Quarto Capitolo
« Dove stiamo andando?»
Chiese molteplici volte il mio curioso compagno, dopo un bel pezzo di tragitto, mentre io continuai imperterrita a ripetergli che lo avrebbe scoperto più tardi.
«Eccoci, siamo arrivati»
Esclamai guardando l'intera vallata dinanzi a noi, mentre respiravo quell'aria così fresca e limpida.
La brezza scuoteva gli alberi e i gigli di ragno, che proliferavano in tutto il territorio appartenente ai vampiri.
« È stupendo. »
Affermò il mio compagno, mentre osservava i monti rossi del Promontorio Scarlatto, venire qui poteva essere un azzardo, ma fu qui che mia madre incontrò papà ed era qui che volevo portare il mio mate. Anche mia sorella aveva portato Harry in questo luogo, ormai è una tradizione se così possiamo definirla. Il tramonto è il momento migliore, fatta eccezione per i vampiri, amo vedere il cielo che si tinge di un rosso sanguigno, le rocce assumono lo stesso colore della vallata del Red Creek, il torrente sanguinario. C'era qualcosa di magico in quel luogo, anche se non capivo esattamente cosa fosse. Restai delusa, raramente in cielo si poteva scorgere la costellazione dello scorpione e purtroppo ho scelto il giorno sbagliato per vederla, visto che il cielo era un po' nuvoloso e perciò la costellazione non sarebbe stata visibile.
« Non sarà pericoloso? »
Chiese Anthony mentre il sole piano piano stava svanendo. Le sue parole mi fecero intuire che anche lui li avesse avvertiti, chiusi gli occhi, per poi riaprirli mostrando le rosse iridi, non a caso la mamma era soprannominata Red Eyes, caratteristica comune alle eredi designate alla nascita, che permettevano di controllare l'intero gruppo.
«Andiamo, qualche vampiro si sta dirigendo qui, dobbiamo arrivare al Red Creek non è molto lontano.»
Spiegai stringendo la sua mano ed iniziando a correre nella direzione dalla quale eravamo giunti, solitamente i vampiri non oltrepassavano mai il Red Creek durante la notte, perché svantaggiati. Il torrente è chiamato così, a causa delle sue acque che si sono legate al sangue di Bloody Moon la prima regina della notte, racchiude in sé una specie di santuario per i vampiri, perciò li si è al sicuro. I vampiri non possono attaccare lungo tutto il corso del fiume, è una zona sacra della famiglia reale. Il letto del fiume si mostrò in tutto il suo splendore, l'acqua rossastra splendeva sotto la luna calante di un bagliore da mozzare il fiato .
« Che sta succedendo? »
Mi chiese sbalordito e spaventato dalla situazione il mio compagno, mentre io mi portai dinanzi a lui in posizione di difesa, l'acqua si levò con uno spirito circondato da vampiri. I vampiri dopotutto erano creature puramente spirituali, così come la donna dai gentili lineamenti e i capelli spumosi.
« Non lo so. Resta dietro di me.»
Risposi mentre lui continuò ad osservare la donna meravigliato, mantenendo comunque una posizione guardinga.
« Voi, come osate disturbare Bloody Moon?»
Sibilò uno dei vampiri che fu repentinamente messo a tacere dalla sua sovrana. Le sue iridi guardavano le mie con insistenza, io non esitai a fulminarla con lo sguardo, ciò le provocò una fragorosa risata sibillina. I vampiri la guardarono sorpresi come noi, mentre un pensiero mi balenò in mente. Era un immagine di una donna col suo uomo, ma non una coppia qualunque, erano i miei genitori, quello bastò a farmi riassumere una posa normale.
« Come hai capito che sono figlia loro?»
Chiesi semplicemente senza proferire ulteriormente parola, mentre il mio accompagnatore ricollegò i pezzi, probabilmente anche lui ha visto la stessa immagine.
«Perché tua madre reagì nello stesso identico modo. Voleva proteggere il suo compagno, il suo mate, che proprio come il tuo, era un lupo. Strano che la regina non te ne abbia parlato, ormai dovresti essere prossima all'incoronazione. »
Affermò sorpresa mentre la stavo osservando, sicuramente ignorava il destino dei miei genitori, altrimenti non lo avrebbe trovato strana la cosa, però, ad attirare la mia attenzione, furono le sue parole, io prossima all’incoronazione? Sembravo più prossima all’oltretomba, visto l’intento dei vampiri a volermi uccidere ad ogni costo.
« Incoronazione? »
Ripetemmo sorpresi mentre lei ci guardò accigliata, i vampiri iniziarono a confabulare teorie contorte sui miei genitori e su quanto mia madre fosse poco adatta a regnare. Mi voltai repentina verso di loro, per avere la certezza che mi stessero ascoltando e parlai, fulminandoli tutti con uno sguardo assassino.
