Ventesimo Capitolo
Anthony mi prese per mano intrecciando le nostre dita e conducendomi attraverso la selva. Guardai il sole che lentamente tramontava dipingendo il cielo di rosso, gli uccelli che sembravano dirigersi verso di esso, stavano migravando altrove. Arrivammo presto in una piccola radura rotonda, al centro, vi era una grande buca, il cui perimetro era circondato con dei sassi. I rami erano rivolti verso il cielo. Mi guardai attorno, poi guardare Anthony, il quale mi chiese se mi piacesse la sua idea di appuntamento, io annui soltanto. Egli prese due rametti e iniziò a sfregarli fra loro, nel tentativo di accendere un fuoco.
« Posso farlo io?»
Chiesi alzando l'indice e formando una piccola fiamma proprio sul dito, Anthony annuì soltanto, io toccai i rametti facendo divampare il fuoco.
« Tu non ne hai paura?»
Domandai curiosamente, cercando di capire come potesse non temere il fuoco.
« Noi non siamo licantropi né lupi mannari. Siamo umani e siamo lupi, l'uno l’elemento complementare della restante parte. Man mano con l'avanzare delle generazioni, questa paura non è svanita del tutto, però è stata ridimensionata. Al contrario di mio padre, quando una Strega sta cucinando, i miei occhi non diventano come quelli di Jack. Se ci fai caso, non li ho nemmeno adesso. »
Esclamò, mentre io annuì era stato quel particolare a farmi porre quella specifica domanda.
« Vorrei che mia nonna, ti avesse conosciuto. »
Esclamò lui un po' triste, mentre ci sedemmo su uno dei due tronchi ed egli guardò il fuoco, per poi alzare lo sguardo al cielo. Io appoggia la testa alla sua spalla, lui mi passò un braccio sulla schiena e mi strinse a sé. Sorrisi, amavo stare fra le sue braccia, e onestamente non vi era posto migliore, per me. Non riuscivo a comprendere perché la sua presenza mi facesse sentire così protetta, in fondo al mio cuore speravo che fosse lo stesso per lui.
« Ricordo che mia nonna, continuava a ripetermi che un giorno avrei capito anche io ciò che provò. Il nonno morì in battaglia per proteggerla, papà era parte del branco della mamma, per chiederla in sposa. Fu così che perse suo padre, ma nonna riuscì a conoscermi e sorrise piangendo. Mi spiegava che io le ricordavo il nonno, solo ora che ti ho trovato so come dev'essersi sentita. »
Affermò, mentre lo abbracciai e accarezzai la sua guancia con una mano, per poi baciarlo. Il brontolio del suo stomaco ci interruppe ed io risi.
«Saltare i pasti non va bene.»
Esclamai, mentre lui entrò in una piccola capanna e prese un contenitore pieno di pesci che iniziò ad arrostire, piantando nel terreno i rametti nei quali li mise come uno spiedo.
«Sono stupende le stelle stasera. »
Esclamai, mentre Anthony me ne indicò una più luminosa delle altre, mi guardò e sorrise.
« Sai che stella è quella?»
«Si, fa parte della costellazione della Libra.»
Esclamai unendo i punti con un dito per formare la costellazione della Bilancia, mentre Anthony mi guardò sorridendo.
« Si, ma è la stella più luminosa. È Vega, e lì c'è Altair, sono le stelle degli innamorati.»
« Le stelle degli innamorati? »
Chiesi curiosamente in attesa che lui mi desse una spiegazione in più, almeno più completa. Le stelle degli innamorati, Vega e Altair, quale storia si cela dietro i vostri nomi? Qual è il vostro significato?
« La loro leggenda è molto bella, fu la mamma a portare questa festa nel branco. La ragazza, Vega, trascorreva le sue giornate lungo la sponda del Fiume Celeste tessendo le bellissime stoffe che suo padre amava tanto. Preoccupato per sua figlia, in quanto innamorata di un mandriano, Tentei le concesse allora di sposare il giovane mandriano chiamato Hikoboshi, Altair, il quale portava ogni giorno i suoi buoi al pascolo dall’altro lato del Fiume Celeste, perché era lì che viveva. La collera di Tentei non si fece attendere a lungo, poiché i due giovani smisero di occuparsi dei loro doveri e dunque il Re del Cielo decise di separare di nuovo i due amanti ognuno su una sponda del fiume e proibì loro di vedersi. La ragazza pianse tanto, ma per fortuna il suo pianto attirò uno stormo di gazze, che accorsero in suo aiuto creando con le loro ali un ponte per farle attraversare il fiume. Secondo la tradizione, se piove nel giorno stabilito per il loro incontro, i due amanti non possono vedersi a causa dell’innalzamento del livello del fiume e devono, perciò, attendere un altro anno.»
