Capitolo 21
Il dolore sordo rimbombava all’interno del corpo fragile della ragazza. Si sentiva svuotata di ogni emozione tranne che quella. Non era più in quella stanza tinta di rosso, no. Era in un mondo colorato con le tinte forti del lutto, quelle tinte che ti tolgono il fiato, che ti uccidono dento.
Non avrebbe mai pensato di toccare quelle soglie di dolore psicologico, mai aveva provato qualcosa del genere. Era come se qualcosa in lei si fosse rotto, qualche legame con quella che non era la sua mamma, ma che lo era stata per quasi sedici anni.
Percepiva un corpo accanto a lei, un corpo freddo e statuario, non come quello di sua madre, anch’esso così vicino da quasi poterle sfiorare la guancia con le sue dita diafane.
Era sia morto che vivo quello che stava abbracciando. Il suo cuore, come aveva notato per a prima volta dopo un mese, non batteva. Ma lui si muoveva comunque, si, lo faceva. Lui la stringeva a se, le sussurrava frasi all’orecchio. Lei, però, non poteva sentirlo, non poteva vederlo. Era in una bolla di dolore, e dubitava che ne sarebbe uscita.
<<Lucy.>>
Non capì cos’era stato, seppe solo che aveva superato le barriere che aveva eretto.
<<Lucy.>> Fece di nuovo la voce, spaventandola. <<Lucy, va tutto bene.>> Continuò facendola incazzare.
<<Sti cazzi che va tutto bene!>> Urlò irata al buio, che contro la sua volontà cominciava a schiarirsi.
<<Allora mi senti>> Disse la voce ridendo senza gioia. <<Che hai intenzione di fare? Rimanere in questo limbo demoniaco per sempre?>>
<<L-limbo?>> chiese interdetta <<I-io.. sì, voglio rimanere qui.>>
<<Seriamente mezzosangue? Vuoi davvero dargliela vinta? Vuoi davvero che tua mamma sia morta invano?>> Domandò facendola sussultare di dolore.
<<No… Io.. non so… Non ho più nessuno…>>
<<Hai Bonny… Gabriel… Laurent, Elise… e, anche se mi duole ammetterlo, hai Catus. Poi.. soprattutto… Hai me…>> Sussurrò Ethan, con una sfumatura strana nella voce, che Lucy non riuscì a riconoscere.
Aprì gli occhi. Quella frase le bastava, bastava a colmare tutto. Aveva ragione, la sua famiglia erano loro, e non poteva deluderli.
Era pronta a ribattere a voce, questa volta, ma Ethan la batté sul tempo.
Le sue labbra fredde, marmoree, si poggiarono sulle sue ancora calde, piene di vita. Fu un bacio leggero, casto, talmente tanto da far dubitare Lucy della sua esistenza. Ma c’era stato.
Gli occhi spalancati della ragazza si richiusero dolcemente, lasciandosi sfuggire una sola lacrima, l’ultima di quella giornata, si era promessa.
Uscirono da quella casa assieme, poche ore dopo, prima dell’alba. Lucy non se l’era sentita di spostare il corpo, ma voleva almeno ripulire il tutto, e quindi si era fatta aiutare da Ethan a cancellare quella scritta orribile e le macchie di sangue nella stanza.
<<Torniamo dagli altri, saranno in pensiero.>> Esordì Ethan con un sospiro, mentre camminavano su un marciapiede per le vie buie di New York.
<<Va bene.>> Disse la ragazza guardandolo di sottecchi, ripensando al bacio. ”E se me lo fossi immaginata?”
Una scena curiosa attirò la loro attenzione. Vi era un poliziotto che guardava scettico un uomo sulla quarantina, che con un braccio fasciato si agitava seduto sul marciapiede.
<<Glielo assicuro!>> Berciava dal pezzo di cartone dove era accomodato. <<Quella ragazza era magica! Mi ha aggredito… guardi qui>> Urlava ancora mentre mostrava l’arto ferito, medicato di fresco, e sbiancava alla vista dei due ragazzi che cercavano di passare inosservati. <<è lei signor agente!>> Strepitò allora il barbone, mentre con la mano sana indicava Lucy, che sotto lo sguardo indagatore di Ethan, e quello annoiato del poliziotto fissava un punto indefinito dell’asfalto.
<<Certo certo…>> Bofonchiò l’uomo, mentre annoiato scribacchiava sul suo taccuino chissà quali appunti, e faceva cenno alla coppia di andare, mentre sussurrava <<Questo è mezzo matto… andatevene pure>>
<<Mi creda>> Piagnucolò allora il barbone, mentre osservava i due ragazzi che velocemente si erano allontanati, e che ore erano fuori portata d’orecchio. <<Ho visto quel pentacolo>>
<<Oh, io le credo.>>
<<Davvero?>> Chiese l’uomo speranzoso al poliziotto, che aveva richiuso il taccuino e che ora sorrideva in un modo strano, quasi malato.
<<Certamente… era l’ultima prova che ci serviva… sua figlia, sua figlia…>> Continuò delirante l’ufficiale, facendo indietreggiare il ferito. <<È ancora viva… e si sta risvegliando… lo sapevo che quella traccia magica così potente non poteva essere un caso>>
<<Traccia magica?>> Domandò ancora il barbone, mentre gli si gelava il sangue nelle vene.
<<Stupida spazzatura.>> Disse quello che oramai non era più un umano, ma qualcosa di più spettacolare… di più divino… oltremodo… angelico.
I capelli corvini incorniciavano un viso mozzafiato, attraversato da un sorriso delirante. Gli occhi viola malva osservavano con disprezzo qual sacco di carne da macello che si trovava rannicchiato sotto di lui, e le ali nere fremevano di disprezzo sulla sua schiena bianco pallida.
<<Era meglio se te ne stavi nell'ombra del tuo vicolo, perché credimi, l’ombra dell’inferno è molto più spaventosa.>> Disse con voce ferma, mentre spiccava il volo e inceneriva l’uomo con un dardo oscuro. <<Ti troverò e ti porterò a casa piccola mia>> Sussurrò ancora tra se e se l’angelo caduto. <<Parola di Asmodeus.>> Concluse mentre in un turbinio di piume nere come pece svaniva.
*spazio me*
Penso che per qualche giorno non pubblicherò... il mio compleanno è questa domenica, e quindi non so se avrò molto tempo c': quindi vedrò...
Ciao ciao
Shiro_hebi
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