« Non sapete che è maleducazione parlare male dei morti? Inoltre, so che potete mostrarvi nella vostra forma umana, quindi gradirei che lo faceste, così il mio mate non sarebbe escluso dalle nostre conversazioni. »
Forse ero stata acida, ma quantomeno ero riuscita a zittirli. I tre presi contropiede, chinarono il capo e si scusarono su esortazione del loro superiore, ritornando alle loro sembianze umane. Non erano molto anziane ma sicuramente erano più pettegole di chiunque io conoscessi, annusai l'aria attentamente e chiusi gli occhi. Quando li riaprii la donna dinanzi a me aveva lo stesso sguardo che avevo io, un misto fra stupore e terrore ma repentina ci ordinò di seguirla ed è ciò che facemmo. Riuscivo a sentire un profondo astio e una forte sete di sangue, che cosa sta accadendo stasera? Mi chiesi mentre entrammo in una grotta, dinanzi ad essa vi erano delle Tubalghie che ricordavano molto l'odore pestilenziale dell'aglio, dovetti starnutire un paio di volte nel vano tentativo di liberarmi dal fastidioso odore.
« Potresti spiegarmi che sta succedendo? »
Chiese lo spirito evidentemente preoccupato per quella situazione, mentre io esitai, non sapevo esattamente cosa dire, né da dove iniziare. Strinsi i pugni, sapevo che avrei dovuto dirle tutto per filo e per segno, ma temevo terribilmente il loro giudizio. Sono stata vaga col mio partner sulle loro morti, ma adesso…cosa dovevo fare? Anthony mi strinse la mano ed io sospirai, sedendomi su un masso enorme con accanto il mio compagno, che mi cinse la vita per farmi sentire al sicuro.
« La storia è molto lunga.»
Avvisai semplicemente, mentre un strano silenzio ci avvolse, guardai le iridi smeraldine del mio partner per trovare un po' di coraggio, ed iniziai il mio racconto.
Inizio Flashback
Il sole era scomparso dietro i freddi nuvoloni grigi, che stringevano il cielo in una morsa triste e nostalgica, ogni tanto un tuono accompagnava il lento precipitare della pioggia, ma ciò non mi importava. Ero seduta sull'altalena situata sotto un pino, lo stesso albero dove vidi svenire per la prima volta la mamma. Era lì sotto che cresceva il suo fiore preferito, il giglio del ragno rosso, che le ricordava i tempi in cui viveva con i nonni, se ne prendeva cura costantemente in attesa che sbocciassero, purtroppo quando accadde ella si riversò in terra. La strega del branco continuava a non comprendere quale fosse la causa di quella malattia, ma dopo un mese in cui mamma continuava ad essere debole, arrivarono i successivi tre mesi in cui la mamma dovette rimanere al letto, completamente svuotata di ogni energia, venne tristemente a mancare. Mio padre e mia sorella quel giorno non erano presenti, come ogni mese andavano nel bosco con gli altri lupi per cogliere le provviste. La mamma riusciva sempre a trovare la vitalusia, un'erba molto potente capace di guarire ogni malattia che i lupi potessero contrarre, fu amara quella scoperta, essa infatti non sortiva alcun effetto sui vampiri. Ero seduta accanto alla mamma con Liko, che continuava a starle vicino in qualsiasi momento, per tentare di aiutarla come potesse, le promisi che me la sarei cavata quando Mirai venne a chiamarla per un emergenza, quella fu una promessa che non avrei potuto mantenere, anche se ancora non lo potevo sapere.
Ricordo il suo stato confusionale e le lacrime che le scendevano per non riuscire più a riconoscermi, non riusciva a vedere nient'altro che ombre, per questo cercava spesso il contatto con noi, le parlavamo anche delle cose più inutili pur di farle udire la nostra voce, per farla stare bene… I suoi capelli ramati sparsi disordinatamente sul cuscino, erano ormai completamente sfibrati e privi della caratteristica lucentezza che la caratterizzava, la sua pelle divenne un bianco sporco e non del candore tipico dei vampiri, i suoi occhi… quegli occhi di un intenso celeste che ricordavano un azzurro cielo primaverile, persero quell'espressione serena. Nonostante tutto sorrideva sempre, non quel suo solito sorriso luminoso, era spento, come se fosse stata obbligata a farlo.
