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12.

Non c'entra niente ma adoro
💕


Le cose erano tornate alla normalità.
Una nuova normalità.
Clay era tornato.
Veniva a casa tutti i giorni, e rimaneva fino a sera.
Lavoravamo come all'inizio, se non di più. Ci ritrovavamo a lavorare tutta la notte e nemmeno c’è ne accorgevamo.
Le vendite stavano andando alla grande. Jesse aveva smesso di ignorarmi e si era apparentemente calmato. Non avevamo ancora litigato, e avevo intenzione di non farlo per parecchio tempo.
Mi piaceva quella pace, quell’unione lontanamente simile ad una famiglia.
Smisi di chiudere le ultime dosi per preparare il pranzo. Non mi era mai piaciuto cucinare, ma lo avevo fatto spesso a casa , quando mia madre era troppo ubriaca per pensare a sfamare Sebastian. Non le era mai importato di me, a malapena badava alla mia presenza, ma quando era sobria, sembrava che le importasse qualcosa del piccolo Seb.
Sebastian.
Ci penso sempre.
Ha dovuto pagare per tutto il male dei miei genitori.  Così piccolo e indifeso. Il mio fratellino.
Condii i maccheroni e   tornai al tavolo, dove Jesse a Clay stavano finendo di pulire.
Preparai la tavola e misi la pentola di pasta al formaggio, i preferiti di Jesse, al centro del tavolo.
Clay era seduto sul divano, ma io e Jesse decidemmo di cominciare senza di lui.
Mentre guardavo Clay con una siringa fra le mani, alla ricerca di una vena buona nel incavo del suo braccio, mi venne in mente quella volta che Austin organizzò una piccola festicciola privata a casa nostra.
Zach e Jaz non erano in casa, e Sebastian a dormire dal suo amichetto.
Austin mi aveva costretto a rimanere in camera mia, minacciandomi dicendo che se fossi uscita lo avrebbe detto a mamma.
Ovviamente, uscii.
Quando entrai nel salone al piano inferiore, capii perché non voleva che i suoi amici mi vedessero.
Erano tutti seduti o stesi a terra. Mi allarmai, pensando di dover chiamare un'ambulanza immediatamente.
Non immaginai nemmeno lontanamente che il motivo per cui Austin e i suoi amici si fossero ridotti in quel modo era l'eroina che si erano appena iniettati.
Mentre osservavo Clay però, non provavo nulla. Nessun tipo di timore o di disagio. Nemmeno disgusto, come avevo provato quando avevo scoperto cosa si facesse Austin.
-Merda! Ma che cazzo! No!- Urlò Clay tirando pugni sul divano.
-Che ha?- chiesi a Jesse.
-Non trova la vena . Le ha tutte rovinate.-
Finimmo di mangiare, e Clay finalmente smise di lamentarsi e trovò una vena ancora integra della mano.
-Hai finito? Voglio portarti in un posto.- Disse portando nel lavello i nostri piatti vuoti.
-Dove?- chiesi curiosa.
-È una sorpresa. Mettiti il costume.-
Lo guardai confusa. – Siamo a marzo!-
-Non preoccuparti.-
Non sapevo cosa aveva in mente, ma esitante indossai il mio unico bikini azzurro.
Tornai in salotto.  Clay era disteso sul nostro divano, gli occhi quasi del tutto chiuso e un rivolo di bava nell'angolo della bocca.
-Lo lasciamo qui?-
Jesse annuì, un sorrisetto divertito sulla bocca . -C'e ancora pasta sulla pentola, no? Ce la può fare da solo.-


