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3. Never let the same snake, bite you twice

vi ricordo come sempre di mettere la stellina e di commentare se la storia vi piace, il supporto su wattpad è IMPORTANTISSIMO😍💋

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M a n c h e s t e r

Settembre è uno dei mesi più duri dell'anno, non considerando maggio e gennaio, che anch'essi ambivano di difficoltà scolastiche, non permettendo a nessuno di fare altro oltre a studiare. Ma qualcosa di questo mese risvegliava in me un senso nostalgico che non provavo da tempo. "Credi che nevicherà quest'anno?" Domandò alle mie spalle Charlotte, fissando il panorama dal balcone dopo avermi passato una tazza fumante di caffé.

"Me lo auguro" ammisi onestamente, accocolandomi nella copertina di flanella con la quale mi ero coperta le spalle. A differenza degli scorsi anni, in questo periodo Boston stava iniziando già a percepire il gelo che si sarebbe insinuato verso novembre, dandoci un assaggio dei prossimi drastici mesi.

Noi vivevamo al quartiere sud di Boston, il South Boston, conosciuto in TV per la sua criminalità e per il suo caratteristico scompiglio. Era probabilmente l'unico posto vivibile di Boston, parlando di prezzi, ma come cittadini ce n'erano pochi che avevano il coraggio di uscire di casa.

Nonostante ciò, era stato eletto un nuovo pseudo sindaco che, con le sue idee innovative, aveva fatto traslocare tutti gli abitanti del sud per impiantare nuove ville a schiera e appartamenti lussuosi quali nessuno riusciva a permettersi.

"Andiamo?" Gridò dall'altra stanza Thomas, probabilmente già pronto da più di dieci minuti. Se essere pronti significava essere in pigiama con una coperta avvolta al corpo, allora sì, io e Charlotte eravamo prontissime.

Da sempre mi soffermavo ad osservare il semplice panorama dalla mia finestra, che raffigurava un quartiere malfamato e dimenticato dal mondo. Ma forse questo lo rendeva fatto su misura per noi, il fatto di essere isolato.

Mio padre doveva agire all'oscuro di tutti, ed ovviamente non poteva che scegliere una città già colma di criminalità, così i suoi sarebbero stati insabbiati dietro a quelli apparentemente più gravi.

Dopo qualche secondo di contemplazione terminai la tazza di caffé, prendendo l'ultimo sorso, che era anche quello più dolce e saporito di tutti, per via dei granelli di zucchero e caffé depositati sul fondo. "Si! Aspetta cinque minuti!" Gridai di rimando, correndo in camera per indossare un jeans ed una maglietta a maniche lunghe nera, preparando alla svelta lo zaino con il necessario.

Spesso mi sembrava surreale il modo in cui il rapporto con i miei genitori aveva influenzato la mia visione di questa casa. O di questa città, in generale.

Quando tutti vedevano un quartiere un po' povero, pieno di criminalità, ma bene o male tranquillo, io vedevo mio padre che, dopo dodici ore di auto, ci mostrava la casa in cui avremmo passato il resto della nostra infanzia. Quando chiunque vedeva un'appartamento maltrattato, dove nessuno mai vivrebbe, io vedevo il posto in cui la mia famiglia mi aveva abbandonata a me stessa.

"Muoviti Manchester" mi ammonì mio fratello, dopo avermi incontrato nel corridoio mentre correvo alla ricerca del mio profumo. Non ero mai stata una tipa ordinata, questo mai.

Indossai in fretta e furia le scarpe, rischiando più volte di inciampare e cadere a terra e mi pettinai sveltamente i capelli. Intanto riuscii a scrutare Thomas e Charlotte seduti sul divano del salotto, chiacchierare animamente mentre cercavo di non origliare. Com'è mio solito, non riuscii a resistere ma, appena udii la parola basket la curiosità mi cadde sotto ai piedi. Dio, che noia!

Non capivo come Charlotte riuscisse ad ascoltare la solita tiritera sui ruoli principali dei cestisti. Ma, del resto, non capivo nessuno sport, come facevo anche solo a pensare di poter ascoltare un qualsiasi uomo parlare del proprio?