Ero di spalle. Stavo stringendo l'asciugamano bagnato per poggiarglielo in fronte, mi voltai quando la sentì sussurrare qualcosa. L'ultima cosa che ricordo fu lei che mi ricordava quanto ci volesse bene, poi vidi i suoi occhi privarsi della luce, mi avvicinai cauta e iniziai a scuoterla e chiamarla. Ci riprovai un paio di volte, le presi la mano nella vana speranza di una reazione, purtroppo era divenuta completamente gelida e priva di ogni calore.
Non reagiva.
Caddi in ginocchio realizzando che ormai non c'era più nulla da fare, che non avrei più potuto abbracciarla e sentirle pronunciare il mio nome.
Li fra le lacrime lanciai un urlo disumano che catturò l'attenzione di tutto il branco. Ricordo che la stanza si affollò con i restanti membri del branco rimasti in zona, non erano molti. Non dimenticherò mai i loro abbracci, i loro volti cupi e le loro parole che tentavano di portarmi via di lì, ma io non mi sarei mossa, non finché mio padre non fosse tornato. Fin da quando sono nata, mia madre si era dedicata ad insegnarmi come fosse realmente il mondo, a tre anni avevo già compreso cosa fossero la vita e la morte, l'odio e l'amore e di conseguenza vedevo il mondo come un’adulta, mentre mia sorella viveva ancora in un mondo privo di dolore. Se non fossi stata un mezzo vampiro, avrei potuto credere anche io alla storia che mi ero inventata per Shine, non volevo che fosse papà, il quale aveva chiaramente sentito la mamma morire poco a poco, a mentirle. Mi inventai il viaggio nelle profondità della terra per cercare la Dea, che il portale che stesse attraversando fosse la fredda lapide grigiastra con i fiori che le auguravano buona fortuna. Shine ci credette e papà né fu veramente contento, almeno non avrebbe dovuto rispondere alle sue curiose domande.
Nonostante Shine fosse la mia gemella, “più grande” di me di un solo minuto, io dal mio canto, essendo un mezzo vampiro compivo ben cento anni in più ogni volta che mia sorella ne compiva uno. Quella sera, cercai di consolare invano mio padre che dinanzi a Shine dovette contenersi, poi però, lasciai che fosse il branco a consolarlo per recarmi sotto quel maledetto pino, e lì sotto, fra quei gigli rossi, lasciai che le amare lacrime solcassero il mio viso, dando a quel sentimento contorto e indescrivibile, un libero sfogo. Le braccia di mio padre mi avvolsero da dietro ed io come una cucciola ferita, mi aggrappai tremante al suo petto pregandolo di non abbandonarmi per nessun motivo. Avevo un brutto presentimento, sapevo che sarebbe accaduto qualcos'altro, ero in pensiero, adesso che la mamma non c'era più, temevo che la stessa sorte potesse ricadere su mio padre.
Dalla morte della mamma le ore e i minuti sembravano eterni, mi alzavo ogni volta con la vana speranza che fosse stato solo un incubo, che la mamma fosse sana, ma quando il tavolo a colazione presentava il posto centrale vuoto, fra me e papà, la realtà mi colpiva duramente. Quei cinque giorni furono i più brutti della mia vita, ma l'ultimo fu il peggiore.
Dall'altalena sulla quale ero seduta avvertii alcune presenze che in parte avevano lo stesso odore della mamma, ma io lo sentivo, sentivo l'odio crescere man mano che si avvicinavano e corsi a perdifiato da papà.
« Papà, dobbiamo prepararci. Quei vampiri hanno tutto fuorché buone intenzioni!»
Gli urlai nelle orecchie facendolo saltare giù dal letto. I suoi occhi glaciali erano spenti, senza quella caratteristica scintilla di vita, le sue occhiaie erano molto vistose, mi sentii in colpa per averlo svegliato… ma come alpha aveva dei doveri e nemmeno la morte della mamma poteva esimerlo da essi. Io invece cercai di radunare i cuccioli del branco e portarli al sicuro all'interno della stanza dei giochi, così approfittando della confusione mentre loro si univano alle donne, sgattaiolai fuori per osservare la battaglia. I vampiri si stavano scagliando rapidamente verso i lupi lì presenti, la maggior parte di loro però circondò papà e fui veramente felice che lui non fosse in grado di comprendere le loro rabbiose parole. Io invece rimasi nascosta dietro un cespuglio, dal quale potevo osservare completamente il campo da battaglia. Riuscivo a sentire le urla doloranti del mio branco, esausto e ferito, che mentre piangeva la loro luna si stava preparando a piangere altri compagni i quali giacevano in terra privi di vita. Sentivo fra tutte la voce di mio padre, che si riteneva responsabile. Era circondato e non riusciva ad aprirsi un varco per raggiungere i lupi feriti, per poter guarire col suo sangue le loro lacerazioni, nonostante tutto continuava a combattere per me e mia sorella, non voleva assolutamente separarsi da noi. Mi portai le mani alla testa, mi paralizzai, in quell'istante mi sentii come se fossi in un limbo. Mio padre mi stava guardando, ero certa che mi avesse notato, nonostante fossi lontana da tutti, sapevo che nessuno di loro si sarebbe avvicinato a me. Vedere mio padre a terra, incapace di fare un altro passò scatenò qualcosa in me. Presi fiato e gridai con tutta me stessa. Non uscì una parola dalla mia bocca, nemmeno una sillaba, venne fuori qualcosa che cambiò l'esito della battaglia: le onde sonore generate dal mio stridio, costrinsero i vampiri alla ritirata. Corsi verso mio padre che tornò nella sua forma umana probabilmente esausto dopo la cruenta battaglia, lo strinsi a me, non sapevo cosa fare e rimasi lì impietrita in attesa che riuscisse a recuperare le forze. I nostri occhi ghiacciati si incrociarono con gli sguardi, e con la mano sinistra che alzò tremante per accarezzarmi una guancia, sussurrò solo una parola :
«Perdonami.»
