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Capitolo 35

La pioggia nera rigava le guance bianche del ragazzo, che attraversava con passo strascicato una lunga strada senza apparente fine.
I sassolini scricchiolavano sotto le suole delle scarpe di tela del castano, che con il busto lievemente chino in avanti e le mani in tasta proseguiva il suo percorso prendendosi tutto il tempo del mondo e non dando a vedere nessuna emozione.
Faceva freddo, ma non sembrava notarlo. I lembi della felpa nera lasciata aperta sbattevano in balia del vento, e il tessuto del cappuccio sistemato per coprire il capo si gonfiava ad ogni folata improvvisa.

<<Bentornato a casa>> Mormorò non appena giunse nei pressi di  un bosco oscuro che circondava l’imbocco di una via secondaria. <<Non è quello che avresti dovuto dirmi quasi due ore fa, quando sono arrivato nel regno degli angeli caduti?>>

<<Come hai fatto a notarmi?>> Domandò una voce roca proveniente dalle sue spalle, con una sfumatura mista a stupore e rabbia.

<<Sono pur sempre l’erede al trono di queste terre, tutto ciò che respira è controllato dal mio occhio vigile.>> Sospirò il moro voltandosi e guardando negli occhi il ragazzo fulvo a lui ben noto. <<Chaos…>> Mormorò con un sorriso tirato e triste il mezzosangue.

<<L’erede al trono?>> Disse sprezzante l’altro. <<Non lo sei mai stato persino quando te ne stavi impaurito tra le pieghe della gonna di quella donna, Lucas.>> Lo incalzò mentre si avvicinava con le mani in tasca e degli occhiali da sole scuri sul volto.

<<Non osare nominare Evangeline>> Sputò allora il ragazzo, perdendo quella minima parvenza di calma che aveva tenuto fino ad ora. <<Non sei degno nemmeno di guardarla di striscio quella donna, e non ti permetterò nemmeno di nominare il suo nome.>>

<<Oh… ma per piacere…>> Sussurrò il rosso mentre apriva di scatto le ali nere come la pece impedendo la vista del cielo cremisi per qualche fatale attimo. <<Gli accordi erano quelli.>> Disse in tono canzonatorio <<Sei scappato come un codardo una volta e ora il nostro signore ti farà a pezzi>>

I tuoni rombavano in lontananza, in quel luogo dove il mattino si confondeva con la sera, e non vi era nessuno spettatore per quel duello senza speranze. Quel duello che era finito ancor prima di iniziare con un lampo rosso sangue, apparso giusto in tempo per investire appieno un corpo giovane che era crollato a terra poco dopo, per poi essere preso in braccio da un esile figura con i capelli di fiamma che si risitemava gli occhiali sul naso.
<<L'avevo sempre detto io che era una mezza pippa>> Aveva fischiettato prima di immergersi nel folto del bosco.

Il buio lo avvolgeva come un caldo abbraccio, e nonostante si sentisse come se un elefante avesse deciso di utilizzarlo come uno zerbino riusciva a muovere lentamente  polsi senza troppi sforzi.

<<Dove diavolo sono...?>> Mormorò mentre voltava il collo alla cieca, temendo di aver perso la vista. <<Sono catene queste?>> Continuò a domandare al vuoto mentre con le dita sfiorava il freddo metallo che gli adornava i polsi e il collo.

D’un tratto il nodo dietro alla sua nuca si sciolse, facendo scivolare a terra leggero come un petalo di rosa una bandana nera, che prima gli impediva completamente la visione dell’intera e lussuosa sala dove si trovava.

Un gioco di marmo nero e velluto rosso animava il luogo che a Lucas pareva immenso e terribilmente familiare, nonostante si trovasse incatenato ad una parete laterale e fosse nascosto da una lunga fila di colonne.

Dalla sua angolazione poteva vedere un trono intarsiato nel cristallo più oscuro che Gehenna potesse fornire, e dalla cui base partiva un tappeto rosso che, nonostante non potesse vederlo, il ragazzo sapeva che finiva fino ad un portone enorme e finemente intarsiato da poveri schiavi elfi.

Il ragazzo rabbrividì, prima dando colpa ai ricordi che gli erano riaffiorati alla mente, e poi accorgendosi che una strana nube nera era appena fuoriuscita da un rubino incastonato all’apice del trono e che ora si espandeva a macchia d’olio per tutta la sala avvicinandosi pericolosamente al ragazzo che osservava con occhio critico le manette cercando un modo per liberarsi.

<<Bentornato Lucas Emmanuel>> Tuonò una voce proveniente dal centro di quella massa maligna, che stava lentamente prendendo corpo.

<<Salve padre.>> Mormorò sprezzante il ragazzo mentre scrutava con occhi ciechi i contorni fumosi di un uomo.

<<Sei venuto a trovare tua madre?>> Gli domandò allora un uomo apparentemente di mezza età, che vestiva un completo elegante completamente nero tranne che per un fazzoletto cremisi nel taschino.

<<No>> Esalò allora il ragazzo con tono gutturale mentre con un solo gesto secco scardinava le catene dal muro e si strappava quelle che gli legavano il collo. <<Sono venuto per ucciderti.>>

*spazio me*
Hey ciao :D no, non sono morta ;^; scusatemi per questi mesi di stacco ma avevo il cosiddetto blocco dello scrittore~  
Shiro_hebi

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