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~It's not me~

In quel momento un'altro dei lati buoni di Kiara si era frantumato allo stesso modo di semplice vetro che va in mille pezzi.

Cosa sono i sogni? Chi siamo noi?
La risposta ad entrambe le domande è solo una: le nuvole.
Sì, i sogni sono nuvole e anche noi lo siamo, ma non per la leggerezza d'animo quanto per la consistenza: vaporose e intoccabili le nuvole si dissolvono, vanno e poi vengono.

La consistenza corporea è una qualità di cui disponiamo ma che non ci appartiene.

Siamo fragili. Siamo... nuvole!

Riconobbe l'odore dei due gemelli ed i suoi occhi divennero del solito colore brillante: il sangue le faceva questo effetto.

Scorse due figure e intuì che queste stavano tremando.

Gli si avvicinò adagio adagio, con la sua solita agilità.

Poi, però, notò che affianco a quelle figure ce n'era un'altra più alta e rabbrividí.
- Slender - sussurrò.
Ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando e, infatti, non si era sbagliata.

Il mostro reggeva con due dei suoi tentacoli i due bambini.
- Slender, ti prego, sono stanca di fare tutto questo. Rivoglio solo Dek.
Slender continuó a fissarla, dopodiché lasció le mani dei due fratellini che indietreggiarono.

Il mostro mosse alcuni tentacoli e li ritrasse.
- Kiara, mi hai dato la tua parola. Ora ti tocca mantenerla. Sai che cosa succ... - si interruppe.
Portó un artiglio dietro la propria schiena, notando che qualcosa vi si era conficcato: una freccia.

Da destra piovvero sassi minuscoli ma affilati, compiendo un arco di circa una decina di metri e colpendo Slender sul capo.

Slender si voltò, ma non vide nessuno.
- Josh, so che sei tu. Avanti, vieni fuori! - Kiara comprese che quello era il momento giusto per fuggire.
Con la sua velocità, raggiunse un angolo della foresta.

Il sole era alto; non avrebbe potuto proseguire finché questo non fosse tramontato.

Attese pazientemente: affiló paletti di legno, estrasse della linfa da alcuni arbusti e ne fece colare un po' su ciascuno dei paletti, creando un'elsa per maneggiarlo più agilmente.

Sopraggiunse la sera e lei afferrò due delle armi fabbricate, le restanti le seppellí sotto tre strati di terra, accanto ad un salice.

★★★

Benjamin era stanco.
Non perché fosse stufo di essere una delle marionette del destino o perché nessuno lo ascoltasse mai.
Semplicemente, era stanco.

Tutta quella stanchezza si accumulava; lui sopportava e taceva.

Era, come tutti d'altronde, vittima di giogo e braverie da parte di quei mostri.

Non sono come Slender, bensì "I Mostri" per eccellenza, quelli che ti colpiscono ripetutamente, poi infilzano i tuoi sentimenti con i loro artigli e li dilaniano.

Benjamin si sfregó le mani: il cielo terso del mattino faceva spazio alle tenebre, accompagnate da un leggero fruscio.

Intravide una figura avvicinarsi.

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