"Ci sono, sono pronta" annunciai, facendo elogiare Thomas a voce alta, mentre si alzava assieme alla mia migliore amica con lo zaino in spalla.

Uscimmo di casa, raggiungendo la macchina che Charlotte avrebbe gentilmente guidato, facendoci arrivare a scuola in perfetto orario.

"Che vi avevo detto? Non era poi così tardi" feci spallucce mostrando un sorrisetto fiero, prima di uscire e fare la mia camminata, seguita da Char, che alzò gli occhi al cielo in seguito alla mia affermazione.

La scuola era un enorme edificio in mattoni, ricoperto più volte di vernice bianca lattea, che con il tempo si era sporcata in alcune zone. Ma, bene o male, era carina. Certo, non era il palazzo della regina Elisabetta, questo sicuramente no, ma non mi dispiaceva affatto.

Quando raggiunsi le scale di fronte alla porta principale, tinta di un marrone quercia mentre, internamente, era ricoperta di un celeste acceso, che si abbinava perfettamente a quello degli armadietti e che dava vita al corridoio, colmo di colori primari che davano sicuramente all'occhio.

Entrai in classe, superando la porta in legno ed imbattendomi in una classe in pieni discorsi. Mai avevo visto una delle mie classi unite, erano sempre legate in gruppetti sconnessi, ma onestamente la cosa non mi recava disturbo. Io stessa facevo parte di un quartetto, che onestamente non premeva particolarmente nella mia vita, ma erano bene o male amici, o conoscenti.

"Ma chi si rivede? La LeClarke in carne ed ossa!" Esclamò alla mia vista Hazel, scuotendo le mani per stringermi in un abbraccio, mentre rideva a crepapelle. Ad ogni lezione di letteratura eravamo sedute accanto e tutte le volte venivamo anche divise, perciò avevamo deciso di instaurare un nuovo piano.

Io mi mettevo in coppia con Tayler, un ragazzo che faceva parte del gruppetto di conoscenti, un po' sfigatello, ma molto vivace. Mentre Hazel si metteva assieme a Leah, l'ultimo membro del quartetto, non la si vedeva spesso in giro, se non in classe o a mensa, ma era una buona compagnia.

Queste persone non erano parte integrante della mia vita e, soprattutto, io non ero l'epicentro della loro, ma spesso ci salutavamo e, a lezione, ci piaceva conversare sulle novità della nostra quotidianità. "Ti sei rifatta le labbra?" Domandò in seguito, facendomi ridere pacatamente.

Pochi istanti dopo entrò il professore, sbattendo il tacco dei suoi mocassini sul pavimento piastrellato. Più che professore sembrava un ballerino di tip-tap, ma svolgeva proficuamente il suo lavoro. "Buongiorno ragazzi, le voci di corridoio vi saranno già giunte, probabilmente, ma voglio proporre l'attività ad ogni mia classe, per rendere il percorso educativo più efficace e, se mi permettete, divertente" introdusse con voce nasale, sistemandosi goffamente gli occhiali sul naso. Ogni volta che apriva bocca, Hazel scoppiava in una risatina divertita che lo irritava parecchio.

"Prossima settimana vi proporrò un'attività a coppie, ovviamente preselezionate da me medesimo, e nel seguente mese, ogni fine settimana esporrete il lavoro. Così fino alla fine del primo trimestre." Boccheggiò per qualche secondo, prima di analizzare la reazione che provocò il suo discorso. Nessuna, se non un mugolio di gruppo.

Trovavo estenuante preoccuparsi di un gruppo di alunni uno più stronzo dell'altro e dover comunque proporre loro attività che sicuramente avrebbero rifiutato. Ma odiavo la scuola e non potevo che far parte di quei quattro stronzi che non si entusiasmavano mai di nulla.

Quando cominciò a introdurre l'argomento prioritario dell'immittente anno, la mia mente si spense, smettendo di dar importanza alle sue parole.

Non ero una ragazza maleducata, anzi, potevo considerarmi più cortese di tante persone, ma spesso tendevo a perdere la concentrazione e a concentrarla tutta su altre cose. Ero una persona facilmente distraibile.

