dico solo alle persone importanti.-
Per diversi secondi nessuno di noi disse nulla. Riuscivo a sentire gli ingranaggi del cervello di Jesse andare in tilt. L'aria tesa della stanza era papabile.
-Allora, che ci fate da queste parti?-
Il fatto che non guardava altro che me mi faceva sentire a disagio.
-Stiamo diciamo… visitando l'America in lungo e in largo. Tu che fai?- Gli chiese Cam, cercando il suo sguardo inutilmente.
-Solita vita. Me ne sto qui, da solo. Sono appena tornato da Bangkok. Bob come sta? Non lo sento da un po’.-
-In realtà nemmeno io l'ho sentito. -
-Ascolta amico, saltando i convenevoli, tanto non dobbiamo diventare amici del cuore. Hai della roba?-
L’uscita di Jesse spiazzò sia me che Cam, mentre Clay rimase impassibile, concentrato sul suo gioco nel cellulare.
Nemmeno G sembrò molto sorpreso, e nel suo volto era comparso un sorrisetto divertito.
Prese dalla tasca dei jeans un pacchetto di chewngum e ne mise in bocca una. Si alzò lentamente, scomparendo in un'altra stanza.
Guardai Jesse severa, ricevendo in risposta un’alzata di spalle.
G tornò nel salotto, e lanciò sul tavolino di vetro una bustina con della bianca.
-È la più buona della circolazione. Sarei tentato di farvi uno sconto, infondo siete amici di Cam.- Mi lanciò una lunga occhiata, per poi concentrarsi su Jesse. – ma non lo farò. Non vi conosco abbastanza.-
Preparò le righe e dopo aver sniffato mi passò il suo pippotto. Lo presi, facendo sfiorare le nostre mani.
E incrociare i nostri sguardi.
-Anche se mi piacerebbe.- Sussurrò, così Piano che dubitai che gli altri lo avessero sentito.
Mi chinai sul tavolo per tirare le mie strisce, confermando le parole del ragazzo. Non era come la coca che avevamo rubato a Juan, ma era buona, oltre che costosa.
Quando uscimmo dalla casa di G,dopo aver comprato altra bianca, Jesse non parlò per tutto il tragitto verso il Camper.
Solo quando Clay parcheggiò il pick up Jesse parlò.
-Non compreremo da lui, mentre stiamo qui.-
Lo guardai, pensando che stesse scherzando.
-Perché?-
-Non mi piace. E poi la sua roba costa troppo.-
-Ma Jesse, lo hai visto dove siamo!?-
Non ci dovevano essere molti spacciatori, in quella zona.
Lui mi guardò con occhi glaciali, furente di rabbia. – E tu lo hai visto come ti scopava con gli occhi?!-


Non dissi nulla,incredula per le sue parole dure. Scese dal pick up, tenendomi lo sportello aperto.
-Troveremo qualcun altro.- Disse solamente, prima di entrare in casa.

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