Per cosa, lo capii dal movimento della sua testa che si appoggiò al mio petto e dalla mano che cadde completamente all'indietro, prima che potesse anche solo sfiorarmi la guancia. Abbassai lo sguardo.
Le lacrime scorrevano veloci, la mia paura si concretizzò. Nell'arco di cinque giorni io e mia sorella divenimmo orfane, non avevamo nessuno, era evidente che i nonni materni non volessero aver nulla a che fare con i lupi, altrimenti perché uccidere il loro genero? Perché privare le loro due nipoti dei loro genitori? Questa volta non proferì parola, provavo solo un senso di vuoto, quello che nel mio cuore era solo un buco di modeste dimensioni ora divenne voragine gigantesca, che non si sarebbe più chiusa.
Mi sentivo svuotata. Avrei voluto continuare a piangere, ma mi resi conto che, nell'arco di quei stramaledettissimi giorni, terminai le lacrime. Strinsi mio padre più forte che potessi quando “zio” (così lo definivamo) Jamier, il miglior amico di papà nonché attuale Beta del branco, provò ad allontanarlo da me. Sapevo che avrei dovuto lasciarlo andare ma non ero pronta, nessuno lo è quando un caro viene a mancare, ma come potevo ritrovarmi a dire addio alle due persone più importanti della mia vita in così poco tempo? Con chi avrei potuto condividere le mie paure?
Fine Flashback
« Non può esistere un legame fra un lupo e un vampiro. È questa la verità ragazzina. »
Affermò aspramente un vampiro, mentre la mia ava, sì, perché la famiglia reale discende da Bloody Moon, fu interrotta dal mio mate.
« Akane è un vampiro, e se fra lupo e un vampiro non può esserci legame che tenga, io non sarei qui. Certo, ognuno di noi è diverso lo ammetto, ma di lei mi fido come ella si fida di me. Ho avuto l'occasione di ucciderla ma non l'ho fatto, non potevo farlo. È vero che lupi e vampiri sono nemici ma in lei c'è qualcosa di veramente speciale ed io la proteggerò a qualunque costo.»
Affermò Anthony mentre i vampiri lo osservarono come se stesse delirando, ed io sorrisi. Le sue parole colpirono non solo i quattro che stavano dinanzi a me, ma arrivarono dritte anche al mio cuore. Poggiai una mano sulla sua spalla felice di quella rivelazione, una coppia non può funzionare senza fiducia e noi ci fidavamo l'un l'altra.
« Sarò sincera. Mia madre nel branco era benvoluta da tutti, non vi era nessun lupo contrario a quell'unione e ciò lo dimostra il fatto che, dopo aver perso entrambi i genitori, il mio branco mi ha cresciuto allo stesso modo di mia sorella. Potevano scacciarmi o perfino uccidermi ma quando un lupo ci ha provato, nonostante fosse il precedente Alpha non esitarono ad allontanarlo dal branco.
« Come anche il mio partner vi ha riferito, la mia primissima trasformazione in vampiro è avvenuta fra le sue braccia, l'occasione perfetta per uccidermi l'ha avuta, ma non lo ha fatto, avrebbe potuto rinnegarmi e non ha fatto neanche questo. Se lui non si fidasse di me non sarebbe mai venuto nel territorio dei vampiri, non credete?»
Spiegai ponendo loro quella domanda retorica che non aveva affatto bisogno di risposta, poiché la risposta era più che evidente. Questa è la solida base di una coppia che solo adesso iniziava a conoscersi.
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