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Capitolo Sette.

Ero veramente bloccata. Insomma dopo tutti i racconti delle mie due amiche e delle loro scappatelle, ne sapevo molto. Forse non mi sentivo pronta, forse Cameron m'incuteva ancora un po' di paura e forse era da troppo poco tempo che lo conoscevo, forse non mi fidavo ancora di lui. C'erano dunque molte incertezze nella mia testa in quel momento, ma Cameron sembrava non voler aspettare.

La sua mano s'infilò velocemente dentro i mie jeans ormai sbottonati. Io la scostai subito, ancora non sicura di quello che stava per succedere.

"Che c'è?" chiese lui irritato "hai paura?" ridacchiò.

Magari un po' di paura c'era, ma cercai un'altra scusa.

"N-no, solo che non credo sia, ecco forse è troppo presto" dissi con gli occhi bassi.

La sua risata si fece ancora più intensa.

"Non dobbiamo mica sposarci" affermò "ma se proprio non vuoi..sarò costretto a rimandare"

Mi morsi il labbro superiore, continuando a pensare e a ripensare. Decisi che dovevo lasciarmi andare.

Annuì leggermente e lo sguardo di Cameron s'intensificò, era soddisfatto di aver ottenuto ciò che voleva. La mia agitazione però non era scomparsa. Non sapevo cosa avrei provato, cosa sarebbe successo e come. Mi fidai di Cameron per la prima volta. Il moro s'inumidì leggermente le labbra. I suoi occhi scintillavano.

"Devi rilassarti adesso, non essere tesa o sentirai dolore" sussurrò.

Presi alla lettera le sue parole e cercai di rilassarmi il più possibile, anche se per me non era per niente facile, anzi.

Sentii qualcosa introdursi dentro di me, lentamente. Un lungo brivido percorse la mia schiena e un gemito fu emesso dalla mia bocca.

"Non stare stretta" raccomandò.

Socchiusi leggermente la bocca. Il dolore prese il sopravvento e i miei occhi diventarono lucidi. Sperai che quel dolore si trasformasse in una sensazione di piacere.

Iniziai a provare piacere e dei gemiti iniziarono ad uscire frequente dalla mia bocca. Il respiro si fece affannoso.

"Cameron" esclamavo sotto il tocco delicato del moro.

Il suo tocco diventò sempre più veloce e più energico.

"Fai piano, non vorrai che mia madre pensi male" disse in ghigno per poi ridere malizioso.

Appoggiai una mano sulla sua guancia, tenendo gli occhi chiusi.

Gemetti il suo nome l'ultima volta.

Il mio respiro affannoso iniziò a sfumare via.

Guardai intensamente gli occhi di Cameron.

"Hai tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo" affermò, per poi posare un bacio sulle mie labbra.

L'imbarazzo tornò su di me. Il ragazzo mi alzò le mutandine e i jeans, per poi abbottonarli nuovamente.

"Il bagno, dov'è il bagno?" me ne uscii, per uscire da quella situazione.

Lui sorrise leggermente, forse aveva capito che non ero molto a mio agio. Mi lasciò passare facendomi alzare dal letto.

"Uscita dalla stanza la prima porta che ti trovi di fronte"

Uscii velocemente dalla stanza ed entrai nel bagno. Chiusi la porta dietro di me, e accesi la luce premendo l'interruttore vicino al legno bianco. Una luce gialla illuminò la stanza. Mi avvicinai davanti al lavabo in ceramica bianca e iniziai a guardarmi allo specchio che si trovava sopra di questo. Mi controllai un po', aggiustando il ciuffo di capelli mori e portando qualche ciocca dietro l'orecchio. Accesi il getto dell'acqua fredda e mi sciacquai la faccia. Chiusi il rubinetto e cercai un asciugamano su cui eliminare l'acqua in eccesso sul mio viso. Alla destra del lavabo c'era un asta con degli asciugami blu. Ne presi uno tamponando il mio viso. Mi guardai un ennesima volta allo specchio per poi uscire dal bagno.

"Allora?" disse il ragazzo appoggiato d'un fianco al muro con le braccia conserte.

Mi presi uno spavento. Non sapevo cosa dirgli e quando non sapevo cosa dire risolvevo con gli abbracci. In realtà pensai che non avevo mai abbracciato Cameron e anche se avevo paura che mi avrebbe respinta. Avvolsi il suo corpo con le mie braccia, stringendomi forte a lui, appoggiando la testa sul suo petto. Lui non reagì, credo che fosse rimasto stupito da quell'abbraccio, forse non molte ragazze lo trattavano così. Sentivo il suo cuore battere forte. Quella era una cosa che non avrebbe potuto mascherare con il suo atteggiamento scorbutico. Un sorriso spuntò sulla mia bocca quando lui avvolse il mio corpo con le sue braccia forti. Accarezzava la mia schiena.

Sentii un colpo di tosse rimbombare nel corridoio in cui ci trovavamo. Cameron si staccò velocemente da me. Mi girai per vedere chi fosse.

"Scusate ragazzi se vi ho disturbati" iniziò la madre del ragazzo "dovevo solamente andare nel bagno" sorrise.

Cameron mi abbandonò, mentre sua madre entrò nel bagno. Sentii che scese le scale, lo rincorsi arrivando al piano di sotto.

Scesi le scale e arrivai nel soggiorno, il mio cellulare squillò. Lo tirai fuori dalla tasca e lo risposi.

"Pronto?"

"Zoe sono Kenny devi venire al parco comunale"

Kenny era un caro amico di mio fratello, se mi aveva chiamato era successo qualcosa di importante, dato che mi telefonava solo in casi d'emergenza.

"Arrivo" attaccai.

Mi girai a guardare Cameron.

"Devo andare al parco, è successo un casino" affermai.

Cameron aggrottò le sopracciglia, forse aveva capito anche lui.

"Sarà meglio che ti accompagni in macchina" disse.

Uscimmo entrambi dall'abitazione, io ero più preoccupata che mai.

**

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