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4. Amici(?)

"Non c'è..."

Riaprì un' altra porta, vi trovò l'ennesima classe vuota.

"Qui nemmeno."

Gli tornarono in mente gli avvenimenti di quella mattina.
"Muori" gli aveva detto e, quando questo ricordo gli tornò nella memoria, gli venne la nausea. Si fermò quindi per riprendere fiato e aspettare che passasse.

"Perché lo sto facendo?" Si chiese, tenendosi il petto ansimando. Il cuore gli batteva come impazzito.
Se lo avesse trovato cosa gli avrebbe detto? Che era preoccupato? Assolutamente no, non lo avrebbe mai ammesso.
Fece un respiro profondo e riprese a camminare stavolta, cercando di mantenere la calma, intanto cercava di scacciare i pensieri negativi ma invano.

"Aula di studio." C'era scritto in fondo al corridoio a sinistra.

Aprì la porta piano. La luce all' interno della stanza era accesa e all' interno c'era ancora qualche studente, tra cui Sunoo.
Entrò e la richiuse alle spalle e si avvicinò al ragazzo.

Stava dormendo; occhi serrati, guancia adagiata sul libro di storia, la mano stringeva l'evidenziatore. Si avvicinò ancora e notò che la sua pelle era bagnata da delle lacrime, alcune marchiarono la pagina.

Davanti a quella visione venne un groppo in gola al nostro bulletto, che si rese conto di avere esagerato. Allungò la mano e, senza che se ne rendesse conto, gli accarezzò la guancia, asciugandola. Il suo dito affondava nel morbido, facendo provare a Ni-ki una sensazione sia piacevole che insolita contemporaneamente e quando si accorse di quello che stava facendo, la ritrasse di scatto.

"Cosa ti viene in mente?!" Si rimproverò da solo.

Si guardò intorno, sperava che nessuno l'avesse visto fare questo gesto e si rassicurò del fatto che erano tutti così concentrati nello studio, da non preoccuparsi di quello che succedeva al di fuori dei libri.

Tornò ad osservare Sunoo, che aveva interrotto il suo sonnellino spiacevole e lo stava guardando anch'egli, confuso e intimorito allo stesso tempo. Ni-ki trasalì e non disse nulla per qualche minuto, il suo cuore riprese ad accelerare i battiti.

"T-ti stavo cercando."

Sunoo allargò gli occhi dalla sorpresa, ma non disse niente.

"S-scusami comunque per stamattina." Così disse il bulletto, prima di uscire dalla classe.

Il ragazzo dai capelli rosa restò attonito a guardarlo mentre se ne andava.
"Cos-" Sussurrò. Il fiato gli moriva in gola.

Si toccò la guancia in più punti e si accorse che era più calda del solito: stava arrossendo. Elaborò tutto quello che gli era successo: Ni-ki gli aveva accarezzato la guancia, facendolo svegliare immediatamente, non lo aveva guardato con disprezzo questa volta, anzi, sembrava più intontito di lui, infine gli aveva parlato normalmente, per poi andarsene.
Ripensò ancora a quel tocco gentile, al suo sguardo intenso, i suoi occhietti a forma di piccole mandorle e scuri come l'Erebo, percepì le guance scaldarsi ancora.

La sua attenzione si spostò sul libro di storia. Lo guardò per qualche istante, quindi lo richiuse.

"Basta così." Pensò.

Fece lo zaino e uscì.

(...)

Due ore di palestra li attendevano il giorno dopo! Sunoo odiava profondamente quella materia e il motivo è intuibile: nessuno lo prendeva in squadra, per gli sport era negato (tranne per pallavolo) e soprattutto tutti lo prendevano in giro negli spogliatoi perché "troppo secco" e "si doveva fare dei muscoli"... Per mia opinione da modesta autrice plebea quale sono, il suo fisico era qualcosa di spettacolare a dir poco!

Quel giorno aveva indossato una maglietta termica bianca leggermente più aderente del solito, naturalmente questo particolare aveva scatenato una certa ilarità tra i suoi compagni.

"Non voglio fare il test di Cooper!" Piagnucolò Jungwon negli spogliatoi, mentre si allacciava la felpa.

"Secondo te io sì?" Fece Sunghoon.

"Taci, che tu hai i voti più alti della classe!" Replicò.

Sunoo si affrettò a cambiarsi, voleva passare inosservato per una volta e ci riuscì. Fu il primo a presentarsi per il test, quindi aspettò anche gli altri suoi compagni di classe.

Sei minuti di corsa sono un supplizio, lo so bene, esattamente come il ragazzo, il quale percorse poco più di un chilometro attorno al grande campo da calcio. Vi fece tre giri completi, al quarto non ne poteva più, sentiva persino il sapore ferreo di sangue in gola e gli facevano male le gambe, infatti ha terminato la prova camminando.

Raggiunse gli altri, non appena avesse finito.