"Ragazzi sapevate che il nuovo ragazzo è figlio di Hyades Hel? Dio mio, ecco da chi avrà preso tale bellezza" alzò gli occhi al cielo come se fosse stata invasa da una scarica di piacere Hazel, mordicchiando l'unghia dell'indice con prepotenza.

Hyades Hel era il demonio. Non a caso possedeva i due nomi dell'inferno. Era nato maledetto per la vita da presupposizioni sociali alla quale poi si rese coerente.

Mi girai nella sua direzione con occhi sgranati, cercando di non trasparire terrore, ma mi era difficile. Non sentivo quel nome da mesi, da quando si era trasferito perché era stato scoperto svolgere attività illecite in città.

"Hyades Hel? Mi prendi in giro? Suo figlio come si chiamerà? Angel Hel?" Domandò sarcasticamente Leah, probabilmente non conoscendo il vociferare sul suo conto. Lui era un uomo crudele e niente giustificava le sue azioni, mai.

A tirarle uno schiaffetto sulla nuca fu la stessa Hazel. "Non conosci Hyades? È il diavolo in persona quello" sgranò li occhi per enfatizzare l'argomento e, forse solo in quel caso aveva ragione.

Hyades era un flagello, questo si poteva dire di lui, ma neanche quest'aggettivo rendeva giustizia alla sua realtà. Lui era il diavolo in persona.

Leah si finse ferita, ma mantenne un espressione confusa, finché non ci rimproverò il professore. "Avete tanto ancora da chiacchierare?" Aveva domandato. Così decidemmo di zittirci per non farci dividere.

Il resto della lezione continuò tranquillamente, il professor Kennedy introdusse vari argomenti, che noi personalmente avremmo approfondito, svolgendo quel lavoro di gruppo alla quale eravamo forzati. Era bello, tutto sommato.

La sua materia era letteratura, una materia noiosa ma al contempo molto importante. Avevamo raggiunto una delle opere più interessanti, a mio parere, Dracula.

Adoravo quella storia, per quanto mostrasse allo scoperto una delle paure più feroci della società: perdere il controllo. Il morso del vampiro amplifica ogni emozione e questo non ci permette di avere il controllo di noi stessi, mai.

Un altro motivo per la quale Dracula era una delle mie storie preferite era una frase che mia mamma costantemente ripeteva nei suoi momenti di lucidità. Che erano pochi, davvero pochi.

Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.

Mia mamma pronunciava quelle parole ogni volta che mi vedeva giù di morale, ogni volta che mi abbattevo per fatti di poca rilevanza ed, in un qualche modo, quelle poche parole mi davano forza.

Chiunque ha avuto momenti no, non ero né la prima né tantomeno l'ultima, perciò perché dovevo demoralizzarmi se potevo rialzarmi più forte di prima?

"Dracula è il racconto sulla quale svolgerete il vostro progetto, conoscete la storia e, chi più e chi meno, siete riusciti ad immedesimarvi nella società ottocentesca di Transilvania. Spero che una buona analisi del racconto possa farvi comprendere l'importanza di quest'opera, da molti disprezzata" annunciò, dando vita ad una descrizione che sentiva dal profondo del cuore. Ogni volta che vedevo il professor Kennedy spiegare letteratura, riuscivo a scrutare i suoi occhi illuminarsi di una luce particolare. Erano pochi gli insegnanti appassionati a tal punto dalla loro materia. "Molti professori sorpassano questo romanzo, perché il suo impatto sulla società è definito sopravvalutato, ma a parer mio sono poche le storie che ti fanno emozionare e che, allo stesso tempo, ti lasciano qualcosa."

Quando terminò questa frase abbassò lo sguardo sul libro spalancato sulla scrivania e, con un sospiro, ci congedò. La sua lezione terminò in seguito al suono della campanella e, così, ci alzammo tutti.

La scuola era un ambiente che odiavo, se non fosse per letteratura e moda. Queste due erano le materie che più mi intrigavano nel profondo e, soprattutto, mi motivavano a seguire gli studi con il mio solito coinvolgimento.