Prendemmo il pick up di Clay.A  Jesse non piaceva girare molto con l'auto rubata, e la usava solo quando era necessario.
-Vuoi dirmi dove stiamo andando?-
-Ti ho sempre portato in posti fantastici, a Westerfield.-
Guardai il paesaggio al di là del finestrino. Come mi mancavano quei momenti.
Eravamo solo Kira e Jesse, due adolescenti disagiati che quando stavano insieme non pensavano a nulla. Era tutto così facile, prima.
Prima che io rovinassi tutto.
Non guidò a lungo. Accostò la macchina vicino all'immenso bosco texano.
Era io primo marzo, e le giornate erano diventate più calde senza dare nessun preavviso.
Il sole batteva caldo sul mio volto, costringendomi a socchiudere gli occhi.
Mi prese la mano, e insieme ci dirigemmo verso al bosco.
Mentre camminavano, cercavo di non pensare a cosa era successo al bosco di Westerfield l'anno prima.
Ma era difficile. Ero entrata in un posto così isolato e immenso, e lo stavo facendo ancora.
Fortunatamente ci fermammo parecchi metri prima, ma riuscivo a vederlo, da lontano.
Gli alberi si colorarono di rosso vino, con sfumature tendenti al nero. Non sembrava un bosco in fiamme, no.
Era sangue. Tutti quegli alberi erano ricoperti di sangue.
-Kira! Kira guardarmi!-
Mollai la mano di Jesse, che stavo stringendo con forza, e distolsi lo sguardo dalla foresta.
Jesse mi guardava preoccupato. Controllai nuovamente il bosco.
Era tornato come prima. Tutto normale.
-Stai bene?-mi circondò le guance con le sue mani grandi, ed io annuii .
Sembrava così reale. Non avevo mai avuto un allucinazione, e non sapevo se era effettivamente quella che avevo appena avuto, ma era terribile.
-I tuoi occhi erano così spaventati! Come se avessi appena visto un fantasma.-
-Sto bene.- Mentii. Non potevo dirgli cosa la mia testa mi aveva appena mostrato.
Solo dopo essermi parzialmente ripresa,notai dove mi aveva portato.
Eravamo sopra una piccola collinetta costernata da grosse querce.
Ai nostri piedi, a qualche metro da noi, c’era un profondo ed esteso lago.
Non me ne ero mai accorta, quando passavamo per di qua con la macchina.
-Jesse, ci prenderemo un raffreddore.-
Iniziò a togliersi frettolosamente i vestiti, rimanendo solo in boxer. -Nah. È un lago caldo, Kira. L'acqua ha una temperatura agevole in tutti i periodi dell’anno.
-Non dire cazzate!-
-Non lo è! Credi che ti farei fare il bagno sull’acqua gelata? Fidami di me. Guarda, abbiamo anche la corda.-
Afferró una vecchia corda legata al ramo di un’albero sopra le nostre teste.
-Io non mi tuffo da qua. E se venisse qualcuno? Infondo la corda non ci è arrivata da sola.-
-No, infatti l'ho messa io.-
Lo guardai dubbiosa, facendolo ridere.
Mi afferró i fianchi e mi attirò al suo petto scoperto.
-Dai, fidati di me. Non verrà nessuno, te lo assicuro. Togliti questi vestiti.- Sussurrò malizioso facendo scivolare lentamente la spallina del mio vestito.
Scossi la testa divertita e mi allontanai, arrendendomi.
Mi tolsi il leggero vestito estivo che indossavo, rimanendo solo in costume.
Jesse mi osservò a lungo,soffermando l'attenzione sul mio corpo.
-Tuffati prima tu.-
Riportò l'attenzione sui miei occhi e annuì.
-Guarda come si fa, baby.- esclamò alzando le sopracciglia orgogliosamente.
Prese la corda e si allontanò per prendere la rincorsa.
Corse fino alla fine della collina e saltò, reggendosi alla fune per poi tuffarsi in acqua.
Riemerse dopo poco, incitandomi a tuffarmi.
-Non sono sicura di volerlo fare!-
-Avanti piccola! È una figata! Buttatti!-
Mi strinsi le braccia intorno al corpo, il vento primaverile che mi scompigliava i capelli.
-È profonda?-
-Forza, ci sono io! Vieni!-
Afferrai la corda esitante. Si, ero una fifona, ma non avevo mai fatto delle cose del genere.
Non avevo mai vissuto veramente.
Strinsi forte le mani alla funa e mi tuffai.
Fu bellissimo.
L’acqua, al contrario da ciò che pensavo, non era esageratamente fredda. Tornai a galla, e Jesse mi raggiunse.
-Te l'avevo detto.-
Lo abbracciai, agganciando le mie gambe ai suoi fianchi. Stavo tremando, ma non dal freddo.
Accarezzò la mia schiena e inchinò la testa, scostandomi i capelli di lato e baciandomi il collo.
Chiusi gli occhi e strinsi le ciocche dei suoi capelli scuri fra le dita, gemendo dal piacere.
Mi strinse di più a se, facendo aderire punti proibiti che mi facevano impazzire. Amavo il contatto della mia pelle sulla sua.
-Voglio scoparti.- mi sussurrò all'orecchio, facendomi avvampare.
-Si, andiamo a casa.- riuscì a dire, totalmente impegnata a gestire i miei istinti.
-Mmh…stiamo qui. Non c’è nessuno. Solo noi due.-
-Jesse!-
Nuotammo fino alla sponda del lago, dove mi fece stendere a terra, fra l'erba ancora bagnata dalla pioggia mattutina.
-Cosí…fra la natura…cosí primitivo, come due animali…non è eccitante?- disse, cercando di slacciare il pezzo sopra del costume.
-C'è qualcosa che non lo è, per te?-


-Tu sei fottutamente eccitante.-

disse intrappolando le mie labbra, e mi sciolsi, sotto il suo sapore così famigliare e buono.
Mi sciolsi e lasciai che facesse di me quello che voleva.
Gli avrei permesso tutto.
Avrei fatto tutto, per lui.

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