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25. inseguimento

HILEIM, HELIAS - 13 DICEMBRE 4573 DEL CALENDARIO TERRESTRE


L'autocarro sfrecciava indisturbato lungo l'interstatale, il lieve ronzio del motore elettrico sovrastato dal battere del vento sulla sua carena di plastacciaio. Né musica né chiacchiere animavano l'abitacolo, angusto e scuro, perché non c'era un conducente a pilotare, bensì l'intelligenza artificiale della compagnia di trasporti demirese.

Le strade di Celios erano fatte tutte allo stesso modo: divise da una paratia alta e trasparente, le corsie più a destra erano percorse solo da mezzi civili mentre quelli commerciali occupavano quella speciale, sulla sinistra. I loro cervelli informatici si occupavano di mantenere ogni veicolo alla velocità limite e perfettamente distanziato dagli altri, senza mai rischiare di sbagliare svincolo o destinazione.

Il network commerciale dell'isola si basava su ARCHIMEDE, l'enorme satellite che orbitava attorno al pianeta da una decina di anni: ogni azienda connetteva alla rete le proprie intelligenze artificiali, garantendo sicurezza e affidabilità a venditori e acquirenti. Erano gli stessi veicoli ad avvisare le compagnie delle necessità di manutenzione, dei problemi di viabilità e persino dei fenomeni atmosferici imprevisti che avrebbero rallentato le consegne.

Un sistema efficientissimo e, per questo, prevedibile.

Liam Iques aveva imparato in fretta a riconoscere i mezzi di Demir a colpo d'occhio, anche senza bisogno di analizzarne le targhe. Di solito avevano una forma più spigolosa, al contrario dei design bombati tipici dei veicoli di Nìgea o della semplicità colorata di quelli siyahni. Gli autocarri helisiani sapevano essere anonimi, distinguibili da quelli okyannesi solo per le macchie e le strisciate verderame che ogni tanto apparivano sulle loro carrozzerie. Quelli erano i segni della corrosione a opera degli agenti inquinanti nell'aria, ormai tratto distintivo di Helias. Il ragazzo aveva sempre trovato buffo come proprio lo stato reso famoso per le tempeste fosse quello più desertico, ma sapeva che la colpa non era della mancanza di piogge, bensì dei veleni che le contaminavano e che avevano distrutto ogni pianta e mangiato i materiali. E dopo un acquazzone, anche quello più violento, a Helias batteva sempre un sole talmente cocente da asciugare qualsiasi terreno.

"Due chilometri al contatto," disse guardando l'immagine olografica di un pallino giallo in movimento sul suo tablet di vetro.

"In perfetto orario..." borbottò la donna al volante con aria soddisfatta e, tenendo gli occhi sull'obiettivo, accelerò. Schiacciati nel furgoncino sgangherato e armati fino ai denti, il gruppetto di cinque persone stava seguendo a tutta birra l'autocarro demirese da diversi minuti. I loro colleghi avevano applicato un tracciante sul bersaglio facilitandogli il lavoro, ma per Liam quell'accorgimento era quasi superfluo: i mezzi adibiti al trasporto merci viaggiavano sempre alla stessa velocità, perciò gli era bastato fare qualche conto per realizzare la sua trappola chimica.

L'aria si caricò di tensione muta. La squadra di uomini e donne mascherati sembrò trattenere il respiro contemporaneamente quando l'autocarro si avvicinò all'obiettivo: proprio vicino a un sottopassaggio, il giovane helisiano aveva piazzato un esplosivo comandato a distanza. Quando la mappa che stava osservando segnò una distanza di duecento metri dal pallino giallo, Liam toccò il pulsante di innesco sul suo tablet. La bomba artigianale che aveva fabbricato esplose proprio mentre il veicolo si trovava sopra di essa, sbalzandolo all'improvviso su un lato della strada e fermando la sua corsa. Gli altri mezzi rallentarono immediatamente e si tennero a distanza con inquietante prontezza, grazie ai loro piloti informatici che, con ogni probabilità, avevano già inviato una notifica dell'evento alle forze dell'ordine.

"Veloci!" urlò Miah, pilota e capo di quella spedizione di ribelli. Uscì a sua volta dal percorso, spaccando la barriera e invadendo la corsia commerciale. Aveva ceduto facilmente, grazie alle piccole modifiche di cui avevano dotato il loro furgoncino: il muso era stato rinforzato con inserti duri e ricolmi di spuntoni spaventosi, tali da renderlo più simile a un ariete da sfondamento che a un innocuo veicolo civile.