Uscii dalla mia classe con lo zaino in spalla e mi spostai i capelli dal viso, con fare nervoso.

Dopo quella breve ricreazione avrei dovuto fare economia e marketing che, fortunatamente, condividevo assieme a Charlotte.

"Dimmi che l'hai sentito anche te" mi risvegliò dal mio stato di trans la mia migliore amica, dandomi una pacca sulla spalla per farsi notare, per poi riprendere il percorso assieme a me.

"Del figlio di Hyades? Dio mio, ne succede una nuova al giorno" riuscii ad alzare gli occhi al cielo, fermandomi davanti ai nostri armadietti per prendere i libri ed il panino che mi ero preparata per pranzo.

"Isaac Hel, è un gran figo" fece spallucce però, mentre addentavo il primo morso del mio pranzo al sacco. Quasi sputtacchiai tutto quel che avevo ingerito.

"Gran figo? Char se non ti ammazza è un miracolo" cercai di riprendermi, bevendo un sorso d'acqua, mentre poggiavo la schiena sull'armadietto chiuso.

Nel corridoio varie persone chiacchieravano a voce alta, sovrastando spesso quella di Charlotte che, nonostante fosse abbastanza squillante, non si distingueva chiaramente dal baccano in sottofondo. "È un apprezzamento, non sono né la prima né l'ultima a pensarlo" fece spallucce.

Terminai il mio panino e la campanella suonò, facendoci catapultare in classe con qualche secondo di ritardo, fortunatamente, neanche la professoressa era puntuale, perciò ci sedemmo composte nella coppia di banchi centrali.

Avevamo il respiro mozzato per la camminata veloce che avevamo esibito mentre tiravamo fuori il libro assieme al quaderno, adagiandoli sul banco assieme all'astuccio.

Quando fu tutto apposto ci prendemmo il lusso di alzare lo sguardo e, pochi istanti dopo entrò la professoressa, con il suo solito ritardo, ma la cosa che più ci sorprese fu il dettaglio fuori posto.

Accanto a lei camminava un volto nuovo. Isaac Hel. Il suo viso era angelico, contornato da una chioma scura e spettinata, mentre gli abiti che indossava erano formali, fin troppo. Dall'aspetto era un angelo, ma tutti conoscevamo la sua reputazione. Era tutto meno che quello.

"Buongiorno" salutò con un sorrisetto a puro scopo provocatorio, che arrivò forte e chiaro a tutta la classe. Poi posò lo sguardo sul mio e il sorriso si amplificò.

Non sapevo perché, ma qualcosa in lui era estremamente famigliare. Sarà stato perché assomigliava tremendamente al padre, o semplicemente perché il suo volto era visto e rivisto.

La professoressa non lo rimproverò per gli istanti in cui stette fermo immobile in piedi, con fare inquietante, anzi, lo lasciò fare, quasi terrorizzata da lui.

In seguito, quando fece la sua camminata verso il banco dietro al mio, con lo sguardo attentamente selezionato su di me, la professoressa iniziò a spiegare qualche cosa sulle promozioni varie e sui vantaggi di marketing nelle aziende. Insomma, un argomento che doveva piacerti, quest'è certo. "Pssst" sentii, ma mi obbligai a non girarmi.

Continuai a scrivere qualche appunto sul quaderno, sottolineando anche con l'evidenziatore le parole che sapevo che mai mi sarei ricordata come advertising, KPI o B2B.

Uno dei più grandi sogni che custodivo nel cassetto era diventare una stilista, ma non una di quelle da quattro soldi che lavoravano nel quartiere accanto al mio, ma bensì quelle che si vedono in TV.

So di avere delle forti ambizioni, soprattutto perché punto ad aziende famose come Chanel o Gucci ed ora come ora riesco solo a studiare e tornare in quel piccolo appartamento che io chiamavo casa, ma ero sicura che ci sarei riuscita perché se ci speri abbastanza, un giorno questo accadrà. Ed io ci speravo, eccome se lo facevo.