"Ora che avete terminato tutti, potete andare a bere, poi si fa gioco libero." Disse l'insegnante.
Ovviamente il gioco libero comprendeva quasi sempre calcetto, basket o altro e chi voleva riposare o ripassare poteva.

Il ragazzo si stava dirigendo verso gli spogliatoi, quando qualcuno gli toccò improvvisamente la spalla.

"Hey, Sunoo!" Era Jungwon, insieme al suo solito gruppo. Egli teneva in mano la sua borraccia e si divertiva a sballottarla mentre camminava.

"Non hai caldo?" Gli chiese. Dopodiché, senza nemmeno lasciargli il tempo di rispondere, versò l'acqua fredda sulla schiena di Sunoo, poi scoppiò a ridere insieme agli altri del gruppo.

L'acqua in poco tempo bagnò la sua maglia, facendola aderire ancora di più al corpo, mettendo in mostra ancora di più il suo delicato fisico dai fianchi stretti e le membra snelle.

Sunoo si immobilizzò inerme. Un brivido gli trapassò la schiena e gli venne un groppo in gola. Quelle risate gli rimbombavano in testa, facendogli provare un' insolita nausea.

"Jungwon..." Li interruppe Ni-ki, il quale non stava ridendo.

Tutti smisero di camminare, sorpresi dalla faccia seria del giapponese. Il suo sguardo era tagliente, zittì tutti e quattro in un nano secondo.

"Hai rotto il cazzo." Disse freddo e tutti rimasero di sasso.

Jungwon aprì bocca per aggiungere qualcosa, ma l'amico gli voltò le spalle e si diresse verso Sunoo, gli prese un braccio e lo portò dentro.

I due entrarono negli spogliatoi e Ni-ki chiuse la porta.

"Finalmente!" Esclamò sospirando, poi si avventò sul suo zainetto per palestra e vi tirò fuori una felpa larga e nera.

"Tieni." Gliela porse.

Sunoo la prese esitando un' attimo. Era morbida, molto morbida.

"Grazie." Disse fugacemente. Quelle furono le prime parole che rivolse a qualcuno da quando si era trasferito lì un anno emmezzo prima.

"Avanti, che aspetti? Cambiati- Mica ti violento."

Riluttante eseguì gli ordini: si tolse la maglietta e infilò la felpa. Gli stava grandissima e soprattutto era molto calda; quel piacevole tepore, che emanava, lo scaldava come una coperta. Stette per qualche momento ad osservare quanto fossero larghe quelle maniche rispetto alle sue braccia, le mani erano totalmente coperte.

"Sì lo so, anche a me sta larga, ma sinceramente lo preferisco così." Continuò, camminando avanti e indietro per la stanza.

"È-è bellissimo... Grazie." Mormorò Sunoo arrossendo appena.

Non capiva cosa fosse tutta quella gentilezza, d'altronde il giorno prima lo aveva trattato malissimo! Era possibile che quel giapponese non fosse poi così bullo come voleva far credere?

Ni-ki lo osservò interdetto per qualche minuto, rimuginava su tutto quello che era successo durante quei giorni e nel mentre il suo sguardo si perse in quegli occhi color ambra scura, così dolci e vividi. In poco tempo dimenticò tutto quello che stava per dire, come se avesse perso il filo d'oro che conduceva fuori da quel labirinto ipnotico: un incrocio di sguardi senza tempo.

"È carino effettivamente." Pensò il bulletto, prima di rompere il silenzio e anche l'intreccio dei loro sguardi.

"Io non ho voglia di giocare a calcetto, tu?" Ha chiesto.

"Nemmeno io."

Allora Ni-ki prese dal suo zaino un pacchetto di patatine e si sedette accanto a Sunoo, ma prima di aprirlo, diede un' occhiata ai suoi capelli, tastò una piccola ciocca e si accorse che erano ancora bagnati.

"Mi sa che per questi non ci potremo fare niente."

Dopodiché aprì quel sacchetto e glielo porse.

"Ne vuoi un po'?"

"No grazie."

"Sicuro?"

Sunoo esitò un po' a rispondere. Distolse lo sguardo pensieroso.

"Perché sei così gentile adesso?" Domanda lecita.

Anche Ni-ki prese a rimuginare, ma non gli veniva in mente nessuna motivazione, se non il fatto che le lacrime del giorno prima, su quelle larghe guance, lo sguardo perennemente sconsolato e la sua solitudine lo avevano fatto riflettere, infatti la notte precedente faticò a dormire, preso da continui sensi di colpa e perseguitato da visioni rosa.

"Non lo so." Si limitò a dire.

Mangiò qualche patatina e approfittò del momento in cui aveva la bocca piena per pensare a come mandare avanti la conversazione.

"Comunque ho mentito..." Mormorò con la bocca ancora piena. Deglutii.

"In verità mi piacciono i tuoi capelli."

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