Le altre auto sulla loro corsia sfrecciarono via forse più veloci di prima, spaventate nel riconoscere quell'attacco come uno dei tipici assalti dell'H200 a un convoglio demirese. Liam sapeva che i mezzi di soccorso e di polizia sarebbero arrivati in pochi minuti, perciò dovevano sbrigarsi. Assieme agli altri si gettò fuori dal furgone con la pistola infilata nella cintura e raggiunse l'autocarro in fiamme sul ciglio della strada. Miah forzò il portellone posteriore sparando un colpo del suo fucile a impulsi e il calore sciolse la serratura elettronica e parte della carrozzeria, creandovi un grosso buco. Le casse colme di maschere nuove di zecca e filtri di vario tipo erano impilate le une sulle altre, saldamente ancorate con tiranti rigidi alle pareti in modo da non danneggiarsi nemmeno in caso di forti scossoni. Di nuovo, la donna esplose un paio di colpi ai punti critici delle cinghie, che cedettero subito liberando il loro carico. Il gruppetto si affrettò a passarsi le casse e a gettarle nel furgone, in una sorta di catena umana ben oliata. Il bottino del giorno prevedeva una ventina di quelle scatole di plastica dura, il cui contenuto sarebbe stato distribuito in fretta ai bisognosi una volta tornati a Hileim.

Nella foga del momento nessuno si accorse dell'uomo che li aveva raggiunti. Pareva uscito da un film, eppure il logo dell'Alleanza dipinto sul suo cuore era fin troppo reale. Indossava un miscuglio di abiti marrone chiaro e placche di plastacciaio ramato rinforzato per proteggere i punti vitali. Nel complesso aveva l'aria di soldato navigato: la sua corazza era chiaramente usurata e c'erano persino dei vecchi fori di proiettile qua e là. L'imponenza dell'uomo non era affatto scena: rispecchiava il suo fisico muscoloso e scattante celato al di sotto dei vestiti.

"Vi dichiaro in arresto," disse con voce profonda e rauca, possente al punto da ricordare un rombo di tuono nonostante la cacofonia che circondava i terroristi. Indossava una grossa maschera antigas color ruggine che gli copriva la testa per intero come un casco. In corrispondenza degli occhi c'era una sorta di visore orizzontale, scuro abbastanza da impedire di vedergli il viso. Sotto al mento spiccavano due alloggiamenti per i filtri, più spessi del normale. Sul braccio sinistro brillava una sottile fascia viola di led fluorescenti, dello stesso colore degli inserti dell'arma di Miah e di quella che lui stesso impugnava. Liam però non ebbe tempo di meravigliarsi della professionalità di quel completo, perché a fissarlo negli occhi c'era la bocca di un fucile a impulsi puntato su di lui, che era il più vicino al furgone.

Esitò un singolo istante prima di reagire. Era il più giovane e inesperto del gruppo, ma ora stava a lui prendere la decisione cruciale che avrebbe salvato la sua squadra o l'avrebbe condannata.

Si buttò contro l'uomo usando la cassa che aveva in mano come scudo, colpendolo al busto con tutto il suo peso. Fu una mossa sufficientemente inaspettata da stupire il soldato, che perse la mira e venne buttato a terra, schiacciato dalla merce.

"Andate!" gridò Liam, tirando fuori la pistola che si era cacciato nei pantaloni e togliendo la sicura con fare esperto. La puntò sull'aggressore, decidendo di colpirgli le mani o le braccia se proprio fosse stato costretto a sparare.

Il resto della squadra non se lo fece ripetere due volte. Chi non conosceva l'H200 poteva scambiarli per opportunisti, ma non era proprio così: la loro prima regola era di dare priorità alla missione e, se questa falliva, nessuno avrebbe mai dovuto rivelare informazioni sugli altri membri e sui loro piani, preferendo la morte pur di proteggere l'intera cellula dalle inquisizioni dei Piegamente militari.

Liam era solo un adolescente, eppure sapeva benissimo quale fosse il suo compito in quel frangente: fare da esca per permettere agli altri di fuggire. Dopo tutta la fatica che avevano fatto, non si sarebbe mai perdonato se avessero perso il bottino a causa sua. Lui stesso ne aveva bisogno.