Ero concentrata a tal punto sulle parole della professoressa da dimenticare del baccano che veniva provocato alle mie spalle, fra sussurri, richiami, versi di animali, ma non ero intenzionata a girarmi, avevo fatto mente locale sul fatto che potrebbe voler richiamare me, ma poco mi importava.

"Detto questo, fate attenzione alle regole di apertura di una propria attività. Spesso le grandi aziende hanno delle necessità, che potrebbero non rispettare i vostri standard di lavoro e creare un proprio ente lavorativo potrà sembrare la cosa giusta, ma sappiate che dietro c'è più lavoro di quanto crediate, c'è tanto sacrificio che spesso, ai primi tentativi, non darà i suoi frutti, ma voi non mollate e seguite sempre quel che credete" terminò la lezione, iniziando a cancellare i suoi schemi dalla lavagna.

La campanella suonò, risuonando per un istante nella mia testa ed ogni persona nella classe iniziò ad uscire. "Io vado da Tommy, mi ha chiesto di aiutarlo nel basket" mi diede una pacca sulla spalla Char, uscendo per prima dall'aula.

Io mugolai un verso di approvazione prima di riprendere a mettere i libri nello zaino. Rimasi per ultima in classe, quando una mano mi toccò la spalla. "Mi hai ignorata?" Domandò la voce rauca di Isaac alle mie spalle, facendomi sobbalzare.

Cercai di riprendere il respiro, ma quando mi girai nella sua direzione mancò nuovamente. "Cosa?" Biascicai, sbattendo più volte le palpebre.

La cosa a farmi mancare il fiato non era solo il suo aspetto, tanto simile a suo padre, ma bensì la sua nomina, ancor peggio della sua chiara bellezza. "Beh, ti ho richiamato più volte a lezione, ma non ti sei girata" fece spallucce, pronunciando quelle parole con tanta riluttanza mentre si avvicinava al mio corpo lentamente.

Io indietreggiai lentamente, non staccando lo sguardo dal suo. "Puoi parlare, ora ti ascolto" boccheggiai, ingoiando il groppo che avevo in gola. 

"Oh certo" sorrise, avvicinandosi a tal punto da poter spostare una mia ciocca di capelli castani. "Beh ho visto che sei davvero carina, volevo solamente chiederti di uscire" sussurrò, ma io lo sentii forte e chiaro.

Ora come ora, vicini come non mai, non potei che confermare le parole di Charlotte. Era un gran figo. "Wow, bel modo di chiedere di uscire ad una ragazza" ridacchiai, sfidandolo con il suo stesso sorriso e lui sembrò apprezzarlo. Tutta la tensione dovuta al timore delle sue parole mi scivolò addosso rapidamente, lasciando spazio alla voglia e curiosità di conoscere veramente la persona davanti a me.

Non sembrava un diavolo come tutti lo descrivevano, sembrava un semplice ragazzo, nato da un padre stronzo. Un po' troppo. "Beh ho imparato tutto dal migliore" fece spallucce, alludendo a qualcosa che io non compresi, ma non domandai nulla per non forzare le cose.

Infine mi allontanai, fermandomi sulla soglia della porta per qualche istante, riflettendo sul da farsi. Del resto non ero mai stata una ragazza dai gusti semplici, le sfide mi avevano sempre intrigato parecchio ma, accettando quell'appuntamento, avrei oltrepassato il limite?

Tuttavia il pensiero morì nello stesso istante in cui nacque, ero il tipo di persona che credeva fermamente alle seconde possibilità e al non dare troppa importanza ai pregiudizi, essendone reduce da parecchi anni. "Va bene" accettai infine, non dandogli nemmeno la soddisfazione di vedermi in viso mentre lo dicevo. Avrei finalmente superato la rottura con Aaron? Ancora non lo sapevo, ma avrei dovuto provarci almeno e Isaac sembrava un bravo ragazzo, un ragazzo che avrebbe potuto piacermi.

《💋💫💍》

"Hai davvero accettato un appuntamento con Isaac Hel?" Quasi gridò Poppy, corsi istantaneamente a tapparle la bocca, cercando di evitare il danno e, per mia fortuna, nessuno sembrò essersene accorto. 