Spiegò Anthony un po' malinconico, mentre lo guardai per poi ricordargli che il pesce si sarebbe bruciato se non lo avessimo tolto dal fuoco.
« Ne varrà la pena. Amare, anche se distanti, è il legame più puro che ci possa essere, più si è distanti, più gioioso sarà per loro quell'incontro.» Esclamai guardandolo, mentre lui mi passò uno spiedino ed io lo morsi cercando di stare attenta alle spine che tanto detestavo.
« Sì. Senza alcun dubbio.»
Fu un canto molto dolce a farmi sorridere, lo riconoscevo, Anthony mi guardò e allungò il braccio verso di me, col pollice mi sollevò la guancia e mi baciò allontanandosi lentamente. Lo guardai, stavolta lo baciai io, mentre lui mi guardò dolcemente, il fuoco iniziava a spegnersi io ed Anthony ci trasformammo in lupi e rimanemmo lì a guardarlo. Le nostre cose si intrecciarono lentamente, Anthony schizzò via mentre io tentai di inseguirlo, correre era fantastico. Sentivo la brezza muovere il mio folto manto nero, ero certa che anche per il mio mate fosse così, quando lo raggiunsi lo trovai in riva a uno stagno, ove guardava il riflesso della Luna, mi avvicinai e insieme ululammo ad essa incrociando nuovamente le nostre code. Tornammo poi alla casa branco, contenti della nostra serata insieme e ci recammo in camera. Ammetto che fui sorpresa quando Anthony mi prese in braccio, ma capii dal suo sguardo che era pronto per il grande passo. Lo baciai con passione, mentre ci stendemmo entrambi sul letto, egli si staccò lentamente guardandomi.
Io in risposta annui soltanto, ero un po' tesa effettivamente anche mia sorella mi aveva confidato fosse doloroso ma ne ero certa che sarebbe valsa la pena. Lentamente voltai la testa di lato, mentre il mio mate lasciava una calda scia di baci sul mio collo, poi mi guardò nuovamente, come a voler un'altra conferma che fossimo entrambi pronti. Trattenni un gemito di dolore, mentre sentìi chiaramente i suoi canini affondare nella mia carne.
Chiusi gli occhi, beandomi delle sensazioni che stavamo provando, cercando di distinguere quale fosse sua e quale fosse mia. Era piacevole, perché riuscivo a comprendere cosa stesse provando in quel momento, fra le varie emozioni sentivo chiaramente non solo tutta la forza del nostro amore, ma anche l'eccitazione di entrambi che stava man mano crescendo. Anthony baciò lentamente il mio collo, proprio dove vi era il marchio, sorrisi lentamente baciandolo ed invertendo le nostre posizioni, adesso toccava a me marchiarlo, e con parte del marchio gli avrei trasmesso parte dei miei poteri, per questo abbiamo atteso così tanto. Lentamente gli accarezzai il volto, ero molto incerta solitamente io avrei dovuto bere il suo sangue, ma se quel sapore mi fosse piaciuto avrei avuto un serio problema, poiché non ne avrei più potuto fare a meno. Lentamente accantonai quei pensieri, lasciandomi guidare dal mio istinto, Anthony voltò la testa a sinistra mentre osservavo il suo collo per poter trovare fra le varie vene, quella che facesse al caso mio. Con i miei poteri rallentai il flusso sanguigno dell'aorta, ciò causò un senso di malessere che percepivo chiaramente e non riuscivo a descrivere, quindi cercai di fare in fretta, dopo averlo morso bevvi un po' del suo sangue, prima di ingoiarlo riportai alla normalità il suo flusso sanguigno, per evitare danni. Dopodiché ingoiai il sangue, mentre un forte senso di disgusto si fece largo in me, sentì un conato di vomito, pronto a risalire. Anthony tentò di alzarsi ma glielo impedì, volevo essere certa delle sue condizioni e sospirai di sollievo, quando il senso di malessere svanì completamente. Lui mi baciò e invertì nuovamente le nostre posizioni, io approfondii quel bacio, lasciando che le nostre mani cercassero ed esplorassero centimetro per centimetro dell'altra persona. Per questa notte, sotto i fiochi raggi lunari, ci lasciammo andare cullati dalla passione.
Era strano. Μi sentivo strana.
Avvertivo le farfalle nello stomaco, mi sentivo felice e in quel momento mi sembrava di poter toccare il cielo con un solo dito. Volevo tanto che quella notte non finisse mai, ma la stanchezza si fece sentire e ci abbracciamo, addormentandoci così.
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