Miah e gli altri corsero al furgone, lasciando le casse che ancora non avevano caricato lì dov'erano. Nonostante fosse a terra, il soldato mise mano al proprio fucile e sparò una raffica di colpi luminosi e bollenti con l'intenzione di mettere il mezzo fuori uso, ma il giovane glielo impedì: esplose un paio di proiettili diretti al suo braccio dominante, costringendolo a schivarli e perdere la mira. Nella confusione, la donna mise in moto e partì sgommando, mentre uno degli uomini saliti assieme al carico si affrettava a chiudere il portello posteriore.

Il militare si mosse rapido. Scartò i colpi di Liam rotolando sul fianco e con un movimento fluido si tirò in piedi, lanciandosi subito contro il ragazzo con l'intenzione di buttarlo per terra. L'helisiano non se l'aspettava e non riuscì a evitarlo, sbattendo forte sull'asfalto e facendosi sfuggire l'arma, che scivolò poco distante facendo partire un colpo per errore.

"Arrenditi," lo minacciò l'uomo bloccandolo in una presa articolare che lo costrinse a faccia in giù, "e forse ti verrà ridotta la pena."

Ma Liam non aveva alcuna intenzione di farlo. Si dimenò come un'anguilla nel vano tentativo di disarcionare il soldato, ma quello strinse più forte.

"Ascoltami! Se ti arrendi adesso..."

"Mai!" ringhiò il giovane senza perdersi d'animo. Sapeva che opporre resistenza non gli sarebbe servito a nulla: la differenza di abilità tra loro era evidente e sin dall'inizio il loro scontro aveva un vincitore già scritto. Però lo fece lo stesso.

Sanjir Loke schioccò la lingua con disappunto e un pizzico di ammirazione per quell'helisiano così dedito alla causa. Allungò una mano in uno degli scomparti rigidi che aveva sulla coscia, estraendone un piccolo cilindro nero. Quello si attivò non appena lo prese in mano, rivelando la punta di una siringa automatica. L'uomo rafforzò la presa sul biondo, distraendolo col dolore e scoprendogli il polso a sufficienza da riuscire a iniettargli il contenuto senza che se ne accorgesse. La puntura non lasciò segni visibili sulla pelle abbronzata di Liam e Sanjir nascose la siringa di nuovo nello scomparto della sua armatura. Lo lasciò improvvisamente libero e si alzò in piedi, rubandogli la pistola prima che potesse riprendersela e puntandogliela sulla schiena.

"Hai carattere, ragazzo," disse con tono beffardo. La voce gli usciva distorta dai sistemi della maschera, che la rendeva leggermente digitale.

Liam non rispose e colse l'opportunità che gli aveva gentilmente offerto. Incurante del pericolo, calciò le gambe dell'agente prima di rotolare di lato e cercare riparo dietro alla cassa di filtri divelta. Sanjir traballò per un istante e lo inseguì con la canna dell'arma, ma lui era già scattato a zig zag verso l'autocarro in fiamme.

"Ehi, è pericoloso!" urlò, ma Liam lo ignorò. Corse verso il crepaccio che costeggiava la carreggiata e ci si gettò dentro senza esitare, scivolando sulle pareti scoscese con tutto il corpo per ridurre la velocità di discesa. Sanjir si avvicinò allo strapiombo con passo tranquillo, mentre il suo visore si illuminava per mostrargli una piccola mini-mappa in alto a destra sulla quale apparve una 'x' in movimento. Un sorriso feroce gli squarciò il viso, celato dalla maschera: quel ragazzino l'avrebbe condotto al resto della squadra se l'avesse pedinato con calma una volta a Hileim, ecco perché l'aveva lasciato andare.

"ARCHIMEDE, connettimi al Comando."

Il sistema del casco rispose con un bip e sullo schermo olografico apparve il simbolo della chiamata in corso.

"Qui Comando Centrale."

"Maggiore Locke a rapporto. I sospettati sono riusciti a fuggire dal luogo dell'assalto, ma ho messo un tracciante su uno di loro. Chiedo il permesso di entrare a Hileim per continuare l'inseguimento."

"Accordato, maggiore."

HILEIM, HELIAS - 16DICEMBRE 4573 DEL CALENDARIO TERRESTRE


Sanjir fermò il battere inquieto dei polpastrelli sul suo braccio quando la familiare 'x' rossa fece capolino sulla mappa che stava guardando con il cellulare. Si era appostato a un lato della strada, in vigilante attesa che il suo bersaglio passasse per il mercato nero. L'aveva monitorato per alcuni giorni, cercando di capire le sue abitudini e dove si trovasse il resto della squadra di terroristi che stava inseguendo. Non gli restava molto tempo, perché il tracciante biologico che gli aveva iniettato si sarebbe spento nel fine settimana: doveva agire in fretta.