"Poppy!" La rimproverai, sgranando gli occhi, mentre mi guardavo attorno per evitare di farmi notare troppo, soprattutto perché già la mia relazione con Aaron era stata uno scandalo, spesso le ragazze si mettevano in mezzo rischiando di rovinare il nostro rapporto, fallendo miseramente, ma pur sempre il tentativo mi dava ai nervi. Avrei voluto evitare anche stavolta di rendere qualcosa di non concreto pubblico, onde evitare che vada male, come con Aaron.

In quel momento stavamo facendo il terzo giro di campo io, Poppy e Riley, radunate in un gruppetto mentre chiacchieravamo dei fatti nostri. "Ti scegli sempre i criminali con la fedina sporca eh?" Ridacchiò invece la castana, iniziando a muovere le braccia in strano modo mentre boccheggiava in cerca di aria. Nessuna delle tre era una grande amante dello sport, si poteva notare dalla maniera sconnessa in cui correvamo, probabilmente eravamo tra le poche ancora in campo, ma poco importava, questo significava che avevamo ancora tempo per il gossip.

"Beh magari va bene con lui e non mi tradisce come è già successo" feci spallucce, cercando di trovare del positivo anche in quella situazione, terribile a priori. Terminati i quattro giri di campo ci posizionammo sulla linea bianca a fine campo, fissando già la fila per svolgere il prossimo esercizio. Delle strane andature di riscaldamento che sembravano inventate sul momento, tanto erano folli.

"Se Aaron è stato uno stronzo non vuol dire che tutti lo siano" tentò di convincermi Poppy, ma il fatto che Aaron venisse considerato stronzo dagli altri mi faceva tanto tanto innervosire. Probabilmente avrei voluto pensarlo solo io, ma, in effetti, si era comportato in una maniera che non poteva che essere definita tale e, ancor peggio, non solo con me.

Sospirai, sistemandomi la coda. "Isaac è considerato da tutti il più stronzo di Boston, se non è stronzo lui..." provai a farle ragionare, ma il tentativo apparì vano.

"Il più stronzo dopo..."

"Aaron." Terminai, sbuffando dopo averlo anche solo nominato. Tutto riportava sempre a lui, in qualsiasi momento il paragone era quello e non ero certa che qualsiasi altro essere umano potesse mai essere comparabile a Aaron, né nei fattori positivi né, ahimè, in quelli negativi.

Arrivò il mio turno e svolsi l'esercizio a fatica, sedendomi subito dopo sugli spalti, intenta a fingere un malore, ma quello non fu più necessario, non quando vidi la sua sagoma sorpassare le porte d'entrata della palestra.

"Parli del diavolo" spuntò dalle mie spalle Riley, alzando gli occhi al cielo interdetta.

"E spunta Aaron" pronunciai con disgusto. Avevo detto di andare avanti, no? Ma ovviamente lui era puntualmente lì, davanti alla mia strada.

Aaron si avvicinò al professore, iniziando a parlare con naturalezza, ricevendo risposte animate e piene di vita. Insomma, i due erano uno l'opposto dell'altro. "Si, esatto. Isaac Hel non può essere centrale." riuscii ad origliare da parte del castano giovane.

"Perfetto, allora facciamo così" furono le ultime parole del prof/ coach. Aaron era arrivato per consultarsi con il suo allenatore di football, questo era certo, ma quel sorrisetto non mi diceva nulla di buono.

Lo guardai uscire dalla palestra con un sorrisino imprinto sulle labbra e più che mai lo odiai, ma in questo caso lui aveva in mente qualcosa ed io l'avrei scoperto, costi quel che costi. Questo era certo.


SPAZIO AUTRICE

Amoriii questo è il terzo capitolo, si, Isaac non è nel cast, ma immaginatevelo più o meno come Isaac di Teen Wolf perché se stessi qui a fare i collage di tutti i personaggi non avrebbe efforts soprattutto perché nei cast mastodontici io non ricordo mai nessuno🤠

Comunque dal prossimo capitolo inizierà il doppio POV che, spoiler, non sarà di Aaron😍😍 quindi fate conto che i capitoli inizieranno a farsi lunghini.

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