Il suo bersaglio non era un tipo così facile da studiare. Era giovane, ma non faceva le cose tipiche di un adolescente della sua età: non frequentava amici, non andava a scuola, non bazzicava WireNet. Invece, Liam usciva ogni giorno dal ghetto di Hileim per dirigersi di prima mattina in un edificio diverso, da cui prelevava un grosso zaino colmo di merce rubata. Passava il tempo a distribuire maschere e filtri nuovi porta a porta, venendo a volte invitato dentro per qualche minuto prima di passare alla famiglia seguente. Sanjir aveva subito compreso che gli era toccata l'ultima ruota del carro: era evidente che quel ragazzino non era nelle alte sfere dell'H200 e che, pur seguendolo, non sarebbe riuscito a risalire ai pezzi grossi. Le case da cui prelevava il bottino erano registrate sotto nomi falsi e, nonostante le tenesse d'occhio, non era ancora riuscito a beccare chi li depositava lì per lui.

Aveva diverse ipotesi sul perché fossero così sfuggenti. La prima era che l'H200 fosse un gruppo molto più organizzato di quanto pensasse il Comando e, visto che il ghetto di Hileim era di fatto gestito da loro, non dubitava che anche i civili li aiutassero a nascondersi. La seconda era che quel ragazzino si fosse accorto del tracciante e lo stesse prendendo in giro. Sembrava un tipo sveglio e sin da subito Sanjir ne era rimasto colpito: la sua tenacia era encomiabile ed era agile, scaltro e ben addestrato all'uso delle armi. Durante il loro scontro, avvenuto quasi una settimana prima, gli aveva dato filo da torcere, costringendolo più volte a schivare i suoi proiettili che, altrimenti, l'avrebbero colpito in punti critici senza sbagliare di un millimetro.

Un talento del genere valeva la pena coltivarlo, invece di schiacciarlo.

Così, aveva deciso di cambiare strategia. Era ormai evidente che il suo inseguimento non l'avrebbe condotto a nulla, però almeno poteva cercare di arruolare il ragazzino. Dentro di sé, Sanjir comprendeva le ragioni dell'H200, ma non poteva sostenerlo: sebbene agissero per il bene degli oppressi, lo facevano in modo violento e contro la legge. Lui era convinto che l'Alleanza, prima o poi, avrebbe cercato di raddrizzare ogni problema e sperava di convincere con quell'argomentazione l'helisiano a unirsi a loro.

Quando vide la sua testa bionda far capolino tra i banchetti colmi di merce illegale, Sanjir si alzò dalla cassa rovesciata che stava usando come sedia e si rimise il cellulare in tasca. Era certo che lui non l'avrebbe riconosciuto: quando si erano incontrati indossava l'ATC, l'armatura tattica da combattimento in dotazione ai soldati dell'Alleanza, mentre ora era in abiti civili con una normale maschera antigas a coprirgli la faccia. Con le mani in tasca, raggiunse l'adolescente impegnato a comprare parti di ricambio e componenti meccanici da un commerciante. Lo seguì per tutto il mercato tenendosi a debita distanza, fingendo a volte di interessarsi ai prodotti in vendita e mescolandosi tra la folla notturna.

Quando finalmente uscì dal mercato per dirigersi verso casa, Sanjir fece la sua mossa: con passo felpato gli arrivò alle spalle e lo tirò in un vicolo, schiacciandolo contro la parete.

"Che diavolo—"

"Abbassa la voce o sparo," lo minacciò. Gli poggiò subito indice e medio della mano destra contro la schiena mimando la pressione di un'arma. Percepì il giovane irrigidirsi e digrignare i denti e si chiese se l'avesse riconosciuto dalla voce. "Non sono qui per farti del male, quindi vedi di fare il bravo e ascoltami."

"Disse quello che mi sta puntando contro una pistola..."

"Precauzione."

"Sei quello di qualche giorno fa..." mormorò Liam. Sanjir non rispose e quel silenzio fu sufficiente a confermare i suoi sospetti. "Se sei venuto per chiedermi di portarti dagli altri puoi anche sparare," ringhiò.

Ancora una volta la sua forza d'animo meravigliò il soldato, che non riuscì a trattenere una risata. "Mi piaci, ragazzo."

"Tu a me no."

"Peccato. Volevo offrirti un lavoro."

A quelle parole, Liam esitò. Cogliendo l'attimo, Sanjir rimosse la finta arma dalla sua schiena e allentò la presa, permettendogli così di girarsi a fronteggiarlo. Il rischio che se la desse a gambe era concreto, però il biondo aveva deciso di non farlo, dimostrando ancora una volta di essere un tipo sveglio: acchiapparlo di nuovo sarebbe stato un gioco da ragazzi per l'uomo e, nella sua corsa, avrebbe rischiato di condurlo in luoghi che era meglio un militare non vedesse.

"Interessato?" lo incalzò.

"Dipende. Di quanti crediti parliamo?"

"Di questo possiamo discutere con calma più avanti. Non ti interessa sapere di cosa si tratta, prima?"

"Se stai per propormi di tradire l'H200..."

"Unisciti all'esercito," disse Sanjir d'un fiato e spiazzando il giovane. Non poteva vedere la sua espressione dietro la maschera, ma era certo fosse colma di stupore. "Hai talento. Avremmo bisogno di gente come te."

"Hah!" sbottò Liam scuotendo il capo, "Stai seriamente proponendo a un terrorista di unirsi ai fottuti militari?"

L'uomo soppresse l'ennesima risata divertita a quella risposta, cercando di darsi un tono sebbene stesse usando un linguaggio amichevole. "Non dovrai tradire, se è quello che immagini ti verrà richiesto di fare. Manterrò il tuo segreto fino alla tomba."

Il biondo rimase in silenzio, valutando il soldato con lo sguardo. Non riusciva a capire quali fossero le sue intenzioni: come mai era così interessato a lui? Che volesse solo arruolarlo era fuori discussione, doveva avere per forza un altro scopo.

"Perché?" gli chiese infine, incrociando le braccia al petto come per proteggersi. "Che diavolo ci guadagneresti tu?"

"Sei bravo. Sei tenace. E mi piace la tua fedeltà," cominciò Sanjir, poggiando la schiena contro la parete alle sue spalle, le mani in tasca. Dal linguaggio del corpo di Liam aveva intuito che la proposta l'aveva incuriosito: ora non restava che convincerlo. "L'H200 è pericoloso per un ragazzo giovane come te e non servirà a salvare questa gente. Quello che fate è appena sufficiente a tirare avanti."

"È meglio di quanto non faccia l'Alleanza," sputò Liam, inviperito.

"Solo perché non sai cosa sta facendo davvero. Dacci un'opportunità."

"Per cosa, farmi ammazzare in guerra? No, grazie," concluse il ragazzo muovendo un passo per lasciare il vicolo.

Sanjir lo fermò con un braccio. "Se entrerai in Accademia potrai diventare un ufficiale. E gli ufficiali possono davvero cambiare le cose... oltre ad avere un'ottima paga."

"Ah, finalmente parliamo di crediti..."

"Te ne verserò mille al mese finché sarai un cadetto. Poi, starà a te guadagnarti uno stipendio migliore a seconda del grado che otterrai."

Le sopracciglia di Liam schizzarono all'insù, nascoste dietro alla maschera. "Arriveresti addirittura a pagarmi di tasca tua pur di avermi tra le vostre fila? Wow, siete messi male allora."

"Sarà che ho il cuore tenero," lo prese in giro il militare con uno sbuffo. "Allora, che ne pensi?"

Il giovane rimase di nuovo zitto per qualche istante, pensieroso. La proposta era ottima e gli avrebbe garantito un'entrata solida per aiutare la famiglia. Erano proprio i soldi ad averlo convinto a unirsi all'H200 a suo tempo, perciò che fossero sempre loro a spingerlo a lasciarlo non era così strano. Si chiese per un istante come l'avrebbero presa Miah e gli altri, decidendo al volo di non dirgli la verità: non sarebbero stati affatto d'accordo.

"La pistola era finta, vero?" disse, accennando col capo alle mani del soldato. Non c'era rigonfiamento nelle sue tasche e non aveva sentito il rumore leggero dell'arma nell'infilarla nella cintola. A ben guardarlo, doveva essere disarmato.

Sanjir sbuffò divertito. "Beccato."

"Lo sapevo, cazzo."

"Non mi serviva. Non ho mai avuto intenzione di farti del male, te l'ho detto," concluse, lasciandolo libero di andare. "Pensaci. Mi troverai qui tra una settimana esatta per sentire la tua risposta."

"Non contarci, vecchio."

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